Titolo: Soli nel mezzo del mondo, Autori: Annina e Giusipoo Pairing: Diego Perrone/Michele Salvemini Genere: Storico/Romantico/Introspettivo Rating:slash WARNING: Rigorosamente NC 17 per scene di sesso esplicte
Capitolo 7
Gli sembrò che sua madre non
volesse mai coricarsi, quella sera. Diego si era inventato di avere una fame
del diavolo per cenare presto, e la mamma, che non vedeva l’ora che il ragazzo
mangiasse un po’ di più di quei quattro bocconi a pasto, aveva apparecchiato
velocemente e altrettanto velocemente aveva preparato un buon piatto di pasta,
e fatto anche apparire un budino al cioccolato, il preferito di Diego.
Lui però in realtà aveva lo
stomaco chiuso, perché sapeva già che sarebbe andato alle cascate quella notte,
aveva deciso di seguire il suo istinto, o se non lo avesse fatto lui, sulle
rive di quella maledetta laguna così speciale, lo avrebbero portato a forza i
suoi ormoni!
Mangiò due forchettate di pasta,
poi disse di avere un sonno terribile, diede un bacio alla mamma,
sorprendendola, e si rinchiuse in camera sua.
Ma Rosa doveva finire un vestito
per la cognata, e continuò a cucire instancabile fino alle undici, quando
finalmente si ritirò.
Diego schizzò fuori dalla sua
camera, vide il budino sul tavolo e istintivamente decise di portarlo con sé.
Finalmente fu fuori, e di corsa prese la strada che portava alla laguna.
Arrivato al bosco che delimitava
la zona del corso d’acqua, lo attraversò come se avesse tutti i serpenti
dell’Australia alle calcagna, e sbucò sul grande spiazzo erboso che costeggiava
la laguna, finendo letteralmente tra le braccia di Michele, che lo stava già
aspettando.
“Hey, ragazzino, chi ti insegue?”
rise Michele guardando Diego sudato e scapigliato, che lo guardava a sua volta
come se non avesse mai visto niente di più bello al mondo.
“Ciao Michi. Visto che ce l’ho
fatta a venire?” gli disse stringendo la ciotola della crema tra le braccia.
“Che tieni stretto lì?” chiese
Michele.
“Oh, è crema al cioccolato. Non
so perché l’ho portata, l’ho vista e…” Diego cominciò a ridere imbarazzato.
Anche Michele rise: “Beh, ormai
l’hai portata, mangiamola no?”.
Si sedettero vicini. Michele
mangiò una cucchiaiata di cioccolata. “Buona accidenti. Vuoi?” e prendendo
dell’altro budino tese il cucchiaio verso Diego. Il ragazzo aprì la bocca
guardando l’uomo fisso negli occhi. Michele lo imboccò, poi, ridendo, si
abbassò per coprirgli il contorno delle labbra di piccoli baci e leccare i residui di cioccolato.
Sentendosi sciogliere, Diego si
aggrappò alle spalle di Michele, che se lo tenne stretto tra le braccia. Lo
accarezzò a lungo, baciandolo sugli occhi chiusi, sul nasino, sul collo e
finalmente si impadronì della sua bocca. Diego aveva imparato presto a baciare,
le lingue si incontrarono subito; le mani nei capelli di Michele, Diego si
lasciò cadere a terra, Michele gli fu addosso continuando a baciarlo con
passione, staccandosi a volte per guardarlo negli occhi, per chiedergli se
andava tutto bene, e poi riprendendo a dargli piccoli bacetti sulla bocca che
eccitavano Diego forse più di tutto il resto.
Dopo un po’ Michele lasciò Diego
e si alzò in piedi.
Diego si sentì abbandonato;
ancora steso lo guardò con gli occhioni sperduti: “Che succede Michi, cos’ho
fatto!”.
Michele rise e si inginocchiò
vicino a lui: “Perché sei sempre così insicuro? Cosa puoi aver fatto cucciolo?
Vieni qui” gli prese il viso tra le mani e lo baciò ancora appassionatamente. “Non
volevamo fare un bagno sotto la luna piena? Vieni piccolo, dai”.
Lo aiutò ad alzarsi e si spogliò
restando nudo.
Diego lo guardava adorante;
timidamente allungò la mano per toccargli il torace, le dita tra i peli neri a
sfiorargli i capezzoli. Michele gli accarezzò a sua volta i capelli: “dai
Diego, ora spogliati” ansimò, domandandosi se fosse più spaventato o eccitato
all’idea di vedere il ragazzo nudo.
Diego si tolse la maglietta, ma
poi fu come se si risvegliasse da un sogno: non osava farsi vedere da Michele,
temeva che lo avrebbe preso in giro anche lui, non lo avrebbe sopportato, non…
“Vieni qui, togliamo questi
calzoni” Michele lo attirò vicino e fece per slacciare i primi bottoni, ma
Diego scrollò la testa, le lacrime agli occhi: “No Michi, mi vergogno, io sono
piccolo e troppo magro e…” Michele lo guardò divertito, e circondandolo con le
braccia gli mormorò all’orecchio: “Non è niente Diego, niente, non
preoccuparti” sfilandogli nel frattempo calzoni e slip.
Diego chiuse gli occhi ma Michele
non disse niente, e non rise questa volta. Dopo un po’ Diego lo guardò e
Michele gli sussurrò: “Non aver paura, vieni qui ragazzo” lo abbracciò. “Sei
bello Diego, non capisco le tue paure” e prendendolo per mano lo condusse verso
l’acqua.
“Sono bello…” Mia madre me lo ha sempre detto. Ma io non
ci ho mai creduto. Per le madri tutti i figli sono belli, ma ora... se me lo
dice lui... Mordendosi il labbro al colmo della felicità, Diego seguì
Michele come un ombra, ma si fermò titubante sulla riva. “Vieni, non aver
paura, non c’è niente che possa farti del male qui, stammi vicino” e s’inoltrarono
nell’acqua.
Non era fredda come pensava
Diego. Nuotarono per un po’ vicini, si immersero e ridendo giocarono come due
delfini.
Michele prese Diego portandolo verso la cascata e passandovi
attraverso lo aiutò a salire sul grande masso bianco di poco sotto il pelo
dell’acqua e ricominciò a baciarlo; questa volta però la passione surclassò la
dolcezza, e Diego lo percepì subito. Scendendo dal collo, si sentì baciare
i giovani capezzoli, il petto, tutto il corpo. Sensazioni mai provate. Diego
mugolava e sospirava, l’erezione sembrava dover esplodere. Quando Michele la
toccò, Diego scattò a sedere, guardandolo con gli occhi sbarrati.
“Che succede cucciolo? Non vuoi
più?” chiese Michele.
“Sì che voglio, ma non so, io non
l’ho m-mai fatto p-prima...” balbettò Diego.
“Lo so, diavolo, per questo ti ho
detto che venendo qui questa notte saresti diventato un uomo! Stai tranquillo,
lasciati andare, con me sei acqua nell’acqua”.
La cascata metteva una cortina
tra loro e il mondo, niente e nessuno poteva vederli, solo la luna.
Michele ricominciò ad
accarezzarlo, l’erezione possente pur nel fisico gracile. Diego superò la
timidezza e cominciò ad accarezzare Michele a sua volta.
“Bravo ragazzo, continua così”
gli sussurrò Michele all’orecchio. Quando capì di essere arrivato al punto di
non ritorno, lo coricò di spalle e si aggrappò a lui.
Non forzò subito l’entrata, ma
Diego comprese lo stesso cosa stava succedendo e si irrigidì cercando di
sottrarsi: “Fermati Michele. Forse no, forse non voglio più...” sulla voce una
nota di panico. “Sì che lo vuoi Diego, sì che lo vuoi anche tu. Ti prego, non
farlo, non fermarti ora” la bocca sulla sua, Michele lo baciò con passione
sempre più pressante, e lo tenne fermo, bloccandolo sul masso con il peso del
suo corpo. “Rilassati Diego, rilassati ora, sarà bello vedrai” e Michele piano
entrò. Diego gridò e pianse, nonostante l’acqua limitasse l’attrito, era comunque
indicibilmente doloroso; ma poco alla volta si arrese e si rilassò di
conseguenza. Michele si muoveva piano in lui, lo massaggiava, lo accarezzava,
lo baciava, e finalmente Diego provò l’orgasmo vero. Schizzò nell’acqua e sulla
mano destra dell’amante. Morì tra le braccia di Michele, che morì dentro di lui.
******
Diego, uno straccetto zuppo, si
sentì voltare e poi prendere in braccio. Era già tutto finito e gli sembrò di
averlo sognato. Michele lo strinse forte contro il suo petto massiccio, gli
asciugò le lacrime che continuavano a scendere. “Piccolo mio, ti ho fatto tanto
male?”.
Diego lo guardò con i grandi
occhi pieni di sofferenza ma anche di amore per lui, Michele lo vide
distintamente. “No; sì, fa ancora male, ma è stato bello Michele, è stato
bello… bellissimo” e gli si accucciò sul petto. Senza avere il coraggio di
guardarlo negli occhi, Diego domandò: “Michi, ma tu mi vuoi almeno un po’ di
bene?”. Michele guardò la grande luna, poi gli sollevò il mento e gli disse:
“Sì, ti voglio almeno un po’ di bene” e gli sorrise. Il sorriso ebbe un
riflesso immediato sul viso di Diego.
La notte non finì lì. Uscirono
dall’acqua infreddoliti. Michele tirò fuori una copertina dalla sacca e ci si
infilarono tutti e due sotto. Restarono per ore a parlare. Diego si sfogò.
Raccontò a Michele quanto stava male a Torino, quanto fosse odioso crescere da
illegittimo, senza padre e con lo sguardo di tutti che lo facevano sentire un diverso,
un non voluto. Michele di rimando, gli raccontò di quanto si sentisse solo,
dopo che sua moglie si era ammalata. Anche se donne e i divertimenti non gli
erano mai mancati. E quando furono riposati e rilassati, fu Diego a toccarlo
timidamente tra le gambe. Scoprì che era già duro per lui e gli chiese in
sussurro di fargli di nuovo l’amore, come prima. “Domani non potrai camminare
già così, fidati. Vuoi di nuovo provare quell’inferno?”
“La fine non è stata tanto
inferno” ridacchiò con malizia. La malizia dell’adolescente che non vuole
crescere ma nemmeno restare così.
Michele non si lasciò convincere
ma gli insegnò a dargli piacere in un altro modo. Incredulo per quella cosa che
non avrebbe mai immaginato, il ragazzo accettò ed eseguì ogni dettame
dell’adulto.
Michele quasi impazzì per
quell’innocenza, quel suo non saperci fare affatto ma, al con tempo, riuscire a
farlo impazzire così.
Prima di venire gridò: “Mi
strappi il cuore!” ma non c’erano dubbi: Diego si era impadronito del suo
intero corpo, non solo del cuore.
Dopo restarono di nuovo a
guardare le stelle. Presto però iniziarono a scemare e la nebbiolina a
scendere. Michele soffiò sul suo orecchio accarezzano le labbra ancora umide
del suo seme: “Andiamo adesso ragazzo, rivestiamoci e andiamo a casa, che è
quasi l’alba”. Si rivestirono e Michele accompagnò Diego a casa, salutandolo
con un bacio tenero sulla bocca.
“Quando ti rivedo?” chiese Diego.
“Domattina per andare a scuola
no?”
“Sì certo” rispose sommesso.
“E poi nel pomeriggio per le
nostre lezioni no? E poi vedremo no?” Michele sorrise a Diego “stai tranquillo
cucciolo. Vai a dormire un po’ adesso”. Diego gli volò al collo, lo strinse,
Michele gli scompigliò i capelli e ripartì.
Diego si infilò a letto privo di
sonno. Si sentiva schizofrenico, provava una grande felicità e insieme una gran
paura. Sono un uomo adesso, e Michele mi
vuole bene. Un po’ di bene. E’ stato bellissimo. Bellissimo!
Ripensò a tutto quello che era
successo, risentì le sensazioni provate, è
stato magnifico. E mentre la stanchezza prendeva il sopravvento un dolore
acuto ed improvviso gli ricordò qualcosa che Michele aveva detto sulle
conseguenze fisiche.
Riuscì ad arrivare al bagno per
un soffio. Dopodiché stette ancora più male e Rosa se ne accorse. Piangendo
piegato sul letto, sentì la giovane madre che tentava di misurargli la febbre
come faceva da bambino per non disturbarlo. Questo lo fece scattare come una
molla. Provava un male cane da quelle parti, senza contare la dissenteria.
“Mamma, perdio, in bocca, ma non ho la febbre, te l’assicuro!” “Per me sì,
scotti come il fuoco”. Infatti Diego aveva la febbre. Oltre trentotto gli disse
la madre preoccupata. “Resta a letto, avviserò io Michele che oggi non vai” e
così dicendo uscì dalla stanza senza chiudere la porta. Ma che mi succede, morirò? Morirò perché mi sono fatto inculare da un
uomo adulto? Non avrei dovuto... Sputò fuori calde lacrime e imprecazioni
sottaciute mentre cerva di addormentarsi.
La mattina venne il dottore che
si limitò a guardargli la gola e alla fine della visita decretò che il ragazzo
aveva buscato la tonsillite. Ma non era ancora il caso di parlare di toglierle.
Poco prima di pranzo Michele
raggiunse Rosa per sincerarsi delle condizioni del ragazzo. Lei si mostrò
sorpresa e compiaciuta di questo interessamento e non lo nascose al figlio.
“L’uomo degli struzzi, Michele,
il tuo autista e anche il tuo allenatore, ti vuole bene”
Lo so mamma, avrebbe voluto rispondere ma si limitò a sorridere
beato. Ormai la febbre stava scendendo anche grazie al paracetamolo.
E non ci furono ne sé e ne ma, il
pomeriggio, quando vide Tim e Samuele dalla finestra uscire di casa, schizzò
fuori.
“Ma non stavi male?” domandò lo zio accogliendolo nella Meari
con un’espressione bonaria. “Stavo male ora sto bene” e gettò la borsa dietro
insieme a quelle degli altri due ragazzi.
Si la citazione è assolutamente lampante, ma il significato è solo di annanina. Quello che ho pensato io è che sono entrambi uomini ma sono anche due uomini più simili di quello che sembra apparentemente
Io avevo pensato invece che si sentivano tutt'uno con la natura, fusi con le acque di quel paradiso che è solo loro dove riescono ad isolarsi dal mondo. Le acque della cascata li celano proteggendoli.
Avete ragione tutt'e due! Acqua nell'acqua,lo stesso elemento, cioè due uomini simili, che possono fondersi fra loro come nell'ambiente che li circonda e in tutto l'universo. Siamo tutti acqua nell'acqua. Un pò zen... ^o^
Certo che siamo acqua nell'acqua. Anche se a volte ricevendo le mail in ufficio... mi sento più alcoolica!!! Comunque ti ringrazio per avermi presa "sotto l'ala" in questa avventura! <3
Io... io non ho parole... eppure ci sarebbe così tanto da dire su questo capitolo... realistico, romantico, "pittorico" per le immagini vivide che comunica... e crudo ma estremamente dolce. E poi ci sono delle frasi che ormai mi tatuerò sul cuore. "Siamo acqua nell'acqua", “Sì, ti voglio almeno un po’ di bene” e quel bellissimo “Mi strappi il cuore!” così sentito... Insomma ragazze... avete prodotto una storia perfetta e che mi lascia qui a volerne di più!
Questo blog è nato per tutti quelli che amano la coppia Caparezza/Diego Perrone (altresì detta Diegorezza) in odor di slash (slash fanfiction) e per coloro che amano Diego Perrone e il mitico Michele Salvemini come artisti, con un occhio speciale e fantasioso sugli altri musicisti che più o meno ruotano (o hanno ruotato) intorno a questa coppia. Welcome.
ATTENZIONE: tutte le fanfiction presenti nel sito che citano Diego Perrone e Michele Salvemini (Caparezza)e altri personaggi reali, sono da considerare sempre e tassativamente frutto della fantasia e del talento dell'autore. Non c'è niente di reale né è a scopo di lucro. In caso contrario, qualora si racconti un avvenimento "reale" non sarà una fanfction e verrà ben specificato.
Se non vi piace lo slash non leggetelo
Sublimando sul palco................................................................................................................................
-Durante fuori dal tunnel, alla frase: “Mi sento stretto come quando inchiappetto un topolino” (al posto di puffo, per adeguare alla scenetta) mimato un atto omosessuale, nella fattispecie CaparezzaVSDiego.
-Durante Bonobo Power, vengono imitati coiti e Diego, dopo aver tentato Capa al sesso bonobo, si consola prima con il tastierista poi con una banana.
-Durante una nuova versione di Fuori dal tunnel, Caparezza imita un nuovo coito omosex con uno stura lavandini sempre ai danni di Diego.
-Durante il dito medio di galileo, Diego presta il fianco alla famosa frase: “Temono il dito di Galileo tra le chiappe” mettendosi in posa per farsi infilare metaforicamente il dito medio tra le chiappe da Caparezza.
-Durante una delle tante versioni di Abiura di me, Diego dice: “Ti posso cliccare?” e dopo averlo toccato con la freccetta, arriva con un finto dito (tipo sempre mouse del pc) e lo sbatte sui genitali di Capa.
-In un'altra di Abiura, Caparezza impugna il pacman e "mima" di mordere qualcosa che pende dal corpo di Diego, indovina un po' cosa...
-Ancora Abiura di me, Diego fa la principessa del videogioco di Super Mario che amoreggia con Tetris, interpretato da Caparezza.
-Durante Kevin Spacey, Diego Harry Potter, sbatte la bacchetta magica verso il sesso per evocare un sortilegio contro la prostata di Caparezza.
-Durante stango e sbronzo Caparezza prende di petto le dimensioni della scimmietta di Remy (interpretata da Diego) e definisce le dimensioni del suo pene siffrediane.
-Prima di Auditel's family, per parlare del decadimento dei rapporti amorosi, Caparezza imita una telefonata ad una linea erotica e Diego interpreta una centralista hard con tanto di parrucca e movenze.
-Nel live de La fine di gaia, Caparezza spinge nel sedere di Diego la lancia, gesto però non legato ad una scenetta o altro. Così...
-In The auditel family, alla fine Caparezza svende tutto, persino una notte d'amore con Diego. Ma poi si pente e cerca il suo perdono tirandogli un bacio subito ricambiato
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RispondiEliminaSi la citazione è assolutamente lampante, ma il significato è solo di annanina. Quello che ho pensato io è che sono entrambi uomini ma sono anche due uomini più simili di quello che sembra apparentemente
EliminaIo avevo pensato invece che si sentivano tutt'uno con la natura, fusi con le acque di quel paradiso che è solo loro dove riescono ad isolarsi dal mondo. Le acque della cascata li celano proteggendoli.
RispondiEliminaAvete ragione tutt'e due! Acqua nell'acqua,lo stesso elemento, cioè due uomini simili, che possono fondersi fra loro come nell'ambiente che li circonda e in tutto l'universo. Siamo tutti acqua nell'acqua. Un pò zen... ^o^
RispondiEliminaGrande. Bellissima e dolcissima citazione.
RispondiEliminaSei brava anna.... anche noi siamo un po' acqua nell'acqua, come siamo riuscite a fondere i nostri stili che poi sono simili :)
EliminaCerto che siamo acqua nell'acqua. Anche se a volte ricevendo le mail in ufficio... mi sento più alcoolica!!!
EliminaComunque ti ringrazio per avermi presa "sotto l'ala" in questa avventura! <3
Io... io non ho parole... eppure ci sarebbe così tanto da dire su questo capitolo... realistico, romantico, "pittorico" per le immagini vivide che comunica... e crudo ma estremamente dolce.
RispondiEliminaE poi ci sono delle frasi che ormai mi tatuerò sul cuore. "Siamo acqua nell'acqua", “Sì, ti voglio almeno un po’ di bene” e quel bellissimo “Mi strappi il cuore!” così sentito...
Insomma ragazze... avete prodotto una storia perfetta e che mi lascia qui a volerne di più!