Pairing: Michele Salvemini (Caparezza) - Diego Perrone
venerdì 16 novembre 2012
Piedino malandrino
Titolo: Piedino malandrino
Autori: Alex G - Giusi-poo
Pairing: Michele Salvemini (Caparezza) - Diego Perrone
Storyline: Nessun periodo preciso
Questa fiction è frutto della nostra fervida immaginazione e non è scritta a scopo di lucro
*******
Nonostante
sia giorno inoltrato, la stanza è in penombra, le serrande semi abbassate e la
finestra socchiusa. Risatine maschili alternate a gemiti provengono dal letto
matrimoniale. Dalle lenzuola fa capolino una testa riccia per poi sparire
subito dopo. Un braccio esce a lato per raccogliere qualcosa dal pavimento
“Che
fai?” domanda ridacchiando una voce in falsetto.
“Prendo
le mutande!” protesta l’altro dal marcato accento pugliese
“Perché?”
lo rimprovera cercando di trattenerlo a sé.
“Fammi
alzare!” Michele scansa il lenzuolo scoprendo i corpi.
“No
tu devi restare qui con me” Diego lo stringe possessivo.
L’altro
cerca di liberarsi, ma Diego gli blocca i movimenti così da scatenare una lotta
giocosa. Più veloce, il cantante dei Medusa prende il sopravvento salendogli in
grembo.
“Lasciami
stronzo” ride, ma Diego lo zittisce con un piccolo bacio, mentre le dita
planano tra il ciuffetto di peli sul petto. “Dobbiamo vestirci!” sussurra Michele
tra le labbra del collega.
“Uffa”
ma pur se controvoglia, Diego obbedisce liberandolo dal suo inconsistente peso.
“Alzati
che è tardi!"
“Non
mi va” stiracchiandosi Diego appoggia la schiena alla testata del letto.
Dopo
aver scansato le coperte, Michele scende dal letto. “Dai, non fare i capricci,
gli altri ci aspettano!”
“E
tu falli aspettare” Diego lo osserva agguantare i boxer e infilarli saltellando
su un piede. Vedendolo così sgraziato, scoppia a ridere.
“Cazz
ridi?” protesta il pugliese.
Dal
comodino, Diego prende una sigaretta. “E dai, non fa’ il musone”
“Non
appestare la stanza!”
“Uffa
che noia!” dopo aver acceso, Diego tira una lunga boccata di fumo. La soffiata
via in direzione del compagno.
Michele,
a pochi passi dal letto, lo guarda torvo. Indosso ha solo i boxer a righe blu
che gli ha regalato sua madre. “Lo sai che rischi grosso con questo tuo
atteggiamento?” gli occhi famelici sono fissi sul volto atteggiato ad un broncio
irresistibile.
“Perché
cosa vorresti farmi?” sfiorandosi il piercing con la lingua, Diego lo provoca.
“Sei
proprio stronzo” Michele lo fissa con un ghigno a metà strada tra l’incazzato
sul serio e l’incazzato per finta. Avanza restando sempre in piedi davanti a
lui.
Diego
allunga una gamba sfiorandogli la coscia nuda con il piede, per poi atterrare
sul pacco.
“È
proprio un vizio il tuo, eh?” Michele accorcia la distanza in modo da
agevolarlo.
Gli
risponde una risata impertinente.
Alcuni
anni prima....
La
cena si protrae da così tanto che Michele si sente quasi come se stesse
partecipando ad uno di quei matrimoni interminabili dai quali non vedi l’ora di
fuggire. Nonostante sia in compagnia di tutti i suoi amici, Michele vorrebbe trovarsi
già a casa, nel suo letto. Distratto porta la forchetta alla bocca, ma ormai la
pizza è fredda ed è come mangiare un pezzo di gomma. Sorseggia un po’ di
vinello per mandarla giù. Lo sguardo vaga sui vari commensali, i quasi sembrano
divertirsi molto più di lui, ridendo a qualche battuta di Gaetano o raccontando
aneddoti legati alla tournè. In quel momento qualcosa gli tocca la gamba. Sta
per fare uno scatto all’indietro come se fosse stato morso da un animale
misterioso. Ma il suo cervello in un nano secondo gli dà la risposta a quel
dubbio. Tutta la sua attenzione si concentra su Diego, seduto di fronte a lui.
Sulle labbra pircingate un sorrisetto malizioso; gli occhietti vispi lo fissano.
È proprio il suo piede, privato della calzatura, quello che sta risalendo la
gamba di Caparezza. Michele socchiude la bocca divertito ma anche sorpreso. Con
uno sguardo altrettanto sfrontato lo sfida a continuare. Sa quanto il cantante
dei Medusa possa essere pestifero ed è curioso di vedere fin dove si spingerà. Sostenendo
il suo sguardo, atteggia le labbra ad un mezzo sorriso. Diego, fingendo
indifferenza, si scosta il ciuffo ribelle dall’occhio.
Michele
lo osserva stranito, ma anche incuriosito da quel suo atteggiamento
strafottente. Ingollato un sorso di vino, se ne versa un altro mezzo bicchiere.
Intanto
il piede di Diego continua il suo cammino raggiungendo la coscia. Lo provoca
solleticando la stoffa della tuta con l’alluce, ma Michele, deciso a non
dargliela vinta, cerca di concentrarsi sulle chiacchiere provenienti dai suoi
vicini di posto. Inevitabilmente il sangue fluisce là, costringendolo a
muoversi scomposto sulla sedia. Borbotta qualche imprecazione, poi torna a
guardare il compare, il visetto già carino di suo è ingentilito da un ghigno
briccone.
“Stai
bevendo un po’ troppo, Michi” esclama questi ad alta voce vedendogli ingollare
l’ennesimo sorsetto. “Attento che finisci sotto il tavolo!”
“Lo
reggo meglio di te!” replica alzando il bicchiere come se brindasse.
“Sì,
certo” ridacchia Diego e poi termina la sua seconda birra.
“Sei
davvero una piattola stasera, Diegone” bofonchia Michele.
“Tu
sei un musone. Sì, un musone e un chiusone” precisa facendogli una smorfia.
“Ma
non è vero” protesta sbuffando, il viso di Michele è rosso e il sudore gli
scivola dalla fronte.
Quando
il piede raggiunge la sua meta definitiva, Michele trattiene il respiro.
“Che
c’è non ti senti bene?” domanda divertito e sempre più provocatorio Diego.
Invece
di rispondere, nella speranza di impedire a qualcun altro di accorgersi di ciò che
sta succedendo, Michele accosta di più la sedia al tavolo, agevolandolo così
nell’impresa. Malgrado quel gesto lo sorprenda non poco, Diego prosegue il giochetto.
Il piede accarezza meglio con tocchi leggeri, poi comincia a frizionare su e
giù. Il molfettese è sempre più agitato, cambia colore, sgrana gli occhi; il
torace si alza e si abbassa al ritmo del suo respiro. Ma la cosa inizia a
coinvolgere un po’ troppo anche il dispettoso, il quale ripete un’ultima volta
il rituale, poi turbato, allontana il piede tornando a sedere composto. Il
collega e amico gli lancia un’occhiataccia e un sottaciuto: ne parliamo dopo.
Michele
avrebbe voglia di menarlo a Diego. Ha dovuto farsi venire in mente quattro
funerali e tre notizie disastrose prima di essere in grado di alzarsi da tavola
senza esibire il più imbarazzante e ingiustificato alzabandiera della storia.
Quando ormai anche i proprietari sono pronti per uscire, finalmente si muove e
raggiunge gli altri fuori.
Diego
è già salito sul pulmino e ha un’espressione che Michele traduce subito come
imbarazzata. A sì, ora fai quella faccia
là? Ma è invitabile: lo intenerisce e dunque non lo riprenderà, tanto
sarebbe troppo imbarazzante anche per lui parlarne.
Back to
the future...
Michele
è davanti al letto, una mano blocca la caviglia di Diego allontanandola dal suo
punto più sensibile. Gli occhi fiammeggiano, le labbra atteggiate in un ghigno
quasi satanico: “Stai davvero tentando di farmi incazzare, Diego!”
“Lasciami!”
lo sguardo del torinese corre dal suo viso alle dita che gli sfiorano
lentamente la pelle.
“Non
ci penso proprio” Michele si inginocchia ai suoi piedi. Con delicatezza
appoggia le labbra sul dorso del piede fino a trovare l’alluce.
“Smettila
che mi fai solletico” Diego tenta di liberarsi dalla stretta, ma senza metterci
troppa enfasi.
Michele
mordicchia dolcemente, gli occhi fissano quelli del compagno.
“Sei
un maiale!” sibila il più giovane.
“Ho
imparato dal capo porcile” replica l’altro posando bacetti dalla caviglia alle
dita. Lo sguardo di Diego è ora languido e malizioso, mentre si lascia andare
alle lusinghe.
“Che
c’è? Non fai più l’impertinente ora?” lo provoca Michele lambendo la pianta con
le labbra.
“Smettila!
Ti ho detto che mi fai il solletico!” arrossisce ma intanto allunga anche
l’altra gamba. Carezzando il fianco nudo, con il resto della gamba lo attira
verso di sé.
Michele
lascia che Diego gli catturi i fianchi tra le cosce.
“Bella
questa posizione!” mormora Diego stringendo possessivo.
“Ti
piace la lotta grecoromana?” Michele si abbassa fino a che i nasi si scontrano.
“Mi
piacerebbe se ti spuntassi il pizzetto ogni tanto!”
“Cosa?”
il cantautore di Molfetta reagisce quasi come se gli avesse chiesto di dare via
la sua collezione di sigle di cartoni animati!
Vedendo
la sua espressione, Diego non può fare altro che scoppiare a ridere, alzare le
braccia in segno di resa e sibilare: “Scherzavo!”
“Ah
chiaro, chiaro” Michele gli prende il volto tra le mani perché ora non ha più
voglia di giocare o scherzare. Solo di baciare.
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Ma vi ho mai detto quanto vi voglio bene? Hahaha!
RispondiEliminaMi piace da morire! Diego è un bastardo meraviglioso, e Michele il solito fagiolo, che però quando è il momento si sveglia, eccome!
Ma grazieee! <3 <3 <3
Grazie cara, non abbiamo pace.... ihihihihihiihihih
EliminaAhahah questa fic è uno spasso, oltre ad essere tanto sensuale! Siete due grandi ragazze, vi adoro! <3
RispondiElimina