venerdì 23 novembre 2012
Diventare grandi Nono capitolo
Titolo: Diventare grandi
Pairing: Diego - Michele
Rating: NC 17 per scena di sesso esplicito omosex
I personaggi mi appartengono. Ho preso solo in prestito i nomi. Questa fic non è scritta a scopo di lucro ma solo per divertimento
******
Quando
un timido raggio di sole penetra tra le persiane, Diego si protegge gli occhi
con una mano. Sotto di lui Michele dorme profondamente, un braccio stretto
intorno alla sua vita. Il letto è troppo piccolo per accogliere entrambi, ma a
Diego non dispiace affatto quella posizione. Il giovane manifestante ha
un’espressione così serena, talmente lontana dalle preoccupazioni e pericoli
della sera precedente che per un attimo Diego teme di avere immaginato tutto. Con
un dito percorre il petto disseminato di peli scuri, i capezzoli rosei e la
linea di peluria fino al ventre. Risale verso il collo, sfiorando il pomo
d’Adamo, la barbetta di cui tanto va orgoglioso, le labbra piene. Il tocco è
delicato, quasi come se stesse usando una piuma. Si sente finalmente in pace,
completo. Diego appoggia l’orecchio sul petto, il cuore di Michele ha il
battito regolare. Lasciandosi cullare da quel suono, sorride beato. “Michi”
sussurra avvolgendogli il torace con un braccio.
Borbottando
qualcosa l’altro si muove sotto di lui. Diego lo stringe di più, poi posa un
bacino sulla clavicola.
“Diego,
ma…” la voce di Dado giunge come un boato in quel silenzio irreale che si è
creato nella stanza. “Che cazzo stai facendo?”
Il
ragazzino alza la testa di scatto. L’amico è sulla soglia, scalzo, i capelli
spettinati e gli occhi verdi sgranati.
“Tu…”
incredulo indietreggia.
“Aspetta!
Dado non…” la posizione non gli rende possibile muoversi.
Dado
scappa via sbattendo la porta. Per il rumore Michele apre gli occhi infastidito
“La volete smettere di fare casino?” ritira il braccio per portandoselo davanti
agli occhi.
“Scusa,
è c- che.. cazzo” ma il compagno si è già rimesso a dormire.
Libero
dalla stretta scende giù dal letto e dopo essersi infilato le mutande, corre
nell’altra stanza. Dado si sta rivestendo in tutta fretta e quando Diego entra,
non accenna a voltarsi.
“Che
fai?” gli domanda questi restandogli alle spalle.
“Mi
vesto, sei cieco oltre che finocchio?”.
Quelle
parole bruciano “Smettila!” Diego stringe i pugni.
“Di
fare cosa? Cazzo, sto per vomitare!” Dado si mantiene lo stomaco.
Diego
abbassa lo sguardo verso i piedi nudi che per colpa del freddo stanno
diventando lividi.
"Merda
Diego, eri sopra di lui, gli …” si volta a guardarlo, una smorfia di disgusto
gli impedisce di continuare.
“Il
letto era piccolo” tenta di negare.
“Sì,
come no!” gli scappa una risata nervosa. “Chi vuoi prendere per il culo! Lo
stavi baciando” lancia per aria lo zaino. “Vorrei strapparmi gli occhi per
quello che ho visto!”
“Non
sai quello che dici!” sa che il solo modo per non perderlo è tentare ancora
di negare,.
“Lo
so eccome. Da quanto ti piacciono i maschi?”
“Non
mi piacciono i maschi!” gli afferra un braccio. “È solo Michele che…” si
ritrova costretto a confessare.
“Certo,
Michele” Dado scuote la testa. “Quello ti ha fatto il lavaggio del cervello, ti
ha sedotto con le sue cazzate e tu sei stato così fesso da cascarci”.
“No,
ho fatto tutto io, lui non c’entra” replica Diego alzando la voce. “Neanche
voleva, ma…” tira su col naso.
Dado
si copre le orecchie: “Basta!”
“Che
cazzo fai? Stammi a sentire!” gli ordina l’altro puntando i piedi.
“No!
Non ti sto a sentire!” il ragazzo dai capelli rossi alza la voce, il viso
paonazzo e gli occhi fuori dalle orbite.
“Svegli
Michi!” tenta di fargli abbassare il tono, ma Dado lo scansa via.
“Vaffanculo
te e il tuo Michi! E non me lo nominare più!” arraffa lo zaino dal pavimento e
si muove verso la porta.
“Dove
vai? Resta!” Diego lo afferra per una spalla, ma lui lo strattona via.
“Dovevi
dirmelo! Credevo fossimo amici! Sei una vera merda!” gli urla tutto il suo
risentimento.
“E
tu invece sei uno stronzo! Che ne sai tu dell’inferno che ho passato? Credi sia
stato facile accettare che…” la bile che risale in gola rende impossibile a
Diego di continuare. “Che cazzo sai?”
Dado
si blocca, è deluso, arrabbiato per essere stato tenuto all’oscuro di un tale
segreto.
Furioso
per non essere capito da quello che considera il suo migliore amico, Diego gli
urla dietro. “Vuoi andartene? Vai! Tornatene a casa!”
Stringendo
i manici dello zaino, Dado si allontana, ma fermandosi sulla soglia mormora:
“Sei solo un divertimento. Presto si stancherà di un ragazzino”
Diego
non solo non replica, ma non tenta neanche di fermarlo e quando sente la porta
principale sbattere, si lascia scivolare sul pavimento gelido. Nascondendo la
testa tra le gambe, geme silenzioso, fino a quando non sente due braccia
stringerlo. Voltandosi leggermente, Diego affonda il volto nel petto del suo
salvatore: “Se n’è andato” tira su con il naso.
“Sfogati
piccolo, dai” Michele lo abbraccia, baciando i capelli.
Come
se una bomba fosse esplosa dentro di lui, Diego comincia a piangere, ad urlare
tutto il suo dolore. Gli batte i pugni contro, gli dice che è colpa sua se Dado
lo odia, colpa dei sentimenti per lui. Che sarebbe stato meglio se non fosse
venuto a Milano. Nella speranza che sfogandosi possa sentirsi meglio, lo
ascolta senza fiatare, limitandosi a tenerlo tra le braccia e cullarlo fino a
quando finalmente non si calma. Ritrovato il controllo Diego si scosta
imbarazzato, il petto del compagno è umido delle sue lacrime, i peli lucidi. “Scusa”
“Ne
avevi proprio bisogno, piccolino” Michele gli rivolge un dolce sorriso.
Con
la punta delle dita Diego gli carezza la pelle nuda, poi come scottato, le
ritrae. Fa per alzarsi ma una fitta gli strappa un lamento, le natiche ancora
gli dolgono dopo la notte scorsa. “Merda”
“Ti
fa male? Vieni qui” Michele resta seduto sul marmo freddo.
Tornando
tra le sue braccia, Diego annuisce.
“Sono
stato un coglione, non dovevamo farlo”
Quella
parola è come una coltellata per Diego, il quale resta impietrito: “Come?” si
divincola dalla sua stretta indietreggiando.
“Non
avremmo dovuto farlo, è stato un errore” ripete.
“Sei
uno stronzo!” Diego si asciuga gli occhi. “Dado aveva ragione”
Realizzando
di averlo turbato, Michele cerca di rimediare. Avanza verso di lui “Diego,
senti… non intendevo che…”
“Cosa
non intendevi?”
Michele
lo ghermisce, ma Diego gli sferra un calcio nello stinco.
Imprecando,
Michele saltella dolorante: “Brutta peste!”
“Non
ti voglio ascoltare, anzi ora me ne torno a casa con Dado” corre verso la
porta, ma Michele è più veloce. Lo agguanta per la vita tirandolo verso di sé.
Diego si dimena, ma l’altro lo costringe a voltarsi e senza esitare gli tappa
la bocca con la sua.
Dopo
qualche tentativo di liberarsi, Diego risponde a quel bacio afferrandogli la
nuca. Lo attira a sé, ansioso e affamato. Si odia rendendosi conto che basta un
piccolo contatto per far crollare tutte le sue difese. Michele riesce a scavare
dentro di lui, come una talpa con una tana accogliente nella quale riposare.
Staccandosi
con il fiatone, Diego mormora. “Stronzo”
“Piccolo,
hai frainteso, lasciami spiegare” sussurra posandogli un bacetto leggero al
lato della bocca. Scende verso il mento, mordendo e lambendo la pelle. “Sei
sempre così impulsivo”
“Hai
detto che non dovevamo fare l’amore!” Diego sibila guardandolo come se volesse
incenerirlo. Il cuore brucia come se ci avessero versato sopra dell’acido.
Michele
continua a coprirgli il volto di baci che hanno il potere di chetarlo, quasi
farlo rilassare.
Con
voce più dolce Diego mormora: “Dimmi, cosa c’è da fraintendere?” si gira così
che le labbra finiscono sulla guancia bagnata.
“Volevo
stare con te, ma non in questo modo e di certo non qui!” si guarda intorno “Credi
volessi portarti in questo posto di merda?”
“Non
capisci, Michi, a me interessa starti vicino. Non mi frega un cazzo se è una
reggia o una baracca cadente!”
“Sei
troppo romantico” scuote la testa divertito, la mano sfiora le braccia magre
fino a trovare la sue dita. S’intrecciano, poi Michele ne bacia le nocche.
“Non
trattarmi come se fossi una stupida ragazzina! Sono un uomo!” mette il broncio.
Alzando
le braccia in segno di resa, Michele sorride divertito: “Va bene, ti tratterò
da uomo, ma ora riposa!”
“Prima
voglio sapere una cosa!” esclama scrutandolo. Michele ha tutta la sua
attenzione. “Perché hai fatto l’amore
con me?”
“Perché
lo desideravo e perché…” si ferma per un secondo, poi sussurra “provo qualcosa
per te” contempla il suo fisico minuto, ma proporzionato, il ventre piatto, il
sesso sopito ancora celato nello slip, le gambe dalla peluria bionda. “Sei così
bello”
“Cosa
è che provi esattamente?” sentendo freddo coperto solo dalla biancheria, Diego
si circonda il corpo con le braccia. Gli scappa uno starnuto e Michele tira via
la coperta dal letto per appoggiargliela sulle spalle. “Prenderai una
polmonite, dai, vieni a vestirti”
“No!
Prima rispondi!” insiste stringendosi la coperta al petto.
Michele
si avvicina: “Non lo so cosa provo, ma hai un posto qui dentro” gli prende una
mano per portarsela all’altezza del cuore.
Emozionato
Diego trattiene il fiato e Michele ne approfitta per baciarlo. Lambisce la
bocca socchiusa, percorre la linea delle labbra con tocchi leggeri, risale sul
piccolo naso e sfiorando gli zigomi lecca via le stille salate che gli bagnano
le guance.
“Ti
voglio così tanto, Michi” ansima piegando la testa di lato.
“Ora
devi andare a vestirti, sei gelato!” gli strofina la coperta contro il corpicino
tentando di riscaldarlo. “E poi, scommetto che stai morendo di fame”
“Ho
una voragine nello stomaco” confessa il ragazzo arrossendo.
Michele
gli arruffa i capelli “Dai, corriamo a vestici così possiamo fare una bella
colazione”
Un
ampio sorriso anima il viso di Diego.
Mezz’ora
dopo siedono in un piccolo bar vicino all’appartamento. Michele ha ordinato cornetti
con la cioccolata e cappuccini fumanti, ma nonostante abbia dichiarato di avere
fame, Diego non accenna a toccare il suo. Ha lo sguardo perso chissà dove e
l’aria triste. Ogni tanto si lascia sfuggire un sospiro.
“Ehi,
che c’è? Credevo fossi affamato” appoggiando i gomiti sul tavolino, Michele si
sporge verso di lui.
“Scusa”
scuote la testa e dopo avergli rivolto un mezzo sorriso, sorseggia il suo
cappuccino. “Buono” la schiuma si ferma sul labbro superiore e sulla punta del
naso.
Ridacchiando
Michele prende un tovagliolino di carta: “Ti sei sporcato, lascia fare a me” e
gli strofina la bocca e il naso. “Non mi vuoi dire che hai?”
Diego
si piega in se stesso nascondendo le mani tra le gambe: “Dado ha detto che lo
faccio vomitare”
Michele
s’irrigidisce, ma stringendo i pugni tenta di non dare a vedere quanto sia
arrabbiato con quel ragazzino viziato: “Guardami!”
Timido,
Diego obbedisce restando abbagliato dall’intensità del nero dei suoi occhi.
“Ti
vuole bene”
“No”
scuote la testa. “È come impazzito” lacrimoni bagnano le guance “Mi ha urlato
che gli faccio schifo perché sto con te, ma soprattutto perché non gliel’ho
confidato. Cazzo, Michi, ma come potevo quando neanche io riuscivo a capire?”
si asciuga con la manica, poi torna a guardarsi le gambe.
Sospirando,
Michele lo lascia sfogare.
“Ho
paura, Michi” Diego tira su con il naso “e se fa la spia? E se dice ai miei che
sono qui con te”
Michele
sbianca al pensiero di ciò che potrebbe accadere. “Cosa?”
“Cazzo,
e se parla con mio padre? So che sarebbe capace di accusarti di qualunque cosa”
singhiozza.
Avvertendo
gli sguardi ostili degli altri clienti, il più anziano dei due tenta di fargli
abbassare la voce. “Calmati, non vorrai
rendere tutti partecipi”
“Ma
io…”
“Ascolta,
Diego, non accadrà nulla” sposta la sedia in modo da essergli più vicino. “Dado
non ti farà del male, non di proposito. Sta tranquillo”
“Cazzo
mio padre è avvocato!” Diego fissa il compagno in preda al panico.
“Avvocato?”
nervoso strappa piccoli pezzetti di carta dal tovagliolo.
“Ti
ho cacciato nella merda” sconvolto, Diego appoggia la schiena alla spalliera.
“Sono un vero stronzo”
“No,
cucciolo, non sei uno stronzo. Sei giovane, impulsivo, ma troveremo una
soluzione”
“Una
soluzione?” a Diego scappa una risatina nervosa. “E quale? Scappiamo al polo
Nord?”
“Sarebbe
un’idea. Dai, finisci di mangiare”
“Ci
portiamo dei dolci a casa?” domanda il ragazzino addentando il suo cornetto.
Michele
annuisce, poi si dirige verso il bancone per ordinare qualche pasta.
Una
volta al chiuso tra le quattro mura della camera, Diego si butta sul letto. Seduto con le gambe incrociate all’indiana, scarta il pacchettino con i dolci.
Leccandosi le labbra, li fissa bramoso. “Cosa assaggio prima?” si gratta la
nuca.
Contagiato
dal suo buon umore Michele sorride: “Sono tutti tuoi, piccolino” Avvicinatosi
alla finestra sbircia in strada, poi si volta verso Diego giusto in tempo per
vederlo infilarsi un cannolo in bocca. La crema gli imbratta tutta la bocca,
scendendo anche lungo il mento. È talmente buffo che Michele scoppia a ridere.
Masticando
Diego protesta: “Smettila, che cazzo ti ridi!” Diego si pulisce con il dorso della
mano, ma riesce solo a sporcarsi ancora di più.
“Sei
un pasticcione” Michele lo raggiunge sendendosi accanto a lui. Con
un dito raccoglie dei residui sul mento e poi li succhia facendo rumore. “Buona”
“Ne
vuoi uno?” Diego gli porge un bignè al cioccolato, ma quando il compagno si
sporge per mangiarlo, Diego ritira la mano e addenta il dolcetto.
“Impertinente
che non sei altro”
Sogghignando
Diego, gli sporca la punta del naso, poi passa a strofinargli il dolce sulla barba
inzaccherandola di crema fondente.
“Diego!” strilla Michele con una voce stridula che sorprende perfino se stesso.
“Come
sei buffo!” il ragazzino lo prende in giro.
“Ah,
sono buffo? Te lo faccio vedere io!” gli occhi diventano due fessure. Si fionda
su di lui afferrandogli la mano e schiacciandolo con il suo peso. “Vediamo ora
chi ride” gli porta le braccia sulla testa.
Diego
continua a ridere fino a che le lacrime gli bagnano le iridi. “Fermo,
fermo, mi arrendo”
Michele
lo scruta con intensità, averlo sotto di sé gli provoca un’improvvisa eccitazione:
“Dovrei crederti?”
“Lasciami!” sussurra Diego con voce roca,
anche lui non sembra insensibile a quel contatto. Muove il bacino.
“Fermo” gli intima Michele liberandogli
le braccia.
Circondandogli le spalle, Diego lo
attira più vicino e si sporge a lambirgli la bocca imbrattata di cioccolato.
Michele
ansima, quel giochetto gli sembra stia diventando troppo pericoloso.
Diego
si sposta verso il naso leccando i residui di crema.
“Diego,
fermo” la voce gli muore in gola.
“Perché?
Non ti piace il mio modo di gustare i dolci?” il tono dolce e sensuale provoca
in Michele un brivido lungo la spina dorsale. Sa che lo porterà dritto dritto
al manicomio, sempre se non finisce in galera prima.
“Non
mi sembra il…” quando la bocca si chiude sulla punta del naso, Michele geme. “Cazzo” impreca ormai in balia di quel ragazzino.
Ansimante
Diego scende verso le labbra socchiuse continuando il suo cammino fino alla
barba appiccicosa.
“Sei
davvero un golosone” ridacchiando Michele si sporge a baciarlo, gustando il suo
sapore misto a quello della cioccolata.
“Michi,
ti amo così tanto” lo stringe cogliendolo di sorpresa. Grosse lacrime scendono
dagli occhioni castani.
“Piccolo”
gli bacia le palpebre, poi scende a catturare la bocca imbronciata.
Diego
aumenta la stretta, poi dopo aver affondato il volto nel collo del compagno, si
rilassa cullato dalla voce di Michele che gli canta la stessa canzone che li ha
fatti conoscere.
Etichette:
AU,
Caparezza,
Diego Perrone,
eros,
fanction,
slash fanfic,
storie a capitoli
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Putroppo non riesco a fare un commento senza prescindere dallo stile. Perché la storia si gusta, si assapora, come fa Diego con i dolcetti, meglio anzi bene solo se la lingua fa altrettanto. Ecco che la parte post Dodo, omofobico d'annata, ma la sua reazione è tristemente attuale, dicevo: quando Michele consola Diego, ecco quella parte ti è riuscita davvero bene. Mentre quella dei dolci è purtroppo didascalica, così nn arrivano più le emozioni, intrappolate dalla telecronaca degli avvenimenti. Fredda cronaca, diceva Franco di Antonio Albanese. Ecco, la storia però non cresce, non decolla, se nel tugurio milanese, invece di pensare a rimettere in sesto la loro vita, si abbuffano di dolci. Forse, ci sarà modo e maniera di abbuffarsi, fare l'amore e mettere in ordine le cose, in seguito. Spero!
RispondiEliminaAw, sono dolcissimi insieme! Spero tanto che Dado non crei problemi... sono proprio curiosa di sapere come andrà a finire la storia! <3
RispondiEliminaAnche io!!!!!
Elimina