giovedì 6 settembre 2012

La lunga estate caldissima, capitolo 10

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Titolo: La lunga estate caldissima
Pairing: Diego Perrone/Michele Salvemini (Caparezza)

Genere: AU/ Comedy/Romantico/Introspettivo

Rating: NC 13

Disclaimer: i personaggi sono miei, ho preso in prestito i nomi e tutto ciò non è fatto a scopo di lucro (ovviamente se ne può parlare..... :D )

La poesia contenuta in questo capitolo è tratta da Poesie dialettando









Capitolo 10


Quella sera lo spettacolo risulta impreciso e caotico. Questo perché Diego ha fatto ben altro che leggere il foglio scritto a mano da Michele, dove era appuntato il dialogo tra il suo personaggio e quello di Ilaria. Che poi in realtà quel foglio lo ha tenuto sempre in mano, sulla destra, mentre con la sinistra... Anche Michele non riesce a sembrare credibile nei panni di Caparezza e più volte cambia le battute, le stravolge. Diego fa fatica a stargli dietro ma, alla fine, riesce sempre a far ridere, a trovarsi in sintonia con il collega. Il pubblico non si accorge di nulla e come sempre applaude, si diverte per la performance, per quell’ora che passa rapida, prima di giochi e balli di gruppo. Uno show che in un hotel non ti aspetteresti.
Diego e Michele, ormai liberi dai loro impegni, fanno fatica a guardarsi ora che sono nel solito camerino e attorno a loro si preparano gli altri. Entrambi nervosi. Ma Michele, dall’alto dei suoi pochi anni di più, decide che c’è da mettere in chiaro la ‘cosa’. Perché come gli ha insegnato sua madre, i problemi bisogna guardarli negli occhi e non aggirarli. E quel bacio, quel momento delirante, più passa il tempo e più diventa un problema insormontabile, qualcosa di indesiderato e indesiderabile.
“Ti devo parlare” annuncia la voce cavernosa del pugliese. Diego sta chiacchierando fittamente con Susanna ma appena la voce del collega lo raggiunge, si volta di scatto. “Ok, certo... usciamo”. Tacito che non avranno problemi ad allontanarsi un po’, Diego e Michele escono dall’hotel camminando distanti. Michele sempre un passo avanti. Si fermano alla prima birreria in fondo alla via con i tavolini sulla spiaggia. Magari con un po’ di alcol in corpo sarà più facile. Prima di iniziare, lo chef fa tutta una serie di disegnini immaginari con il dito sul tavolo di legno. “Ecco... io...”
Diego, altrettanto nervoso, tortura invece il sotto del tavolino, grattando come fosse un gatto. Attaccandosi con le unghie ad un cicca lasciata là chissà da quanto. In attesa del verdetto.... l’assoluzione, o la condanna.
“Sono stato proprio un coglione! Capisci?”
“No...”
“Uffa, come no... è stata una cazzata! Ovviamente scherzavo e scherzavi pure tu no?”
Con il cuore in fiamme e anche abbastanza rotto, Diego tenta di sorridere come sempre, smorzare l’incendio che sta divampando in lui. La gomma ben presto si stacca con l’impegno che ci ha messo! “Beh certo” sente finalmente dire alla sua voce. “Ma di cosa parli, di quello? Ah, ma figurati se c’era bisogno di precisarlo Michele... chiaro che cazzeggiavamo” dopo essersi schiarito la gola prosegue: “Non penserai che sei il primo con cui mi tiro un limone per cazzeggio? Avrei dovuto farlo con Susanna che è molto più carina di te, senza offesa!”
Ora è Michele che deve raccogliere i pezzi del suo cuore. Le spalle crollano, così come le braccia. Pesantemente. Come ha fatto, si domanda, a pensare anche solo per un attimo che fosse diverso da così? Che Diego gli avrebbe teso la mano, quella mano invisibile che tutti gli uomini vogliono, attendono nella vita, verso di lui. Che lo avrebbe trascinato fuori dalla sua grigia realtà. Invece per Diego è stato solo un ‘limone’ come un altro. La realtà lo schiaccia come un moscerino. Per un attimo ha un conato di vomito e pensa che se non si allontanerà presto, rigetterà tra le panche della birreria.
“Meglio così allora” riesce infine a dire ma a Diego non sfugge il cambiamento. Cercano di riportare il dialogo ad argomenti più leggeri ma risulta surreale. E quando Michele proprio non riesce a sopportare più quel dolce martirio, guardare Diego che è così bello e desiderabile, che è passato improvvisamente da suo salvatore immaginario a crudele boia, insomma arrivato al capolinea, si alza e va a pagare. Un quarto d’ora dopo si dividono di fronte alle proprie stanze come due estranei che prendono l’ascensore insieme per la prima volta.


Appena solo nella sua stanza Diego ha un istinto, quello di prendere la valigia, infilarci tutti i suoi stracci e andarsene. Tornarsene a Torino. Sta quasi per farlo quando si ricorda di Manuela e del motivo perché sta facendo l’animatore e l’argine che tiene tutte insieme le sue emozioni, crolla inesorabile. Si piega su se stesso, spalle al muro, e inizia a piangere sommessamente, come se temesse che il suo vicino di stanza, possa udirlo. Piange mentre si picchetta le meningi dandosi dello stronzo. Perché pure questo mi mancava! Si dice detestandosi. Ora mi vado pure ad innamorare. E poi di chi? Di un uomo, pure così... Si ripete in testa tutti i difetti di Michele, li ha ben a mente. Alla fine dell’elenco ammette che sono quasi validi quanto i pregi, anche di quelli ne trova una marea.
Stanco e abbattuto si getta sul letto ancora tutto vestito. Le gambe fasciate in un paio di pantaloni neri che starebbero stretti pure ad una Barbie. A dorso nudo tenta di dormire ma non ci riesce. Finché non crolla, ma il suo mondo onirico è infestato da Caparezza, da Michele... da entrambi allo stesso tempo.
E non che dall’altra parte del muro, il protagonista dei suoi sogni se la passi tanto meglio. Michele invece si è spogliato prima di coricarsi. Cercando di contenere tutto il nervoso che porta dentro, ha appoggiato la testa sul cuscino e per prendere sonno ha iniziato ad intonare a mente tutte le poesie dialettali che sua madre gli cantava prima di andare a dormire. anche quelle scurrili, tanto non le avrebbe capite
La vita, si sape, è ffatta a ttiraturu:
osce la pigghi an culu e ccrai puru.
Megghiu sulu cca mmale ccumpagnatu,
zzitu ogghiu rrestu sempre, e mmai ‘nsuratu.
La vita, si sa, è fatta a mò di tiretto, oggi è una presa per il culo e domani pure.
Meglio solo che male accompagnato, scapolo voglio restare sempre, e mai sposato.
Così recitava la sua poesia preferita da bambino, e lui quella specie di mantra lo aveva seguito fin troppo bene. Lui era solo da sempre. Per non incorrere in situazioni come quelle, probabilmente, perché come gli riferiva sempre la solita saggia madre, Iddio manda sempre i panni a seconda del tempo. E chi non ha le palle per soffrire per amore, non deve mai abbeverarsi a quel calice. Contravvenendo alla saggezza popolare e materna, pur non avendo gli strumenti necessari per sopportarlo, Michele si era abbeverato. E la fonte proibita, Ilaria, lo aveva avvelenato, trascinandolo nel marasma dei dubbi, dei vagheggiamenti e dei ripensamenti. Ecco perché esausto, alle tre e mezza di notte, Michele ancora gira per la sua stanza che pare un matto. Che ci faccio poi qui... si ripete mentre cerca qualcosa per ripulirsi, perché la sua natura beffarda, per un attimo che si è lasciato andare a una specie di sonno, gli ha mandato un sogno del demonio! Schifato di sé e della propria squallida vita, Michele piangendo, rielabora tutti i suoi ultimi vent’anni. Dal suo primo orgasmo all’ultimo di pochi istanti prima. In mezzo il niente prima di quel bacio, di quella liberazione apparente, dalle catene del nulla.

5 commenti:

  1. Perché i sentimenti devono essere così difficili da ammettere!!! Capitolo perfetto, come tutti gli altri! <333

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  2. Poveri piccoli. Entrambi con il cuore ferito, spezzato in mille pezzi, ma nessuno dei due riesce a confessare quello che prova. Diego ci riesce ma solo con sè stesso. Ammette di essere innamorato e si rimprovera per aver lasciato che accedesse. Michele invece ha paura di soffrire per amore e quindi rifugge quel sentimento, ma non potrà continuare a lungo a negare quello che prova. Ama Diego e quel bacio è stato importante e non parte di una scena tra due attori. Spero che nel prossimo capitolo finalmente riusciranno a chiarirsi perché meritano di essere felici. Bella, non vedo l'ora di leggere il prossimo capitolo

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  3. Grazie ad entrambe, non era perfetto ma ci sono tornata, un bacio girls!

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  4. Bello. Ma quanta tristezza! Eppure è spesso così, per nascondere le nostre debolezze, i nostri guai, ci neghiamo la felicità. Ora però vado a leggere il seguito, perchè almeno nei racconti, pretendo il lieto fine!!!

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  5. Grazie anna, che bello finalmente tra noi!!!

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