venerdì 7 settembre 2012

Buongiorno papà Diegone!




Pairing: Diego Perrone/Michele Salvemini (Caparezza)

Genere: Romance

Storyline: 2002, registrazione Io vengo dalla luna

Rating: Nc 13 slash

Disclaimer: Questa opera non ha scopo di lucro e nulla corrisponde a fatti documentati (tranne la foto :D).


*****







Diego non ricordava quasi nulla sul suo primo incontro con Michele, ma ricordava nitidamente la prima volta (e molte successive) di quando era stato a Molfetta, nella sua casa – studio. Così come la maggior parte dei bambini ricorda il giorno della prima comunione e quasi tutti gli adulti, quello della maturità, Diego riusciva a rammentare anche i dettagli di quando, nel 2002, era sceso per incidere la sua voce in ‘Io vengo dalla luna’. Di quel giorno ricordava tutto.
Il primo viaggio era durato un’eternità o poco meno e più di una volta si era pentito per non aver dato retta alla sua ragazza che gli aveva consigliato di prendere l’aereo. Era quasi Febbraio e faceva un freddo micidiale, ma nemmeno quella volta aveva dato retta alla sua donna. Treno. Si cominciò a chiedere, mentre le cittadine dai nomi improbabili continuavano a susseguirsi sotto i suoi occhi assonnati, se quel supplizio che s’imponeva, non fosse un modo per ricordarsi che la sua vita e carriera erano a Torino, e che continuare a rincorrere il pennacchio dei calci in culo nel profondo sud, non lo avrebbe portato da nessuna parte. Si disse che, fermata dopo fermata, chilometro dopo chilometro, avrebbe capito che il suo posto era altrove. Ma quando se lo trovò alla stazione, tutto imbacuccato sotto un cappello che a stento conteneva l’enorme crine, le mani nella tasca della giacca a vento, saltellando per tenersi caldo, non rimpianse una virgola di quel viaggio assurdo, di tutti i chilometri, della noia che aveva provato. E istintivamente lo abbracciò. Timidamente Michele rispose all’abbraccio fino a lasciarsi andare così da tenerlo stretto a sé. Chissà da quanto tempo sognavano di stare così, magari non propriamente alla stazione, magari non se lo erano propriamente detto, nemmeno a loro stessi.
Allacciati proseguirono fino all’auto del cantautore pugliese. Continuarono a parlare del viaggio, della neve, e solo quasi arrivati, accennarono al pezzo che si apprestavano a registrare.
Diego si fermò a dormire quella prima notte su una brandina abbastanza scomoda, in un angoletto che non aveva finestre. Ma in compenso non era freddo affatto in quella sorta di cantinaccia. Però Michele passò la notte a girarsi e rigirarsi pensando a che razza di ospite ingrato fosse stato a piazzare il piccolo Diego in quel tugurio, piuttosto che proporgli una sistemazione diversa... magari in hotel... si disse cercando di scacciare l’idea di chiedergli di dormire con lui, nel suo letto. Dopotutto non ci sarebbe stato nulla di male. Un amico che ti viene da in culo alla luna si può anche trattare con riguardo, considerò nervoso quella mattina. Erano le nove e nessuno degli altri si era ancora fatto vedere. Non c’era da stupirsi, quella sera avevano fatto tardi, oltre le due di notte. Allora perché Michele, sperava con tutto il cuore che qualcuno venisse a svegliare Diego prima di lui? Considerò che si stesse davvero comportando da cafone. Non era nemmeno stato capace di preparargli la colazione. Così finalmente trovò la forza di scendere da basso, tanto l’occorrente per una colazione era tutto laggiù. Con una tachicardia inappropriata, riuscì ad attraversare la porta della sua casa-studio. Il caos la faceva da padrona così come il solito odore di fumo mischiato alla polvere prodotta dalle sue collezioni, ancora agli albori ma già numerose. Tossicchiò sperando di destare il suo ospite, il quale, sotto due strati di piumone, mostrava solamente la testa di capelli arruffati. Michele provò a fargli la colazione, ma quando ebbe finito di preparare le fette biscottate con la nutella, si chiese se, magari data la provenienza e il clima, Diego non avesse preferito qualcosa di più calorico, tipo pancetta e uova strapazzate. La sola idea gli provocò la nausea. Era escluso che avrebbe potuto cucinarle. Così, alla fine di tanti dubbi, vagheggiamenti e un gran senso di confusione in testa, si avvicinò a quella povera branda. Inizialmente si limitò a due colpetti sulla schiena. Non ricevendo segno di vita da parte sua, si arrischiò a toccare la testa. Le dita penetrarono la chioma chiara e il calore del corpo invase di sublime piacere Michele, il quale provò cinicamente a rompere ogni indugio con una battutaccia: “Sei ancora caldo, allora sei vivo!” sentì cianciare la sua voce roca data l’ora. Diego si mosse appena mentre la mano continuava la sua esplorazione passando dai capelli alla nuca. Sentendolo agitarsi sotto di sé, Michele fu tentato di smettere di toccarlo, ma la sensazione dei capelli tra le dita era troppo piacevole per privarsene e la lasciò lì. Diego finalmente si voltò, gli occhi mezzi aperti, un sorrisetto dolcissimo solo per il suo ospite... Michele arrancò poi riuscì a dire come se niente fosse: “Papà Diegone buongiorno”
Papà Diegone non rispose ma allungò un braccio fuori dai piumoni per accarezzarlo a sua volta. Quando la mano gli penetrò la folta chioma, un po’ per la sorpresa, un po’ per la sensazione inaspettata, Michele perse l’equilibro ed evitò per poco di crollare pesantemente addosso a lui. Invece si sedé al suo fianco e per qualche secondo si godettero la reciproca carezza. Diego cominciava a spalancare gli occhioni proprio in quel momento e Michele a perdercisi dentro. La cosa durò davvero per troppo, occhi negli occhi, carezza reciproca. Non riuscendo poi a dirsi nulla. Fu Michele a rompere il silenzio inopportuno. “Ha... hai... do- dormito scomodo? Questa branda è uno scandalo”  balbettò.
“Sì, sono d’accordo. La mia schiena mi ricorderà che amico stronzo ho per tutto il giorno” Le sopracciglia di Michele assunsero la posizione obliqua: “Oh, povero caro, avrei dovuto prendeti una camera, è che mi fa piacere averti in giro anche quando non proviamo” quell’ammissione così fresca e genuina fece scappare un sorriso altrettanto fresco e genuino al beneficiario del complimento.
“Per questo sono qui, non ci sarei andato in albergo...”
“No?” Michele arrossì. Diego stava quasi per dire che avrebbe accettato invece di dormire volentieri nella ‘stanza patronale’ quando fecero il loro ingresso Alfredo e Rino. Come colti in flagrante, i due cantanti ritirarono le rispettive mani dalle rispettive chiome. Michele li accolse, poi però l’attenzione tornò al torinese, il quale si stirava, si tirava fuori dalle coltre. Indossava un pantalone di una vecchia tuta Adidas e un magliettina. “Copriti, è freddo” si raccomandò Michele come una vecchia zia. Poi allungò una mano e Diego ci si aggrappò per tirarsi su. E il secondo giorno di Diego Perrone a Molfetta, a registrare ‘Io vengo dalla luna’ proseguì così. Ad un occhio attento non sarebbe sfuggito il flirting reciproco e pesante, dalle fette biscottate, con tanto di grazie amore, dai continui occhieggiamenti, dalla strusciate braccio braccio, gamba gamba, quando ci si sedeva. Michele e Diego sempre vicini. Ma gli altri non avrebbero mai indovinato cosa stava accadendo, anche perché nemmeno i diretti interessati erano disposti ad ammetterlo. E quando venne di nuovo la sera, tutti attorno agli avanzi di pasta del giorno, ai tranci di pizza comprati, Diego uscì fuori, nonostante ancora nevicasse, per fumare e chiamare la sua ragazza. Michele lo osservò invadente chiacchierare con la sua lei, invaso da una gelosia dolcissima. Voleva dirgli di rientrare che così si sarebbe buscato un malanno. Difatti, la telefonata non durò troppo e Diego rientrò quando ormai il resto della band era tornato nelle rispettive case.
“Domani hai il treno” fu la triste considerazione di Michele. Il soggiorno di Diego era già finito, quella era la dura realtà, dura almeno per lui.
Diego si avvicinò a lui fino a trovarselo di fronte. Alzò la testa per poterlo guardare negli occhi. “Non farmi dormire un’altra notte in quella trappola” riuscì a dire timidamente indicando la branda. L’altro notò che era rosso e chissà quanta fatica era costata quella richiesta. Per un attimo pensò di temporeggiare fingendo di non aver capito e di mettere in mezzo di nuovo l’albergo, ma Diego lo bloccò attirandolo in un abbraccio. Il pugliese si sentì un po’ perso, come alla stazione il giorno prima, ma di più. Questa volta non avevano nemmeno la scusa che non si vedessero da mesi. Poi però riuscì a rispondere d’istinto all’abbraccio senza bisogno di aggiungere altro. La testa di Diego premuta sul petto dell’amico. Le parole che volarono attorno a loro come farfalline, lasciarono entrambi senza fiato: “Grazie di tutto” disse Diego, “grazie per come mi tratti, grazie di farmi sentire così speciale per te”.
Michele, oggettivamente, arrancò di nuovo. Non riusciva a stare dietro del tutto a Diego. E rispose: “Grazie a te che ti fai in due giorni diciotto ore di treno, amico mio!”
“Questo album sarà stupendo, il nostro pezzo pure” rispose puntando il mento al centro del petto di Michele e fissandolo con gli occhioni grandi e lucenti. “Ci sto dentro” aggiunse, e quella frase restò un po’ vaga. Dentro Le verità supposte? O dentro la sua vita?
Michele gli spostò un ciuffo di capelli da davanti gli occhi e una voglia di baciarlo pazzesca si impadronì di lui lasciandolo letteralmente spiazzato. Allora era tutto lì il problema. Diego gli piaceva un po’ troppo, questo gli era chiaro, ma ora addirittura voleva baciarlo!? Pensò che forse poteva farlo sul serio, per suggellare quel sodalizio. L’indomani se ne sarebbero dimenticati entrambi. Non se avessero dormito insieme però... e poi le labbra schiuse leggermente imbronciate, esercitavano su Michele un’attrazione incontenibile. Gli sfuggì una considerazione parecchio fuori luogo: “Sei un sacco carino Diegone, te lo posso dire o pensi che...”
Il volto di Diego s’illuminò come un albero di Natale: “Cazzo sì, penso che... penso che...” tossicchiò: “Non mi sbaglio vero Miche’? Io ti piaccio, no?”
“Molto... moltissimo” ma mentre lo diceva, abbassò la testa. Michele si disse che non stavano parlando della stessa cosa. Non poteva essere, poi Diego era talmente innamorato della sua ragazza...  “Come cantante e come persona. Ovviamente sì, mi piaci” aggiustò il tiro. Ma poi gli scappò un sorrisetto sornione e Diego capì che si stava arrampicando sugli specchi:
“Invece esteticamente ti piaccio? Mi trovi sexy?” sfoderò la faccia tosta che non aveva ma che sapeva fingere di avere.
Michele titubò un attimo, poi ammise: “Sei molto bello, te l’ho appena detto. Sei carino e sexy... se fossi gay ci proverei come un matto con te, anche se tu non sei affatto gay no” parlò senza freno: “come non lo sono io. Questi però sono discorsi inutili perché, ovviamente, se fossimo entrambi gay staremmo già scopando come ricci!” Diego rideva. “Cazzo ridi! Ho detto qualcosa di comico? O di sbagliato”
“No, è tutto giusto. Siamo entrambi regolari e non c’è attrazione tra noi, come no...” lo sfotté.
“Va bene... ” Michele ammise cercando però di staccarsi la presenza fisica del piccolo Diego di dosso: “Ammettiamo che tra noi un po’ di attrazione ci sia, tu come te lo spieghi?”
“Tu sei più filosofo di me, spiegamelo te” lo provocò puntando i pugni sui fianchi. Non gli piaceva che Michele si fosse staccato da lui, sebbene comprendesse che parlare di cose serie abbracciati, del fatto che nessuno di loro avesse tendenze omosex, suonava bene quanto un valzer viennese a Woodstock!
“Ho bisogno di capire... anch’io. In ogni caso tu hai la ragazza e mi sembri un tipo fedele. Dunque facciamo una cosa... siccome non mi sembra il caso di dormire insieme, ti concedo il mio letto e io dormirò sullo scassone qui sotto, ok?”
A Diego cascò la mascella. Un bambino di otto anni già pronto per partire al quale hanno appena fatto sapere che il viaggio a Disneyland non si farà più.
“Tanto valeva andare in albergo allora” fece il broncio.
E Michele si spazientì: “Allora dimmelo, vuoi dormire con me? Perché? Io non lo capisco” assunse una posizione di chiusura e Diego sbottò: “Quanto sei testone! Mi piaci! Ecco perché!” e siccome Michele continuava a muoversi come se incapace di stare fermo, Diego tornò ad abbracciarlo, questa volta però carezzandogli la schiena. Si mise in punta di piedi per potergli sussurrare all’orecchio: “Mi costa dirlo perché so che ho tutto da perdere Michy, ma cazzo tu mi piaci davvero un sacco, e voglio dormire con te. Lo capisci?”
“Io invece ho voglia di baciarti... forse di fare l’amore con te, lo capisci?” finalmente Michele lo aveva ammesso! Ora non c’erano più equivoci, sulla parola mi piaci, ci siamo piaciuti... il senso era quello ‘omo’.
“Lo voglio pure io” gli occhi di Diego si erano fatti lucidi di piacere mentre lo diceva, come se già lo pregustasse. Continuò: “Se non lo avessi detto tu lo avrei detto io”
“Va bene” Michele fece un profondo respiro e poi riuscì finalmente a fare quello che aveva desiderato più di ogni altra cosa nelle ultime quarantotto ore: prese Diego tra le braccia e lo baciò. A lungo e con dolcezza e senza più timidezza. Diego si lasciò baciare e rispose con impegno. Un bacio appassionato ma anche pensato, nessuno dei due voleva fare una figuraccia. E alla fine, quando si staccarono per prendere aria, ognuno promosse l’altro best kisser.
Mano nella mano, si spostarono nella parte superiore della casa con il cuore in tumulto per un sogno che diventava realtà.
Un dolce sogno.  


NB questa fiction avrà un seguito... NC 17 (ovviamente via email... :D)

3 commenti:

  1. Ho gli occhi a cuoricino. Semplicemente perfetta. Lo sapevo che quella intervista e la registrazione ti avevano ben inspirato ma non pensavo sarebbe stata così... Bella. Un vero gioiello. Ho adorato ogni sguardo, ogni tocco. Quando dici che nessuno avrebbe indovinato cosa stava accadendo perchè neanche gli interessati sen e rendevano conto, penso sia andata proprio così. Nessuno dei due pensava che quel sodalizio artistico si sarebbe trasformato in qualcosa di così profondo, totale e appagante. Non posso fare altro che dirti, brava. Hai saputo cogliere l'essenza di tutto. Sono così dolci, ma anche terribilmente passionali. <3 Attendo il seguito con grande trepidazione.

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  2. Che tenerezza... sono carinissimi! Sono commossa dalla loro dolcezza! <333

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