lunedì 10 settembre 2012

Amo il pericolo (tra i templi)




Autore: giupoo -alex G.

Storyline: Eretico Tour, L'estinzione

Pairing: Diego Perrone/Michele Salvemini (Caparezza)

Genere: Comedy/Romance/Slash

Rating: NC- 17

Disclaimer: Questa fic non è scritta a scopi di lucro ma per puro divertimento e i fatti narrati sono solo frutto delle nostre testoline.

Una frase simbolica: Era emozionato come ogni volta che si trovava in intimità con Diego. Che era il suo amico, ma anche qualcosa di più. Però non lo sapeva nessuno. Erano qualcosa di più solo quando erano soli, e andava bene così ad entrambi.


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Il tempio di Zeus si staglia imponente nella valle, accanto agli altri santuari dei quali restano poche vestigia. Siamo agli inizi d’agosto e la giornata è particolarmente afosa. Il sole batte a picco sulle pietre rendendole incandescenti, ma nonostante l’anticiclone Caronte, decine di visitatori affollano le antiche rovine scattando foto o seguendo le informazioni delle guide presenti.
Un gruppetto di sei persone si mantiene a distanza, chiacchierando animatamente e scherzando. Si tratta di Michele Salvemini, in arte Caparezza e il suo gruppo. Accanto a lui, Diego, sua seconda voce ed inseparabile amico. Seguono, Rino, Giovanni, Gaetano e Alfredo, i quali sembrano più interessati alle turiste straniere piuttosto che ai templi del V sec. A. C. Tutti tranne Giovanni che sciorina senza sosta la storia della Magna Grecia.
Nonostante la stanchezza Diego invece è eccitatissimo. Gli occhioni castani, celati sotto gli occhiali da sole, saettano da una colonna all’altra per poi posarsi sui colossali capitelli dorici. “Ma come cacchio facevano a farli arrivare fin lassù. Lo sai Miky?” si aggrappa al braccio del compagno strattonandolo.
“Con qualche macchinario tipo argano, boh. Forse delle pedane” non sapendo che altro dire il cantautore del Gargano alza le spalle. Mancano poche ore al concerto ma il suo pensiero va a qualcosa di più bello. Ripensandoci gli appare un sorriso ebete sulle labbra e lo sguardo si posa sul ragazzo accanto a lui intento ad osservare un grosso architrave poggiato al suolo. D’istinto Diego si volta, sfilandosi i ray-ban per poi porli sopra la testa di capelli, solo recentemente rasati. Gli occhioni sono gonfi e rossi perché non ha dormito abbastanza. Michele sta per dirgli qualcosa, ma ci rinuncia. Sa che non ce n’è bisogno. Tra loro è così, non servono di parole. Diego e Michele si comprendono anche senza doversi esprimere. È stato sempre così, fin dal loro primo incontro, ben quattordici anni prima. Gli occhi di Diego riflettono tutti ciò che prova e Michele ne è imbarazzato. Mentre camminano fianco a fianco le braccia si sfiorano. Stanno come sempre cazzeggiando quando Michele si accorge di un gruppetto di turiste. Le ragazze, tutte sotto i diciotto, cominciano a parlottare tra loro e lanciare continui sguardi verso tutti i Rezzas.
“Ragazzi, mi sa che siamo nei guai!” annuncia Michele.
“Eh?” Gaetano si risveglia dal letargo nel quale è sprofondato.
Michele indica le fan e sbuffa. “Ora mi tocca firmare autografi e fare foto con tutte!”
Diego le guarda annoiato, mentre Gaetano interviene.
“Dileguati, ci sacrifichiamo noi compa’” Gaetano gonfia il petto.
“Che palle” mormora la star, ma non avendo altre idee su come evitare l’intoppo, sospira sconsolato.
Il gruppetto si avvicina quasi correndo e Michele d’istinto afferra la mano di Diego prima di scappare verso il tempio di Hera.
Gaetano intercetta le fan giusto in tempo per distrarle. Rino e Giovanni ridacchiano piegati in due. Michele, ormai lontano, corre trascinandosi dietro un Diego ancora incredulo.
Con il fiatone i fuggitivi si mettono alla ricerca di un anfratto, un punto abbastanza appartato nel quale nascondersi. Saliti i pochi gradini che li separano dall’altare, si appiattiscono contro una colonna. Una volta spalle al muro, Michele prende per i fianchi Diego attirandolo a sé.
“Forse ce l’abbiamo fatta!” annuncia stringendolo tra le braccia.
Sentendo Diego sospirare abbassa la testa. Il giovanotto ha il viso pressato contro il suo torace, le mani affondate nelle tasche posteriori dei suoi pantaloncini e sogghigna.
“Che ridi tu?”
“Siamo soli davvero Michele?” Confida beato al suo mentore.
“Così pare” Michele sorride accarezzandogli la nuca, poi si abbassa per dargli un bacio sulla zucca pelata. “Non mi ci sono ancora abituato a ‘sto look”
Diego chiude gli occhi. Si sente protetto quando è con il suo Michele e per tutto il tempo non ha fatto che pensare a lui, alla notte stupenda che hanno passato, praticamente facendo solo l’amore.
“A che pensi?” la voce di Michele lo scuote.
“E secondo te a che penso?”
“Mmm, fammi pensare: a quanto sei sporcaccione?”
“Ehm... sì”


Ore prima....



Durante la cena bevvero parecchio, soprattutto il talentino piemontese esagerò con birre e non disdegnò di assaggiare anche un paio di calici di rosso siciliano.
Alle una, erano chiusi nella camera che dividevano. Michele rispose ad una serie di sms poi si fece silenzioso. Poggiato il cellulare sul comodino, si mise a guardare distrattamente fuori dalla finestra. Era aperta per lasciare entrare un po’ di brezza proveniente dal mare. Ma Caronte sembrava non aver nessuna intenzione di allentare la sua morsa. Stanco del via vai sotto l’albergo, il vociare, le risate, Caparezza decise di chiudere ed affidarsi al condizionatore. Cincischiò con il telecomando dell’aggeggio per cinque minuti fino a quando non partì. “Cazzo, ce l’hai fatta!” esclamò sedendosi sul letto.
Diego, appena uscito dalla doccia, gli arrivò da dietro gattonando sul lenzuolo. Pressandosi contro la sua schiena, gli circondò il collo con un braccio e appoggiò la guancia sulla spalla “Sai che sei proprio carino, ricciolone” gli tirò una ciocca di capelli facendo innervosire il Branduardi del ventunesimo secolo.
“Ma finiscila. Sempre ‘ste mani nei capelli” ghermì il braccio strattonandolo. “E poi quello carino sei tu”
“Noooo, io sono quello bello!” precisò il più giovane.
“Modesto”
Michele si allontanò dall’amico per togliersi le scarpe. Doveva ancora decidere se farsi un’altra doccia pure lui o accontentarsi di quella fatta prima di cena. Diego tornò in azione buttandoglisi nuovo sopra.
“Ho voglia di coccole” appiccicato come una sanguisuga a lui, iniziò a sbaciucchiargli il collo, mentre una mano s’infilava sotto la maglietta rossa.
“Che fai! Lasciami. Hai l'alito che ti puzza di birra. Ci hai dato dentro, come sempre!”
“Non farmi la predica, hai bevuto anche tu e poi…” succhiò il lobo lasciandolo poi andare con uno schiocco ben udibile. “Ti piace quello che ti faccio”
“Oh sì, oh sì!” districatosi di nuovo, lo spinse supino. “Ma quando bevi troppo mi fai incazzare”
Michele si stese su di lui sovrastandolo con il suo corpo massiccio. Diego gli sembrava così piccolo a volte, addirittura fragile, e lui si sentiva un gigante.
Gli occhi del torinese, liquidi e chiari, delle pagliuzze dorate, si illuminarono. “Non vedevo l’ora di andarmene compa’. Che palle queste cene interminabili con assessori, la giunta, il sindaco e altra gente mai vista e che non vedremo mai più” sbuffò seccato poi gli scappò da ridere. “Sarebbe stato da fare come nel film di Benigni. Alzarle la gonna e gridare: e ora facci vedere il tuo ministero!” Sghignazzò e anche Michele scoppiò a ridere.
“Mi sono annoiato pure io, che ti credi”
“E allora perché non si fa come le star? Si arriva direttamente il giorno del concerto!”
“La star sono io”
“Lo so” Diego sorrise malizioso.
“Ora siamo soli, contento?” Michele sfiorò il piercing sul labbro socchiuso.
“Allora baciami”
Michele si sporse ad incontrare la bocca rosea. Diego prese immediatamente il controllo. Rispose con eccessivo trasporto, avventandosi sulle labbra e mordendogli la barba, la lingua con foga teatrale. Attirandolo verso di sé gli attorcigliò le gambe ai fianchi. L’erezione dell’uno premeva contro quella dell’altro. Con la differenza che uno dei due era ancora vestito.
Solo la ricerca d’aria li costrinse a separarsi. Ansimanti e con le labbra gonfie si guardarono con desiderio. Ma un attimo dopo scoppiarono a ridere.
“Quando baci non sei diverso da sobrio o da sbronzo”
“Ma dai, ma che stronzo, la finisci di rompermi le palle per quanto bevo. Anzi ora vado a fumare” fece per alzarsi ma Michele lo bloccò con il corpo. Diego non si ribellò però girò il viso dall’altra parte, fissando il quadro della madonna addolorata di Agrigento. Il rapper prese ad accarezzargli il bel musetto, percorrendone i contorni del volto con un dito. Era emozionato come ogni volta che si trovava in intimità con Diego. Che era il suo amico, ma anche qualcosa di più. Però non lo sapeva nessuno. Erano qualcosa di più solo quando erano soli, e andava bene così ad entrambi.
Approfittando di quel momento di distrazione, il torinese si sbilanciò ribaltando le posizioni. Michele finì pressato contro il lenzuolo.
“Che combini?” protestò Michele, mentre Diego gli bloccava entrambe le mani dietro la testa.
“Se aspetto te facciamo l’alba” e tornò ad assaltargli la bocca
“Siamo aggressivi” il pugliese ridacchiò, gli piaceva la sua istintività. Ma in fondo, gli piaceva tutto di lui, dalle espressioni buffe, alle vocine che sapeva fare. Addirittura amava la peculiarità che aveva di colorire il suo linguaggio con le parolacce più volgari che esistevano, le smorfie e perfino il buffo modo di dormire con le braccia sotto la testa stando tutto rannicchiato.
Dopo avergli liberato le mani, Diego gli sfilò la maglia lanciandola attraverso la stanza. Finì sul televisore.
“Diegone” mormorò Michele mordendosi un labbro.
Creatosi un varco nella patta dei pantaloni, Diego lo accarezzò lento e sensuale e Michele blaterò qualcosa in molfettese stretto che l’altro non comprese.
“Non vale così. Cosa dici, dimmelo” protestò.
“Che sei una sgualdrina!”
“Ah ah! Io sarei una sgualdrina” fece un sorrisetto malizioso interrompendo il lavoretto di mano. “Allora dopo paghi! Mi lasci le cento, anzi no: quanto valgo?”
Michele proseguì la pantomima: “Duecento euro. Ok? Ora però continua...”
“Va bene, continuo, faccio la brava sgualdrina” la voce di Diego, un mix tra una trans e una prostituta da 199!
Sedendogli in grembo, il cantante dei Medusa lo attirò a sé e Michele, seduto, ora torace contro torace, affondò il volto nel suo collo. Lo vezzeggiò con piccoli baci solleticandolo anche con la punta della lingua. Diego infilò le dita nei ricci sacrali e sospirando piegò la testa di lato per consentirgli un maggiore accesso. Poi gli sentì ansimare:“Mi piace il tuo sapore Diego. Non so come faccio a resistere sul palco, il tuo odore mi fa impazzire!” l’ultima parola la pronunciò con una voce così acuta che il piccolo Diego non trattene uno sbuffo di riso.
“Smettila, Miche’” gli sferrò un leggero buffetto sul petto.
“Ma se non ho neanche cominciato!”
“Appunto. Basta, facciamo i seri” e abbassandosi si lasciò prendere.


Diego si staccò un attimo dalla bocca apparentemente insaziabile di Michele. Si baciavano ininterrottamente ormai da venti minuti. Un record degno di due adolescenti che fanno sega da scuola.
“Lo sai che ci sono droghe, che sono proprio piacevoli, che poi inizi e non puoi più farne a meno. È un liquido che ti entra in circolo e poi zac... ancora e ancora... e ancora
“Parli dei miei baci Diego?”
“Ma no, del tuo cazzo”
“Il solito poeta” Michele tornò a baciarlo. Purtroppo però si sentirono chiamare.
“Il concerto.... piccioncini, il concerto” era Alfredo ormai a pochi passi da loro ma che, per fortuna, nascosti dalle colonne, non poteva vederli.
Nonostante le vistose eccitazioni, i due cantanti si staccarono tornando ad essere presentabili. O quasi.
“E se ci vedevano?” chiese Michele con l’espressione da pazzo.
“Lo sai, amo il pericolo”.




3 commenti:

  1. Ragazze, siete grandi! Avete messo insieme una FIC sensualissima! Wow. <3 Il setting è particolare, carico di storia e arte… ma come vi vengono!

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  2. C'era una foto di Diego a Pompei... LOL vengono così e boh..... grazie tesoro... sei sempre dolce

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  3. Grazie tesoro. Domenica sono stata a visitare il FOro romano e ho pensato a Michele che trascinava Diego tra i templi. <3 Adorabile immagine

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