Disclaimer: come
sempre è tutto frutto di fantasia e non si vuole in alcun modi ledere
all’immagine dei protagonisti e insinuare qualcosa
Ma la sera fu di
tutt’altro parere. Diego non voleva più tornare all’Havana, ormai aveva deciso,
a quello pensava aspettando l’ora di cena. Sotto il chiarore della daylight, la
pilot in mano, disegnava da oltre un’ora. Disegnava Michele. Non voleva
dimenticarlo almeno, e rielaborando la sua immagine che conservava ben impressa
nella mente, buttò giù uno schizzetto che dopo averci lavorato alacremente, non
sembrava affatto uno schizzetto, ma una cosa fatta bene. I ricci scomposti da
negro, la fascetta rossa che spuntava tra la folta capigliatura, le ciglia
spesse bene visibili, il naso grosso, le labbra carnose celate dal pizzetto, le
basette villose, la camicia da nerd sfigato. Riuscì a ricreare un buon
approssimativo. Più ci pensava e più gli piaceva il commesso del pornoshop, ma
si disse che non poteva permettersi un
altro vagheggiamento. Dopo cena sarebbe uscito con Tatiana, magari tra una
settimana o due avrebbe rivisto Nico. La sua vita era già perfettamente
incasinata così. Non doveva aggiungere altri casini, non sarebbe stato capace di
gestirli.
Quando sua nonna
chiamò che era pronto, non si preoccupò di nascondere l’innocente disegnino. Se
qualcuno glielo avesse chiesto, avrebbe detto che si trattava di una caricatura
di un tizio che conosceva. Tanto con Michele non serviva forzare troppo la
mano, era una caricatura vivente di per sé! Con quel pensiero buffo e
malizioso, Diego si alzò dal tavolo da lavoro per raggiungere quello della cena.
E la cena si svolse canonica, tutta uguale nella sua quotidianità, così come
l’uscita con Tatiana. Alle undici e mezzo era già a casa. La quotidianità, come
la serenità, esercitavano per lui una sorta di narcotizzante a getto continuo,
tipo flebo. Dentro di lui c’era un ribelle, uno schizzato capace di ogni cosa,
lo sapeva, allora per tenere a freno tutta quella energia, quella bomba ad
orologeria pronta ad esplodere, Diego aveva bisogno di un calmante, qualcosa
che lo stordisse dalla vita, dai suoi bisogni sbagliati, che lo stordisse dalla
felicità stessa. E la sua famiglia perbene e banale, la sua ragazza altrettanto
perbene e banale, erano per lui l’antidoto alla sua malattia, alla
scelleratezza. Era convito davvero che senza di loro avrebbe fatto una finaccia
presto. Senza il lavoro alla Crai, senza la nonna e la mamma, senza la sua
ragazza, i suoi amici, si sarebbe infilato in un pozzo nero, in un tunnel senza
uscita. Così anche quella sera, prima di addormentarsi, fu grato che ce
l’avesse fatta di nuovo. Tra meno di una manciata di giorni avrebbe compiuto
ventisette anni. Con due buoni stipendi si sarebbe potuto sposare. Forse tra un
paio di anni. Dopo Michele non considerava più l’idea del matrimonio così negativa
per lui, e si raccontò che se l’aveva in passato considerata negativa, era solo
perché non voleva lasciare la sua famiglia, le sue certezze. Ma ora che il
mostro sembrava avvicinarsi a passi da gigante, la parola con la M era la soluzione
per avere l’assoluzione. Poteva fare un patto con il diavolo, poteva avere un
po’ di malattia un tanto al mese, come quando era con Nico, come quando frequentava
certi posti, ma mai inquinarsi di più, mai minimamente pensare di trovarci
qualcosa di buono nella propria malattia, nel desiderio di scatenare fuori il
ragazzo cattivo che era in lui.
Eppure c’erano
stati momenti quel giorno con Michele, mentre pranzavano, mentre parlavano, che
gli era sembrato differente il mondo, che la speranza che ci fosse anche
qualcosa di diverso tra la purezza e la scostumatezza, qualcosa che poteva
unire le due cose, che poteva dargli una certa pace, ma non troppa sennò rischiava
di addormentarsi di nuovo, ma anche una certa sfrenatezza, insomma aveva
sperato che il miracolo fosse possibile per lui. Erano dentro quei ricci i
miracoli? La sua salvezza? Era dentro le mani grandi che gesticolano, la voce
bassa e virile, i modi spicci ma tutta via gentili, a suo modo persino raffinati,
signorili. Diego sapeva solo che avrebbe ascoltato Michele per ore senza stancarsi,
qualsiasi argomento avesse trattato. Avrebbe appoggiato la testa sul palmo, gli
occhioni lucidi, le orecchie tese, la mente attenta. Lo avrebbe ascoltato per
ore fino a dimenticare la fame, la sete, il sonno, la voglia di fare l’amore,
di fare casino, di non farlo per niente. La voglia di amare. Ecco, per quanto
ancora non se ne rendesse ben conto, era per la prima volta innamorato, di
qualcuno che probabilmente, ne era sicuro, non sapeva che farsene del suo
amore. Ma non fece in tempo a farle tutte quelle considerazione, che si
addormentò cullato dal ricordo della voce di Michele.
Passarono altri
tre giorni senza che accadesse niente ad entrambi. Poi arrivò di nuovo il
week-end.
Essendo fatto di scorza abbastanza dura Michele e poco incline ai
sentimentalismi, ma nemmeno alle falsità, non mentì a se stesso. Il piccoletto
che lavorava alla Crai, che gli aveva pagato il panino, che si era fermato a
chiacchierare con lui nel retrobottega, lo aveva colpito. Gli piaceva insomma. Aveva
pensato a lui per tutto il giorno, poi anche il giorno dopo e ci rimase davvero
male nel non vederlo più tornare. Così quel sabato che era libero, decise di
provare a cercarlo lui. Non era certo se fosse di turno ma tanto la spesa
doveva farla, poco importava se si sarebbe dovuto portare un carico di spesa
sulla bici, avrebbe limitato gli acquisti. Non essendo vicino a casa sua ma al
negozio, non ci andava mai alla Crai. Entrò guardandosi attorno un po’
spaesato. Si ricordò che Diego gli aveva detto di lavorare al reparto igiene
per la casa, trasferito da poco dal reparto casalinghi. Lo trovò quasi subito, stava
meticolosamente dividendo delle confezioni di deodoranti rosa da quelli
azzurri. Stretto nel camice verde, sembrava ancora più infantile, a Michele
ricordò i bambini delle scuole elementari, con il grembiule e il fiocco blu.
Faceva parte della sua infanzia, alla quale era ancora tanto legato, ma aveva
sentito dire che con la nuova riforma i bambini delle elementari non erano più
costretti a portarlo. L’emozione che provò, per quanto avesse capito la natura
di ciò che provava, lo lasciò perplesso. “Ciao” disse ad alta voce. Lo vide
trasecolare, sbiancare, diventare un attimo dopo rosso, non sapere dove mettere
i profumi, le mani, dove trovare la voce. “Ciao”. Diego gli si avvicinò e come
se niente fosse gli baciò le guance, come se fossero amici di vecchia data.
Michele gli sorrise. Era più carino di quanto ricordava e aveva pure un buon
odore, deodoranti a parte. “Perché non sei più venuto?”
“Non sapevo se
oggi lavoravi, magari trovavo l’altro, lo straniero... ” arrancò Diego. Era
arrossito al punto che una collega, passandogli accanto, gli chiese se avesse
fatto la lampada. “Ci andiamo insieme uno di questi giorni ok?” Lui rispose
facendole l’occhiolino.
“Fai strage di
cuori?” Michele lo prese in giro ma Diego oscillò la testa. “Beh, certo che no,
se fossi un playboy non avresti bisogno dei pornazzi, giusto?” Giudicò ma con
un bel sorriso fresco e Diego capì che scherzava, sospettò persino che avesse
capito che in verità quei due film non li aveva visti affatto. “Oggi non
lavori?” Domandò Diego cautamente guardandosi la punta degli scarponcini.
“No, sono libero
e pure domani. Stasera hai da fare?”
A quella
domanda, Diego schiuse le labbra. Gli stava davvero chiedendo di uscire? Sarebbe troppo bello... “Sì, no...
cioè... vado a magari... cioè vado, andiamo...” non riusciva a smettere di impappinarsi.
Calmo Diego, stai facendo la figura del
pollo! “Allora: vado con la mia ragazza a cena fuori, magari dopo...”
“Bene, magari
dopo...” ripeté Michele e siccome lui non diceva più niente, continuò: “Dopo
mezzanotte la carrozza diventa zucca. Sarò là per vedere l’incantesimo in
diretta” gli fece l’occhiolino sicuro che avesse capito l’allusione. In verità
Diego non stava capendo niente.
“Dammi il tuo
indirizzo Diego, ti vengo a prendere io”. Lui lo scrisse su un foglietto e ci
aggiunse i recapiti telefonici. Passandolo nella sua mano, Michele ne
approfittò per trattenerla qualche secondo di troppo nella sua. Quella
timidezza, quell’insicurezza, lo stavano facendo esaltare! Si prospettava una
seratina divertente. “Ci vediamo stasera” e così come se n’era venuto se ne
andò.
Diego tornò a
respirare normalmente solo dopo tanto. Michele non solo lo era venuto a
cercare, gli aveva chiesto di uscire! E sembrava così a suo agio. Ebbe la
nausea pensando alle tre ore in pizzeria che lo aspettavano. Non si potevano
evitare? Allo stesso tempo era terrorizzato all’idea di uscire da solo con
Michele. Era così tanto che non aveva un appuntamento, e un appuntamento del
genere non lo aveva avuto mai, si rammentò. Con Tati erano ragazzini, con gli
altri si trattava solo di una scopata, anche con Nico. Magari si tratta di una scopata anche questa volta. Si disse mentre
si vestiva. Era stato un sabato estenuante dal punto di vista psicofisico e
pregò la sua ragazza che la location della serata non fosse troppo distante da
casa: “Passerotto, non voglio fare il solito precisino, ma domani ho la
mattina...” mentì. “Insomma vorrei tornare entro mezzanotte”. Lei rispose che
non c’era davvero problema. Infatti scelsero una birreria poco distante dal suo
quartiere che poi non era troppo lontano da dove abitava anche lei. Ma Diego
era proprio con la testa dall’altra parte. Tutti notarono che era nervoso,
svagato, super eccitato, e che non stava mai per più di tre minuti senza
boccale in mano. Quando ordinò la terza media, Tatiana si irrigidì ma non disse
niente. Se bevo forse mi calmo, se bevo
smetto di pensare a Michele, a Michele, a Michele...
“Amore, secondo
me sei troppo stanco, se non ti senti bene portami ora a casa, non voglio che
ti ubriachi”
“Non sono
ubriaco!” Gli scappò una voce acuta che non gli apparteneva, ma poco contava.
Anche se avesse urlato a squarcia gola, avrebbe avuto difficoltà a superare la
confusione del locale. Non colse la palla al balzo, ma quando lesse
sull’orologio che erano già le undici e venti, diede uno schiaffetto alla gamba
della fidanzata, la quale capì ed iniziò subito il rito dei saluti. Una volta
in strada la vide sbuffare. Si rese conto di essersi comportato proprio male.
“Mi dispiace, ti
ho rovinato la serata vero?” disse una volta dentro la Micra.
“Non capisco
perché tutto quel bere e tutto quel rispondere male. Stavi per litigare per una
sciocchezza. Quale compagnia Low cost è migliore! Tu che poi hai volato
pochissimo”
“Io parlavo dei
servizi. Ma lascia stare. Hai ragione, sono stato un imbecille” decretò. Dopo
aver svoltato a destra due volte, arrivò sotto casa di lei. “Ci sentiamo in
giornata”
“Vorrei stare con te domani, visto che il campionato è finito”. Già, era
finito. Diego se ne rammentò solo in quel momento. Che grana pazzesca, come
odiava l’estate! Ancora un po’ sotto i fumi dell’alcol, gli tornò alla mente una
delle tante canzoni che ascoltava con sua nonna da piccolo, che s’intitolava appunto:
‘Odio l’estate’ era proprio bella.
Stava quasi per dividere quel pensiero con lei quando, sul cruscotto, lampeggiò
la scritta blu che segnalava l’ora: 23.57. Era davvero tanto tardi... “Vado
cara... fai bei sogni” un rapido bacio sulle labbra e Diego scappò come un
randagio inseguito dall’accalappia cani.
Michele è passato all'azione. Visto che Diego non è tornato da lui, ha deciso di fare la prima mossa e di cercarlo. Il piccoletto lo intriga, ma sono curiosa di sapere cosa accadrà una volta che si troveranno di nuovo soli. Secondo me ci saranno le scintille. Diego intanto si a dover combattere tra la normalità e quella che lui chiama malattia, ma che in fondo è solo voglia di qualcosa che lo faccia stare meglio, che possa soddisfare i suoi desideri più intimi che quasi non riesce neanche a confessare a se stesso. Si dice che quando si sposerà tutto cambierà, che sarà diverso. Ma già l'incontro con Michele gli ha fatto capire che può esserci qualcosa di diverso dalla normalità con la sua ragazza e anche da quello che ha con Nico, qualcosa che non solo lo renda felice, ma che possa calmare quella sua insoddisfazione ormai radicata dentro di lui
L'amore è arrivato anche per Diego finalmente; un amore puro, vero, quello per cui anche i sensi possono tacere, amore senza altro fine che l'amore stesso; quello però che può anche annientarti se non è ricambiato. Per Michele forse non è ancora amore; Diego lo intriga, un certo sentimento glielo ispira, ma deve ancora capire bene cosa vuole da lui. Speriamo che Michele si renda conto di aver bisogno di tutto l'amore che Diego cova dentro di sè per dare senso alla sua vita, e che Diego ha bisogno di lui per cominciare a vivere veramente. Trattare tutto questo come un gioco, potrebbe fare molto male a tutti e due.
Questo blog è nato per tutti quelli che amano la coppia Caparezza/Diego Perrone (altresì detta Diegorezza) in odor di slash (slash fanfiction) e per coloro che amano Diego Perrone e il mitico Michele Salvemini come artisti, con un occhio speciale e fantasioso sugli altri musicisti che più o meno ruotano (o hanno ruotato) intorno a questa coppia. Welcome.
ATTENZIONE: tutte le fanfiction presenti nel sito che citano Diego Perrone e Michele Salvemini (Caparezza)e altri personaggi reali, sono da considerare sempre e tassativamente frutto della fantasia e del talento dell'autore. Non c'è niente di reale né è a scopo di lucro. In caso contrario, qualora si racconti un avvenimento "reale" non sarà una fanfction e verrà ben specificato.
Se non vi piace lo slash non leggetelo
Sublimando sul palco................................................................................................................................
-Durante fuori dal tunnel, alla frase: “Mi sento stretto come quando inchiappetto un topolino” (al posto di puffo, per adeguare alla scenetta) mimato un atto omosessuale, nella fattispecie CaparezzaVSDiego.
-Durante Bonobo Power, vengono imitati coiti e Diego, dopo aver tentato Capa al sesso bonobo, si consola prima con il tastierista poi con una banana.
-Durante una nuova versione di Fuori dal tunnel, Caparezza imita un nuovo coito omosex con uno stura lavandini sempre ai danni di Diego.
-Durante il dito medio di galileo, Diego presta il fianco alla famosa frase: “Temono il dito di Galileo tra le chiappe” mettendosi in posa per farsi infilare metaforicamente il dito medio tra le chiappe da Caparezza.
-Durante una delle tante versioni di Abiura di me, Diego dice: “Ti posso cliccare?” e dopo averlo toccato con la freccetta, arriva con un finto dito (tipo sempre mouse del pc) e lo sbatte sui genitali di Capa.
-In un'altra di Abiura, Caparezza impugna il pacman e "mima" di mordere qualcosa che pende dal corpo di Diego, indovina un po' cosa...
-Ancora Abiura di me, Diego fa la principessa del videogioco di Super Mario che amoreggia con Tetris, interpretato da Caparezza.
-Durante Kevin Spacey, Diego Harry Potter, sbatte la bacchetta magica verso il sesso per evocare un sortilegio contro la prostata di Caparezza.
-Durante stango e sbronzo Caparezza prende di petto le dimensioni della scimmietta di Remy (interpretata da Diego) e definisce le dimensioni del suo pene siffrediane.
-Prima di Auditel's family, per parlare del decadimento dei rapporti amorosi, Caparezza imita una telefonata ad una linea erotica e Diego interpreta una centralista hard con tanto di parrucca e movenze.
-Nel live de La fine di gaia, Caparezza spinge nel sedere di Diego la lancia, gesto però non legato ad una scenetta o altro. Così...
-In The auditel family, alla fine Caparezza svende tutto, persino una notte d'amore con Diego. Ma poi si pente e cerca il suo perdono tirandogli un bacio subito ricambiato
Michele è passato all'azione. Visto che Diego non è tornato da lui, ha deciso di fare la prima mossa e di cercarlo. Il piccoletto lo intriga, ma sono curiosa di sapere cosa accadrà una volta che si troveranno di nuovo soli. Secondo me ci saranno le scintille. Diego intanto si a dover combattere tra la normalità e quella che lui chiama malattia, ma che in fondo è solo voglia di qualcosa che lo faccia stare meglio, che possa soddisfare i suoi desideri più intimi che quasi non riesce neanche a confessare a se stesso. Si dice che quando si sposerà tutto cambierà, che sarà diverso. Ma già l'incontro con Michele gli ha fatto capire che può esserci qualcosa di diverso dalla normalità con la sua ragazza e anche da quello che ha con Nico, qualcosa che non solo lo renda felice, ma che possa calmare quella sua insoddisfazione ormai radicata dentro di lui
RispondiEliminachissà che succederà. Non lo so nemmeno io
EliminaL'amore è arrivato anche per Diego finalmente; un amore puro, vero, quello per cui anche i sensi possono tacere, amore senza altro fine che l'amore stesso; quello però che può anche annientarti se non è ricambiato.
RispondiEliminaPer Michele forse non è ancora amore; Diego lo intriga, un certo sentimento glielo ispira, ma deve ancora capire bene cosa vuole da lui.
Speriamo che Michele si renda conto di aver bisogno di tutto l'amore che Diego cova dentro di sè per dare senso alla sua vita, e che Diego ha bisogno di lui per cominciare a vivere veramente. Trattare tutto questo come un gioco, potrebbe fare molto male a tutti e due.
sarebbe un gioco al massacro!!!!!
Elimina