Titolo: Ricordi
Autore: Alex G (editing by giusi-poo)
Pairing: Diego Perrone/Michele Salvemini (Caparezza)
Genere: Real person slash
Story line: Torino 2013
Rating: nessuno
Disclaimer: come sempre è tutto frutto di fantasia...
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Diego
è nello studio di registrazione. La mattinata scorre tranquilla, senza alcun
imprevisto che possa ritardare la realizzazione dei nuovi brani. Ha lavorato
sodo e ora, durante la pausa pranzo è solo, seduto davanti al Mac. Solo con i
propri pensieri. Tra le dita un pupazzetto che fa parte dell’arredamento. Sì, lui ne ha disseminati un po’ ovunque. Forse per sentirsi più
a casa. Lo schermo del computer è acceso, sulla cartella contenente i file
delle canzoni, che dovrebbe risentire, ma la mente è da tutt’altra parte. Quei
momenti gli ricordano episodi ormai passati da tempo. Ripensando a quando solo
due anni prima si trovava in uno studio simile a registrare Il sogno eretico
con Michele, un sorriso gli nasce sulle labbra. Quanti ricordi di quelle
giornate che sembravano sempre troppo brevi. Non fa altro che pensarci. Sicuro è felice di realizzare qualcosa di solo, ma gli
manca Michele, gli mancano le sue battute quando sbagliava una strofa o quando
durante la registrazione di Messa in moto, il suo sguardo era solo per lui.
Afflitto si appoggia alla spalliera e dondola. È tutto così diverso da quei
giorni, gli sembra sia trascorsa un’eternità. Lo assale un’improvvisa
malinconia tanto che pensa se sia il caso di chiamarlo, anche solo per sentire la sua
voce, magari raccontargli della sua giornata. Ma è soprattutto
il desiderio di risentire la sua risata che da sempre ha il potere di quietare
il suo animo a spingerlo a prendere il cellulare abbandonato accanto la
tastiera. Ma ci ripensa. Tormentandosi l’anellino sul labbro, rimugina se sia il
caso di chiamarlo o meno. Gli vengono in mente tanti motivi per non andare fino
in fondo, ma alla fine la spunta l’istinto. Preme il pulsante verde facendo così
partire la chiamata e con l’animo in subbuglio e le mani che sudano, attende. L’amico risponde al secondo squillo. Senza riuscire a
formulare neanche una sillaba, Diego resta per qualche istante muto.
“Ehi, già finito di registrare?” la voce di Michele lo avvolge provocandogli
un leggero brivido.
Diego
riesce finalmente a ritrovare l’uso delle corde vocali: “Quasi, gli altri sono
in pausa pranzo”
“Gli
altri? Sempre il solito, se non è tutto terminato riesci ad andare avanti ad
oltranza, come Jeeg!”
Diego
ride: “Come Jeeg? Mi sa che stai troppo rinchiuso nel tuo seminterrato, Michi”
Anche
Michele è contagiato dal suo buonumore: “Non hai tutti i torti, sai? Almeno
avessi un po’ di compagnia”
A
quelle parole, immagini di loro insieme in quei pochi metri quadri, lo
intristiscono, cosa che non passa inosservata.
“Diegone, hai una voce così strana, sicuro che
va tutto bene?”
Nel
sentire quel nomignolo, Diego si agita sulla sedia. Lo sorprende sempre come
Michele abbia la capacità di comprendere il suo stato d’animo, perfino
dall’altra parte del telefono. “Ma sì, ho solo delle robe in testa” risponde
vago.
“Che
tipo di robe? Ti ho sentito alla radio l’altro giorno. Sempre professionale”
“Non
mi piace parlare in pubblico, lo sai, ma alla radio è meno peggio”
“E
lo so. Timidone” Michele ride.
“La
finisci, stronzo, guarda che attacco!” si finge offeso.
“Mi piace troppo prenderti in giro. Perché
questa telefonata? Sentivi la mia mancanza?” la voce si abbassa, diventando
leggermente roca.
“Un
po’!” Diego si dondola sulla poltroncina, e nel timore che gli altri tornino all'improvviso, si volta circospetto. Dall’altra parte della linea sente un sospiro e
ne approfitta per sviare il discorso: “Ripensavo a quando registravamo Il sogno
eretico”
“E
ti è venuto il magone”
Diego
annuisce, poi realizzando che Michele non lo può vedere, sussurra: “Sono uno
sciocco, dovrei pensare al futuro, ai nuovi brani, ai concerti, alla mia
carriera, ma non posso fare a meno di sentirmi un po’ triste”
“No,
non sei uno sciocco” la sua voce calda riesce sempre a confonderlo. “Ricordo
come eri eccitato, sembravi un bambino davanti ad un giocattolo nuovo”
Diego
si ritrova ad arrossire e Michele continua a parlare. “Saltellavi di qua e di
là e durante Messa in moto avevi un’energia che non ti ho mai più visto” sentendo
il silenzio dall’altra parte, comincia davvero a preoccuparsi. “Diegone, da
quando sei così taciturno? Guarda che prendo il primo aereo e…” si blocca un
attimo, poi con soffio termina la frase. “Vengo da te”
Magari, pensa Diego senza
avere il coraggio di dare voce ai suoi desideri: “Figurati, lo so che sei
impegnato. Anche io lo sono. Le registrazioni, i concerti e tutto il resto” per
quanto lo voglia accanto, non può chiederglielo.
Sentendolo
parlare a raffica, Michele capisce che è nervoso. “Io dico sul serio! Vuoi che
venga? L’ho capito che senza di me ti senti perso” lo dice scherzando, ma
entrambi sanno che nelle sue parole c’è un fondo di verità.
Diego
abbassa la testa, la malinconia rischia di soverchiarlo: “Michi, mi manca
quello che avevamo, le tournee, perfino il furgoncino rosso e…”
“E
cosa?” il respiro di Michele si fa pesante, a Diego sembra quasi stia
ansimando.
“Un
po’ tutto” risponde vago
“Hai
bisogno di riprendere fiato, hai troppo stress accumulato, amico”
“Già”
mormora Diego sospirando.
“Quindi,
eri in vena di ricordi, eh? Ma quanto siamo nostalgici” il pugliese lo prende
in giro.
“Non
mi sfottere!” Diego sbuffa fingendosi seccato causando l’ilarità del suo
interlocutore. In pochi istanti anche il torinese ride.
“Dai,
Diegone, prenditi qualche giorno e scendi” lo tenta tornando serio. “Così ricorderemo
insieme”
Michele
non ha neanche terminato la frase che Diego ha già preso la sua decisione.
Molto dolce, davvero. Si pensano. Speriamo che lo prenda quell'aereo....
RispondiEliminaIo credo che sì, sia già salito sull'aereo. Troppe cose li uniscono per poter rimanere tanto tempo lontani, sentirsi al telefono non può sostituire la presenza. Hanno bisogno l'uno dell'altro per poter continuare a fare anche da soli. E' bello tutto questo sentimento.
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