Titolo: 2 Pianeti
Sottotitoli: 2 Respiri (2)
Autori: Annina e Giusipoo
Pairing: Diego Perrone/Michele Salvemini
Genere: AU/Commedia/Romantico/Introspettivo
Rating: NC 17
Disclaimer: come sempre è tutto frutto di fantasia. I personaggi sono originali, abbiamo preso in prestito i nomi per ispirazione artistica e non per insinuare qualcosa!
Quella mattina si svegliano tardi. Vengono raggiunti
dal latrare di Ulisse, stanco di aspettare qualcuno con cui giocare. I
Salvemini al completo sono all’hotel e Michele e Diego gli unici in tutto il
caseggiato. Michele si stiracchia e subito si volta a guardare Diego,
rannicchiato nella solita posizione fetale che assume quando dorme. Gli sembra
lo stesso di sempre, anche se è magro da far spavento, la pelle non è in buone
condizioni e i capelli ricresciuti presentano chiazze qui e là facendolo
assomigliare ad un malato di cancro reduce dalla chemioterapia. Bisognerà che se li sistemi per bene. Ma
avrà fatto tutto da solo? Pensa mentre con le dita passa sulla cute della
testa, là dove compaiono crosticine, bozzi, avvallature. Eppure ti amo anche così, anche ridotto uno straccetto piccolo. Ma ti
voglio di nuovo in forma... si piega per baciargli una spalla. Lui si muove
appena, ma poi parla: “Mi hai svegliato maledizione! Stavo facendo un sogno
bellissimo... ” Michele continua a sbaciucchiarlo mentre domanda: “Cosa amore?”
“Eravamo a Venezia, in una di quei ponticelli e
camminavamo uno a fianco all’altro decidendo dove andare a cena. E tu mi tenevi
per mano fregandonete della gente. Era tutto così perfetto... ”
“Più perfetto di ora?” Michele gli bacia la nuca, poi
si impossessa del lobo per succhiarlo.
“No certo, ora è molto meglio. Con te accanto amore,
la realtà è molto meglio del sogno”
“Pure per me Diego, per me è lo stesso” lo fa girare
Michele e si scambiano un bacio vero, con la lingua. Non li frena nemmeno il
pudore di essersi appena svegliati. Ma la passione viene interrotta da Michele.
“Non dobbiamo farlo Diego, non sei ancora a posto”
“Dici che fare sesso mi farà male? Mi può essere
fatale?” ironizza. Diego ne ha voglia ma Michele vuole essere sicuro che il suo
ragazzo non sia malato di qualche cosa e che affaticandosi la sua situazione
peggiori. “Prima appuriamo che sei davvero sano. Le analisi saranno pronte
giusto poco prima che prenotiamo la vacanza, amore. Ora non ce la faccio a fare
niente se penso che non stai bene, scusa”
“Lo so, lo so” Diego sogghigna: “Non ti sei svegliato
mai accanto a me senza l’alza bandiera. Se il lumachino è tutto nel suo guscio
vuole dire che non hai proprio voglia... ”
“Lumachino a chi?” Michele ora vuole giocare, ma anche
mentre ruzzano sul letto, sta attento a non colpire le ferite, a non fargli
nemmeno un pochino di male. Non fanno l’amore ma si baciano con tanta dolcezza
e tanta passione, che, chiusi gli occhi, Michele dimentica che tra le sue
braccia non c’è più il punk casinista che ha raccolto in autogrill, ma un
affarino malaticcio, bisognoso di tornare
in salute. “Ti amo Diego, smettila di baciarmi così sennò... ”
“Sennò? Mi uccidi con il cazzo?” Diego resta a bocca
aperta in attesa della lingua di Michele.
“Sennò facciamo davvero troppo tardi! Sono già passate
le dieci, andiamo!” e risoluto si alza.
Fuori, oltre alle gioiose feste di Ulisse, li attende
una calura quasi opprimente. Diego si infila il capello che mamma Santina ha
lasciato per lui sopra il tavolino con un bigliettino che dice: “Per Diego, mi
raccomando Michele mettiglielo!” c’è la pubblicità di un supermercato che ha
aperto da poco i battenti. “Con questo sembro proprio un malato terminale di
Aids, infatti mi vado a fare le analisi” Diego ci scherza su ma intanto trema e
sono già in macchina e l’altro mette in moto. Ripensa a quando era bambino e le
costringevano a farle e lui si ribellava con sceneggiate clamorose negli
ambulatori. “Possibile che uno che non ha paura di dormire per strada, se la faccia
sotto per un buchino sul braccio? Dai, è una vera cazzata!”
“Ma no, dai, non capisci! Ho la fobia! Non lo faccio
mica apposta!”
Michele gli accarezza la gamba cercando di calmarlo.
Sono già arrivati davanti allo studio medico. “Facciamo così, mentre ti buca io
ti tengo la mano e tu guardi me, solo me, non guardi l’ago, ok?”
Il visetto di Diego si illumina tutto: “Oh, lo farai
davvero? Sei così dolce” mia madre non lo
avrebbe fatto mai, mai si è sognata di propormelo... pensa felice. E,
infatti, non gli fa affatto male. Diego si fa fare le analisi senza emettere
suono. “Se avessi la caramella te la darei” lo prende in giro Francesco creando
l’ilarità di tutti i presenti. Dopo il dottore, prima di recarsi in agenzia,
passano al Verde luna per la colazione, ma qui li attende una sgradevole
sorpresa. Qualcuno ha visto Diego, sennò non si spiegherebbe che ci sono giornalisti
e la troupe del La vita in diretta,
davanti all’albergo dei Salvemini. “Cazzo!” Michele mette la retromarcia e se
ne va.
“Dove vai Michele ora? Dove andiamo?” intanto la Focus
ha imboccato la Bari-Foggia.
“Tu hai fame e anch’io, ci fermiamo in autogrill.
Pensiamo a come risolvere la faccenda a stomaco pieno. È già tanto che abbiamo
preso i documenti. Cazzo dovevamo prendere pure la valigia”
“Niente agenzia” fa Diego in un sussurro. Michele
guida nervoso e non accetta di dare strada al solito Suv che gli alza i fari.
“Che vuol dire niente agenzia?”
“Che ora mangiamo, ci rilassiamo e poi andiamo
all’aeroporto. Mi dispiace non salutare Barbara e Santina, però partiamo.
Prendiamo il primo volo disponibile per il Sudamerica”
“Diego non fare l’incosciente. Prima di tutto non
abbiamo i risultati delle anali...”
“Che ci arriveranno tra pochissimo. Il tuo amico ha
detto che ci chiamerà entro le due!”
“Ok ma ai vaccini non ci hai pensato? Quelli sono posti che magari ci vogliono
i vaccini e che ne so, tu sei debilitato, no Diego, niente Sudamerica mi
dispiace. Andiamo in un posto vicino. Tu non puoi farti tutte le ore di volo
che ci vogliono e ho paura delle malattie. Restiamo in Europa”
Diego incrocia le braccia al petto e una volta
arrivati, minaccia di non scendere. “Diego... cazzo... stai di nuovo facendo il
bambino di cinque anni!”
“No Michele, sei tu che stai rovinando il tuo ultimo
record di paranoie! Andiamo in Argentina, Buenos Aires non è la l’Africa Nera,
non servono vaccini particolari. E sono appena otto ore di volo, e non capisco
perché la depressurizzazione dovrebbe farmi stare male!”
“Va bene. Ma questo significa che dovremmo prima procurarci
delle valige e dei vestiti se non vogliamo tornare a casa. Poi c’è il problema
del costo del biglietto. Se con la carta di credito compro la roba da vestire,
staremo al verde per tutto il resto del viaggio. Mille euro basteranno? Non
credo sai?”
A quel punto Diego diventa più saggio, si umanizza.
“Hai ragione Michi, ma poi che importa dove siamo se stiamo insieme?” sorride.
“A Bari poi c’è un porto grandissimo, no? Andiamo in qualche isoletta greca. E
visto che io non posso prendere il sole ci barrichiamo in stanza”
“I soldi li useremo per fare la spesa e tu cucinerai, così ti eserciti per
quando dovrai indossare la tua bella uniforme, ok?”
“Ti amo Michele” gli schiocca un bacio sulla barba e
poi scende pimpante.
E così fanno. Impossibilitati a tornare a casa per via
dei giornalisti, dopo colazione schizzano al porto. Piazzano l’auto nel garage
a lunga sosta e senza bagagli, ma carichi dello spirito avventuroso che li
contraddistingue, prendono il traghetto delle diciannove e trenta. Dopo cena, dormono
abbracciati in una cuccetta che non è la cuccetta dell’ortica ma ha un che di
davvero romantico e infatti, con tutte le attenzione del caso, Michele cede
quasi subito alle provocazioni di Diego. Fanno l’amore dopo oltre due mesi,
dondolati dalle onde e accompagnati dal suono dei motori.
Quindici ore di
traghetto per Patrasso non preoccupano i due amanti. Nella cuccetta abbracciati
dopo il sesso, si baciano, si guardano, si scambiano anche i respiri, ansiosi
di recuperare il tempo perso in quei mesi passati lontani.
“Abbiamo fatto bene a
partire così Michi; cosa importa dove andiamo, quel che conta è che ora siamo
io e te insieme e che niente potrà più dividerci ormai. Vedrai che anch’io ce
la metterò tutta non solo per rimettermi, ma anche per crescere. Mi rendo conto
di essere infantile a volte, sai? Soprattutto rispetto a te che sei così in
gamba… ma vedrai ce la farò, con te ce la farò per forza”.
Michele sorridendo si
tira su a guardarlo, seguendo con il dito il profilo del suo viso: “Sì piccolo,
quel che conta è che stiamo insieme, e che nessuno potrà mai più dividerci è
sicuro, dovrebbero provarci!” Si china a dargli tanti bacetti sul collo, sa che
Diego soffre il solletico, e gli piace sentirlo ridere in quel modo un po’
gutturale: “E sicuro che crescerai, ma non troppo però, mi piace questo tuo
lato un po’ bambino, giocoso che hai; certo non sei simpatico quando fai le
bizze! Ma è stato bello tenerti la mano stamattina dal dottore…” a quel punto
Michele sì dà una grossa botta in fronte “Cazzo Die’, gli esami! Ci siamo
dimenticati di chiamare Francesco! Ma perché non mi ha chiamato lui? Cazzo c’è
che non va?”.
Diego lo guarda con gli
occhi dilatati dall’ansia: “Che non va? Perché che non va? Pensi che non ci
abbia chiamato perché ho qualcosa Michele e le vorrà rifare?” in ginocchio
nella cuccetta Diego è davvero spaventato ora. “Ma non può essere no? Ho solo
dimenticato di mangiare, non ho fatto niente di strano, di pericoloso, e il
sole non uccide mica, alme… Michele? Eh, Michi?”.
Michele sta frugando
nelle tasche dei bermuda alla ricerca del cellulare, e quando finalmente lo
trova, appura che non prende. Torna vicino a Diego che lo aspetta pallido e
tirato. Gli fa una pena infinita a Michele e per tirarlo un po’ su, gli mette
il braccio attorno alle spalle: “Tranquillo è solo per questo, qui non prende e
Francesco non è riuscito a chiamare. Noi abbiamo anche il cervello che non prende! Come si fa a dimenticarsi
questa cosa? E non abbiamo nemmeno le tue medicine, due imbecilli perfetti
siamo!”.
“Non possiamo chiamare
a quest’ora, sono le due ormai. Domani chiamiamo stai tranquillo e ci sono le
farmacie anche a Patrasso. Prenderemo tutto lì, ci facciamo mandare i nomi e
sistemiamo tutto” malgrado le parole di Diego, ora è Michele che si è
accigliato e, nervoso, piega il biglietto del traghetto con l’intento di farne
una barchetta.
“Su Michi, non farmi
quella faccia, è tutto a posto” gli trema la voce ma desidera rassicurarlo. Non
accetta che stia in pena per lui, dopo quanto ha già sofferto, e cerca di
mostrarsi forte.
Michele, teso, vorrebbe
replicare ma si rende conto dello sforzo che il compagno sta facendo per
mostrarsi grande, per non preoccuparlo ancora di più e tenta un sorriso: “Hai
ragione Diegone, la prima cosa che faremo domattina sarà telefonare a
Francesco, poi tappa farmacia, tappa ‘qualcosa per cambiarci’ e poi di corsa
indietro al porto che ci aspettano altre cinque ore di traghetto per Paros”.
Diego si accoccola sul
suo petto e si stringe a lui: “Che ci facciamo dei vestiti? Staremo sempre in
costume o nudi” gli bacia una spalla.
“Non tu ragazzo! Sai
che per una settimana almeno dovrai stare vestito e…” Diego lo interrompe con
un altro bacio: “Sì, lo so e poi protezione cinquanta, lo so, ma in casa non
avrò bisogno di protezione”. Intanto la bocca risale lungo la spalla, supera il
collo in scioltezza e raggiunge le labbra schiuse. Ora Diego lo bacia sempre
più appassionatamente, accarezzandolo, stringendolo più forte che può con le
braccia magre.
“Dovrai proteggerti da
me Diego, anche così magrino ho sempre voglia di scoparti! Ma adesso dormiamo
un po’ che soprattutto tu ne hai bisogno. Non pensare a niente amore, va tutto
bene adesso. Dormi, vieni qui da me e dormi” Sorridendo commosso, Diego
ubbidisce. Si va ad accoccolare tra le braccia del suo amore, appoggiando la
testa su cuscino di peli che è il suo torace. Caldo e ospitale.
Abbracciati nella
cuccetta accarezzandosi, respirandosi, tentano invano di dormire. “Non ci
riesco proprio a dormire Michele, pazienza. Dormi tu che io veglierò sul tuo
sonno!”.
“Sei proprio stupido”
Michele ride “non ci riesco nemmeno io” si volta un attimo per guardare la uno
spicchio di luna dall’oblò. “Non importa, avremo tempo anche per dormire quando
saremo sull’isola, possiamo chiacchierare un po’” gli accarezza la testa: “Mi
dici che hai combinato ai tuoi poveri capelli? Dovremo farli sistemare, li
raseremo completamente così ricresceranno meglio. Con cosa li hai tagliati, con
un machete?”.
“Spiritosone... ho
comprato quella macchinetta apposta, il primo taglio non era male sai? Ma quel
giorno che mi sono scottato, stavo così male! Cazzo bruciavo! Non sopportavo i
vestiti e nemmeno i capelli potevo più sentirmi addosso. Ho preso il rasoio e
me li sono rasati così senza nemmeno la schiuma che non la trovavo… per quello
adesso sono anche pieno di crosticine, mi ero tagliato dappertutto. Che
stronzo…” Diego scrolla la testa “se mi avessi visto Miche’, ero rosso come un
gambero, la testa che sanguinava, le labbra spaccate, sembravo un pazzo… No per
fortuna che non mi hai visto, saresti scappato come una lepre”.
Michele si sente
stringere il cuore a sentirlo raccontare quei momenti, lo immagina disperato,
sofferente e senza niente e nessuno che potesse dargli sollievo. “No che non
sarei scappato, ti avrei preso e curato e amato invece; ma ora sistemiamo
tutto, anche questa testolina, li faremo ricrescere morbidi e le mie mani
potranno ancora accarezzarli; era il mio desiderio più grande, quando ti
cercavo dappertutto, quando mi sedevo tra i trifogli a Figline, desideravo solo
passare le mani fra i tuoi bei capelli morbidi, solo quello…”.
“Ti sedevi tra i trifogli
a Figline?” Diego lo guarda con aria interrogativa e così Michele gli racconta
di quando, saputo della sua presenza all’autogrill, la sera a volte partiva con
la sua macchinetta e si faceva tutta una tirata per andare all’autogrill e piazzarsi
dove lo aveva trovato. “Mi sedevo lì e piangevo, e accarezzavo i trifogli
pensando di accarezzare te Diego. Che grosso stupido romantico vero? Che
stupido”.
Diego è tremendamente
commosso: “Grosso e romantico sì, stupido mai Michele, amore mio” la stanchezza
comincia a farsi sentire e Diego si sistema meglio tra le sue braccia
sbadigliando. “Scusa ma sono un po’ stanco” e dopo qualche minuto Michele sente
il respiro farsi regolare, tranquillo finalmente Diego si è addormentato.
Michele non ci riesce a
dormire. È seriamente preoccupato per la mancata comunicazione con il medico, e
resta lì a vegliare, lui sì, sul sonno del suo compagno. Ma in piena notte,
quando una luna brillante ancora veglia su di loro, anche l’ex camionista cede
al sonno.
“Dove diavolo…”
svegliandosi Michele non si rende subito conto di dove si trova e resta un
attimo stranito. Dopo essersi stropicciato gli occhi, dà un’occhiata a Diego al
suo fianco, incastrato sotto la copertina come se ci fossero dieci gradi sotto
zero e sorride, ma subito si ricorda il motivo per cui hanno passato svegli
metà della notte. Deve chiamare subito Francesco. Tenta di sfilare
delicatamente il braccio su cui Diego è così comodamente sistemato per non
svegliarlo, non vuole rivedere nei suoi occhi la paura di essere ammalato.
Michele vuole sentire il medico e dargli subito buone notizie, almeno così
spera ma non fa in tempo a muoversi che gli occhi del compagno si aprono fissandolo
in silenzio.
“Buongiorno Diego, alla
fine abbiamo dormito, hai visto? Mi aspetti qui mentre vado sul ponte a vedere
se si può telefonare? Sono le nove ormai. Chiamo mamma perché il numero di
Francesco non lo ricordo, ma sicuramente lei avrà già tutto stampato in testa”.
“No, vengo con te
aspettami, mi vesto” si infila velocemente maglia e bermuda e in un attimo è al
suo fianco, gli occhi seri e preoccupati
“tanto ormai mancherà poco all’arrivo” ma prima di uscire ci ripensa:
“Faccio la pipì” e s’imbuca in quella specie di bagnetto, dove Michele ha
combattuto per darsi una lavata la sera prima dopo il sesso, ma che sembra
accogliente per il lillipuziano Diego.
Dopo le abluzioni del
caso, siccome non hanno bagaglio con loro, lasciano velocemente la cabina e si
dirigono verso il ponte; prima di uscire Michele ha messo il berretto a Diego
che lo lascia fare senza lagnarsi. Ma anche in quella saggezza, legge tutta
l’inquietudine che lo tormenta.
“Dai Diego lamentati,
dammi il tormento, dimmi che ci abbiamo messo troppo, se non siamo ancora
arrivati, dimmi che hai fame, sete, sonno, che c’è troppo sole, troppa ombra,
troppa pioggia… ma togliti quell’espressione preoccupata per favore. Ecco
sembra che sia ripartito Die’!” Velocemente fa il numero della madre “suona
Die’, suona. Pronto ma’ sono io…si lo so è che… no… dimmi…va bene mamma, ora…
dimmi…” Michele rinuncia a spiegare alla madre le sue ragioni, tanto sa che
sarebbe inutile, come sempre. Diego, vicino a lui, lo guarda fisso negli occhi,
fa per prendergli una mano ma si trattiene. Michele sa che lo fa per lui, sa
che lui non è ancora del tutto pronto a mostrare al mondo il suo amore per un
altro uomo, e non si lamenta per questo. Ci fa caso a quel gesto Michele mentre
sua madre gli rimprovera di essere sparito senza dare notizie, di non aver
chiamato il medico, di non aver rispetto per Diego e per quello che ha passato,
poi finalmente ascolta quello che gli serviva sentire: “Senti ma’, fammi il
favore, mandatemi un messaggio con il nome delle medicine e delle creme di
Diego, è tutto in camera mia sul tavolino. Sì, compriamo tutto qui, vedrai che
troviamo… sì mamma te lo saluto Diego, sì un bacio va bene” finalmente chiude
la comunicazione.
“Tutto a posto Diego,
sei un po’ anemico e basso di zuccheri e minerali, ma questo lo sistemiamo con
la dieta, per il resto tutto bene. Sei un fiorellino smunto pronto per
rifiorire! Ora ci arrivano le indicazioni per le medicine e appena sbarchiamo
sistemiamo la faccenda. Adesso mi fai un sorriso per favore?”.
Immediatamente il viso
di Diego si illumina, Michele vede che si trattiene appena dal saltargli con le
braccia al collo e si chiede ancora perché debba essere così frenato, perché
non possono semplicemente lasciarsi andare, abbracciarsi, farsi abbracciare dal
suo compagno davanti a tutti. Sono
proprio un imbecille, tanti bei discorsi sulla libertà di vivere, amare, morire
come si vuole e poi? Poi mi vergogno di far vedere che sto con un uomo!
Ipocriti, ecco come si chiamano quelli come me!
“Sei sicuro di avermi detto
tutto? Mi sembri più preoccupato di prima” Diego glielo chiede guardando la
costa che si sta velocemente avvicinando.
“No, tranquillo è solo
un po’ di stanchezza; adesso prepariamoci a scendere di corsa per andare a
cercare farmacia e vestiti. Cazzo io non so una parola di greco, capiranno
l’italiano?”.
“Non preoccuparti, ci
penso io, sai che con le lingue sono un mito, non ti ricordi a Dresda?” e Diego
scoppia in una bella risata. Michele pensa che è bello sentirlo ridere, è bello
vederlo ridere, è bello stare con Diego.
Di solito non commento 2Pianeti perchè... non ci riesco. Ma stavolta sono troppo commossa e devo farlo! Devo dirlo che questi due, anzi 2, ragazzi ne han passate tante, che non vedevo l'ora che si riunissero, che sono rimasta io col fiato sospeso in attesa che le due rotte tornassero a coincidere. Adesso posso riprendere a respirare in attesa dei momenti di dolcezza che sicuramente si regaleranno. Un bacio a Giusi perchè se lo merita!
RispondiEliminaAH, ce lo meritiamo tutti... soprattutto noi 2, bacio a te!
EliminaCome mi piace questo capitolo. Michele è tanto premuroso con il suo amore, trattandolo come un cucciolo maltrattato e malatino. Diego da una parte adora questo lato di Michele ma dall'altra detesta essere un peso. Vorrebbe solo partire e non pensare a niente. Da quando sono di nuovo insieme, Michele e Diego sono persi l'uno per l'altro, come se si trovassero in una bolla dentro la quale nessuno può entrare. <3 Brave ragazze, questa storia diventa sempre più drogante
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