Disclaimer: come
sempre è tutto frutto di fantasia e non si vuole in alcun modi ledere
all’immagine dei protagonisti e insinuare qualcosa
Non mi toglierò la vita per te, non pensarlo
proprio. Magari la toglierò io a te, ti toglierò tutto, a cominciare dalla
dignità.
La versione dei
fatti che Diego spiattellò, accontentò i famigliari. Padre, madre e nonnina erano
quasi morti di paura, ma non avevano chiamato la polizia, e nemmeno gli
ospedali. Ma i pensieri erano stati brutti. “Sta venendo qui Tatiana. Era così
in pensiero!”
“Ma cazzo papà,
pure lei! No, Cristo, perché svegliarla per venire qui” il giovanotto oscillò
la testa. Doveva pure farsi cambiare turno. Era già troppo tardi per quello
della mattina. “L’avete chiamata? Le avete detto che sto bene, che sono
tornato”
“Ma tanto sarà
già uscita” infatti, pochi minuti dopo il citofono suonò.
Quando se la
trovò davanti, per la primissima volta Diego si sentì un fedifrago. Non gli era
mai successo prima e questo lo disordinò. Di fronte a lei si sentì nudo.
Tatiana lo fissò sbigottita come se lo vedesse con occhi diversi e, in un certo
senso, c’era un uomo diverso di fronte a lei. Una persona che non conosceva, o
forse non conosceva più. Non era solo l’aspetto trasandato, l’odore non proprio
di lavanda e gelsomino e gli occhi pesti. Per la prima volta Diego mostrava
quell’alone di maledetto, esibiva il ragazzaccio che coabitava con il bravo
ragazzo. E per la prima volta Diego si ribellò, non gli andava proprio di
ripetere le stesse cose che aveva detto ai genitori, che aveva formulato
nell’auto parlando da solo. “Tatiana, che cazzo ci fai qui a quest’ora! Sono
vivo, no? Ho avuto una nottataccia, e allora? Dai che ti riporto a casa” la
riaccompagnò da basso. Lei era venuta con l’auto dei suoi genitori, non ne
aveva una sua. All’università ci andava con i mezzi. Pur essendo patentata
aveva il terrore di guidare. Ma quella mattina, per Diego, per il suo grande
amore, aveva messo da parte le paure e aveva guidato. Anche se per pochi
isolati.
“Sei uno stronzo!
Io sono quasi morta di paura per te e tu mi tratti come un pedicello da
schiacciare!”
“Perché mi dai
fastidio! Perché non ha senso che tu stia qui. Sto bene, ok? Ti chiamo io
dai...” cercò di essere più gentile, ma lei oramai era fuori di sé. Diego non l’aveva
mai vista così e comprese di averla fatta grossa. Ecco che la famosa
trasformazione che temeva di subire, se fosse avanzato troppo nella
perversione, se avesse accettato la malattia anziché scacciarla, si stava
attuando. Si stava convertendo in quel qualcun’altro, e tutto per colpa o
merito di Michele.
“Mi avevi detto che dovevi tornare a casa perché oggi facevi la mattina, che
avevi sonno e non ti sentivi bene, ricordi?”
“Dovevo lavorare
infatti, è stata una cosa da niente. Ho incontrato un amico mentre tornavo,
proprio qui sotto, uno che non conosci e ci ho bevuto e ho esagerato, ok?”
“Ma cos’è questa
cosa ora che bevi? Diego mi fai paura” piagnucolò e lui l’abbracciò per
consolarla. Ma fu molto freddo come abbraccio. “Non sono un alcolizzato, ti prometto
che ora ci sto attento, ok? Ora salgo a chiamare Ettore. Spero di trovare
qualcuno per cambiare turno”
“Mi ami ancora?”
lei lo spiazzò. E lui fu costretto a mentirle. Non l’amava da immemore tempo,
se mai l’aveva amata. Improvvisamente non capì più perché tutte quelle
reticenze. Prima di Michele pensava addirittura di sposarla. E poi l’indomani
era pure il suo compleanno. Lei glielo ricordò con un sorriso tra le lacrime.
“Dimentichiamoci questa notte Diego” Io
non ci riuscirò mai, e nemmeno lo vorrei. Una volta che Tatiana fu nella
macchina e poi verso la propria casa, Diego restò ben cinque minuti a scalciare
sassi e ruminare imprecazioni. Stava facendo naufragare la sua storia d’amore
con lei per una... scopata? Non era certo solo quello, lo sapeva, non poteva
mentire. Si era innamorato di Michele, ma l’amore gli avrebbe portato solo
guai, sicuro. E lui non mi ama, figurati
se mi ama, magari un po’ gli piaccio, questo sì. Istintivamente si
accarezzò le labbra proprio dove pochi minuti prima Michele aveva appoggiato le
sue. La memoria delle emozioni gli fece riprovare quel brivido, quel leggero
pizzicore del pizzetto e chiusi gli occhi tornò a sentirsi bene, come tra le
braccia di Michele. Avrebbe avuto tempo per riflettere sulla cazzata di essersi
addormentato da lui, di aver passato la notte con lui e poi di aver litigato
con Tatiana, aver spaventato i genitori e sua nonna. Ma non ora. Adesso voleva
solo ripensare a Michele, a quello che era successo fino a pochi attimi prima.
Diego risalì a casa
e dopo essersi sincerato che i famigliari fossero di nuovo tranquilli, chiamò
Ettore e poi si barricò in camera con l’intenzione di dormire. Ovviamente non
dormì e pensò tutto il tempo al suo amante. Non riusciva a smettere di rivedere
in uno schermo immaginario il film della notte d’amore con Michele. Al lavoro si
diede per malato. Provò a dormire ma per quasi un’ora guardò il soffitto con
gli occhi sognanti e alla fine si alzò per disegnare. Fece schizzi di gatti
giocosi, disegnò ponti sotto i quali passavano fiumi e sopra arcobaleni, poi
disegnò la bicicletta di Michele con lui sopra che schizzava via sotto un ponte.
Alla fine si addormentò sul tavolo da lavoro, sfinito. Lo svegliò la fame. Dopo
aver pranzato all’ora della merenda, sua nonna lo avvicinò per coccolarlo un
po’, il suo nipotino preferito! Ma non era solo per chiedergli se c’era
qualcosa che non andava. Gli diede il suo regalo di compleanno in anticipo: una
busta con cinquecento mila lire in contanti. Con il labbro tremante Diego la
ringraziò e abbracciandola le confermò che andava tutto bene. Se avesse potuto
ammettere che era innamorato! Ma non poteva certo turbare l’armonia
dell’anziana, per quanto in gamba e ancora in salute, non avrebbe mai
compreso.
Tatiana si andò
a sfogare con Paola, la quale restò in silenzio tutto il tempo ad ascoltarla.
Quel pomeriggio così strano, sedute al tavolo di un bar all’aperto,
con il tè e un piattino di pasticcini secchi, le due amiche non si
differenziavano di molto dal resto dei clienti. Ragazze che si sfogano, che
chiacchierano, che decidono cosa farne del resto del giorno o della loro vita.
Anche Paola era abbastanza in crisi con il suo attuale ragazzo e fu ben felice di
dividere le sue disgrazie con l’amica. Ma Tatiana lo sapeva, a Paola piaceva
avere il ragazzo solo per poter dire che stavano attraversando un periodo di
crisi. Ovviamente finta la crisi cercava un altro povero cristo sul quale
sfogare le sue mancanze. Non era carina come Tatiana, anche se molto più alta
di lei. Ossuta e quasi priva di seno ma con quel certo carisma che faceva
capitolare gli uomini ai suoi piedi come i birilli del biliardo. Tatiana le
invidiava quell’abilità, lei che dell’amore aveva conosciuto solo un bel
ragazzo con un nome di cinque lettere, e un giorno della sua adolescenza aveva
deciso che sarebbe stato il primo e anche l’ultimo. Paola non si schermì più di
tanto, solo le sembrava strano che Diego, proprio Diego, avesse dei segreti con
lei.
“Invece si Pa’,
ogni tanto si estranea, ogni tanto fa cose che non mi racconta, vede gente che
non conosco, lo so, lo sento” proseguì torturandosi un capello dietro
l’orecchio. Non ne vennero a capo quel giorno, ma Paola, dopo averle riassunto
i propri guai, le promise solidarietà assoluta.
Prima di recarsi
all’Havana, Michele fece il bucato, pensando inconsciamente che se avesse tolto
tutte le tracce di DNA di Diego dalla sua stanza - appartamento, forse si
sarebbe sentito meno vulnerabile a ciò che gli stava accadendo. Si stava
andando a cacciare nella fossa, si stava fottendo con le proprie mani, si
trovava ad un passo da baratro. Aveva formulato mentalmente tutte le retoriche
di chi teme di essere irrimediabilmente e
fottutamente innamorato. Ma anche quando le finestre furono tutte aperte e
le lenzuola fresche di bucato, l’odore della passione, il sapore dell’amore in
bocca, le immagine bellissime di loro due intenti amarsi per una buona parte
della notte, non volarono fuori all’aria insieme ai cadaveri degli acari e i
loro escrementi, ma restarono a soffocarlo di bellezza e di speranza per tutto
il resto del giorno. L’amore, l’incontro di anime, anime che pensano di aver
trovato finalmente la propria metà, qualcuno con cui condividere ogni cosa,
aveva già toccato Michele. Michele era stato non solo toccato dall’amore, era
stato anche bruciato dall’amore. Le ustioni non erano ancora guarite però. E
non serviva cambiare sesso al colpevole o età, o colore dei capelli. Non ci
sarebbe stata differenza tra la sua ex e Diego quando si sarebbero distrutti a
vicenda. Quando tutto sarebbe finito e attorno loro solo macerie. Se non altro
era un amore sterile, non c’era il pericolo che qualcuno restasse incinto,
proprio come con la Manu... Poteva essere un bel trip amare un uomo per un po’.
Gli passerà, mi passerà, passa sempre. Michele
aveva letto che l’amore, anche il più grande, si esaurisce in tre anni. Ora ne
aveva trentasei, quasi trentasette. Si ricordò che Diego gli aveva detto che
l’indomani, martedì, sarebbe stato il suo compleanno. Nel tardo pomeriggio, per
non rischiare di trovare i negozi chiusi, mise il solito cartello TORNO SUBITO.
Gli era pure sfiorata l’idea di prendergli qualcosa di suo, al pornoshop, ma
per quanto una soluzione del genere risultasse comoda e anche apprezzabile con un
po’ di ironia (forse Diego lo avrebbe trovato divertente) Michele decise che
sarebbe stato di cattivo gusto. Dopotutto si conoscevano da troppo poco tempo
per osare una confidenza simile. E l’idea di legarlo, anche se lo stuzzicava e
tanto sarebbe piaciuto anche e lui, lo sapeva, non faceva parte dei progetti a
breve termine, e le manette dell’amore restarono al loro posto. Si recò invece
dall’ottico poche serrande più avanti e dopo una rapida scorsa, scelse un paio
di occhiali da sole con le lenti rotonde e blu. Erano abbastanza buffi ma
avevano di bello che, pur scuri, lasciavano vedere gli occhi. E i tuoi occhi belli non si possono coprire
dietro a lenti a specchio, sorrise a sé mentre spiegava alla commessa che
era il primo regalo che faceva alla persona che amava.
“Tranquillo,
questa è una linea unisex”.
“Spero non siano
troppo femminili” sottolineò spontaneo, e non per il gusto di scandalizzare. Ma
la ragazza non fece ulteriori commenti e restituì il pacchetto e il resto di
diciannove mila lire.
Diego chiamò
Michele all’Havana. Gli rispose al terzo squillo. “Ci speravo Die’, ma sai che
non ho fatto altro che pensarti oggi?”
Diego vibrò,
sentiva che era sincero: “Io lo stesso Michi, non ho fatto altro che pensare a
stanotte. È stato... no vai, lasciamo stare” ridacchiò.
“Oh se è
stato... ma dove vai stasera? Che fai? E i tuoi? Hanno chiamato la forestale e
gli artificieri? E la tua ragazza? Devi raccontarmi” ma Michele era sicuro che
non fosse successo niente. In caso contrario Diego lo avrebbe chiamato prima.
Anche solo per sfogarsi. Raccontò per sommi capi tutto; era così bello flirtare
che continuarono a lungo a fare battutine sulla notte insieme, complici.
“Ti ho fatto un
regalo, dunque domani ci dobbiamo vedere”
Dura la vita del
fedifrago, pensò Diego in quel momento. I suoi avrebbero fatto una cena a casa
con amici e parenti per festeggiare il suo ventisettesimo compleanno, e tutto
sarebbe stato più o meno come gli altri anni. “Domani devo lavorare per forza,
almeno fino alle tre. Potrei passare dopo da te, al negozio”
“Se non passi
vengo sotto casa tua e mi metto ad ululare -tanti auguri a te-, sei avvisato”
A Diego scappò
un sorriso estatico, come se non ci fosse al mondo cosa che gli avrebbe fatto
più piacere di quella e gli sfuggì: “Sei
un amore Michi, sei un amore. Ti amo” era così difficile da dire? Sì, ma per
lui no. Non lo era stato, perché tenerselo dentro era difficile. Tenersi tutto
quell’amore dentro per lui era impossibile.
“Bello che mi
ami, sembra così, cioè è così...
morbido, no? In verità non so cosa dire...” Michele poteva dire ti amo anch’io senza mentire o forzare,
e quella certezza lo destabilizzò. Tornarono i pensieri della mattina ad
affliggerlo. L’amore dura tre anni, al massimo tre anni. Presto sarebbe
passata... e entrambi avrebbero sofferto.
Diego è ormai giunto ad un bivio. Deve scegliere che via prendere perchè al contrario degli amanti che ha avuto in passato, questa volta è innamorato e continuare a mentire gli costa. Si rende anche conto che prima di conoscere Michele forse non è mai stato innamorato. Mentre il nostro bel riccio pensa che questo suo stato passerà con il tempo, che è un sentimento passeggero quello che prova per Diego. Non si rende conto che il piccolo masochista gli è ormai entrato dentro tanto da non voler più fare a meno di lui. Spero solo che si renda presto conto che è amore e non qualcosa di passeggero e fisico.
...di come l'amore può rovinarci la vita... O comunque, se non proprio rovinarcela, sicuramente complicarcela. Nonostante fossero vite inquiete quelle di Diego e Michele, vi si erano comunque adagiati bene, come in un gomitolo aggrovigliato sì, ma morbido, che li proteggeva bene o male dalle scosse. Ora Diego vorrebbe uscirne ma non sa come; Michele no che non vuole uscirne, conosce il freddo di fuori e non vuole provarlo più. Dovranno trovare il coraggio di costruire insieme un nido che li accolga.
a forza di raggomitolarsi sono diventati come quei maglioni che si lasciano negli scatoloni, convinti che quando arriverà il freddo serviranno, ma poi il freddo arriva e ti ricordi di loro a primavera. Sì, forse sarebbe ora che uscissero dal cassetto ;)
Questo blog è nato per tutti quelli che amano la coppia Caparezza/Diego Perrone (altresì detta Diegorezza) in odor di slash (slash fanfiction) e per coloro che amano Diego Perrone e il mitico Michele Salvemini come artisti, con un occhio speciale e fantasioso sugli altri musicisti che più o meno ruotano (o hanno ruotato) intorno a questa coppia. Welcome.
ATTENZIONE: tutte le fanfiction presenti nel sito che citano Diego Perrone e Michele Salvemini (Caparezza)e altri personaggi reali, sono da considerare sempre e tassativamente frutto della fantasia e del talento dell'autore. Non c'è niente di reale né è a scopo di lucro. In caso contrario, qualora si racconti un avvenimento "reale" non sarà una fanfction e verrà ben specificato.
Se non vi piace lo slash non leggetelo
Sublimando sul palco................................................................................................................................
-Durante fuori dal tunnel, alla frase: “Mi sento stretto come quando inchiappetto un topolino” (al posto di puffo, per adeguare alla scenetta) mimato un atto omosessuale, nella fattispecie CaparezzaVSDiego.
-Durante Bonobo Power, vengono imitati coiti e Diego, dopo aver tentato Capa al sesso bonobo, si consola prima con il tastierista poi con una banana.
-Durante una nuova versione di Fuori dal tunnel, Caparezza imita un nuovo coito omosex con uno stura lavandini sempre ai danni di Diego.
-Durante il dito medio di galileo, Diego presta il fianco alla famosa frase: “Temono il dito di Galileo tra le chiappe” mettendosi in posa per farsi infilare metaforicamente il dito medio tra le chiappe da Caparezza.
-Durante una delle tante versioni di Abiura di me, Diego dice: “Ti posso cliccare?” e dopo averlo toccato con la freccetta, arriva con un finto dito (tipo sempre mouse del pc) e lo sbatte sui genitali di Capa.
-In un'altra di Abiura, Caparezza impugna il pacman e "mima" di mordere qualcosa che pende dal corpo di Diego, indovina un po' cosa...
-Ancora Abiura di me, Diego fa la principessa del videogioco di Super Mario che amoreggia con Tetris, interpretato da Caparezza.
-Durante Kevin Spacey, Diego Harry Potter, sbatte la bacchetta magica verso il sesso per evocare un sortilegio contro la prostata di Caparezza.
-Durante stango e sbronzo Caparezza prende di petto le dimensioni della scimmietta di Remy (interpretata da Diego) e definisce le dimensioni del suo pene siffrediane.
-Prima di Auditel's family, per parlare del decadimento dei rapporti amorosi, Caparezza imita una telefonata ad una linea erotica e Diego interpreta una centralista hard con tanto di parrucca e movenze.
-Nel live de La fine di gaia, Caparezza spinge nel sedere di Diego la lancia, gesto però non legato ad una scenetta o altro. Così...
-In The auditel family, alla fine Caparezza svende tutto, persino una notte d'amore con Diego. Ma poi si pente e cerca il suo perdono tirandogli un bacio subito ricambiato
Diego è ormai giunto ad un bivio. Deve scegliere che via prendere perchè al contrario degli amanti che ha avuto in passato, questa volta è innamorato e continuare a mentire gli costa. Si rende anche conto che prima di conoscere Michele forse non è mai stato innamorato. Mentre il nostro bel riccio pensa che questo suo stato passerà con il tempo, che è un sentimento passeggero quello che prova per Diego. Non si rende conto che il piccolo masochista gli è ormai entrato dentro tanto da non voler più fare a meno di lui. Spero solo che si renda presto conto che è amore e non qualcosa di passeggero e fisico.
RispondiEliminaIl bivio....
Elimina...di come l'amore può rovinarci la vita...
RispondiEliminaO comunque, se non proprio rovinarcela, sicuramente complicarcela. Nonostante fossero vite inquiete quelle di Diego e Michele, vi si erano comunque adagiati bene, come in un gomitolo aggrovigliato sì, ma morbido, che li proteggeva bene o male dalle scosse.
Ora Diego vorrebbe uscirne ma non sa come; Michele no che non vuole uscirne, conosce il freddo di fuori e non vuole provarlo più.
Dovranno trovare il coraggio di costruire insieme un nido che li accolga.
a forza di raggomitolarsi sono diventati come quei maglioni che si lasciano negli scatoloni, convinti che quando arriverà il freddo serviranno, ma poi il freddo arriva e ti ricordi di loro a primavera. Sì, forse sarebbe ora che uscissero dal cassetto ;)
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