Titolo: Amo il pericolo, vista Carroponte
Parring: Diego/Caparezza
Genere: real person slash
Warning: NC 17
Disclaimer: come sempre è tutto frutto di fantasia, e come sempre niente è fatto a scopo di lucro
Il concerto è appena
finito e Michele e i ragazzi della band sono riuniti nel backstage in attesa di
andare nei camerini a darsi una rinfrescata e poi filare a mangiare un boccone.
Il pubblico fuori sta ancora chiamando a gran voce Caparezza.
“Una volta potresti
anche fare un’improvvisata e uscire per un secondo bis Michi: sai come li
faresti felici?” Diego appollaiato su uno sgabello si sventola con un
cappellino guardando l’amico.
“Penso di averli fatti
abbastanza felici stasera. Almeno una parte di loro dovrebbe essere
soddisfatta” Michele è distratto e guarda appena la sua seconda voce.
Diego sembra seccato e
lancia il cappellino sul tavolo, ma sbaglia mira e cade a terra. Borbottando a
mezza voce si alza dallo sgabello e lo raccoglie, provocando l’ilarità del
resto della band.
“Sempre così precisino
il nostro Diegone” Gaetano lo guarda ma lo vede serio e non insiste, sa che quando Diego è così va lasciato in
pace. Magari pensa di aver sbagliato qualcosa, o di non essere riuscito a dare
il meglio in una performance. E’ fatto così, un vero professionista e se la
prende molto con sé stesso se qualcosa non va come vuole lui.
“Ragazzi esco a
salutare. Voi andate pure avanti se volete, ci vediamo al ristorante; prevedo
che stasera sarà una cosa lunga, avete visto quanta gente c’è qua fuori?”
Michele si stupisce ancora quando vede tutte quelle persone che stanno lì
pazienti in fila solo per salutarlo o avere una foto con lui.
“Diego perché non…” si
gira ma il compagno non c’è più. “Ma dov’è finito? Ha detto qualcosa? Io non ho
sentito e nemmeno l’ho visto uscire”.
Gli altri scuotono la
testa guardandosi dubbiosi: Diego a volte è come un gatto, silenzioso e
guardingo, e come un gatto riesce a muoversi.
“Vado. Se torna
portatelo con voi, avrà una fame da lupo, oggi non ha nemmeno mangiato perché
aveva il mal di testa, quelle sue emicranie devastanti. Spero che non gli sia
tornata” Michele se ne va con aria preoccupata, e gli altri si avviano verso i
camerini, ma anche lì di Diego nemmeno l’ombra.
Diego è un po’ una
mascotte per il gruppo: simpatico, sempre pronto allo scherzo, molto ironico è
il compagno di viaggio ideale, ma il suo fisico minuto anche se tornito, il suo
perenne pallore e l’espressione dolce del viso fanno sì che tutti cerchino in qualche
modo di proteggerlo.
Gaetano lo chiama al
cellulare, ma lo trova spento: “Cosa dite? Andiamo o lo cerchiamo?”. Lui è
quello che si preoccupa sempre un po’ di più
per Diego, lo vede più fragile rispetto a loro.
“Io direi di andare.
Probabilmente si è isolato un attimo, lo sai che a volte lo fa. Ci raggiungerà
con Michele” Giovanni sì è già lavato e cambiato ed è pronto per partire.
Un ultimo conciliabolo
e la decisione è presa. Lasciano Diego alle cure di Michele e raggiungono il
ristorante, visto che il livello della fame è piuttosto alto.
Michele li vede andare
e nota che Diego non è con loro, e la sua preoccupazione aumenta. Dov’è finito
quel ragazzo? Lo sa che vuole essere avvisato quando si allontana. E’ già
capitato altre volte che si isoli, ma di solito non capita alla fine di un
concerto, quando l’adrenalina è alle stelle e se ne stanno tutti insieme a
ridere e a raccontarsi.
L’istinto lo farebbe
andare di corsa a cercarlo: forse si è offeso. Forse lui si è sbagliato, Diego
non voleva che lui desse quella notizia in pasto ai fan. Insomma notizia. Un
segnale più che altro. Eppure era convinto che ne sarebbe stato felice. E’
sicuro di aver visto i suoi occhi luccicare quando ha detto “Compagno di mille
avventure…a volte persino nello stesso letto” l’aveva già detto anche a Torino,
dove avrebbe anche potuto esserne più intimidito, essendo praticamente in casa
sua. Non sa perché si è messo in testa questa cosa, che Diego non voglia più
che lui lo dica. Intanto continua a sorridere ai fan e a firmare autografi.
Diego in quel momento
si trova rannicchiato su una panchina, nell’angolo più remoto del parco. E’
buio e isolato lì, nessuno lo può vedere. La pioggerella ha smesso di cadere, e
si è rinfrescato parecchio rispetto all’inizio della serata dove il caldo
l’aveva tramortito.
Si guarda intorno e
guarda in lontananza l’apparato del Carroponte. E’ un bel posto con un sacco di
spazi, dalla cucina alla pizzeria, allo spazio per i bambini. E poi la vasta
area per i concerti. Per non parlare del parco vero e proprio. Proprio bello.
Da lì riesce a vedere Michele attorniato dai suoi fan, e sorride.
Poi torna serio e
pensieroso. Torna con la mente a quando Michele ha ripetuto sul palco “compagno
di letto”. Quando l’ha detto per la prima volta lui ne era stato felice, era
come rivelare al mondo, o meglio ai fan, che sono comunque il loro piccolo
mondo, il vero rapporto che c’è fra loro, che non è fatto soltanto da due colleghi che sono
diventati anche amici. Ma ora non sa più se esserne contento, non sa se Michele
l’ha fatto solo per lui, per farlo contento, o se anche per sé stesso.
Sono troppo paranoico pensa Diego. Però non ne hanno parlato di
questa cosa, nemmeno dopo Torino.
A Diego viene da
piangere e si maledice per questa sensibilità che a volte lo infastidisce, e
che gli ha causato anche tanti problemi: un uomo non dovrebbe mai piangere no?
E lui invece sempre a commuoversi.
China la testa sulle
ginocchia incrociandovi sopra le braccia e rimane lì a pensare se parlarne a
Michele anche a rischio di sembrare paranoico o se tacere e tenersi dentro
anche questo. Lui è abituato a tenersi dentro le tristezze, anche se con Michi
si è aperto tanto. Tanti pensano a lui soltanto come a quel piccoletto sempre
attivo e divertente, non tutti conoscono questo suo lato sensibile, solo
Michele se n’è accorto al primo incontro. Ma
Michele è speciale.
Caparezza finalmente ha
salutato anche l’ultimo dei suoi fan e può tornare ad essere Michele Salvemini,
quel Michele che da un’ora si sta preoccupando per il suo amico. Una rapida
occhiata ai camerini gli rivela quello che sapeva già, Diego non è qui. Lui,
sia che voglia stare da solo a pensare, a creare, o sia perché ha qualche
problema, cerca sempre dei luoghi isolati e possibilmente immersi nella natura.
Esce e marcia dritto
verso il parco, sa che lo troverà seduto sotto qualche albero. Quello che non
sa è cosa questa volta abbia scatenato la sua emotività esasperata.
Gira per qualche minuto
a vuoto, poi nota una sagoma sulla panchina: eccolo lì rannicchiato su sé
stesso. La posizione che assume sempre quando è intimidito o quando si sente
solo.
Gli si avvicina da
dietro e lo abbraccia all’improvviso. Diego alza di colpo la testa spaventato,
ma si rilassa subito.
“Ti ho spaventato
Diegone? Mi spiace, ma tu hai spaventato me scomparendo così senza fiatare”
Michele gira attorno alla panchina e va a sedersi da parte a lui.
“Ti ho riconosciuto
subito dall’odore”. Diego lo dice ridendo e Michele finge di arrabbiarsi “Stai
dicendo che puzzo? Ma ti sei sentito tu?”. Poi circondandogli le spalle
avvicina la testa alla sua “Che c’è stavolta Diego? E non dirmi che non c’è niente,
non stiamo lì a girarci attorno che tanto sai che ti conosco quanto conosco me
stesso”.
Un sospiro poi Diego
appoggia la testa alla spalla dell’amico: “Sono un bel peso vero? Sempre in
para per qualcosa. Va bene, è per quello che hai detto nei saluti. Che siamo
compagni di letto. Ecco, io ne sono stato contento a Torino come qui stasera,
ma poi ho pensato che magari tu lo avevi fatto solo per me, per farmi contento,
che magari tu avresti preferito rimanere nell’anonimato, ecco. Insomma mi sono
sentito in colpa per averti magari fatto pesare qualcosa, non so”.
Anche Michele sospira
tenendosi stretto Diego, e con la testa appoggiata alla sua inizia a parlare:
“Diego, sei di un complicato che se non fossi il mio migliore amico ti giuro,
non so cosa ti farei. Secondo la tua testa io farei questo solo per te? E’ vero
che ti voglio bene, ma mi conosci, sai che quando faccio qualcosa la pondero
per bene. Per farti piacere potrei accompagnarti sulla neve anche se non ne ho
voglia, o mangiare il tuo pollo al curry quando vorrei un bel piatto di
orecchiette, ma non direi mai a migliaia di fan questa è la persona cui voglio
bene, con cui sono amico per la pelle, con cui divido giornate intere a
chiacchierare, a creare, a disfare e a rifare, con cui divido anche il letto.
Ma ti pare? L’ho detto per noi, per tutti e due, perché mi sembrava carino che
quello che secondo noi i fan già sospettavano uscisse. Diego io ti voglio bene
e tu mi vuoi bene, siamo amici come ce ne sono pochi nella vita e scopiamo pure
quando ci va: mi faceva piacere che i fan lo sapessero. Ti basta? Vuoi altre spiegazioni o sei
tranquillo ora?”.
“Sono tranquillo Michi.
Scusami. A volte mi prende così e non posso farci niente” Diego pianta i suoi
occhi nocciola così dolci negli occhi di Michele che sorride e gli accarezza i
capelli sconvolti.
“Come stai Diegone?
Passato il mal di testa vero? E passata anche l’ansia, ora possiamo andare a
mangiare qualcosa, gli altri ci aspettano”.
“Li lasciamo aspettare
ancora un po’” e Diego decisamente cattura la bocca di Michele con la sua e lo
inchioda alla panchina sedendoglisi in braccio. Per un po’ si baciano
dolcemente, ma poi le mani di Diego si infilano sotto la maglia di Michele
provocandogli dei brividi che niente hanno a che vedere con il fresco della
notte.
Staccandosi da lui
Michele prende fiato e cerca di fermargli le mani: “Diego dai che dobbiamo
andare; se vai avanti così non potremo più fermarci e lo sai”.
“E tu vorresti
fermarti? Davvero Michi?” sollevandogli la maglietta gli riempie il petto di
baci e carezze indugiando sui capezzoli.
Dopo un altro misero
tentativo di resistenza Michele dà un’occhiata intorno e vede che sono immersi
nel buio più buio che c’è: al diavolo
pensa e acchiappando Diego per le spalle lo corica sulla panchina stendendosi
su di lui e cominciando a tempestarlo a sua volta di baci sul petto, sulla
pancia, e anche più giù. Gli apre i calzoni nonostante le proteste questa volta
arrivino da Diego.
“Michele piantala… o cazzo piantala subito” ma le sue proteste finiscono
in un gemito quando Michele con un colpo di mano gli abbassa i boxer e si
impossessa del suo membro accarezzandolo e baciandolo voluttuosamente. Diego è
senza fiato e non può far altro che infilare le mani tra i riccioli neri
dell’amico, senza parole. Quando sente che è ad un passo dall’estasi si sottrae
alla bocca di Michele e in ginocchio davanti a lui gli ricambia il piacere: la lingua scivola lungo l'erezione perfettamente lucida e
guizzante di Michele, Diego vi indugia,
sa che gli piace, gli piace molto.
“Diego stiamo
rischiando l’arresto, tu lo sai vero?” le parole escono a malapena dalla bocca
di Michele.
Abbandonando solo per
un attimo il gioco Diego risponde “Speriamo che ci lascino in cella insieme
amico mio, non voglio stare un solo minuto lontano da te” e riprende subito a
baciare, a succhiare, facendo impazzire Michele che a un certo punto gli prende
la testa allontanandolo: “Diego vieni qui, vieni qui dai” lo stende ancora
sulla panchina e gli si butta sopra baciandolo, mordendogli le labbra e
strusciandosi contro di lui, sesso contro sesso, finchè dopo poco tutti e due
vedono le stelle nonostante il cielo nuvoloso.
Qualche minuto per
riprendersi e poi tutti e due scoppiano a ridere rimettendosi seduti, rimanendo
abbracciati a baciarsi, accarezzarsi ancora per un po’. Alla fine si
ricompongono come possono, continuando a ridacchiare complici come sempre.
“Come cazzo facciamo
adesso Michi? Andiamo al ristorante conciati così?”.
Michele lo guarda con
espressione buffa “vediamo se sono ancora aperti i camerini, altrimenti
prendiamo un taxi e ci facciamo portare all’hotel, ordiniamo una bella cena in
camera e finiamo il discorsino che abbiamo iniziato sulla panchina”.
Diego lo guarda
sornione “speriamo che siano chiusi allora”.
Anche Michele lo guarda
“speriamo!” e scoppiando di nuovo a ridere si abbracciano incamminandosi verso
l’uscita del parco, mentre Michele tira fuori il cellulare e compone il numero
dei taxi…
C'è elettricità in giro. L'ho letta con il cuore in gola. A volte un fraintendimento può rovinare anche un rapporto più solido, più profondo, ma per fortuna si sono chiariti subito. Diego si è liberato di quel peso che l'opprimeva e tutto si è risolto nel migliore dei modi. Bellissima. Grazie per questi regali.
RispondiEliminaSono dolci, tanto dolci e complici, entrambi a modo loro, uno con le pare l'altro con la saggezza. Sempre bello leggere il punto di vista di qualcuno che è stato al Carroponte cara, perché di Roma ne abbiamo parlato un po' di più. Prima o poi ci andiamo insieme, spero!
EliminaMagari! Potrebbero regalarci un concerto, anche senza l'album nuovo, così, un regalo per i fan... Così ci andremmo insieme...
RispondiEliminaSarebbe stupendo condividere questa esperienza. Speriamo ci regalino presto un live.
RispondiElimina