Diego impegnato su 2 fronti (3)
mercoledì 26 dicembre 2012
2 Pianeti, quarta parte (3)
Sottotitoli: Diego impegnato su 2 fronti (3)
Autori: Annina e Giusipoo
Pairing: Diego Perrone/Michele Salvemini
Genere: AU/Commedia/Romantico/Introspettivo
Rating: PG, slash,
Disclaimer: come
sempre è tutto frutto di fantasia. I personaggi sono originali, abbiamo
preso in prestito i nomi per ispirazione artistica e non per insinuare
qualcosa! Diego impegnato su 2 fronti (3)
Quando Giuseppe Salvemini e sua
moglie Santina hanno ricevuto la strana telefonata di Diego, il loro nuovo
genero, la new entry in famiglia, sono rimasti a dir poco perplessi. Ecco che
il torinese si va a infilare in quel periodo così duro. Particolare e duro.
Particolarmente duro, anzi. Santina è più disperata per il marito che per se
stessa, per l’idea di rimanere senza uno stipendio. Da donna pratica com’è ha
già risolto tutto. Andranno avanti per bel po’ col TFR, pensa. E poi... e poi
c’è l’appartamento di Michele. Lui non c’è mai, si può affittare e Michele può
tornare a stare da loro. Anche con Diego, tanto la stanza è grande. Se rompono
il muro che divide le camerette dei loro figli, ci scappa su una signora camera
da letto, si dice. Ma quando Giuseppe sente parlare così la moglie, di
infilarsi in casa il figlio con l’amante maschio, si angustia sempre più. “Ma
che dici Santina! Che vai farneticando! In quell’appartamento Michele ha tutte
le sue collezioni di fumetti, di modellini. È fissato, li tiene come reliquie.
E poi troverò qualcos’altro se mi licenziano. Sempre se mi licenziano” lui
vorrebbe fingersi ottimista ma Santina sa che quel bastardo di fratello vuole
infilarci i parenti della moglie all’Hotel, vuole svecchiare. La realtà è che
vuole mettere i Salvemini in mezzo alla strada, lei lo sa. Santina si sente in
colpa. Sa da dove proviene tutto quell’odio. Forse lui ha percepito che lei era
la cocca di papà e quando pensa ai suoi ricordi d’infanzia, rammenta sempre una
fortissima rivalità tra loro. Ricorda l’amore che suo padre nutriva per lei, la
sua prediletta. “Non gli è mai andato giù, come se era colpa mia se papà non
teneva occhi che per me” piagnucola durante la solita riunione di famiglia, con
Barbara che le tiene la mano e la incita a farla finita con questi ricordi
stantii che non fanno bene a nessuno. In quell’atmosfera tetra, s’incunea la
telefonata di Diego. Opportuna come una risata durante un funerale, e come una
risata a un funerale alleggerisce, placa. “Dice che riguarda un investimento
per il Verde Luna, non so di più” fa sapere Santina al marito, il quale si
tocca il pizzetto pensando che, in effetti, Diego è ricco. Che avrà in mente? Che
se lo compra lui il Verde Luna? Una vocina così, un presagio, o una speranza?
Fatto sta che quella mattina, dopo un’oretta di volo, Diego, questa volta più
leggero nel giubbino di tela d’un bel blu elettrico, e uno scarponcino Hogan su
tinta, s’incammina verso il taxi. Fuori dall’aeroporto fa un grosso respiro,
gli arriva l’odore del mare. È a Bari, e anche se l’unico motivo per il quale
si è affezionato tanto a quei posti è altrove, si sente felice. I dubbi su ciò
che sta facendo, li ha infilati tutti in una scatoletta dove pensa non faranno
male, e non vuole nemmeno sentirne parlare. Poi si rammenta tutto quello che
l’avvocato gli ha detto di fare, come uno studente prima di un esame ripassa a
mente. Seduto nel taxi indica l’indirizzo allo sconosciuto, piombato su quella
storia involontariamente e dopo mezz’ora eccolo davanti casa di Michele. Ulisse
gli viene incontro compiendo grossi salti. “Amore di papà!” Diego gli
s’inginocchia pronto a farsi lavare la faccia. Subito dopo arriva pure Santina:
“Vieni qua!” con l’irruenza degna del cane, gli salta addosso pure lei; l’unica
differenza è che non gli lecca la faccia. “Giuseppe dovrebbe tornare all’una.
Sarai uno straccio ragazzo, a che ora sei partito?” intanto gli ruba il trolley
dalla mano.
“Alle sei, ma no, va bene. Oggi c’è
l’asta... ”
“E tu? Che conti di fare?”
“Ne parliamo quando torna Giuseppe”
ma c’è anche Barbara. “Te lo scordi!” Santina lo aggredisce bonariamente: tutti
lo guardano con aria interrogativa. “Ce lo devi dire Diego! Qui stiamo
impazzendo da quando hai telefonato che arrivavi oggi, proprio oggi!”
A quella interviene Barbara: “Mio
padre si è messo in testa che vuoi investire per conto di tuo padre qui in
Puglia. Che volete prendervi voi il Verde Luna, è così?” lo scruta con le
pupille strette come fessure. Diego è in soggezione di fronte alla sorella del
suo compagno. Sa che è l’unica della famiglia a non aver accettato
l’omosessualità di suo fratello, e sente che dà la colpa a lui della
conversione. Diego riordina le idee e poi chiarisce: “Mio padre non c’entra
niente. Non ci parliamo praticamente più. Né con lui né con i miei fratelli. È
una cosa mia... solo mia” si stringe nelle braccia, come a cercare sicurezza,
ma anche come a chiudersi in se stesso. Barbara lo assale di domande ma
Santina, che oltre a volere un gran bene a Diego non sopporta che qualcuno si
senta a disagio in casa sua, esorta la figlia a tacere e invita Diego ad
entrare in casa.
Una volta che i ragazzi sono seduti
attorno al grande tavolo in cucina, prepara il caffè, elargisce dolci. Diego
accetta il caffè ma rifiuta la torta. Lo stomaco è chiuso. In quel momento gli
arriva un sms di Michele: Cielo terso e
mare calmo, ti piacerebbe tanto, ti amo D+...
Diego, sentendosi un meschino
traditore perché l’autore del messaggino romantico non sa dove si trovi in quel
momento e (soprattutto) cosa stia per fare, risponde di getto: Ti lasci baciare dal sole al posto mio, devo
essere geloso? Mi manchi tanto e io ti amo D+
Torna a Santina e Barbara che nel
frattempo parlottano tra loro in un linguaggio dal quale Diego è escluso. Non
ha ancora la capacità di capire che poche parole di barese, che Michele gli ha
diligentemente insegnato. Ma imparerò, si dice, tra un po’ sarò più pugliese di
loro!
Quando il capo famiglia torna a
casa, è già passata l’ora di pranzo. Per fortuna di Diego, Barbara è stata
costretta ad andare a prendere a scuola la nipote di suo marito e dunque, non è
presente quando, cercando di non farsi sopraffare da tutte le emozioni che cova
da settimane, Diego, seduto sul divano angolare di fronte ai suoi suoceri, spiega
loro le sue intenzioni. “Una volta conosciuta la base d’asta del Verde Luna,
sono riuscito a trovare i soldi necessari; ho già depositato l’offerta in
cancelleria e conto di accaparrarmelo al posto di Ettore Blasi” Giuseppe si
infila le mani tra i pochi capelli. A differenza del figlio capellone, a lui ne
sono rimasti ben pochi. “Lo sapevo!” in piedi euforico, alza le braccia al
cielo: “Lo prendi tu allora! Lo prendi tu!” e lo abbraccia così forte che
Santina si vede costretta a far notare al marito che gli sta facendo male.
Sorridendo commosso, Diego spiega altri dettagli e le tre del pomeriggio si
avvicinano. “Andiamo allora, mi metto in ghingheri Santina? Mi metto il vestito
del matrimonio di Barbara?”
“Ma se è di lino e fuori è ancora
freschetto. No, ci penso io a te. Tu però Diego vai, non vorrei che per colpa
nostra facessi tardi” Diego annuisce. Chiama 892424 per un taxi e una ventina
di minuti dopo è davanti all’entrata
delle vendite giudiziarie. Ed è proprio là, di fronte al palazzo di
Giustizia di Bari che viene colto da un attacco d’ansia, dalla sensazione che
sta facendo una cazzata. Una grossa cazzata. Si vede la faccia di Michele
davanti, che serio gli dice: Cosa volevi
fare, conquistarli con i tuoi soldi? “No, no, no... è orgoglioso lui ma
mica scemo, cazzo! Se penso a Giuseppe e quanto era felice quando gli ho
annunciato le mie intenzioni” poi si rende conto che sta parlando da solo e
qualcuno gli lancia occhiate sospette. Tornato impettito, cercando di
riprendere padronanza di sé, sale le scale e s’incammina verso il suo destino. Qui
chiede in cancelleria e lo indirizzano verso un’aula in fondo al corridoio;
entrando Diego trova soltanto altre due persone, oltre al cancelliere
d’udienza. Il giudice dell’esecuzione deve ancora arrivare, non sono ancora le
tre infatti. Riconosce immediatamente il fratello di Santina: Michele l’aveva
detto che erano due gocce d’acqua. Si chiede come si possa crescere in una
stessa famiglia e poi uscire così diversi. Ma
sei scemo Diego? Guarda da dove sei uscito tu!
Si siede in una delle panche,
lontano da Blasi che lo guarda di sfuggita: di certo non può sapere chi è quel
ragazzo e nemmeno gli può far paura. Blasi ha l’aria molto sicura di sé, al
contrario di Diego che più il tempo passa e più si sente male, lo stomaco che
pare volersi schiantare, ma resiste. Sente un messaggio arrivare al cellulare,
l’ha silenziato ma con la vibrazione: dà un’occhiata e vede che è di Michele.
Se possibile si sente ancora peggio, di nuovo come se lo stesse tradendo;
decide di leggerlo più tardi.
Alle quindici in punto, entra
il giudice che saluta, spiega brevemente le modalità dell’asta e prende subito
le tre buste con le offerte, aprendole.
Diego ha le mani gelide,
percorse da un tremito, non pensa di resistere ancora per molto a restare
seduto in quell’aula, cercando di rimanere impassibile.
“…quindi questo Giudice dell’esecuzione
dichiara vincitore d’asta il signor Giuseppe Salvemini nella persona del
delegato Diego Perrone…”
Tutto quello che il Giudice ha
detto prima e dopo, Diego non lo sente nemmeno, colto d’amnesia come gli capita
in ogni momento topico. Ma quella frase sì, quella la ricorda eccome!
Nell’orecchie un fischio e si guarda intorno come se l’avessero catapultato all’improvviso
sulla luna. Quando torna sulla terra, gli sembra di avere ancora dei pezzetti
di stelle in tasca.
Vede il Giudice alzarsi e
volare via con la sua toga, e soprattutto vede il signor Blasi guardarlo come
se volesse incenerirlo. Il cancelliere lo chiama e gli spiega quello che
succederà adesso, che dovrà andare in cancelleria, ritirare il decreto, firmare
chissà cosa; tanto Diego non capisce! Si dirige però in ufficio, e obbedisce
ciecamente al funzionario che gli presenta le scartoffie da firmare.
“Se entro i prossimi dieci
giorni non riceveremo un’offerta superiore alla sua, lei o meglio il suo
delegante diventerà proprietario dell’Hotel. Capita raramente però, soprattutto
per cifre di questo genere”.
Diego annuisce e ringrazia,
quindi raccoglie tutte le sue carte ed esce velocemente dalla cancelleria, mettendosi letteralmente a correre giù dallo
scalone: inquadrate nel portone vede le figure di Giuseppe e Santina e vola
verso di loro urlando: “Sì, sì sììì!”.
Santina porta le mani alla
bocca, per una volta azzittita, mentre Giuseppe infila una serie di parole in
Barese che Diego non tenta nemmeno di tradurre, quindi se lo strappano
letteralmente l’uno dalle braccia dell’altra, passandoselo e abbracciandolo e
baciandolo, come se fosse una reliquia sacra. Diego non parla ma continua a
ridere sentendosi un perfetto idiota, ma fatica a connettere, tutto quello che
sa è che è ormai certo di aver vinto l’asta e di essersi ripreso il Verde Luna.
In quel momento passa il Blasi
che li guarda con odio e sibila: “Dovevo immaginarlo che c’era il tuo zampino
Santina” quasi l’attacca ma lei mostra il petto.
“Se ti interessa pagalo di più
no?” lo provoca. Sa benissimo che avaro com’è non caccerebbe dieci euro più del
suo valore. Il Verde Luna non è più un buon affare, ora che qualcuno lo ha
pagato quasi cinquanta mila euro in più del suo valore! Pieno di veleno, dopo
essersi passato un fazzoletto sulla fronte madida, le risponde: “Quindi adesso
vi fate mantenere dall’amante di vostro figlio! È inutile che mi guardiate
così, le voci corrono: mi fate schifo. Fate schifo a tutti!”.
Sentendo apostrofare così
quelli che considera i suoi nuovi genitori, Diego impallidisce ancor più del
solito e stringendo i pugni, fa per avventarglisi contro, ma viene fermato da
Giuseppe che lo circonda con le braccia e gli impone di non fare sciocchezze. “Non
ne vale la pena Diego”.
Blasi li guarda ancora con
odio, poi sputa loro davanti e si gira allontanandosi.
Giuseppe tiene ancora il
braccio a Diego perché il ragazzo non accenna a calmarsi, vorrebbe rincorrerlo,
spaccargli la faccia a suon di cazzotti ma arriva anche Santina che, con il
volto rigato di lacrime, abbraccia Diego spiegandogli con voce affettuosa: “Diego
non roviniamoci una giornata bella, andiamo via di qui, lascialo perdere, è
peggio per lui se è così cattivo. Andiamo a casa, figlio mio che ci spieghi
tutto per benino”.
A quelle parole Diego si
rilassa, prende dei grandi respiri e poi guardando i Salvemini che lo tengono
ancora per le braccia finalmente se ne esce con uno dei suoi sorrisi: “Sì,
andiamo a casa” e mai come ora la parola casa ha un senso per il ragazzo. Ora
che lui, una casa, non l’ha più. Poco prima di partire, ha lasciato per l’ultima
volta le chiavi dell’attico alla segretaria dell’avvocato Picolo.
Una volta nella grande sala dei
Salvemini, Giuseppe lo esorta: “Ora ci spieghi tutto, poi, magari potremmo
uscire a cena tutti insieme, un piccolo festeggiamento” è già seduto al tavolo
in sala, in attesa di vedere quelle carte che Diego tiene ancora sotto al
braccio.
“No Giuseppe, per favore stiamo
qui a mangiare… magari vado a prendere qualcosa fuori, ma stiamo qui a casa”
Diego guarda Santina sperando che lo appoggi, gli piace l’idea di stare in casa
con loro, di far parte finalmente di una famiglia, di passare la serata al
calduccio chiacchierando, o magari anche guardando la televisione seduti sul
divano. Qualunque cosa va bene, anche annoiarsi, l’importante è farlo con
qualcuno a cui si vuole bene e che ci vuole bene.
Santina sembra capire il
bisogno di Diego di restare con loro e comunque anche lei preferisce così,
quindi rimbrotta il marito: “Ma cosa dici fuori a festeggiare, intanto per
festeggiare ci deve anche essere Michele nostro, poi Diego è stanco! Guardalo
poverino che faccino smunto; ci penso io a cucinare. Adesso spiegaci tutto
figlio mio” accarezzandolo tra i capelli.
Diego è al settimo cielo: è la
seconda volta che Santina lo chiama figlio mio, e ad ogni carezza si sente come
rinascere. Rinascere è la parola giusta.
È come se fossi venuto al mondo solo da quando conosco i Salvemini...
Bevendo la birra fresca che Giuseppe
ha voluto a tutti i costi offrire a Diego (sa che non è abituato al vino) quest’ultimo
prova a rielaborare quello che è successo nell’aula e poi in ufficio.
“Devono passare questi dieci giorni
e se nessuno interviene con un’altra offerta, il locale è tuo. L’impiegata ha
detto che comunque non capita mai, soprattutto quando ci sono di mezzo queste
cifre e la segretezza è salvaguardata. Quindi possiamo stare abbastanza
tranquilli. Allora ti verrà consegnato l’atto di proprietà”.
Incredulo per quel colpo di fortuna
e sempre più commosso e grato, Giuseppe lo abbraccia ancora scuotendo la testa;
non riesce a capacitarsi di quello che sta succedendo.
“Resta inteso Diego che a mano a
mano ti rimborseremo quello che hai tirato fuori. Sei un bravo ragazzo, devo
chiederti scusa perché all’inizio ho dubitato un po’ che tu potessi essere la
persona giusta per mio figlio; no, non perché ha scelto un maschio, questo l’ho
quasi accettato” sorride “mi preoccupavano le differenze sociali e di
abitudini, ma ti sei rivelato una persona nobile figliolo, e ringrazio davvero
il cielo per averti fatto incontrare il mio Michele”.
Interviene Santina: “Ora basta però
lasciamolo un po’ in pace. Giuseppe telefoni tu a Barbara per raccontarle
tutto? Io adesso vado a preparare la cena. Diego stanotte tu dormi qui
naturalmente”.
“Io avrei prenotato in albergo
veramente”.
“Ma non se ne parla nemmeno” ribatte
Santina “non sia mai che ti lasciamo andare in albergo tutto da solo, questa è
casa tua figliolo. Decidi tu se vuoi dormire nella vecchia stanza di Michele, o
se vuoi andare nel suo appartamento, tanto a lui non spiacerà di certo”.
Non gli sembra giusto invadere la
casa di Michele, anche se la sente un po’ sua anche, sono successe tante cose
belle in quelle stanze. Magari ci vado il
giorno che rientra e lo aspetto lì, ma ora no. “Io se non disturbo, allora
resto volentieri nella stanza di Michele”.
“Vieni che ti rifaccio il letto di
fresco e intanto tu appoggi la tua roba” Santina gli acchiappa la mano e se lo
porta di là nella vecchia stanza di Michele.
Mentre la donna rifà il letto Diego
si guarda un po’ in giro: ha ancora tanta roba qui Michele, nonostante nel suo
appartamento campeggino decine di collezioni diverse. Fissa alla parete il
poster di Frank Zappa sul muro di fronte al letto. Un’infinità di libri sugli
scaffali, pupazzetti, sorpresine degli ovetti. Diego sente una tenerezza
smisurata avvolgerlo pensando al suo Michi bambino e poi ragazzo in quella
stanza. E quasi sta male all’idea che c’è stato un periodo, un lungo periodo
nella vita di entrambi, dove non sono stati insieme. Dove sono state due
identità separate. Quando Santina si accorge che gli manca una federa, Diego
resta un po’ da solo. Così si avvicina all’armadio per riporre la sua roba e
sbirciarvi dentro. Ci sono ancora gli abiti di Michele da ragazzo. Look anni
novanta con tanti camicioni a quadrettini ma anche jeans a zampa e altre cose
obsolete. Dopotutto la differenza di età fa sì che mentre in quegli anni Diego
era solo un bambino chiuso in un collegio per di più, dunque fuori dal mondo
vero, Michele era già un giovanotto delle superiori che bigiava la scuola ogni
tanto, che pensava alle ragazze. Gli scappa un sorriso etereo accarezzando una
di quelle camicie dallo sfondo nero e i quadri rossi. E poi viene colpito da un
poster sull’anta. Non è una bella ragazza nuda, e nemmeno uno dei tanti
personaggi fantasy della sua infanzia. C’è solo una semplice luna, una
bellissima luna blu intarsiata di bianco, e accanto due pianeti. Diego li
accarezza pensando che quei due pianeti sono due stelle che girano sempre
attorno alla stessa luna. Che quelle due stelle sono lui e Michele.
“Ecco fatto Diego. Che c’è?” Preso
dai suoi pensieri Diego sussulta. Non si nemmeno accorto che nel frattempo
Santina è rientrata e ha finito di rifare il letto. Lei, avvicinandosi vede che
il ragazzo è commosso: “Pensavi a Michele vero? Stava ore in questa camera a
leggere tutti quei libri, i fumetti e ad ascoltare la sua musica. Gli vuoi
proprio tanto bene al mio figliolo vero? Vieni qui” e Santina lo abbraccia con
trasporto. Diego si abbandona completamente all’abbraccio della donna e pensa
che comunque anche se non ha avuto niente dalla vita prima, ora sta velocemente
recuperando. Sorride con una lacrima che scende: sempre così emotivo, dovrò fare qualcosa per questa sensibilità, è
eccessiva cazzo. Santina gli scompiglia i capelli proprio come fa
abitualmente Michele e dopo un ultimo bacio sulla fronte, va a preparare la
cena.
Diego si corica sul grande letto di
Michele ragazzo da cui si sprigiona un buon odore di lavanda e prende il
cellulare. Deve ancora rispondere al messaggio e fa fatica a mandargli una
risposta anonima, quando vorrebbe dirgli che ora è coricato nel suo letto,
nella sua stanza e che in mezzo alle sue cose e con la sua famiglia si sente
bene, si sente nuovo.
Rimane sdraiato un’oretta a pensare
a cosa dirà Michele quando saprà quello che ha fatto oggi, ma si ripete per l’ennesima
volta che anche se si arrabbierà un po’ all’inizio, poi capirà che lo ha fatto
perché lo ama, perché lo vuole felice.
Sente bussare alla porta: è Giuseppe
che lo avvisa che è pronto.
Quando arriva a tavola Santina lo
scruta con apprensione: “Eccoti Diego, ma ti sei ripreso un po’? Ma sei sempre
così pallido figlio mio. Ma ti ripiglierai qui con noi. Lassù al nord non avete
il nostro sole e a Torino non c’è nemmeno il mare! Vedrai che ce la facciamo a
farti prendere un po’ di colore, e anche un po’ di chili direi, sei troppo
magro. Adesso forza mangiamo” e poi gli serve una porzione abbondante di
orecchiette con la salsiccia. Ad occhio e croce mille calorie a porzione.
Durante la cena cercano di stabilire
come dire a Michele dell’operazione effettuata da Diego.
“Io pensavo che prima di aprire ci
sarà l’inaugurazione no? Ecco, magari facciamo finta che Giuseppe è stato
assunto dal nuovo padrone del locale e che siete tutti invitati. Io vi aspetto
là, e quando arrivate glielo diciamo no? Voi dite che si arrabbierà?” si tocca
il piercing dell’orecchio come gesto di nervoso. Ma di solito quel gesto lo
aiuta a calmarsi.
I Salvemini capiscono che Diego
vuole essere rassicurato, ma anche loro non sanno che reazione avrà Michele trovandosi
davanti al fatto compiuto; per ora preferiscono non pensarci e cercano di
tranquillizzarlo con parole vaghe.
Nei giorni successivi Diego si gode
la sua nuova famiglia: Santina gli prepara i suoi piatti migliori e se lo
coccola come non può più fare con Michele. “È diventato così selvatico
crescendo, non gli si può più nemmeno dare un bacio senza innervosirlo”.
Giuseppe gli fa vedere la sua
cantina della quale va orgoglioso, dove tiene diversi tipi di vini pregiati: “Dovrai
imparare a conoscerli e a distinguerli, e anche a berli con moderazione; a
Michele l’ho insegnato anni fa, se vuoi posso insegnarlo anche a te” Diego è
felice di dire di sì, e già che c’è trova il coraggio di chiedergli se potrà
realizzare il suo sogno di lavorare in cucina.
“Ho fatto un corso e sono uscito a
pieni voti, potrei farne altri, poi mi piace sperimentare e mi riesce anche
piuttosto bene, così se potessi… certo un po’ alla volta no? Può insegnarmi
anche la mam… Santina tutto quello che sa e…” com’è sua abitudine quando è
agitato Diego affastella le parole.
“Vuoi lavorare in cucina? Certo, se
ti fa piacere hai già un posto assicurato. Io non credevo che tu volessi
lavorare. Cioè figliolo, non fraintendermi ora, sai il bene che ti voglio, ma
insomma non sei certo abituato a darti da fare per vivere ecco, puoi farne a
meno. Sono molto contento della tua decisione” nel frattempo anche Santina è
scesa in cantina per chiamarli di sopra, sa che quando Giuseppe parla dei suoi
vini non la smetterebbe mai e teme che Diego possa annoiarsi come si
annoierebbe il figlio.
“Quale decisione? Cos’altro ha
architettato il nostro Diego?” Santina, che ha sentito l’ultima frase, scende
da basso, guardando il nuovo figlio con affetto.
“Mi ha chiesto di lavorare nella
cucina del Verde Luna, e gli ho assicurato che il posto è suo”.
“Bravo figlio. Dovremo procurarti un
bel vestito da chef! Dovremo fartelo fare su misura però, di solito i cuochi
sono un po’ più formosi” e con una bella risata Santina abbraccia i due uomini
e li spinge fuori dalla cantina.
Finalmente è martedì. Michele ha
chiamato i genitori annunciando il suo arrivo per le sei di sera.
L’agitazione si impadronisce di
tutti, Michele vedrà, capirà, si arrabbierà?
“Niente, non una parola con Michele,
tanto fino a giovedì non avremo la certezza. Anche tu Diego stai tranquillo,
abbiamo ancora qualche giorno prima di rivelargli tutto. Passate qualche giorno
di relax. Tu Giuseppe andrai in Tribunale a finire le pratiche, e ci metteremo
a sistemare il locale dalla settimana successiva, quando Michele ripartirà”
Santina prende in mano la situazione mostrando una grande calma e serenità e
contagiando così anche gli uomini.
Quel giorno Diego si trasferisce
nell’appartamento del compagno. Si fa una doccia e si mette il maglioncino
azzurro con i jeans stinti che piacciono tanto a Michele. Dieci giorni non gli
sono mai sembrati così lunghi e sente che non potrebbe resistere una sola ora
di più senza vedere il suo amore.
Le cinque e quaranta: Diego è
coricato sul divano rosso e conta i minuti che lo separano da quando
riabbraccerà Michele, stringerà il proprio petto sul suo, annuserà il suo odore
sul collo, quell’odore tipico che si porta dietro, un po’ fatto di lui, del
sudore dei suoi capelli mischiato a quello della pelle, che al naturale, non si
sa come mai, sa di mare, di sale. Mentre altri odori rischiano di inquinare il
resto, soprattutto quello della strada, con i suoi gas di scarico, o
dell’ortica, con la pelle consumata, e quell’olezzo di stantio che hanno tutte
le cabine dei Tir. Diego se lo ricorda bene l’odore dell’ortica. Se pensa a
quello che è successo là dentro si eccita. Ma è troppo agitato per avere
un’erezione e così resta fermo cercando di concentrarsi su Barbara D’Urso, ma
niente, niente... di quello che
stanno dicendo non gli arriva niente o non capisce niente. Poi il rumore della
macchina di Michele. L’abbaiare festoso di Ulisse e il click alla porta...
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Ogni capitolo ti entra dentro e non ti lascia più diventando parte di te così come Diego e Michele. Qui incontriamo un Diego risoluto e convinto che quello che asta facendo sia per il meglio, ma allo stesso tempo non sa come reagirà Michele alla notizia e cerca conforto nei genitori di lui, quasi come se volesse una rassicurazione. Bellissimo il punto in cui sbircia nell'armadio, chiaro riferimento a Brokeback e vede il poster con la luna e i due pianeti a simboleggiare loro due. Sento che volge alla fine e mi sento male al pensiero di restare orfana di un simile gioiellino. Spero che il momento sia il più lontano possibile
RispondiEliminaLa fine? Non siamo manco a metà coraggio... LOL
EliminaVedi, allora le mie preghiere sono state esaudite. Io non voglio che finisca ehehehhe
RispondiEliminaMi correggo: poco oltre la metà ;)
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