Titolo: 2Destini Sottotitoli: vari, saranno specificati via via
Autori: Annina e Giusipoo
Pairing: Diego Perrone/Michele Salvemini
Genere: AU/Commedia/Romantico/Introspettivo
Rating: PG, slash,
Disclaimer: come sempre è tutto frutto di fantasia. I personaggi sono originali, abbiamo preso in prestito i nomi per ispirazione artistica e non per insinuare qualcosa!
WARNING: NC 17 per sesce di sesso esplicite
In 2 sull’Ortica (4)
“Eccolo ci siamo, è questo” Michele
indica il parcheggio dell’hotel. È sulla strada ma non sembra il genere di
postaccio dove vanno i camionisti, pensa Diego. “Ci daranno da mangiare? Sto
morendo Michi...” si lamenta toccandosi il ventre.
“Certo, mangiamo e poi
dormiamo. Che noioso mamma mia!”
Arrivati di fronte alla
reception però, al posto del corregionale Gaetano, trovano un’asiatica che non
solo non spiccica una parola di italiano ma nemmeno di inglese e siccome il
tedesco Michele non lo parla, hanno difficoltà a capirsi. Come se comunicasse
con una sordomuta, Michele gesticola nervoso: “Avete qualcosa da buttare nello
stomaco?” fa il gesto di infilare il pugno in bocca. “Noi avere fame e si
vorrebbe una stanza, room, ok?” In quella interviene Diego che, con un
eccepibile tedesco, fa un breve discorsetto alla donna, la quale prima apre la
bocca, spalancata in un moto di sorpresa, poi sogghigna divertita e gli fa il
gesto di seguirli.
“Che succede, che le hai detto
e perché parli tedesco?”
“Visto? Ti ho tolto le castagne
dal fuoco, ringraziami. Ora ci mostra la camera e tra poco si pappa. Pranzo in
camera, servizio completo” fa l’occhiolino. Michele intuisce che qualcosa non
va ma non approfondisce.
No, non è decisamente la camera
che Michele si aspettava. Entrando si trova davanti ad un letto circolare rivestito
da una pelliccia bianca, il soffitto è ricoperto di specchi, e le pareti
alternano figure del kama-sutra ad altri specchi.
L’incenso che brucia sui
comodini lo stordisce, e quando tenta di accendere l’interruttore, tutto quello
che ottiene è una luce soffusa e cangiante che sale dai faretti vicini al
battiscopa.
Michele apre e chiude la bocca
un paio di volte, inchiodato sulla soglia, mentre Diego entrando a sua volta,
fa una smorfia e poi comincia a ridere tanto che deve appoggiarsi alla parete: “Forse
non lo conosco proprio alla perfezione il tedesco” dice con le lacrime che
scendono.
Michele lo guarda di traverso e
sbotta: “No, col cazzo che mi fanno dormire qui dentro. Piuttosto mi butto su
un cartone giù in strada” e fa per tornare in corridoio.
“Ma dai, che ti frega, è una
stanza come un’altra Michele” Diego tenta di prenderlo per un braccio, ma lui
scatta come se gli avesse dato la scossa. Intanto Diego cerca di cambiare
almeno le luci, girando un altro pulsante vicino al primo, ma tutto quello che
ottiene è una dolce melodia new-age che si diffonde nella stanza.
Ridendo ancora più sguaiato,
Diego insegue Michele che si sta avviando con passo marziale nel corridoio, e
lo agguanta per la vita: “Michele, è solo una stanza, ci laviamo, mangiamo e
dormiamo. Sono stanco, non me la sento di uscire a cercare qualcos’altro. Ti
prego”.
Guardando gli occhi da cucciolo
così imploranti, Michele si intenerisce un po’ e tentenna, quindi precisa: “Io
dormo nella vasca da bagno però”, tornando sui suoi passi. Ci mancava solo questa adesso, che ancora non sono riuscito a
scrollarmi di dosso le sensazioni di questa notte!
Segue Diego nella stanza, gira
un po’ intorno scrollando la testa: “No guarda, c’è perfino un palo per la lap
dance; Diego tirati su da quel letto e spegni almeno gli incensi cazzo, mi
stanno soffocando” Michele non ammette nemmeno con sé stesso che a fargli
mancare un battito è stato vedere Diego coricato a stella marina sul letto
mentre accarezza il pelo del copriletto.
“Senti puzzola, vai prima tu a
farti la doccia che nei hai più bisogno di me” Michele spinge Diego verso il
bagno e dopo pochi secondi, questi esce fuori saltellando: “Oh, lo possiamo
anche fare insieme! Cioè non c’è la doccia c’è una grande vasca idromassaggio!
Dai, vieni anche tu, ci rilassiamo, è divertente!”.
“Io in bagno ci vado da solo” figurati, son già teso così, mi manca solo
di stare nella vasca con lui...
“Ma dai, che palle Michi! Avrai
fatto sport anche tu, avrai condiviso lo spogliatoio, il cesso, la doccia con i
compagni, qualche volta. Non ti tocco, non mi avvicino nemmeno, dai vieni” e
Diego lo prende per la mano.
Michele mormora: “Ti avevo
detto di spegnere gli incensi…” e lo segue in bagno pensando che è qualcos’altro
che c’è spegnere, lui.
Diego spalanca i getti d’acqua
e riempie la vasca; “Guarda, ci sono gli oli colorati! Che colore metto? Rosso?
No, blu, meglio blu” e ne versa una dose generosa: l’acqua si colora subito di
un blu marino.
Felice come un bambino, Diego
si spoglia e si butta nella vasca, accendendola e scompare subito sotto il pelo
dell’acqua, giocando come se avesse cinque anni. Michele è ancora lì che gira
intorno, e non si decide a spogliarsi.
Diego tira fuori la testa dall’acqua
e sputacchiando lo apostrofa: “Allora? Ancora lì sei? Vengo a spogliarti io?” poi
si ricorda della promessa e subito rimedia: “Scherzo, scherzo ma dai, salta
dentro che è una meraviglia”.
Oh, al
diavolo! Michele si spoglia velocemente e infine entra in acqua.
Prima il polpaccio, poi l’altro; i testicoli coccolati da un calore
meraviglioso! Da quanto tempo non si sentiva così bene? A occhi chiusi si
appoggia al bordo vasca e, infine, si gira verso Diego. Il ragazzo ha gli occhi
puntati su di lui: Michele vi legge un turbinio di sentimenti, ma su tutti
domina la malinconia. Quel ragazzo lo incuriosisce sempre di più.
Dopo dieci minuti di godimento
puro, Michele decide di uscire: “Dai andiamo. Ho sentito dei rumori e sono
certo che hanno già portato la cena, non vogliamo far freddare tutto no?” esce
infilandosi prima l’accappatoio e poi i boxer.
Diego, troppo timoroso di farsi
sorprendere con lo sguardo fisso sui suoi genitali, ha evitato di sbirciare la
sua entrata in vasca, ma non evita di godersi l’uscita, mentre pensa: che bel maschione con tutti i crismi. Ma
quanto cazzo è alto? È bello... è proprio bello. Insomma è un tipo ecco. Ma a
me che cosa importa se è bello o no? Ma quando mai ho guardato un uomo nella
mia vita? Ho avuto tante ragazze, ma agli uomini non ho mai pensato. Forse mi
si è bruciato il cervello davvero, ha ragione Michele...
Acchiappa anche lui un
accappatoio e corre in camera.
Michele lo aspetta seduto su
una poltroncina davanti al tavolino dorato: “Direi di cominciare da questa; si
direbbe una zuppa” e ne versa due mestoli nei relativi piatti.
“Buona! Bella calda! Sembra di
patate” Diego si abbuffa allegramente. Michele lo guarda come guarderebbe un
gattino, un animaletto. Vederlo mangiare mette appetito. “Qui c’è l’arrosto…
con le patate. E’ proprio vero allora che in Germania mangiano solo quelle”
ride Diego servendosi abbondantemente.
“Questa birra è buonissima”
Michele, che beve direttamente dalla bottiglia disdegnando l’uso del bicchiere,
viene subito imitato da Diego che in un attimo se la scola tutta.
“Accidenti che mangiata, non ce
la faccio più. Apriamo un’altra bottiglia?” Diego si allunga all’indietro sulla
sedia, stiracchiandosi.
“Ma come, proprio tu rinunci al
dolce?” chiede Michele, tagliandosi una fetta della torta ricca di frutta e
spezie.
“Magari dopo, ora non ci sta,
mi sa che mi corico un attimo” e si getta letteralmente sul letto, le mani
sullo stomaco “oddio la mia pancia”.
“Ma di che pancia parli, che
sei secco secco!” Michele lo guarda steso sul letto, l’accappatoio aperto e i
boxer bianchi e neri. Sente un rimescolio allo stomaco; senza parlare si alza,
prende la bottiglia di liquore trappista e si corica vicino a lui. “Vuoi?” e
tende la bottiglia a Diego, che la prende e beve un paio di sorsi.
Se la passano per parecchie
volte. Le chiacchiere sempre più incoerenti, i sorrisi più lunghi, i silenzi...
Improvvisamente Michele sente il bisogno di toccare l’argomento proibito. Lo fa
guardando Diego ancora sdraiato sulla schiena, con gli occhi fissi al soffitto
e l’aria paciosa: “Senti, ma a proposito di stanotte no? Ma tu stavi facendo
sul serio? Cioè, come ti è venuto in mente di fare…” sarà il liquore, sarà quel
qualcosa che prova e a cui non sa dare un nome, ma Michele sente di dover
andare a fondo a questa storia.
“Ci stai provando Michele?”
Diego piega la testa da una parte mentre lo guarda sornione.
“No! Chiedevo. Senon si può nemmeno chiedere più” borbotta e
si gira sul fianco, dando così la schiena a Diego.
“Se ti tocco, i miei gioielli
stanno al sicuro?”. E allungandosi, Diego abbassa l’accappatoio dalle spalle di
Michele, che si gira di scatto.
Diego alza le mani in segno di
resa e si sposta indietro, ma Michele fa un sorriso sghembo tra la barba, e non
dice niente. Diego allora gli toglie l’accappatoio poi si allunga verso il
comodino e apre il cassetto “Scommetto che qui dentro troviamo gli oli per i
massaggi”.
“Perché tu te ne intendi di
scannatoi? Hai frequentato qualche bordello?” Malizia Michele con più di una
punta di gelosia.
“Cazzo! No, non sono oli…
guarda Michele! Ce n’è per tutti i gusti! Hahaha!” Diego si fionda cavalcioni
sulla pancia di Michele, tra le mani la lunga striscia argentata mentre si
dimena come se galoppasse.
“Diego, mi fai star male,
fermati” si lamenta Michele guardando tra le mani del ragazzo.
“Preservativi! Di tutti i
colori! E di tutti i gusti! Questo è al cioccolato!” Diego li apre tutti,
fiutandoli e srotolandoli sul letto.
“Dai Diego, ma che cazzo fai?
Lascia stare” lo sgrida Michele.
“Senti! Senti che profumo di
cioccolato!” e Diego gliene infila uno nel naso.
“E basta Diego! Chetati! Sei
peggio di una scimmia cazzo! Non ti si può stare vicino” Michele gli strappa le
confezioni ancora chiuse e le infila nel cassetto.
Diego ci rimane male, abbassa
la testa poi si corica da parte a Michele, zitto.
Michele lo guarda e gli spiace
di averlo sgridato: gli vede un’espressione così triste sul viso che non può
fare a meno di fargli una carezza leggera sulla schiena.
“Scusa ragazzo, non volevo
sgridarti così, ho esagerato mi sa. Forse il liquore trappista. Hey, mi guardi?”.
Diego si gira appena appena, gli occhi pieni di malinconia. Michele non sa
nemmeno come, ma si china su di lui e lo bacia delicatamente sulla bocca
socchiusa. Poi si solleva ancora a guardarlo. Diego sorride ora, gli passa le
braccia attorno al collo, e lo attira a sé, per baciarlo, per farsi baciare
ancora.
Ma Michele si stacca quasi
subito: “Diego scusa... è poi lo sai, io non sono così, tra noi non succederà niente”
ma Diego non lo ascolta nemmeno, gli si butta di nuovo sopra. E lo bacia... lo
bacia, lo bacia... continua a baciarlo. Poi lo spinge all’indietro, lo corica
sul letto e comincia ad accarezzare il petto, le dita perse nei peli neri, la
lingua leggera sui capezzoli. Michele non riesce nemmeno più a parlare, solo ad
accarezza la testa di Diego, sembra non riuscire a fare altro. Diego scende
sempre più giù, si ferma a baciare l’ombelico, saettando con la lingua e
togliendo nel frattempo i boxer a Michele. Questi finalmente tenta una
reazione, ma Diego è veloce a impugnargli il membro. Michele si blocca.
Diego non riesce a connettere
bene, solo si ripete ossessivamente cosa
sto facendo, cosa sto facendo cosa sto facendo, malgrado quel barlume di
razionalità nonostante il tasso alcolico così alto, sente che ormai non può
fermarsi, che non vuole fermarsi, non l’ho
mai fatto ad un uomo, che cazzo dico, non sono mai stato con un uomo, non l’ho
mai fatto e basta… Si inginocchia tra le gambe di Michele, gli prende il
sesso tra le mani, lo bacia con delicatezza, inesperto, lo prende tra le labbra
finalmente. L’anellino che ha sul labbro struscia contro il sesso, gli farò male? No, non dice niente… Non
dice niente Michele, non può, il cervello è in panne, le mani che stringono i
capelli di Diego, lo sguardo fisso allo specchio sopra, alla testa di Diego che
si muove tra le sue gambe cosa mi fa,
cosa mi sta facendo, cos’è quello, è l’anellino, è l’anellino sulla sua bocca,
oddio Diego… Diego... “Diego fermati, fermati perdio fermati non ce la
faccio… più” ma Diego non si ferma, e Michele raggiunge l’estasi tra le sue
labbra.
Diego si solleva, gli occhi
persi, sgranati. Michele lo attira a sé: “Diego, mio dio, Diego” cerca di
abbracciarlo ma lui scuote la testa e si ritrae. “Diego, scusa, io non volevo,
non sono riuscito... “ ma Diego si morde le labbra, le lecca, fa un piccolo
sorriso, dice: “No Michi, va tutto bene, stai bene?”. Michele fa una smorfietta
poi gli scappa un sorrisone: “Sto bene? Sono stordito! Certo, sto bene,
benissimo. Ma tu… “.
“Non preoccuparti, va bene
così, vado in bagno, scusami” e Diego si alza dal letto e si avvia in bagno
barcollando leggermente.
Appena dentro, si dirige verso
la finestra, si appoggia al davanzale e guarda il buio di là dal vetro. Non potevo farmi toccare da lui, io… mi sta
succedendo qualcosa che non mi piace. Mi piace troppo Michele. E domani mi
mollerà da qualche parte e non lo rivedrò mai più, ed è la prima volta che
sento tutto questo per qualcuno. Non dovevo cazzo... Diego si sente
turbato, ma anche tremendamente eccitato, non vorrebbe ma si tocca, si tocca e
pensando a Michele, ai suoi sospiri mentre lo baciava. Si lascia scivolare la
saliva dalla bocca unita ai residui di Michele sulle mani. Viene quasi subito,
poi scivola lungo le piastrelle; si siede a terra guardandosi la mano sporca… non doveva fare nemmeno questo: “non potrà
esserci mai niente tra noi” ha detto Michele. Appoggia la testa alle
ginocchia e piange. Brutta roba quando l’alcol
prende male...
Il bussare insistente lo
distoglie: “Diego, non stai bene? Parla, vieni fuori dai”.
“Sì, sì non ti preoccupare, sto
bene. Tra un po’ arrivo, tu dormi pure”.
Dormi pure? Michele si chiede
se Diego si renda conto di quello che gli ha appena fatto, come può dormire? Ma
capisce che forse Diego ora si sente a disagio, forse vuole stare da solo, che fa
lo sbruffone, ma in fondo è solo un ragazzo a caccia di esperienze.
Michele si corica e abbassa
ancora di più le luci. Dopo qualche minuto sente aprirsi la porta del bagno, e arrivare
Diego. Michele si gira verso di lui: “Vieni dai, vogliamo parlarne?” ma Diego
risponde no, ho sonno adesso. “Notte Michele” e girandogli le spalle, si
rannicchia sotto le coperte. Michele si rassegna e si infila sotto a sua volta.
Gli manca però il peso del ragazzo sulle spalle, come la notte prima, quando si
è allacciato alla sua vita. Si gira verso di lui, e lo accarezza sulla testa.
Diego non reagisce. Michele allora gli circonda la vita, e cerca di
addormentarsi.
Quando Michele si sveglia scopre
che Diego è dall’altra parte del letto ovale, lontanissimo da lui. Una gamba
mezza fuori, le spallette nude piegate e le braccia seppellite sotto il
cuscino. È ancora notte, e solo in quel momento si rende conto che sono andati
a dormire all’ora di cena e che forse potrebbe essere già giusto rimettersi in
viaggio per tornare a Bari. Mentre si tortura pensando a quello che ha fatto
con Diego qualche ora prima, si piega per recuperare un contatto con lui. Lo
abbraccia, gli bacia il collo, la nuca, le scapole. Pensa che sa di buono, di
bagnoschiuma alle essenze marine. Che poi
che saranno queste essenze marine... Lo bacia piano, e l’ormone sale di
nuovo. Forse sono ancora ubriaco, si dice. Troppo facile se fosse così. Diego
si volta piano verso di lui, ancora mezzo addormentato lo accoglie tra le
braccia e si baciano. Prima con dolcezza, poi, quando la passione prende il
sopravvento, Diego si stacca, accende la luce e si mette a sedere.
“Michele io vado” mentre lo dice si sta già vestendo.
“Michele io vado? Dove cazzo te
ne vai, saranno le tre di notte”
“Le quattro e mezzo, vedo di
trovare un taxi e farmi portare all’aeroporto”
“E trovare un volo per Torino
così su due piedi?” Gli sente ruminare un’imprecazione.
“Non importa, va bene pure
Malpensa. Tanto avevo già intenzione di passare un paio di giorni a Milano da
certi amici”
Michele è triste, gambe
incrociate sul letto. Triste per l’epilogo di quel qualcosa che gli è capitato
e che ancora non ha capito. Ad un certo punto Diego prende il telefonino di Michele,
posato con cura sul comodino e fa un numero: “Ho fatto squillare il mio che
sarà da qualche parte tra le aiuole di Figline, ma quanto recupero la scheda mi
dovrebbe arrivare il messaggio, no?”
“Prendi il mio biglietto da
visita” Fregandosene che è nudo, Michele si alza per tirare fuori dai pantaloni
il portafoglio con aria tetra. Glielo porge guardandolo negli occhi. “Allora
Diego, hai deciso, te ne vai”
“Sì, devo... devo andare” prima
di uscire con gli stessi vestiti sporchi con cui lo ha trovato, i capelli
indisciplinati e un alone di tristezza enorme, Diego si mette in punta di piedi
per rubargli un ultimo bacio in bocca. Poi sparisce chiudendosi la porta che
sbatte rumorosamente alle sue spalle.
Michele resta al centro della
stanza immobile. Unico suono ora, il gorgoglio del radiatore. E la nausea
sale... che ho fatto? Che è successo? Che
mi è successo...
Qualche minuto dopo è piegato
sul cesso a vomitarsi anche gli occhi.
Povero Michele, la vicinanza di Diego sta davvero mettendo a dura prova il suo autocontrollo. Quando finalmente poi si lascia andare, è Diego a fuggire, terrorizzato da quello che prova e da ciò che ha avuto il coraggio di fare. Il pezzo del pompino e di Michele che guarda allo specchio la testa di Diego muoversi è di un sexy pazzesco. Brave ragazze soprattutto nel descrivere i loro stati d'animo e anche le seghe mentali di entrambi. Vi ho già detto quanto adoro Diego e Michele?
L'atmosfera di questo capitolo va da calda a bollente a gelida... se solo le paranoie non rovinassero sempre i bei momenti della vita! Non vedo l'ora di leggere come le cose si riaggiusteranno fra i due! (>o<)
Questo blog è nato per tutti quelli che amano la coppia Caparezza/Diego Perrone (altresì detta Diegorezza) in odor di slash (slash fanfiction) e per coloro che amano Diego Perrone e il mitico Michele Salvemini come artisti, con un occhio speciale e fantasioso sugli altri musicisti che più o meno ruotano (o hanno ruotato) intorno a questa coppia. Welcome.
ATTENZIONE: tutte le fanfiction presenti nel sito che citano Diego Perrone e Michele Salvemini (Caparezza)e altri personaggi reali, sono da considerare sempre e tassativamente frutto della fantasia e del talento dell'autore. Non c'è niente di reale né è a scopo di lucro. In caso contrario, qualora si racconti un avvenimento "reale" non sarà una fanfction e verrà ben specificato.
Se non vi piace lo slash non leggetelo
Sublimando sul palco................................................................................................................................
-Durante fuori dal tunnel, alla frase: “Mi sento stretto come quando inchiappetto un topolino” (al posto di puffo, per adeguare alla scenetta) mimato un atto omosessuale, nella fattispecie CaparezzaVSDiego.
-Durante Bonobo Power, vengono imitati coiti e Diego, dopo aver tentato Capa al sesso bonobo, si consola prima con il tastierista poi con una banana.
-Durante una nuova versione di Fuori dal tunnel, Caparezza imita un nuovo coito omosex con uno stura lavandini sempre ai danni di Diego.
-Durante il dito medio di galileo, Diego presta il fianco alla famosa frase: “Temono il dito di Galileo tra le chiappe” mettendosi in posa per farsi infilare metaforicamente il dito medio tra le chiappe da Caparezza.
-Durante una delle tante versioni di Abiura di me, Diego dice: “Ti posso cliccare?” e dopo averlo toccato con la freccetta, arriva con un finto dito (tipo sempre mouse del pc) e lo sbatte sui genitali di Capa.
-In un'altra di Abiura, Caparezza impugna il pacman e "mima" di mordere qualcosa che pende dal corpo di Diego, indovina un po' cosa...
-Ancora Abiura di me, Diego fa la principessa del videogioco di Super Mario che amoreggia con Tetris, interpretato da Caparezza.
-Durante Kevin Spacey, Diego Harry Potter, sbatte la bacchetta magica verso il sesso per evocare un sortilegio contro la prostata di Caparezza.
-Durante stango e sbronzo Caparezza prende di petto le dimensioni della scimmietta di Remy (interpretata da Diego) e definisce le dimensioni del suo pene siffrediane.
-Prima di Auditel's family, per parlare del decadimento dei rapporti amorosi, Caparezza imita una telefonata ad una linea erotica e Diego interpreta una centralista hard con tanto di parrucca e movenze.
-Nel live de La fine di gaia, Caparezza spinge nel sedere di Diego la lancia, gesto però non legato ad una scenetta o altro. Così...
-In The auditel family, alla fine Caparezza svende tutto, persino una notte d'amore con Diego. Ma poi si pente e cerca il suo perdono tirandogli un bacio subito ricambiato
Povero Michele, la vicinanza di Diego sta davvero mettendo a dura prova il suo autocontrollo. Quando finalmente poi si lascia andare, è Diego a fuggire, terrorizzato da quello che prova e da ciò che ha avuto il coraggio di fare. Il pezzo del pompino e di Michele che guarda allo specchio la testa di Diego muoversi è di un sexy pazzesco. Brave ragazze soprattutto nel descrivere i loro stati d'animo e anche le seghe mentali di entrambi. Vi ho già detto quanto adoro Diego e Michele?
RispondiEliminaL'atmosfera di questo capitolo va da calda a bollente a gelida... se solo le paranoie non rovinassero sempre i bei momenti della vita! Non vedo l'ora di leggere come le cose si riaggiusteranno fra i due! (>o<)
RispondiEliminaE se non si riaggiustassero?.... mmmmmm :D
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