Titolo: 2Pianeti Sottotitoli:Una famiglia e un sogno per 2 (1) Autori: Annina e Giusipoo Pairing: Diego Perrone/Michele Salvemini Genere: AU/Commedia/Romantico/Introspettivo Rating: PG, slash,
Disclaimer: come sempre è tutto frutto di fantasia. I personaggi sono originali, abbiamo preso in prestito i nomi per ispirazione artistica e non per insinuare qualcosa!
WARNING: Rigorosamente NC 17 per scene di sesso esplicite
Una
famiglia e un sogno per 2 (1)
Quando torna, Diego è ancora sotto
la doccia. Michele sorride e sente di aver bisogno di un caffè. Va a prepararlo
e torna di là; con la tazza in mano guarda fuori dalla finestra, non piove più
ma il cielo è carico di nubi nere che passano davanti alla luna.
Sente arrivare Diego e si volta. Ha
solo una salvietta legata alla vita. Spera che abbia tenuto sotto le
Grigioperla! Scalzo, Diego prende la tazzina di caffè che Michele ha preparato
per lui e comincia a girare per la stanza, toccando qua e là, spostando
oggetti, guardando i vinili, tirando fuori tutti i libri, tutto con una mano
sola, l’altra regge il caffè.
Michele è un po’ in ansia, se arriva
vicino alle sue collezioni… è capace di
buttare per terra e rompere qualsiasi cosa quella bestiola!
“Senti Diego, lascia stare adesso.
Come stai? Va meglio?”.
Diego gli regala un sorrisone: “Oh
va molto meglio, mi ci voleva una doccia fresca”.
Prende e si avvicina a Michele,
guardando a sua volta dalla finestra; “Ancora brutto tempo? Ma in Puglia non c’è
sempre il sole?”.
“Sì, l’hai portato tu da Torino il
nevischio vicino al mare. Aspetta che chiudo le imposte, sennò domani mia mamma
mi fa le pare!” Sporgendosi Michele acchiappa le persiane e mette il
catenaccio, quindi richiude la finestra.
“Fa freddo Michi” dice Diego a bassa
voce, una voce un po’ roca adesso, e appoggiandosi contro la sua schiena inizia
a dargli bacini sulla base della nuca, dove finiscono i capelli cespugliosi.
Michele si volta, cosicché sono uno di fronte all’altro. Cauto Diego gli mette
le braccia attorno al collo e alzandosi in punta di piedi inizia a baciarlo
piano, tanti piccoli bacetti attorno alle labbra, tante piccole leccatine, fino
a che Michele non schiude la bocca e subito Diego infila la sua lingua per un
bacio più profondo, intimo. Michele fa un sospiro, mentre stringe Diego forte
tra le braccia e risponde al bacio con una passione a cui non pensava di poter
arrivare.
“Diego, mi fai impazzire” sussurra
Michele in un momento in cui la bocca rimane libera, ma per poco, Diego
ricomincia a baciarlo senza saziarsi, affamato.
All’improvviso le braccia di Diego
si slacciano dal collo di Michele, corrono giù ad accarezzarlo sul petto,
mentre la bocca scivola tra la barba, la lingua segue il profilo, scende a
solleticargli il collo, ancor più giù. Gli imprigiona i capezzoli, li succhia, li
morde piano.
Le mani slacciano i bermuda, che il
pugliese indossa in qualsiasi stagione quando è a casa, li cala giù fino alle
caviglie insieme ai boxer. Michele è privo di volontà ancora una volta. Questo ragazzo non conosce il suo potere. O
forse lo conosce benissimo; io sono in suo potere! Riuscendo
incredibilmente a dominare i sensi, lo blocca: “Diego ascolta: sei sicuro,
cioè, io non sono sicuro che…” niente, Diego non dà segno di ascoltarlo, ormai
è in ginocchio davanti a lui, la sua bocca esplora l’ombelico di Michele,
scende ancora un poco. E già più sicuro di sé questa volta, gli prende il
sesso, lo accarezza, lo coccola, e finalmente… ecco, ecco l’anellino che mi farà impazzire, io sono impazzito, io
sono… a Michele, questa volta sobrio, sembra come se fosse la prima volta
che l’anellino lo percorre, su e giù; più lento, ma più deciso. E vede il viso
di Diego, vede la bocca di Diego, il piercing che tanto lo eccita.
“Diego mio, non fermarti ti prego,
ti prego” la voce gli esce strozzata. Diego non si ferma, felice di sentirgli
perdere il controllo un’altra volta nella sua bocca.
Anche Michele cade in ginocchio,
stordito, prende il viso di Diego tra i palmi, gli bacia le labbra umide e, accarezzandolo,
lo esplora fino a trovare il sesso teso e vibrante. Lo prende tra le mani e,
continuando a baciarlo con passione sempre più forte, lo fa godere a sua volta.
Sfiniti, si lasciano cadere a terra,
incuranti delle piastrelle fredde. Continuano a baciarsi ancora un po’, ma
dolcemente ora, poi Michele si appoggia la testa di Diego sul petto, e lo
coccola con una tenerezza estrema.
Diego solleva la testa per
guardarlo. “Michele…” sussurra fissando gli occhi, dove vede ferme le lacrime. “Michele,
cosa c’è che non va?” una nota di panico si insinua nella sua voce che risulta
acuta.
“Va tutto bene piccolo, va tutto
bene. Sei straordinario sai?” e lo pensa davvero, Diego gli si sta insinuando
non solo nei sensi, ma anche nel cuore. Non sa bene come gestirà questa
situazione, e non vuole nemmeno pensarci ora, ora che Diego lo sta guardando
con un sorriso bellissimo, un sorriso che finalmente gli si rispecchia negli
occhi.
“Io ti amo, lo sai Michi? Ti amo”
così, semplicemente Diego gli offre il suo cuore. “Non l’ho mai detto a nessuno...
”
“Lo so” Michele non sa più che dire ma
gli fa a sua volta un gran sorriso: “Vieni Diegone, andiamo a dormire un po’
adesso, che sei pallido e con delle occhiaie terribili. È ora di riposarsi un
po’.”
Lo prende per mano portandolo verso
la camera da letto.
Diego si addormenta quasi subito tra
le sue braccia, dopo avergli sussurrato ti amo ancora una volta. Michele tenta
di pensare, ma si sente in pace, tranquillo e rilassato. “Massì, ci pensiamo
domani” dà un bacino sulla fronte a Diego che sorride nel sonno, e si
addormenta anche lui.
Quando Diego si sveglia quella
mattina, è ancora tra le braccia di Michele questa volta. Non come a Dresda,
che era finito in un angolo di un letto senza angoli. Ora che il piumone lo
copre, fin sul collo e sotto di lui c’è Michele, un calorifero umano, ha caldo.
Apre un occhio ed inizia a spulciare l’ambiente circostante. Dalle persiane
entra un pizzico di luce e da fuori gli giungono i rumori della provinciale
poco lontana. Rombare di automobili, moto, camion. No, da casa sua riesce a udire
a mala pena la sirena della polizia o dell’ambulanza perché sta sull’attico,
quinto piano di un palazzetto vecchio al centro di Torino. Mai come ora è
felice di non trovarsi là, ma in Puglia, tra le braccia di Michele. Se esistesse una scala della felicità da
uno a dieci, posso tranquillamente dire che mi trovo tra nove e dieci,
pensa stirandosi e tendendosi ancora più addosso all’amante che ancora se la dorme
alla grande.
Michele è solo mezzo sveglio quando
si ritrova la mano di Diego tra le gambe. “Che hai in mente?” gli sussurra
piano con un sorrisetto più che soddisfatto.
“Allora fai solo finta di dormire,
imbroglione” ma poi senza preavviso lo molla. Esce dall’intricato blocco di
piumone e lenzuola e nudo, si avvia verso la sala da pranzo in cerca dei suoi
vestiti. “E mi lasci così?” Michele è allibito e ovviamente infastidito.
“Mi usi come il tuo giocattolino
sessuale” scherza Diego mentre si riveste. Poi spiega: “Come avrai notato non
ho portato una valigia, e ho sempre quel problema del telefonino. Non vorrei
che a mia madre o, sia mai, a mio padre, venisse voglia di sapere se sono
ancora vivo. Fosse altro perché se mi rapissero sarebbero costretti a pagare il
riscatto. Per le apparenze, mica perché ci tengono davvero” nel frattempo si è
infilato le Grigioperla, i jeans, maglietta, felpa. “Ho bisogno di vestiti, di
recuperare la sim e di comprare un Iphone nuovo”
Michele è sbalordito: “Ho capito,
usciamo a fare shopping!” non lo dice ma avrebbe preferito mille volte
continuare a gustarsi la sega di Diego. Non tanto per la sega in sé per sé,
quanto perché non ha proprio voglia di uscire. È freddo, anche se il tempo
sembra essersi rimesso ma poi c’è pure altro che lo preoccupa. “Strano che mia
madre non abbia ancora bussato, avrà sentito che ho fatto tardi”
“Intendi dire che piomberà qui come
se niente fosse? Ha le chiavi?”
“Per questo ho messo il chiavistello. Secondo me però ha capito che ero con
qualcuno” Michele ora si è alzato. Recupera una tuta dall’armadio e quando è
vestito e pronto per uscire, trova Diego nel suo cucinino minimale che si è già
preparato un cappuccino e inzuppa gli abbracci del mulino bianco, con una pace
d’animo invidiabile. Michele lo capisce, Diego è un bambino al Lunapark. È un
bambino schifosamente ricco a cui i genitori hanno detto: ecco, ormai sei
grande. Hai tutti i soldi che ti pare ma ti prego, risparmiaci di farti da
genitori perché sei un adulto e te la puoi cavare da solo. Gli è chiara la
situazione. Con un’infinta pena per lui, gli bacia la fronte, mentre però già pensa
che forse ora lui è felice di essere ospite in quella casa così lontana dalla
sua, con in mente tutta una serie di esperienze da fare, cose da vedere,
momenti da vivere. Ma poi? Che succederà
quando il lunapark sarà diventato ormai stantio, stuprato in qualsiasi angolo?
“Come mi presenterai a mia suocera?
Come l’amico misterioso o gli dici subito che sono il tuo ragazzo?” lo domanda
sorridendo e con un baffo di latte e caffè sopra il labbro.
“Certo, certo, scherza pure tu, ti
diverti? Tu non sai com’è mia madre. Anche se fossi stato dotato di tette e
vagina sarebbe stato un inferno. Chi è, dove l’hai conosciuta, che lavoro fa. E
smettila di ridere, ci sono passato già! Cosa ti fa ridere, vagina ti fa
ridere?”
“No, scusa” Diego si piega sul
tavolino: “Sono già pazzo di tua madre. Cioè ti adora, te ne rendi conto?”
“Sì, certo, mi adora. Mi soffoca! In
ogni modo niente storia che ti ho trovato a Figline e passaggi vari. Gli dirò
che sei il nipote di un mio collega di Torino e sei a Bari per un concorso.
Vigile del fuoco... no, così basso non è credibile. L’arma? Mmm.... prendono
proprio tutti!”
“No, ho i tatuaggi. Proviamo con
qualcosa di più credibile. Tipo: mediatore culturale... o no... aspetta, no.
Ancora meglio: Mediatore linguistico!” poi mostra la lingua e la fa ruotare a
mulinello. È ancora sporca di biscotti e cappuccino. “Mettila dentro, fa
schifo. A proposito: se ti serve uno spazzolino non comprarlo, ti regalo il mio
di ricambio”
“Oh...” Diego fingendo una
gratitudine estrema, inizia a ballare per la cucina: “Uno spazzolino! Il primo
regalo del mio amore! Che emozione! Dobbiamo festeggiare” sempre danzando, lo
raggiunge e gli si sale sopra a cavalcioni. E lo bacia. Quando sono entrambi a
corto d’aria, provano a guardarsi negli occhi, ma i volti sono troppo vicini
per riuscirvi. “Potevamo restare anche in casa tutto il giorno. Uscivo io a
fare spesa. Che te ne fai dei vestiti, del telefono. Tanto non ti permetterò di
chiamare nessuno e ti costringerò a girare sempre nudo... ”
“L’idea mi strapiace Michi! Sarò
tipo un angioletto. Ma che dico: un diavoletto. Un diavoletto per te. Un
diavolo tentatore” ammicca. Ma poi si rialza. “Niente da fare, il telefono mi
serve. Ho ‘sta maledetta sensazione che mi cercheranno, sul serio. Andiamo dai”.
Quando fa per aprire la porta, Diego
viene quasi sdraiato da un grosso cane nero. “Bello!” lo urla non
preoccupandosi degli abitanti del piano di sopra. E mentre l’ospite prende
confidenza con il cane di casa rotolandosi con lui nel prato umido, Michele
esce a sua volta in giardino. “Ulisse, il solito casinista!” grida verso il suo
cane. Ma, intanto, si guarda intorno, in attesa della madre. Difatti, cinque
minuti più tardi: “Michele! Eccoti!”
La mamma di Michele arriva
sorridendo e vede un ragazzo coricato sul prato con il cane che gli sta
leccando coscienziosamente tutta la faccia e, per niente infastidito, ride
festosamente abbracciandolo.
Lo sguardo della nuova venuta va dal
ragazzo a Michele, in piedi lì vicino, con le mani letteralmente nei capelli. “Miche’,
non mi presenti il tuo amico?” lo guarda interrogativa.
“Ah… sì…certo mamma te lo presento subito… io…lui è…”
Michele improvvisamente ha perso tutta la sua favella.
Diego si alza agilmente, si pulisce
la mano sui jeans e la tende alla signora Salvemini facendole un bel sorriso. “Piacere
mamma di Michele, io sono Diego, il figlio di un collega di Michele. Michele è
stato tanto gentile da ospitarmi a casa sua, perché devo fare un corso qui all’Università
di Bari. Sono arrivato ieri sera”.
Santina è favorevolmente
impressionata dal sorriso e dal garbo del giovane, e guarda severamente il
figlio. “Non me ne avevi parlato. Ma cosa gli hai dato a cena ieri sera, non
gli avrai mica rifilato un panino e via, che figura” s’interrompe sentendo il
rumore del cancello, che si apre al passaggio della figlia.
“Ciao ma’, che succede?” baciandola
su una guancia, Barbara guarda Diego e Michele; quest’ultimo ha ancora le mani
nei capelli.
“No ma’, te l’avrei detto oggi no? È
arrivato tardi, lo sono andato a prendere col camion…”
Diego, nel frattempo stringe la mano
anche alla sorella di Michele e spiega: “No, Michele è stato molto gentile, mi
ha portato al ristorante ieri sera, e poi mi ha fatto dormire nel suo letto”
quest’ultima parte la dice con aria maliziosa.
Due paia d’occhi ugualmente neri si fissano
interrogativi in quelli di Michele.
“Certo, mica faccio dormire un
ospite sulla brandina no? Gli ho ceduto la mia camera, in brandina ho dormito
io” Michele fulmina con gli occhi Diego, saettandogli un implicito: con te facciamo i conti dopo.
“Bene, noi ora andiamo a fare spese:
Diego ha perso il cellulare, e vuole ricomprarne uno subito perché teme di aver
perso già un mucchio di telefonate degli amici o dei suoi…” appena dette queste
parole, Michele si pente. Voleva dargli una lezione, ma si rende conto di averlo
ferito.
Diego infatti abbassa gli occhi e
diventa silenzioso, s’inginocchia a terra e riprende a coccolare Ulisse, al
quale non sembra vero di leccarselo ancora un po’.
Sentendosi un barbaro, Michele
prende Diego per un braccio e lo fa rialzare: “Dai andiamo a fare le spese”.
“Oggi pranzate da noi allora” grida
la mamma inseguendoli per il giardino.
“No ma’, mangiamo qualcosa fuori,
abbiamo da fare un bel po’” Michele cerca di allontanarsi velocemente.
“Va bene, allora stasera vi
aspettiamo senz’altro, va bene? Ciao Diego, Ciao Miche’” la mamma lo abbraccia
e lo bacia.
“Nemmeno fossimo in partenza per l’Alaska,
sempre drammatica mia madre” Michele si avvia veloce verso la macchina.
Diego lo segue silenzioso a testa
bassa, le mani in tasca, e sempre silenziosamente si accomoda in auto.
Michele parte e dopo qualche minuto
si gira verso Diego: “Cazzo, va bene sono stato uno stronzo, potevo evitarmela
la battuta. Però tu provochi a volte! Anzi spesso”.
Diego alza le spalle continuando a
tenere lo guardo fisso al finestrino: “Non preoccuparti Michele, non è successo
niente”.
“Già, intanto non parli da un quarto
d’ora, tu che di solito accumuli parole su parole, e sei fermo con le mani in
mano. Cosa ancora più inusuale per te. Conoscendoti!”
“Conoscendomi da quanto? Tre giorni?”
ribatte con tono di sfida.
“Mi sono bastate le ore passate con
te nell’Ortica. Il Diego che conosco io avrebbe già cambiato tre cd, alzato il
riscaldamento, fatto partire i tergi…”.
“I tergi potresti farli partire tu,
visto che piove già da cinque minuti e non si vede un cazzo dal finestrino, io
non so come fai a guidare” Diego si gira a guardarlo e finalmente abbozza un
sorriso.
Michele già più sollevato, aziona il
tergicristalli e prosegue sulla provinciale fino a quando, una ventina di
minuti più tardi, entrano nel parcheggio dell’imponente Centro Commerciale.
“Bene, buttiamoci nel delirio degli
acquisti!” e Michele con aria sofferente si appresta ad entrare.
“Trovo i centri commerciali ancora
più tristi degli autogrill” fa Diego mentre cercano un negozio di telefonia per
vedere se insieme al cellulare nuovo può recuperare i dati della sua sim
perduta.
Finalmente rintracciano un centro
Tim dove Diego rientra in possesso della sua linea. Infatti, appena acceso gli
arrivano le telefonate di Steff, evidentemente preoccupato per la mancata
settimana bianca!
La seconda tappa e Mediaword. Il
fornitissimo negozio di elettronica, scatena il bambino piccolo che è in Diego,
il quale, zampettando e guardandosi intorno con occhi spiritati, si lascia
veramente andare. Dopo essersi preso l’I-phone più recente, si butta sui giochi
elettronici, quindi l’ultimo modello di I-pod, e fa per lanciarsi verso i cd.
“Scusa Diego, pensi di lasciare
qualcosa anche agli altri? Guardati!”.
Diego si gira verso Michele con gli
occhi scintillanti, le braccia cariche di roba: “Ho visto che questi giochi non
ce li avevi. Assassin’s Creed è bellissimo, non puoi non averlo! Così stasera
facciamo una giocata! Ah, ce l’hai un joy per me? Sennò ne prendo uno” e Diego
parte in quarta verso lo scaffale della X-box.
“Ce l’ho, ne ho un casino,
rilassati. Andiamo alla cassa” Michele prende Diego per le spalle e lo spinge
verso l’uscita.
A mezzogiorno decidono di andare a
mangiare qualcosa.
“Non al Mc Donald’s di sicuro.
Andiamo là, al baretto all’angolo, lo conosco. Fanno anche piatti caldi” ordina
Michele.
“Sempre l’etica che esce fuori…”
Diego lo prende in giro.
“Sì, l’etica e anche perché ci tengo
alla mia salute! Sai cosa infilano negli hamburger questi qua? No? Beh,
informati caro quando mangi qualcosa, proprio tu che ingurgiti tutto come se…”
“Michele, sono d’accordo con te,
andiamo a mangiare al baretto e poi andiamo a fare la spesa, dai”.
Mentre consumano un piatto di pasta
al sugo, Diego, tutto contento, tira fuori dalla borsa l’I-pod e lo passa a
Michele: “Questo è tuo, hai detto che il vecchio era rotto, no?”.
Michele esita. Qualcosa gli rode
dentro: “Senti... grazie... Diego, vedi, non è che devi spendere per forza pile
di soldi tutti i giorni perché puoi farlo; guarda quanta roba” indica le buste
accatastate da una parte. “Ma cosa te ne fai”.
Diego lo guarda stranito: “E adesso?
Da dove arriva questa paternale? È solo un regalo per te Michi, mi avevi detto
che non ce l’avevi più”.
Michele scuote i riccioli, non vuole
ferire ancora i sentimenti dell’amico, ma dentro si ripete per l’ennesima volta
che non potrà mai funzionare tra loro, che Diego si stuferà di lui quando
troverà un nuovo diversivo, qualcuno o qualcuna che lo incuriosirà di più, che
lo stordirà di più, perché alla fine è un bambino viziato e basta, che pensa
sul serio che la sua vita sia così triste e monotona da volere solo quello, un
diversivo ogni giorno.
Ma quando più tardi al supermercato
Diego riempie il carrello con le cose più assurde, si arrabbia davvero. Si
stanno dirigendo verso la cassa e il loro carrello, a vista d’occhio è il più
pieno di tutti. Michele non parla, si morde il labbro per non dire niente. Ma
Diego, dopo l’ubriacata di acquisti, si accorge che qualcosa proprio non va. “Michele,
me lo dici cosa hai? Mi dici questa volta dove cazzo ho sbagliato”
Questi lo aggredisce: “Dove cazzo hai sbagliato? Ma guarda qui!” indica la
roba con le confezioni più inutili, tra cui anche otto chili di cibo per cani! “Guarda
che merda prendi! A chi serve tutta ‘sta immondizia? Per chi? Siamo in due, non
so quanto starai a casa mia tu, magari domani prendi e te ne vai, e hai fatto
un carrello colmo, e adesso cos’è quella torta gigantesca? Per chi?” Michele
quasi urla ormai.
“Ma per stasera, mangiamo da tua mamma, non possiamo non portarle niente”
Diego è allucinato, non capisce la rabbia che Michele gli sta scaricando
addosso. Non capisce le parole di Michele. I suoi dubbi da dove provengano, il
suo disappunto. Diego sente così puro l’amore che ha per lui da non riuscire
davvero a comprendere perché faccia così, perché non si fidi.
“Ma è mia mamma, io non porto mai niente quando vado a mangiare da mia
mamma!”.
“Ma non è la mia, io sono un ospite, devo portare qualcosa” Diego è a un
passo dalle lacrime ormai “e la spesa è per te, per noi, cioè io mangio come un
lupo, ti sto in casa, mi sembra il minimo riempirti la dispensa” guarda Michele
e poi con decisione gli strappa il carrello dalle mani e lo spinge verso la
cassa.
Perchè Michele deve bistrattare il piccolo Diego quando vuole solo fargli dei regali? Io penso che Michele tema che Diego voglia comprare il suo affetto con degli oggetti. Non comprende che in realtà il suo è solo un gesto d'amore. Diego è cotto, stracotto di Michele e vuole solo dimostrarglielo. Spero solo che Diego riesca a calmarlo, a dimostrargli che le sue paure sono infondate, che non lo lascerà solo perchè si è stancato come un bambino con un giocattolo.
Questo blog è nato per tutti quelli che amano la coppia Caparezza/Diego Perrone (altresì detta Diegorezza) in odor di slash (slash fanfiction) e per coloro che amano Diego Perrone e il mitico Michele Salvemini come artisti, con un occhio speciale e fantasioso sugli altri musicisti che più o meno ruotano (o hanno ruotato) intorno a questa coppia. Welcome.
ATTENZIONE: tutte le fanfiction presenti nel sito che citano Diego Perrone e Michele Salvemini (Caparezza)e altri personaggi reali, sono da considerare sempre e tassativamente frutto della fantasia e del talento dell'autore. Non c'è niente di reale né è a scopo di lucro. In caso contrario, qualora si racconti un avvenimento "reale" non sarà una fanfction e verrà ben specificato.
Se non vi piace lo slash non leggetelo
Sublimando sul palco................................................................................................................................
-Durante fuori dal tunnel, alla frase: “Mi sento stretto come quando inchiappetto un topolino” (al posto di puffo, per adeguare alla scenetta) mimato un atto omosessuale, nella fattispecie CaparezzaVSDiego.
-Durante Bonobo Power, vengono imitati coiti e Diego, dopo aver tentato Capa al sesso bonobo, si consola prima con il tastierista poi con una banana.
-Durante una nuova versione di Fuori dal tunnel, Caparezza imita un nuovo coito omosex con uno stura lavandini sempre ai danni di Diego.
-Durante il dito medio di galileo, Diego presta il fianco alla famosa frase: “Temono il dito di Galileo tra le chiappe” mettendosi in posa per farsi infilare metaforicamente il dito medio tra le chiappe da Caparezza.
-Durante una delle tante versioni di Abiura di me, Diego dice: “Ti posso cliccare?” e dopo averlo toccato con la freccetta, arriva con un finto dito (tipo sempre mouse del pc) e lo sbatte sui genitali di Capa.
-In un'altra di Abiura, Caparezza impugna il pacman e "mima" di mordere qualcosa che pende dal corpo di Diego, indovina un po' cosa...
-Ancora Abiura di me, Diego fa la principessa del videogioco di Super Mario che amoreggia con Tetris, interpretato da Caparezza.
-Durante Kevin Spacey, Diego Harry Potter, sbatte la bacchetta magica verso il sesso per evocare un sortilegio contro la prostata di Caparezza.
-Durante stango e sbronzo Caparezza prende di petto le dimensioni della scimmietta di Remy (interpretata da Diego) e definisce le dimensioni del suo pene siffrediane.
-Prima di Auditel's family, per parlare del decadimento dei rapporti amorosi, Caparezza imita una telefonata ad una linea erotica e Diego interpreta una centralista hard con tanto di parrucca e movenze.
-Nel live de La fine di gaia, Caparezza spinge nel sedere di Diego la lancia, gesto però non legato ad una scenetta o altro. Così...
-In The auditel family, alla fine Caparezza svende tutto, persino una notte d'amore con Diego. Ma poi si pente e cerca il suo perdono tirandogli un bacio subito ricambiato
Perchè Michele deve bistrattare il piccolo Diego quando vuole solo fargli dei regali? Io penso che Michele tema che Diego voglia comprare il suo affetto con degli oggetti. Non comprende che in realtà il suo è solo un gesto d'amore. Diego è cotto, stracotto di Michele e vuole solo dimostrarglielo. Spero solo che Diego riesca a calmarlo, a dimostrargli che le sue paure sono infondate, che non lo lascerà solo perchè si è stancato come un bambino con un giocattolo.
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