domenica 11 novembre 2012

Una bizzarra collaborazione



Titolo: Una bizzarra collaborazione 

Pairing: Michele Salvemini (Caparezza) - Diego Perrone

Storyline: Registrazione di Punkmotocross

Rating: Per tutti

Questa fiction è frutto della mia immaginazione e non è scritta a scopo di lucro


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Diego si stiracchia sbadigliando. La luce filtra tra le tapparelle ferendogli gli occhi. La sera prima ha folleggiato con gli amici bevendo birra e anche qualche bicchierino di tequila e ora ne paga le conseguenze. La testa gli batte come se lo stessero percuotendo con una mazza e la bocca è impastata. Il gatto si struscia contro il polpaccio nudo, miagolando in cerca di attenzione. Diego lo prende in braccio portandolo in cucina. Gli stampa un bacio rumoroso sul testone, il musetto bianco si avvicina a quello del padrone toccandolo per ricambiare quel gesto d’affetto. Miagola innamorato. Diego se lo coccola grattandolo sulla schiena e poi dietro l’orecchio.
In quel momento il cellulare sul tavolo vibra annunciando l’arrivo di un messaggino di Maggio, il bassista. Sbuffando lancia uno sguardo distratto.
Oggi si registra, non arrivare tardi come sempre
“Cazzo” impreca appoggiando il felino sul legno. Diego ha dimenticato che devono completare la registrazione dei nuovi pezzi. Il nuovo cd dei Medusa, dei quali Diego è leader da tempo immemorabile, si avvale della collaborazione del suo caro amico Michele Salvemini, in arte Caparezza, rapper pugliese di grande talento. Il cantante è curioso di ascoltare il risultato della fusione di due generi così diversi come il punk e il rap. Non vede l’ora di trovarsi in sala d’incisione.  Ricorda per quel giorno è anche prevista la trasferta di Caparezza a Torino e immediatamente l’ansia si impadronisce di lui. Quando sono insieme percepisce  un’alchimia del tutto particolare che lo lascia sempre senza fiato. Con un sorriso ebete sulle labbra sorseggia il suo caffè, poi dopo aver trascorso una mezz’ora piena sotto il getto caldo della doccia, si prepara per uscire. Maglietta e jeans strappati il look prescelto.
Negli studi della Gulp record, nonostante il tempo a disposizione per terminare il disco sia agli sgoccioli, c’è un’atmosfera da camerata tra scherzi, battute e gavettoni. I ragazzi della band decidono anche di filmare tutto con una videocamera in modo da poter mandare in giro nel web anche il video. C’è chi accorda la chitarra, gli si esercita con la batteria e chi perde tempo a scherzare con la propria fidanzata. Sì perché le ragazze sono come una mascotte o portafortuna per loro e quindi sono sempre benvenute in sala di registrazione. Diego invece, non lo ammetterebbe mai, ma è nervoso e per tenersi occupato, strimpella il ritornello de “Il mio gatto” con la chitarra elettrica. Ogni dieci minuti però si interrompe per sbirciare l’orario tanto che gli altri ragazzi si straniscono cercando di capirne il motivo.
“Che cazzo hai? Un impegno con qualche tipa?” sbotta Fabrizio che tutti chiamano Mo’ff.
“Eh, come? No!” diventa serio. “Lo sai che abbiamo rotto”
“Che ne so, pensavo una nuova”
“Col cazzo” replica Diego inorridito. “Dopo Marika, non voglio più rotture di palle”
“Tu sei da rinchiudere. E allora, perché da almeno un’ora fissi l’orologio?”
“Michele è in ritardo, non doveva registrare stamattina il suo intervento?” aggrotta la fronte preoccupato.
“Forse si sente già una star anche se siamo più famosi noi!” ridacchia.
“Ma che star. Lui è un tipo semplice, che cazzo dici!” replica alterato.
Mo’ff alza le mani in segno di resa: “Per carità. Sono curioso di conoscerlo meglio questo Caparezza. Da come ne parli deve essere simpatico, ma strano. Poi i suoi testi sono così di rottura”
“Io lo trovo geniale” Diego s’infervora. “Mi ha regalato il suo cd, è meraviglioso”
“Caspita, sei diventato una fottuta groupie” lo prende in giro.
“Che coglione” gli fa una linguaccia e proprio in quel momento la porta si apre.
Una testa riccia fa capolino “Ciao, si può?” avanza nella stanzetta, un sorriso imbarazzato sulle labbra e un paio di occhiali rossi a celare gli occhi scuri. “Il treno è arrivato con un’ora di ritardo”
“Michi, ciao” Diego scatta in piedi per salutarlo. “Ti aspettavamo”
Rendendosi conto che il gruppo non sta provando, ironizza: “Ma bene. Qui si batte la fiacca! E io che credevo di aver fatto tardi” sogghigna abbracciando Diego che ricambia con trasporto stampandogli anche un bacio sul collo. “Come stai Diegone?”
“Alla grande” sorride il ragazzo, affondando le mani nelle tasche dei jeans. “Che bello che sei qui”
“Potevo mancare?” lo guarda con intensità. “Non vedevo l’ora di cominciare”
Arrossendo fino alla radice dei capelli, Diego distoglie lo sguardo come scottato e tossisce nervoso:  “Ricordi i ragazzi, Michi?”
“Certo” porge loro la mano, mentre Diego li presenta di nuovo, ipotizzando che il cantautore pugliese abbia dimenticato i loro nomi.
 "Mo’ff, Maggio, Ea?”
Quando finalmente tutte le presentazioni e i saluti di rito sono stati fatti, Michele si mostra impaziente di cominciare. Muovendosi nervoso su un piede e poi sull’altro, si sporge verso l’amico.
“Allora, vogliamo divertirci un po’?” negli occhi una luce che Diego non ha mai visto.
Diego annuisce, è da tempo che desidera cantare con lui che non vede l’ora di cominciare,
“Dimmi che devo fare!” esclama il riccio sbottonandosi la felpa e buttandola su una sedia.
Emozionato, Diego si avvia verso la sala insonorizzata con Michele al seguito. Una volta chiusi dentro, Michele prende il foglio cercando di memorizzare la sua parte, ma ogni volta che tenta di ripetere ad alta voce, gli viene da ridere perché dimentica una parola.
“Scusa” carezzandosi la barba, abbassa di nuovo la testa sul foglio.
“Concentrati!” lo bacchetta Diego, ma deve confessare che anche lui pensa ad altro. A quanto è bello trascorrere del tempo in compagnia di Michele facendo ciò che entrambi amano. È così raccolto da non accorgersi che lo sta chiamando.
“Diego, ehi, sei nel paese delle meraviglie?” gli appoggia una mano sulla fronte.
Diego lo fissa un po’ frastornato, il solo contatto gli fa scattare qualcosa, il cuore fa una capriola e un improvviso calore lo investe. “Mi ero un attimo distratto” si giustifica guardando altrove per non fargli scorgere il suo stato.
“Stai bene? Sei tutto rosso” il riccio continua a toccarlo, le dita scivolano fino alla guancia. “Sei anche caldo”
“No, mai stato meglio” il giovane torinese si scansa indietreggiando di un passo, ma finisce contro il leggio che cade per terra.
“Diego, sei proprio tutto strano, oggi” sogghigna Michele.
“Ho bisogno di una birra!” e Diego scappa letteralmente fuori.
Sempre più stranito, ma anche felice di potersi prendere una pausa, Michele lo segue. Vedendolo scolarsi mezza bottiglia in un solo sorso, sgrana gli occhi.
“Caspita tesoruccio, ne avevi di sete!” siede pesantemente sul divano allungando le gambe sul tavolino.
Nel sentirsi chiamare in quel modo, Diego si blocca confuso. È abituato ad essere chiamato Diegone, ma quel nomignolo lo mette in crisi. 
Non sapendo cosa replicare, beve un altro sorso. L’anellino al labbro urta sulla vetro facendo rumore “Ne vuoi?” gliela porge.
“No, ho più fame” si lamenta sfiorandosi lo stomaco.
“Possiamo ordinare una pizza o cinese” propone. Gli altri ragazzi approfittano della loro pausa per registrare delle basi strumentali.
“Meglio una pizza, il cinese…” fa una espressione inorridita.
“Ma l’hai mai assaggiato?” Diego è un patito della cucina orientale e vorrebbe convertire tutti quelli che conosce.
“No e non ci tengo. Vuoi mettere con un bel piatto di orecchiette? Ne faccio volentieri a meno di quelle schifezze!”
“Ma quali schifezze” protesta l’altro.
“Non è cibo vero, Diegone” Michele si stiracchia, incrociando le mani dietro la testa e la maglia si alza mostrando il ventre piatto.
“Se lo…” Diego si blocca mentre lo sguardo vaga lungo il corpo dell’amico, soffermandosi sugli addominali appena accennati e la scia di peluria che si perde all’interno dei pantaloni “dici tu” conclude imbarazzato.
“Che c’è?”
“Come? No, niente” cerca qualcosa d’intelligente da dire, ma il cervello sembra essere entrato in sciopero. Beve un lungo sorso poi borbotta qualcosa di incomprensibile
Michele gli fa segno di sedere con lui. “Che fai lì impalato? Oggi sei di uno strano!”
Diego prende posto sull’altro lato del divano, mantenendo una certa distanza, ma dopo un attimo, sentendosi ridicolo si sposta più vicino. Le braccia si sfiorano facendogli rizzare tutti i peli.
“Sono curioso di sentire anche le altre canzoni” dichiara d’improvviso il cantautore pugliese.
Diego lo fissa sorpreso: “Davvero? Dopo ti do una demo”
“Grande. L’album precedente era davvero forte. La vostra musica mi piace molto”
“Non sapevo seguissi il punk” ogni sua parola gli giunge nuova. Ogni volta che si trova con lui, scopre qualcosa di nuovo sul suo conto.
“Mi piace sentire un pò di tutto!” e gli rivolge un sorriso dolcissimo. 
Diego si sente come se fosse stato messo in lavatrice. Michele gli porta un braccio sulle spalle e si sporge verso di lui. Il viso è pericolosamente vicino al suo.
Non sapendo cosa aspettarsi, Diego trattiene il fiato.
“Farete strada, te lo dico io” aggiunge il cantatore di Molfetta colpendolo al petto con un dito.
“G-grazie” balbetta felice il leader dei Medusa.
“Dai, ricominciamo!” Michele si alza rompendo quell’intimità tra loro.
Pur se dispiaciuto, Diego è costretto a seguirlo.
Alla fine della giornata, sono esausti, ma soddisfatti e giunto il momento dei saluti, Diego annuncia che Michele sarà suo ospite, soprattutto considerando tutte le volte in cui l’amico gli ha aperto la sua casa di Molfetta. Il cantautore pugliese fa per rifiutare, ma il sorriso che il più giovane gli rivolge è talmente tenero che, con il fiatone di chi ha fatto quattro piani di corsa, non riesce a dire di no. Si rende conto di quanto quel ragazzetto del nord dalla buffa pettinatura, il viso disseminato di anellini e un assurdo senso dell’umorismo sia diventato parte integrante della sua vita tanto da indurlo a farsi più di otto ore di treno pur di rivederlo. Diego gli sfiora il braccio e Michele gli scompiglia i capelli: “Dai, andiamo folletto, il letto ci aspetta”
“Folletto?” mette il broncio “E questo da dove viene?”
“Non so, ma mi sembri un folletto stasera, ti dispiace?” per un attimo si pente di tutta quella confidenza.
“No, tu puoi chiamarmi come vuoi Michi” ridacchia incamminandosi in direzione del suo appartamento.
Michele lo raggiunge circondandogli le spalle con un braccio. D’istinto, Diego si stringe a lui.





3 commenti:

  1. Si trattò sicuramente di una bizzarra collaborazione ma anche brillante, visti i risultati. Mi piace sicuro. Anche se gli impacci sono deliziosamente da commedia romantica americana, rendono l'idea benissimo. Bei dialoghi. W l'alchimia....

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  2. Questa fic è un gioiellino! Ho amato i dialoghi e le interazioni fra loro due! <3 Complimentoni! <3

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  3. Bella! Diego mi fa impazzire così agitato e impacciato! E che dire di Michele? Sei bravissima. Ho già voglia di rileggerla. <3

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