mercoledì 1 maggio 2013

Dalle Puglie alle Alpi, ultima puntata





Titolo: Dalle Puglie alle Alpi
Autori: Annina
Pairing: Diego Perrone/Michele Salvemini
Genere: AU/Commedia/Romantico/Introspettivo
Rating: PG, slash, NC 17
Disclaimer: come sempre è tutto frutto di fantasia. I personaggi sono originali, ho preso in prestito i nomi solo per ispirazione artistica.




E finalmente è sabato. Michele viene dimesso con tutte le raccomandazioni e le cure del caso.
E’ Danilo a mettersi a disposizione per portarli a casa, dove li aspettano gli altri amici e naturalmente la famiglia Salvemini.
Mariella ha già ripulito e sistemato la casa: per qualche giorno andranno in albergo, vogliono stare ancora un po’ vicino a Michele, e poi voleranno in Puglia.
A mezzogiorno mangiano tutti insieme lì in casa di Diego, poi rassettata e sistemata la cucina, finalmente li lasciano soli.
In piedi in mezzo alla cucina si guardano e si buttano uno nelle braccia dell’altro.
“Da soli finalmente Diego, non ce la facevo più; avevo bisogno di stare solo con te, di abbracciarti, di sentirti… di baciarti amore mio”.
Si baciano finalmente, e sembra il primo bacio. Troppo tempo separati, troppo tempo insieme ma senza potersi scambiare troppe tenerezze.
“Non so te Diego, ma io andrei a coricarmi un po’; vieni a letto con me?” glielo chiede con aria innocente e Diego annuisce, accompagnandolo di buon grado in camera.
Si spogliano e si buttano sotto al piumone, abbracciati.
“Lavanda e miele. Ho questo ricordo: quando mi hanno cambiato stanza, io sentivo, ma non riuscivo a parlare, non potevo aprire gli occhi, non riuscivo a muovermi. Ero terrorizzato Diego, era un incubo. Poi all’improvviso, un attimo prima che tu mi prendessi la mano, ho sentito questo profumo, il profumo della tua pelle, il profumo del nostro letto. Allora ho capito che tutto sarebbe andato a posto, se tu eri lì con me, tutto andava bene”.
Appoggiato al suo petto, Diego lo accarezza teneramente: “Ho avuto tanta paura anch’io quando non potevo vederti, ero lì fuori e non potevo stare con te. Mi mancavi così tanto Michi”. Alza la testa a guardarlo: “Non potrei vivere senza di te, non potrò mai vivere senza di te, ti amo troppo. Non farmi mai più una cosa del genere!” Diego ride ma le lacrime gli rigano il viso, ed è Michele a togliergliele con le dita, delicato.
“E perché mai dovresti vivere senza di me? Chi ti lascia andare? Ti amo troppo anch’io Diego. Vieni cucciolo, stai qui” se lo prende stretto e si baciano ancora.
Dopo un po’ Michele con aria vaga si alza su un gomito a guardare sul comodino: “Dì un pò, ma quel tubetto lilla ai frutti di bosco? Dove l’hai ficcato?”.
Diego lo guarda a bocca aperta: “Michele, sei convalescente! Non si può!”.
Michele sbuffa: “Macché non si può! Ti faccio vedere io chi è il convalescente qui!” prende a baciarlo e a leccarlo dappertutto nonostante le proteste di Diego. Gli disegna sulla pelle parole sconosciute con le dita, scende con la mano a toccarlo tra le gambe, sentendolo eccitato: “Beh, tu convalescente non lo sei!” ride Michele coricandosi addosso a lui e muovendo sensualmente i fianchi contro i suoi.
Diego tenta ancora una breve resistenza, ma non ce la fa: “Va bene, mi arrendo alla forza bruta! Scendimi di dosso però, mi schiacci!”.
Michele continuando a baciarlo farfuglia un “Ma figurati” e Diego con tutta la poca forza che ha lo disarciona ridendo e salendogli immediatamente addosso a sua volta.
“Il convalescente sei tu, e tu devi restare coricato tranquillo; lascia fare a me” scende con la bocca Diego, scende per tutto il corpo di Michele: conosce il suo punto debole, sa cosa gli piace. Quando finalmente incontra il suo pene pronto lo accoglie tra le sue labbra, felice di farlo, felice di dare piacere al suo compagno.
“Diego, cazzo, in questo modo mi avresti risvegliato dal coma molto prima! Non fermarti amore mio, non fermarti…”.
Ma è lui a fermarlo poco dopo, e a riportarselo vicino. Si allunga nel cassetto e trova quello che cerca: “C’è ancora…” con un bel sorriso Michele dà ancora un bacio a Diego e gli fa la stessa domanda della prima volta: “Pronto Diè?”.
“Sempre pronto per te!”. E sono ancora uniti al ritmo dell’amore, sempre più veloce fino a raggiungere il loro paradiso. Ansimando Michele si lascia cadere su Diego: “Allora? Chi è il convalescente?”.
Diego ride: “Nessuno. E’ stato bellissimo Michi, come sempre”.
Malgrado le affermazioni di entrambi però dopo poco si addormentano e non si svegliano fino alla mattina seguente, mattina che porta un’altra bella notizia: la proposta di assunzione di Michele da parte del sindacato. Nonostante sia domenica, un dirigente viene appositamente a comunicarglielo a casa, e Michele accetta con gioia.
Diego si è fatto allungare l’aspettativa a due mesi, vuole recuperare il tempo passato lontano dal compagno, e le giornate passano tranquille, tra riposo, passeggiate e coccole.
L’unica cosa che insospettisce Diego sono le frenetiche ricerche in rete da parte di Michele e le conseguenti telefonate altrettanto misteriose.
Alle sue domande Michele risponde: “Ma figurati, sei paranoico”
“Io sarei paranoico? Ma se quando mi avvicino sei subito pronto a cambiare schermata! Sempre! Non dirmi che sono paranoico, dimmi che non vuoi che veda cosa cerchi. Che sarà mai poi!” e Diego si siede immusonito sul divano.
Michele, dopo aver chiuso tutte le finestre sul pc gli si avvicina e cerca di prenderlo tra le braccia, ma Diego si scosta.
“No, stavolta non mi freghi con le coccole. Fai anche sacchi di telefonate, e quando io arrivo abbassi la voce o ti chiudi in bagno. Non sono mica scemo, ti vedo”.
Michele cerca di prendergli la mano, ma lui la toglie e si chiude nell’angolo del divano stringendo un cuscino, gli occhi lucidi che guardano oltre la finestra.
Alzando gli occhi al cielo Michele sospira,  poi afferra con forza la mano di Diego: “Sei impossibile lo sai vero? Ascoltami. Mi guardi per favore?”.
Diego fa una smorfia poi si gira a guardarlo con aria afflitta: “Forse hai ragione Michele, non sono affari miei, hai ragione, non devo metterci il naso. Scusami sono invadente”.
Michele afferra il cuscino e lo butta, poi sempre con forza lo  prende fra le braccia e gli stampa un bacio sul naso: “Sentimi bene Diego, tutto quello che mi riguarda, riguarda anche te e credo viceversa no? Non ci sono sotterfugi in quello che sto facendo, sto solo cercando di farti una sorpresa, ma tu sei curioso come un gatto, non mi lasci fare!”.
Diego abbassa gli occhi, poi li rialza a guardarlo, contrito: “Scusa Michi, sono stato proprio uno stupido. Giuro, non lo faccio più: mi perdoni?”. Lo dice con gli occhi così imploranti che Michele deve per forza stringerselo al petto, e accarazzandogli teneramente la nuca gli sussurra: “Non c’è niente da perdonare cucciolo, ma lasciami fare, va bene? Tra un paio di giorni ti dirò tutto. Facciamo la pace ora? Sai che ci riesce così bene!”.
Diego gli circonda il collo con le braccia e gli sussurra sulla bocca: “Sì, facciamo la pace: so come farmi perdonare”.


Qualche giorno dopo, nel pomeriggio Michele riceve una telefonata che lo fa esultare. Diego sta per infornare una torta di mele, e lo guarda stupito, mentre lui gli si avvicina e lo prende fra le braccia baciandolo con entusiasmo.
“Che succede?” lo chiede con quel po’ di respiro che gli resta, Michele lo sta stringendo fino a farlo soffocare.
“Niente, era Danilo, vengono tra poco e si fermano a cena, portano tutto loro cinese, indiano e libanese. Bello no?” Michele intanto comincia a prendere tovagliette e piatti dalla credenza, girando attorno come una trottola.
Diego lo guarda sempre più stupito: “Michi ma che hai? A parte che sono le sei ed è presto per preparare, ma da quando vai così in frenesia perché vengono gli amici? Cioè, in pratica li vediamo tutti i giorni. Tutta questa gioia per un falafel?… va bene, va bene niente, ti do una mano ad apparecchiare”.
Di lì a poco arrivano i ragazzi carichi di vettovaglie e bottiglie di vino e di birra; appoggiano tutto sul tavolo, euforici e Diego si perde sempre di più, sa’ che c’è qualcosa in ballo, ma si trattiene dal domandare.
Finalmente tutti a tavola, Danilo guarda Michele ridendo: “Senti Michele o ti decidi o parlo io; non sto più nella pelle e credo nemmeno loro” indica Fabio e Valentina che mostrano due facce emozionate e sorridenti.
Michele, con una voce che non è la sua, risponde: “No parlo io, ma adesso che è il momento di farlo, ho paura. Forse non dovevo fare tutto io, magari Diego non sarà d’accordo e io farò la figura dell’imbecille.  Anzi probabilmente sono un imbecille, scusa Diego, non so come fare”.
Diego ha quasi paura a domandare, ma si rivolge a tutti: “Per favore, mi state facendo sentire male. Qualcuno vuole parlare? Michele per piacere, se mi vuoi un po’ di bene, mi dici cosa succede?”.
Michele gli prende le mani tra le sue: “Senti Diè, ti piacerebbe fare un viaggio, andare a Oslo, tipo?”.
“E’ questo? Avete organizzato un viaggio? Mi piacerebbe lo sai, ne avevamo parlato tempo fa! Sì Michi!” Diego sospira di sollievo: è solo quello, un viaggio, va bene.
“Ecco, non è proprio solo un viaggio. Forse dovrei chiedertelo da soli, senza testimoni, ma loro sono quasi la nostra famiglia, mi hanno aiutato…” Michele si guarda in giro, poi torna a guardare il suo Diego e glielo dice tutto d’un fiato: “Diego… vuoi sposarmi?”.
Diego lo guarda a bocca aperta: il cuore saltella nel petto e un tremito inizia a percorrergli tutto il corpo. Toglie le sue mani da quelle di Michele e si copre il viso. Michele si alza e gli va vicino, gli toglie le mani e lo fa alzare. Diego è pallido ma sorride.
“Allora Diè?” la testa piegata di lato, glielo chiede con un sorriso ma gli occhi sono un po’ preoccupati.
Diego lo abbraccia: “Sì che ti sposo Michi. Sì amore mio” la tensione si scioglie e Diego si ritrova a singhiozzare sulla spalla del compagno, fra le urla di giubilo degli amici.
Quando tutti si risiedono, Michele si rivolge al compagno: “Che paura Diego! Se mi avessi risposto no grazie cosa avrei fatto?”.
“Te lo saresti meritato! Mi hai fatto passare dei momenti terribili. Ma quindi andiamo a Oslo?” a forza di tirare la sedia vicina a quella di Michele, Diego ormai gli siede addosso, ma a lui non dispiace, stanno abbracciati, stanno bene così.
“Sì, ce ne andiamo a Oslo, partiamo dopodomani quindi domani svelti a preparare i bagagli. In Norvegia ci si può sposare senza essere residenti. In Italia non sarà valido, ma per me e per te lo sarà ovunque no? E indovina chi sono i testimoni?”
Diego guarda i tre amici seduti davanti a lui, radioso: “Voi? Venite anche voi?”.
E’ Danilo a rispondere, lui che non stava più nella pelle, che avrebbe voluto chiamare Diego in ogni momento per dirglielo, che è riuscito solo per miracolo a tacere: “Veniamo anche noi! Io sarò testimone di Michi e Valentina la tua! Non è fantastico Diegone? Sei il primo della banda a sposarsi!”.
Anche Fabio interviene: “Io testimonierò sui testimoni, qualcosa farò, ma a casa non resto, ci devo essere per forza, noi quattro non possiamo fare niente separatamente. Stiamo insieme da trent’anni ormai!”. E’ commosso Fabio, lui è più introverso di Danilo, ma vuole un bene dell’anima anche lui a Diego e agli altri.
E così, due giorni dopo, si ritrovano sull’aereo per Oslo tutti e cinque. L’aereo è in fase di decollo, ma Diego non se ne accorge nemmeno. Guarda gli amici seduti poco più in là: quanto bene si vogliono loro quattro. Dei moschettieri proprio. Gli si allarga il cuore al pensiero che saranno insieme anche in questa avventura. Il matrimonio. E chi ci aveva mai pensato? Ci voleva Michele, dritto dritto dalle Puglie, per portarlo a sposarsi a Oslo. Sente la mano di Michele che stringe la sua, si gira a guardarlo. Si sorridono e si scambiano un bacio tra le nuvole.

4 commenti:

  1. Grazie tesoro: che finale romantico, ci voleva! Dolce, romantica, appassionante. Alpi resterà sempre nei ricordi... ora farò passare un po' di tempo, giusto per dimenticarmi qualche dettaglio, così la potrò rileggere come sto per fare con Baci al miele. Bravissima, genialissima e tutto issima ;)

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    1. Lo sai che io senza finale romantico, non posso vivere...
      Graziissime! :o)

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  2. Finalmente dopo tanta sofferenza per Diego e Michele un finale con riso e confetti. Bellissimo capitolo. L'ho letto con il cuore in gola fino all'ultimo, ma avevo capito che c'era in ballo qualcosa di grosso. Peccato sia finita, l'ho adorata fin dall'inizio, dal primo incontro con Diego truccato e dalla loro prima passeggiata in bici per Torino.

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  3. Aspettiamo ora gli scalini di San Francesco, o come la chiamo io: San Francisco :)

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