domenica 26 maggio 2013
La cinquantaduesima volta, quattordicesima e ultima parte
Titolo: La cinquantaduesima volta
Autori: Giusipoo
Pairing: Diego Perrone/Michele Salvemini
Genere: AU/ /Romantico/Introspettivo
Rating: PG, slash, NC 17
Disclaimer: come sempre è tutto frutto di fantasia compresi i nomi
di luoghi, i nomi di attività commerciali, locali, gruppi musicali.
I personaggi sono originali, i nomi
sono stati scelti per ispirazione artistica e non per insinuare qualcosa.
Michele ascolta atterrito ogni
singolo dettaglio: “Quella sera che flirtasti o quello che era con Emma, l’attuale
ragazza di Alessio no? Beh io ero geloso, e stranito” Diego prende un altro
respiro e guarda Michele sempre immobile, il quale gli sembra la vittima
sacrificale in attesa di essere scannata. Ed è proprio così che lui si sente.
“Ecco, sono andato a salutare gli artisti. Sono entrato nel privè e c’erano
loro che parlottavano, Gabriele e Davide. Poi, ad un certo punto, io e Davide
siamo rimasti soli. Ed è stato un attimo! Non so come e perché l’ho fatto o
come e perché cazzo gliel’ho permesso. Comunque eravamo là, da soli. E lui
senza dire niente mi ha preso tra le braccia e mi ha baciato. Mi ha sbattuto al
muro e mi ha baciato! Ero così sorpreso però ho risposto anch’io. Ci sono stato
subito ecco. Non so se è stato l’istinto o la gelosia che provavo però, mi è venuto
così naturale Michele! È stato un attimo, ti giuro. Va bene”
“E poi avete scopato?” Michele lo
dice con la voce incerta. Incenerito da quella rivelazione. E Diego, fino a un
attimo prima convinto di vuotare il sacco, si ritrova a mentire di nuovo. Questa
volta lo spirito di sopravvivenza è relativo a Michele, perché lui ne è certo,
senza Michele non sarebbe più vita: “Sì Michi, ci siamo toccati attraverso i
pantaloni poi mi ha trascinato nel bagnetto di servizio e ci siamo fatti una
sega. E basta, solo quella volta! Non volevo più tenermelo dentro” ora Diego
piange, lacrime strategiche. Il gattino si avvicina a lui per fargli le fusa,
come se volesse consolare il nuovo papabile proprietario. Michele da prima
tituba, poi gli accarezza la guancia con la mano. Lo sente tremare al suo
tocco. “Diego basta, non piangere. Non dovevi tenertelo dentro così a lungo. Va
bene così” e lo abbraccia. Diego è sorpreso. No, che Michele alla fine lo
avrebbe capito, lo sperava, ma che addirittura lo avrebbe subito perdonato...
“Cioè non mi lasci? Non mi odi?”
Michele gli dà una pacca sulla
schiena: “No, odiarti mai, perdonarti? Non c’è molto da perdonare. Non ho certo
dimenticato che sei un ragazzino alla tua prima esperienza omosessuale. E
Davide è il tuo idolo. Questo pure non lo dimentico e ok. Ora non nego che mi
fa male pensarti con lui e che parte della stima che avevo di te l’ho persa.
Però ti amo”
“Ma io non voglio che smetti di
stimarmi! Anche se sono uno stronzo, un ragazzino immaturo e non ti merito”
“Smettila di dire che non mi
meriti!” Michele alza la voce alterato: “Sì, ok, mettiamo che fosse vero che
non mi meriti. Dopo la stronzata di andarti a scopare Davide nel cesso di un
privè. Cambia forse qualcosa? Io ti amo, ho scelto di vivere con te” si blocca
e gli scappa un sorrisetto amaro: “Tempismo perfetto Diego, per voler mettere
tutto in discussione. La nostra convivenza, a pochi giorni dalla
cinquantaduesima” gli sfugge. Diego nasconde il viso sul cuscino ricominciando
a piangere e poi torna a sfogarsi a parole: “Vuoi dire che non ci sarà nemmeno
questa volta una cinquantaduesima volta per te? Vuoi dire che con questa cosa
che ti ho detto...”
“No!” Michele ne è sicuro: “Ci
sarà perché ti amo e perché tu mi ami. Non è un po’ di sesso con un altro fatto
tra l’altro in un momento di debolezza che cambierà le cose tra noi”
“Me lo giuri?”
“Sì, te lo sto giurando. Te lo
giuro, ok? Ora fammi un sorrisino però che sono sconvolto! Un risveglio così
cavolo. Che risveglio ragazzi!” Michele sorride come un naufrago recuperato
dello scampato pericolo e come un redivivo felice di avercela fatta, di aver
superato la bufera. Diego si butta al suo collo e lo bacia. Dopo tanti bacetti
arriva alla sua bocca e sussurra: “Non andremo sabato al Labirinto però, ho
chiuso con i Nevada!”
“E chi lo dice?” Diego lo fissa
incredulo. Cosa gli sta dicendo Michele ora? Lo vuole punire? Una sottile
punizione psicologica? “Non voglio che cambi niente, anzi: se vuoi dimostrarmi
che per te Davide non conta niente e che è stato solo una cosa transitoria,
sabato ci andiamo e stiamo bene”
“Ma Michi, non capisci! Come vuoi
che mi senta ad andare a quel concerto ora che tu sai tutto!!”
“La gestisci. Non è che dopo Il Labirinto Davide è sparito da Torino.
Lo abbiamo incontrato un mucchio di volte e tu ti sei sempre comportato
normalmente. Non dico che mi farà piacere ma devo imparare a convincerci con
questa immagine di te e lui che vi masturbate mentre io sto a subirmi le avance
di una cretina ubriaca” certo, il piglio di Michele è più che amareggiato e
Diego lo subisce in silenzio. Ogni parola è uno spillo arroventato sulla
schiena. “Ti amo Michele, cazzo se ti amo. Ma hai ragione, la risoleremo tutti
e due. Io l’affronterò e insieme a te supereremo tutto”
“Ci puoi giurare” Michele torna a
sorridergli per rassicurarlo e il gattino torna a ruzzare felice intorno a
loro.
Dopo pranzo tutti gli amici
tornano a casa lasciandoli da soli. Rimessi a posto i giacigli provvisori
dell’allegra brigata, Diego e Michele vengono colti da un incontenibile raptus
sessuale. E, tra l’altro, c’era ancora da battezzare il nuovo letto. Iniziano a
baciarsi e toccarsi in sala da pranzo e finiti riversi nel letto ancora sfatto,
scopano selvaggiamente, sussurrandosi all’orecchio paroline spinte. È così
appagante per entrambi, per Michele soprattutto, che è quasi grato a Diego di
avergli detto di Davide. Non lo ammetterebbe nemmeno con se stesso ma l’idea
della scappatella lo eccita non poco e pure a Diego. Il pensiero che lui
sappia, lo sappia e lo ami ancora, lo rende invincibile, lo fa sentire potente.
Dopo l’orgasmo, Michele gli confessa: “Mi tieni in pugno. Non riuscirei a
rinunciare a te nemmeno se mi dicessi che ti sei fatto fottere da tutto il
quartiere. Perché? Ho avuto tanti ragazzi e tante ragazze. Tu perché saresti
speciale?” Aggressivo gli morde il labbro e poi lo lascia andare. Diego è
soggiogato e felice mentre ancora trema. “No che non mi perdoneresti ma mi
piace pensarlo. Grazie Michele, grazie di essere così meraviglioso con me” si
baciano piano, dolcemente. Fuori il tram tram del giorno sembra loro così
distante.
Occupati in quel piccolo trasloco
e dal ritorno in officina di Michele, non riescono a passare troppe ore insieme
il giorno dopo e nemmeno quello appresso che, se tutto andrà bene, secondo i
calcoli scrupolosi di Michele segnerà la loro cinquantaduesima notte insieme.
La cinquantaduesima volta che si sveglieranno insieme. Certo, la cosa di Davide
ha un po’ inquinato l’atmosfera. Michele, che dapprima si è mostrato
imperturbabile alla notizia, nelle ore successive ha metabolizzato la notizia e
pur avendo coscientemente perdonato il suo amato ragazzo, sente che qualcosa è
cambiato, che qualcosa gli sfugge ancora. Solo
il sesso sembra averne giovato e da meraviglioso è divenuto stellare, pensa
Diego con la faccia sprofondata sul petto di Michele. Sono nel loro nuovo letto
e attorno tante candele di diverso tipo ed epoca. “Ora mettiti vicino a me
Diego e ascoltami: vedrai non sarà tutta ‘sta storia ma è giusto che te la
dica, te lo avevo promesso”
“Dimmi tutto amore” gli sussurra
all’orecchio una volta seduto al suo fianco.
Michele ci ripensa: “Dovremmo
asciugarci un po’” Diego capisce che sta prendendo tempo e lo sprona a non preoccuparsene.
“Sì, ok te lo dico. Circa sei anni fa, qui a Torino, conobbi una ragazza molto
carina. Veniva dal Friuli e viveva qui con i suoi genitori, aveva soltanto ventuno
anni. Ci conoscemmo all’università dove seguivo un corso sull’affresco italiano
aperto a studenti fuori corso. Anche lei pittrice. Così giovane e radiosa.
Insomma persi la testa e la portai ben presto nella mia vita Diego. Un po’ come
con te. Ecco le similitudini finiscono qui perché a te sono sempre stato fedele
ma a lei no. Siccome i suoi la controllavano, erano poche le occasioni che
avevamo di dormire insieme, sempre con scuse. Non se la sentiva di dire di noi
ai genitori e non tanto per quegli otto anni di differenza che poi, se ci pensi
bene, sono una vera stronzata. Suo padre era un po’ all’antica e io ero un
pugliese senza una lira ecco. Sapeva Martina che non gli sarei piaciuto e così
tenne nascosta la nostra storia e io ebbi la possibilità di continuare ad
uscire con altre persone. Ma non ero certo felice della situazione. Ecco Diego,
un po’ meschinamente le chiesi di venire a vivere da me, tipo ultimatum e lei
alla fine accettò. Passammo tante bellissime notti insieme, cinquant’uno in
tutto. A perdere tempo, ad amarci, a chiacchierare, a sognare. Poi però un
giorno lei venne scoprire delle mie leggerezze. Insomma che l’avevo tradita.
Senza entrare in dettagli se ne andò. Suo padre il giorno dopo venne e tentò di
rompermi una bottiglia in testa e io rimasi un po’ scioccato. Non dalla
bottiglia in testa, intendo da tutto. Dall’averla persa. Ecco, te l’avevo detto
che non era tutta questa storia. In ogni modo, quella con Martina è stata la
relazione più lunga che ho avuto ma
questo già lo sai” concluso Michele si tira in piedi e si pulisce con dei
fazzoletti. Diego fa un lungo sospiro: “Dunque quando hai detto di tuo padre,
un po’ hai mentito. Tu ti sei comportato come lui”
“No, io non sento il bisogno di
tenere il piede in due scarpe. Io sono monogamo convinto, malgrado il mio
aspetto da figlio dei fiori Diego. Non sono davvero come mio padre. Ho tradito
il mio grande amore perché ero uno stronzo. Questo sì”
“Come me” aggiunge Diego
accigliandosi. “Sì Michele, io sono uno stronzo. Io ti ho tradito. Ma tu mi hai
perdonato e ora capisco perché, tu non hai avuto il perdono della tua ex e
quanto sei stato male, per questo, ho ragione?”
“Se hai ragione? Non si può
spiegare. Sono stato in balia di me stesso per mesi. Anzi, per anni. E si può
tranquillamente dire che prima di conoscere te non c’è stato nessuno dopo Martina
ad avermi suscitato la stessa voglia di costruire qualcosa di solido con
qualcuno. Di essere con qualcuno”.
Adesso Michele fissa Diego con
grande intensità: la fossetta sotto la gola umida, i rivoletti di sudore che percorrono
il torace, il petto che si alza e si abbassa ritmicamente: “Tu sei la bellezza
del mondo Diego. Per me, tu sei l’unica cosa per cui valga la pena vivere. Si
può perdonare un tradimento. Si può perdonare l’infedeltà e anche la stronzaggine.
Ma ti prego, ora stammici attento. Io non voglio perderti. Se permettessi a me
stesso di perdere anche te, io non ce la farei” e lo abbraccia. Diego si
abbandona a quell’abbraccio. “Ti amo tanto, non mi perderai mai Michi. Questa è
la nostra cinquantaduesima notte. Non mi perderai più” geme. Michele lo lascia
piangere e quando lo sente tranquillo, lo stacca da sé e lo guarda con
tenerezza. “Sei bellissimo davvero” confida poi lo fa sdraiare sul letto ed iniziare
a leccarlo. Prima il viso, le lacrime salate che ancora inumidiscono la pelle.
Poi il collo sudato, le spalle altrettanto bagnate. L’ascella, il petto, la
pancia, il pene ancora saporito. Di tocco in tocco Diego torna ad eccitarsi.
Michele è molto bravo a far perdere la testa, pensa aggrappandosi ai suoi
ricci, guidandolo con le mani. Ci mette un po’ per arrivare al culmine ma
quando ci arriva grida così forte che la voce si incrina. Inarca la schiena e
poi torna sdraiato, esausto. Anche Michele è stanco dopo quel tour de force e
si abbarbica a lui felice, cercando di non pensare più a niente.
E si svegliano Diego e Michele, per
la cinquantaduesima volta insieme. Michele non si sente commosso da
quell’evento come pensava e ne è quasi sollevato. Ora l’hanno passata quella
volta, è fatta. Lo possono dire con sicurezza. Guarda Diego dormire
profondamente. Invece lui no, non può permettersi ora di riaddormentarsi. La
luce filtra allegra, sono quasi le sette e mezzo. Michele deve vestirsi. Il
loro nuovo alloggio gli fa risparmiare anche qualche chilometro però deve comunque
prepararsi ora e poi, una volta arrivato in carrozzeria, cambiarsi di nuovo,
come sempre. Prima di uscire trova Diego sveglio. Gli occhi un po’ abbacchiati
ma sempre bellissimi, immensi.
“Hai visto Michi, ce l’abbiamo
fatta?”
“Certo che ce l’abbiamo fatta, tu
avevi dubbi?” sogghigna prendendolo in giro e Diego istintivamente gli tira il
cuscino. Continuano a ridere e, sempre ridendo, fanno scherzosamente a botte,
come se Michele non fosse già in ritardo increscioso. Dopo aver ruzzato un po’
si baciano per qualche secondo. “Dai, lasciami andare. Mi aspetta una dura
giornata di lavoro”
“Ti amo”
“Ti amo anch’io” un ultimo
bacetto a fior di labbra e se ne va. A Diego non va di tornare a dormire. A
quel punto si alza, inizia a riordinare mentre pensa che sono ancora molte le
cose da fare, da riporre. Deve pure passare al comune per il cambio di
residenza. La giornata trascorre veloce e così anche il giorno dopo, sabato. La
sera ci sarà il concerto dei Nevada e di nuovo al Labirinto. Diego considera
che lui e Davide non si sono più sentiti. Cazzo
però. Forse non ero così importante per lui! Certo che non lo ero, solo una
buona scopata! Riflette amaramente. Ma l’orgoglio di maschio ferito non ce
la fa e alla fine, lo chiama. Michele è ancora fuori.
Gli risponde al sesto squillo:
“Ehy, che fine hai fatto”
“Tu che fine hai fatto”
“Nessuna fine. Il concerto mi ha
dato da fare e Lavinia sta cominciando a dare segni di ripresa, insomma non si
sta risvegliando ma probabilmente succederà, prima o poi. Tu come stai”
Diego è ancora scosso dal
sentirgli nominare la sua ragazza in coma ma prende coraggio: “Ho detto a Michi
di noi, cioè della nostra scappatella. Sì, insomma sa solo di quella volta, la
prima volta e basta, ok? Ora viviamo insieme e ci terrei che fossi più discreto
che mai. Non voglio che soffra per la mia superficialità” ripensandoci
aggiunge: “Per la mia troiaggine anzi” lo sente ridere: “Davide, non devi
ridere di me così”
“Non sei una puttana dai. Sei
troppo severo con te stesso. Hai voluto toglierti lo sfizio con uno che ti
piace. Ti è sempre piaciuto Davide dei Nevada, non io. È con lui che scopavi.
Va bene per me. Se hai decido di dire solo quello al tuo uomo, per me va benone.
Ma non ho capito: continueremo a fare i nostri giochini?” La voce è sensuale e
il corpo di Diego reagisce.
“Non sarebbe il caso...” mente.
“Peccato. C’è qui Gabriele che
non fa che dirmi: ma quando torna quel bel ragazzo. Te l’ho detto, noi
dividiamo tutto e lui pensava di farsi un giretto con te. Mi deve essere sfuggito
di come sei bravo a succhiare” la voce è di chi non scherza.
Diego ora è disgustato, offeso:
“Mai, non sono quel genere di persona là. Penso proprio che la nostra relazione
Dav o quello che era sia finita proprio, ok? C’è troppo sudiciume”
“Ma no, siamo solo adulti che si
divertono. Perché non ti rilassi e non ne parli al tuo bel ragazzone. A noi
piace Michele, vero Gabri che ci piace?” Li sente sganasciarsi maliziosi e
siccome il livello di disgusto in Diego ha superato i livelli di guardia,
decide di riattaccare così, d’amblè. Davide lo richiama subito ma niente, Diego
resta immobile al centro della stanza, pentito a morte per averlo chiamato. Ora
pensa che ha perso pure i suoi idoli, i Nevada. Non riuscirà più a sentire una
loro canzone senza sentirsi disgustato. Senza riprovare il ribrezzo che prova
ora. E un brivido gli percorre la schiena: “Come faccio stasera? Io non ci
riesco” biascica tra sé e per cercare di non pensare inizia a riordinare tanto
che alla fine della giornata, non c’è più un solo scatolone pieno. Quando
Michele rientra li trova tutti ammassati in un angolo, vuoti e pronti per
essere buttati nei cassonetti. “Ti sei sbattuto oggi”
“Non me la sento di andare al
concerto. Sono troppo stanco” Diego sembra una zecca sul copri divano, lo
sguardo assente, il corpo abbandonato. Michele, ancora in tuta, si siede
accanto a lui. Diego avverte l’odore di vernice. “Sabato sera a casa e rinunci
ai Nevada? Non è da te”
“Basta Michi, basta tutto.
Pensaci se mi vuoi bene. Mi farebbe solo male andare a quel concerto e tu non
vuoi che sto male vero?” E qui Michele è colto da una punta di sadismo, la
voglia di vendicarsi, di fare male. “Starai male come sono stato male io per
esser stato tradito. Penso sia il giusto contrappasso”
“Il giusto contrappasso sarebbe
se ti facessi un altro”. Michele ride e poi lo fissa cercando di capire se dice
sul serio o se sta bluffando: “E lo preferiresti davvero?”
“Certo che no” Diego non ce la fa
a controbattere quelle che sembrano le certezze del suo ragazzo. E,
stancamente, scappa in bagno a farsi la doccia. “Pensavo se ci facciamo una
pizza da qualche parte con i miei amici e poi andiamo al Labirinto? Mi hanno
chiamato Silvia e Pietro. Che ne dici?”
Diego è nudo con il rubinetto
della doccia aperto: “Come vuoi tu” ripete amareggiato.
La cena in pizzeria si svolte in
un clima surreale. Silvia e Pietro parlando del loro progetto di fare un lungo
viaggio in Arabia, Michele li esorta a non lasciarsi scoraggiare dai costi.
Diego fissa il suo boccale sperando forse di leggervi un po’ risposte. Come farò a sopportare Davide e Gabriele
stasera? Riuscirò a sembrare normale? A non pensare a cosa mi hanno detto
giusto qualche ora fa? Un po’ brillo si piega con la testa sul braccio di
Michele come se volesse dormire. “Ma Diego sembri così stanco, sicuro che non
volete tornare a casa?” Fa Silvia sempre materna nei confronti del piccolo
Diego. Michele gli bacia la fronte: “Ma no, ce la facciamo. I Nevada sono il
suo gruppo preferito. Vedrete come si sveglierà quando sarà il momento” Diego
si chiede se Michele sia davvero così sadico o voglia semplicemente giocare con
il fuoco. Mettere alla prova quel loro amore così grande. Se superano quella,
allora sì che saranno per sempre insieme, sembrano pensare Michele. Dopo quel
concerto, saranno davvero la coppia number one. In caso contrario... una delle
tante. Chiesto il conto le coppie si avviano verso il locale dove si terrà il
concerto a piedi. Non dista che pochi metri. Sono già passate le undici e
qualcuno fa sapere loro che il concerto è già iniziato. Un tempo per Diego
sarebbe stata una disdetta mentre ora ne è sollevato. Michele tiene il braccio
sulle sue spalle e ora Diego non teme più che qualcuno possa capire che stanno
insieme. Non ci sono più i suoi amici e tanto i loro amici sanno già tutto. Una
volta dentro si mischiano agli altri che ballano e ascoltano musica. Michele lo
prende tra le braccia e gli sussurra all’orecchio: “Tutto bene?”
“Sì Michi” risponde lui
stringendolo: “Ora mi sento bene: ho te, la musica giusta, va tutto come deve
andare” Diego si sente accarezzare il fianco sotto la maglietta dove sporge un
lembo di carne. “Perdonami amore. Ti ho strapazzato a portarti qui. Mi sento
stronzo ma ora sto bene. Tu sei mio e basta ok?”
“Sì, sono solo tuo” prendono a
baciarsi ora. Al centro della pista come due adolescenti di un film vintage ma
senza la sfera luminosa sopra le loro teste. Il bacio incalza sulle note di Ocean,
uno dei pezzi di punta dei Nevada e alla fine del pezzo, un commosso Davide
annuncia intimidito ma sprizzante di felicità: “Non è l’oceano di cui parliamo
in questo pezzo ma è molto di più: Lavinia stasera ha mosso mani e dita e
sembra che riesca anche a sentire” un grandissimo applauso parte da sotto il
palco. Amici e parenti si asciugano le lacrime e chi sta lì per caso si
domanda: chi è Lavinia?
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Grande Michele, anche quando fa la carogna! Ma fa bene, un test positivo che serve a tutti e due, aiutato dal fatto che Diego è già deluso e disilluso dai suoi idoli, cosa che spero non mi capìti mai!
RispondiEliminaComunque un Uomo con cuore grande e altrettanto grande cervello. Non mi dispiacerebbe incontrare uno prima o poi!
Grazie Giusi, anche stavolta mi hai fatto arrivare al finale che mi piace, anche se col fiato sospeso fino all'ultimo! <3
Ma tornando all'Uomo di prima... Dove si trovano? Tu lo sai? ;)
Grazie a te che sempre mi segui!!! No tesoro, penso che si trovino maschi così solo nelle nostre fanfiction, poi nella realtà sono gente così triste...
EliminaGrande, grande Michi che l'ha perdonato... un po' sadico sì, ma Diego é stato stronzo a suaa volta in ptecedenza. Meno male che é finita bene dai! e la 52esima é stata la meglio notte! e i due amanti felici insieme per almeno altri 8 anni ;)
RispondiEliminama perché proprio 8???????????????????????????? speriamo 4 ever and ever no? Sennò che lieto fine è? Bianca neve e il principe si lasciarono dopo 8 anni??? e che fa lei dopo 8 anni, torna a vivere con i sette nani? LOL
EliminaNella nuova casa il contratto va rinnovato dopo 8 anni no ? :) almeno per 8 anni siamo sicuri che rimangono lì assiemme !
EliminaStupendo finale. Ci sta che Michele si prenda una piccola rivincita e che si comporti da sadico. In fondo ha sofferto, ma tutto è tornato al posto giusto come dei pezzi di un puzzle.
RispondiEliminalo so che è molto random ricevere commenti in una fanfiction scritta 5 anni fa, ma mi sono imbattuta in questa opera d'arte e non posso fare a meno di farti sapere quanto ironicamente e non ironicamente mi sono ritrovata a leggere con dedizione emotiva una fanfiction dieghezza nel 2018. bacioni!
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