Diego sgrana gli occhi allibito. Non sapeva questi dettagli sull’incidente: “Cazzo dici, è la sua tipa? In coma?!”
mercoledì 10 aprile 2013
La cinquantaduesima volta, terza parte
Titolo: La cinquantaduesima volta
Autori: Giusipoo
Pairing: Diego Perrone/Michele Salvemini
Genere: AU/ /Romantico/Introspettivo
Rating: slash, NC 17
Disclaimer: come sempre è tutto frutto di fantasia compresi i nomi
di luoghi, i nomi di attività commerciali, locali, gruppi musicali.
I personaggi sono originali, i nomi
sono stati scelti per ispirazione artistica e non per insinuare qualcosa
Un’altra birra tra le mani e la
neo coppia si sposta tra la calca che si dimena, chiacchiera e beve, si
diverte. Fred e Vanny li rintracciano presto a bordo pista che ballano ska.
Altri abbracci, sorrisi, poi le presentazioni che sono mancate prima ma,
proprio la loro mancanza, si è rivela essenziale: “Lui è Diego”
“Ciao Diego” fa Fred. A Vanny scappa
un sorriso da parte a parte. È davvero una donna giunonica, pensa Diego. Così alta e tettuta! E cercando di non
apparire stupido, le regala un sorrisetto distratto. Sono più grandi di lui
Fred e Vanny, non solo di altezza, abbondantemente oltre i quaranta. Teme
sempre di apparire un ragazzino con quelli più grandi di lui, inadeguato. Anche Michele lo è, avrà almeno dieci anni
più di me, solo in quel momento se ne rende conto. Ma decide che non è così
importante.
“Ma dai Michele, è proprio un
amore Diego, fatti dare un bacio” Vanny, dall’alto delle sue zeppe, si abbassa
per un bacino. Solo in quel momento, dopo averla sentita parlare, Diego capisce
che Vanny è una transgender. Ma poco importa a quel punto: sono appena passato all’altra sponda baciando un uomo! Diego
porge la guancia. “Da quanto tempo state insieme? Da poco immagino, siete
radiosi” fa lei continuando a fissarli adorante e commossa. Michele, un po’
sulle spine, guarda un attimo Diego, sperando di non fare una gaffe: “Workinprogress” macina giù tutto
attaccato. Risposta che accontenta tutti. Dopo altre birre e chiacchiere sui
vecchi tempi, compreso il famoso viaggio in Islanda che li ha fatti conoscere,
si sono fatte già le due e Michele dà il via ai saluti di rito. Si scambiano i
numeri di telefono. “Vi fermate molto a Torino?”
“Fino a che Vanny non ha
terminato la pratica” Fred guarda le parti basse della fidanzata.
“Che bel caso che ci ha fatti
incontrare” Vanny torna ad abbracciare tutti e due: “Vi auguro il meglio”
Michele risponde altrettanto e intanto si è arrotolato Diego addosso, che a sua
volta non gli sembra vero di appoggiare la testa sul suo braccio, anche se il
contatto con giubbino di pelle non è piacevole come quando era la sua di pelle
ad accarezzarlo, abbracciati sui divanetti. Una volta lasciata la coppia, Diego
e Michele si fanno strada per uscire. Proprio in quel momento Michele saluta
Davide, il leader dei Nevada che a sua volta lancia un’occhiata a Diego e
saluta anche lui. “Bella serata”
“Abbastanza” fa questi. “Alla
prossima”
Fa per andarsene ma Michele lo
blocca: “Il prossimo concerto?”
“Labirinto il ventiquattro, vi aspetto”
“Contaci”
Anche Diego saluta e poi guarda
Michele con piglio arrabbiato: “Ma tu conosci proprio tutti?”
“Beh lui lo conosci anche tu”
Michele spinge la porta ed eccoli fuori. Fa abbastanza freddo. Diego copre la
testa nel cappuccio della felpa. “Io adoro i Nevada, proprio oggi li ho
ascoltati nella macchina che ho portato in carrozzeria”
“Eh, non mi stupisce” fa un
sorriso amaro.
“Perché?” Diego infila le mani
nelle taste.
“Come perché, non lo sai? Lavinia,
la ragazza in coma. È la fidanzata di Davide, no?”
Diego sgrana gli occhi allibito. Non sapeva questi dettagli sull’incidente: “Cazzo dici, è la sua tipa? In coma?!”
Diego sgrana gli occhi allibito. Non sapeva questi dettagli sull’incidente: “Cazzo dici, è la sua tipa? In coma?!”
“Già”
Diego si morde il piercing
sorpreso. “E chi era al volante?”
“Un amico, ma Davide non c’era
ecco. Queste cose ti segnano...”
“Porca puttana sì! Come mi
dispiace poverino... poverina lei sopratutto!”
Michele lancia un’occhiata in
giro. “Dove hai parcheggiato? Andiamo con la tua e poi domani torno a
riprendermi la moto, ok?”
Diego è nervoso. Vorrebbe dire
che è tardi, che forse sarebbe preferibile andare a dormire visto che domani
lavorano entrambi. Ma non ce la fa. Teme di nuovo di sembrare un ragazzino
spaventato di fronte alla montagna invalicabile che gli appare Michele in quel
momento. Così tira fuori le chiavi della Smart di sua madre e lo guida lungo un
dedalo di auto. Alla fine arrivano anche alla sua. Dopo il bagliore delle luci intermittenti Diego sale e Michele prende posto accanto a lui. Seduti, si
guardano un attimo. Niente più musica, niente più chiacchiericcio e gente
intorno. Sono per la prima volta soli quella sera. Per la prima volta soli dopo
il giro in moto, per quanto si può stare soli per strada. “Conosci Via Trento? Grugliasco”
“Fammi da navigatore”
“Certo” e si allontanano dal
parcheggio. Michele giochicchia con lo stereo. Fa scorrere la musica come se
stesse controllando i gusti del proprietario. Alla fine opta per take my breath away, dei Berlin e Diego
si giustifica: “Il meglio anni ’80 è di mia madre” rilassati, non si dicono quasi
più niente a parte rapidi commenti al quartiere. Vicino all’università, la zona
è abitata più che altro da stranieri e universitari. Artisti anche. “Io faccio
parte degli artisti, ma anche degli stranieri” commenta Michele aiutandolo a
parcheggiare tra una fila di bici e una vecchia Renault. S’incamminano uno
fianco all’altro verso il palazzo. Ogni tanto le braccia si sfiorano ma non c’è
un vero contatto fisico voluto fino all’ascensore. Chiusi nel cubicolo Michele gli
accarezza i capelli con dolcezza, e lo
avvisa: “Senti, dobbiamo fare piano. Coabito con altri quattro ragazzi. Ma ho
una stanza tutta mia per fortuna”
“Ok” Diego trema, ma quando entra
nel grande appartamento che sa di vecchio, di antico, con le pareti alte, gli
ambienti spaziosi, il tremore diventa parossistico. “Ma hai così freddo?”
“N-non ti p-p preoccupare”
balbetta cercando di darsi calore abbracciandosi e chiudendosi sempre di più
nella felpa. Michele capisce: prova una tenerezza infinita per lui. “Tranquillo
Diego. Non siamo obbligati a farlo se non ti va. Possiamo pure dormire, o
parlare, o bere. Ti va una birra?”
“No, ancora birra no. Non avresti
qualcosa più forte?”
“Ho il nocino, ma sicuro di stare
bene? Sono io che ti agito?”
“No no...” mente. “Ascolta, e se
ci facessimo una canna?” Diego pensa che gli servirebbe davvero. Ma perché non ho mai fumo quando ce n’è
bisogno? Pensa sentendosi un cretino. Michele fa spallucce: “Ma io non
fumo”
“Nemmeno gli spinelli fumi?”
Diego è deluso. Tutto gli faceva pensare di sì.
“Che broncio adorabile hai Diego.
Mi dispiace. C’è il Barracuda che dorme di là che si fa di anabolizzanti. Ma
non credo rilassino” scherza Michele, non offrirebbe mai a quel cucciolo
spaurito robaccia. Vuole offrirgli tutto se stesso, una notte d’amore soprattutto,
ma ha paura di traumatizzarlo. Michele muore dalla voglia di fare l’amore con
Diego, ma sa quando è il caso di trattenersi, di essere cauti. Succederà quando sarà pronto, o quanto meno
quando avrà smesso di tremare.
“Vada per il nocino” si sente
rispondere.
“Arriva subito” .
Dopo aver bevuto si spostano
nella stanza di sotto, dove dorme Michele. Imboccano una piccola scala che
porta verso il basso; il passo del ragazzo è incerto data la poca luce. Appena
Michele apre la porta, Diego è invaso dall’odore di vernice. “Qui possiamo
anche smettere di bisbigliare che non ci sente nessuno” fa Michele accendendo
la luce. Decide di cuscini per terra, un letto al centro della stanza, lontano dalle
pareti e quella davanti è tutta attrezzata da secchi di tintura e pennelli e
quell’affresco lasciato a metà. “Cazzo che figata Michi. Ma lo hai fatto tu?”
Diego si avvicina alla rappresentazione particolare della immolazione di
Giovanna D’arco. “Sì, ci sto sopra già da un po’ ma il lavoro in carrozzeria mi
prende tempo. Se viene bene il padrone di casa mi pagherà persino. Divertente,
non trovi? Dopo che ho messo tutto il materiale di tasca mia. Ma se facesse
schifo lo dovrò rifare. Dopotutto è casa sua”
“Beh, ci sta, però non fa affatto
schifo” dopo il nocino Diego sembra davvero più rilassato e Michele ne
approfitta per riportarlo alla realtà, anche se il primo istinto sarebbe spingerlo
sul letto e ricominciare a baciarlo. “Senti, stai meglio ora?” dopo avergli
tolto il cappuccio, gli sistema i capelli indisciplinati dietro le orecchie.
“Sì che sto bene, ero solo un po’ agiato...” Diego fa un sospiro poi decide di
giocare a carte scoperte. Tanto pensa che se ne accorgerebbe comunque... “Non
l’ho mai fatto con un uomo” ammette guardandolo negli occhi con coraggio.
Michele trova quel coraggio decisamente sensuale. Tra poco inizierò a tremare io... “Mi dai questo onore?” Michele si
abbassa per accarezzargli con il pizzetto le labbra. Diego rabbrividisce ma,
stavolta, di piacere. “Spero di esserne all’altezza”
“Mica è un esame”
Inizia a spogliarlo ma Diego si
irrigidisce. “Abbassa la luce”
“Che ora mi fai la ragazza timida? Hai paura
che mi accorga che hai la cellulite? O che non sei perfettamente depilata?”
“Bastardo!” Diego ride e così
inizia a rilassarsi davvero e, dopo che la risata si è diluita nell’aria, aiuta
Michele a spogliarlo mentre pensa: gli
piacerò? Così magro? Così poco tonico. Così pallido. Gli piacerà il mio
uccello? basta Diè, basta! Con le ragazze mica ti facevi tutte queste pare
però. Se continui a pensare non ti gusti niente e nemmeno ti si drizza! Ma le
carezze su ogni centimetro di pelle esposta, beh quelle si che fanno effetto! Così
come la barbetta con cui Michele corrobora le carezze. “Ora mi spoglio anch’io.
Ti va di aiutarmi?” Diego annuisce. E lo aiuta. Prima la maglietta, poi
sbottona la cintura. I pantaloni di pelle vanno giù lasciando scoperto il
sesso. “Sotto i pantaloni di pelle non ci va la biancheria” precisa Michele.
“Capito... ” Diego si chiede dove abbia trovato la forza di parlare, ammaliato com’è da ciò che vede. Dopo essersi
tolto le scarpe, Michele si libera pure dei pantaloni restando solo in
calzettoni a righe colorati e si abbassa sopra di lui. Sono nudi uno su
l’altro: “Voglio che sia meraviglioso per te Diego. Voglio ricambiarti del dono
che mi fai” glielo dice guardandolo fisso negli occhi, accarezzandogli le
labbra. Le dita finiscono sempre per giocare con l’anellino.
“Michele” sussurra, schiude la bocca per accogliere i baci. Non c’è la
meccanicità del rapporto uomo – donna. È la prima cosa che nota Diego. È tutto
confuso. Non ci sono ruoli, e non ci sono gesti rituali. Non c’è nemmeno un
profilattico. Cosa succederà? All’inizio si limitano a mapparsi reciprocamente,
come se il sesso alla fine non fosse altro che conoscenza reciproca. Che magari
l’amore, la stima, la fiducia, non c’entrasse. O forse è solo un gioco. Diego
non sa decidersi se ad eccitarlo di più sono le mani di Michele in certi suoi
posti così intimi o viceversa. Dopo averlo evitato per un po’ le sue trovano il
sesso: lo afferrano, ci giocano, lo coccolano. “Ora che pensi di farci con
questo” la voce di Michele è gutturale. Non si ricorda nemmeno l’ultima volta
che ha esibito un’erezione del genere. Pensa sia appropriata, la prima volta
che lo si fa con qualcuno bisogna mostrarsi entusiasti, e in quel caso non deve
fare nessuno sforzo. Diego non capisce il senso della domanda. Pensa che forse implicitamente
gli sta chiedendo qualcosa, una prestazione? Ma decide di lasciarsi guidare dall’istinto
e anche aiutato dall’alcol, trova subito l’armonia giusta tra ciò che vuole il
suo corpo e quello che desidera l’altro. È così incoraggiante la sua dedizione che
Michele è costretto a bloccarlo. Lo afferra dalle spalle e lo fa risalire fino
a quando non sono fronte contro fronte. Si sorridono, poi ad occhi chiusi
riprendono a baciarsi. Michele inverte le posizioni e, una volta di fianco,
riprendono a darsi reciprocamente piacere.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Che tenero questo Diego così timoroso ed impaurito. Michele lo fa entrare nel suo mondo così diverso dal suo, Diego ne resta avviluppato, ormai conscio di essere cotto e di non volere essere da nessun'altra parte che con lui. Comincia quindi a porsi una serie di interrogativi visto che Michele non solo è più grande di lui, ma anche più esperto. Diego è come se si trovasse su una barca diretta verso luoghi sconosciuti con la paura per l'ignoto ma anche eccitazione per i luoghi che scoprirà e isole sulle quali approderà
RispondiEliminae per il viaggio che farà.... ;)
EliminaFinalmente un racconto dove Diego è l'il fanciullo intimorito ! Che in effetti ci stà anche bene in questo ruolo: Lui piccolo magrolinto dolce e tenero e Michi l'orso che non ha sorpresa dal mondo.
RispondiEliminaPrende prende. Prende un botto !
Premetto che stavo ascoltando Spiders mentre leggevo, e il crescendo della canzone andava con quello della storia e con quello della mia tachi! Che storia! Adoro Michi naturalmente, soprattutto per le sue tante sfaccettature: dalla moto, ai calzoni in pelle (eh, serpente!)allo stile un po' bohémien: dio, quella stanza dev'essere bellissima... Però sto in ansia per Diego non solo perchè è alla prima esperienza in un mondo che non gli appartiene, non ancora almeno, ma proprio perchè si sente in lui una fragilità e un'insicurezza che vanno oltre.
RispondiEliminaAh, Spinders e non ascolti anche tu i Nevada? XD
Elimina