Disclaimer: è
tutto frutto di fantasia, come sempre e niente è fatto a scopo di lucro
Questa fiction è
stata ispirataLove Drunk, presente nel forum di Hawaii five 0. Un grazie speciale a Mary per il credit.
Il sentimento c’era,
quello che mancava era il resto
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Mentre tornavano in albergo nel solito furgone bianco, Diego,
collocato a ridosso del finestrino, si ritrovò spesso a voltarsi verso Michele,
il quale sedeva alla sua destra stranamente silenzioso e… sorridente, sì. Sorrisi
frequenti e poco intelligenti che seguivano – immaginò Diego – il filo
decisamente poco coerente dei suoi pensieri.
Non era colpa di Michele. Il cantante stava pagando le conseguenze di una
sbronza dovuta ad una cena alla quale Caparezza e il suo gruppo era stato
invitato per festeggiare il vino novello. I viticultori ci tenevano ad avere un
suo parere e gli avevano elargito diversi assaggi. Il molfettese aveva tentato
di esimersi ma questi erano stati così insistenti <<meglio il mio>>
<<ma senti questo cosa non è>> che dopo il settimo calice, Michele
Salvemini aveva assunto l’aspetto di un beone d’altri tempi. Aveva drincato decisamente
troppo, decisamente più di più di quanto fosse abituato.
“Come ti senti?” chiese Diego, una mano sulla spalla e tono tra il dolce e il
divertito.
“Bene”, rispose Michele. “Stavo sognando. No, pensando. Stavo pensando”. Sembrò
meditare un po’ su quelle parole, poi si voltò verso l’amico e lo guardò con
tutta l’intensità che gli permetteva il suo stato brillo.
Diego incontrò il suo sguardo per un attimo e il modo in cui Michele lo stava
guardando fece fare al suo stomaco una capriola. Si costrinse a guardare fuori
dal finestrino.
“Non mi chiedi a cosa stavo pensando?”, chiese Michele
spingendo la testa riccioluta verso quella piccola della sua seconda voce.
Subito dopo, accorgendosi che avevano appena imboccato il vialetto che
conduceva in albergo, lasciò cadere la domanda e biascicò un “Siamo arrivati a
casa” come se davvero quell’hotel fosse casa sua, o casa “loro”. Il suo sguardo continuò ad indugiare su Diego,
anche mentre cercava a tentoni la leva per aprire la portiera, poi si voltò per
guardare quel che stava facendo, ma il compito sembrava essere di una
sorprendente difficoltà. Pensò quindi di occuparsi prima della sua cintura di
sicurezza, accorgendosi quasi subito, però, che se l’operazione “trova la leva
della portiera” era di difficoltà media, quella “sgancia la cintura di
sicurezza” aveva quantomeno un pallino in più nella scala delle difficoltà. O
una stellina.
“Cos’è Diego? Un pallino o una stellina?”, chiese al suo partner, che non aveva
la minima idea di cosa stesse parlando e che era rimasto ad osservarlo
pazientemente durante i suoi goffi tentativi di togliersi la cintura di
sicurezza e scendere dal furgone.
“Non lo so Michele”, gli disse, poi gli si avvicinò. “Lascia fare a me”, si
offrì, e allungandosi sganciò subito la cintura, mentre un attimo dopo aprì la
portiera. “Ecco fatto”, disse, rimettendosi dritto e dopo averlo superato
passandogli sopra, scese.
“Chiudete voi?” Gaetano lanciò le chiavi e Diego che le
prese al volo. “Salite pure, c’è qui il boss che ha esagerato un po’”
“Un po’ tanto” fece manforte Rino sogghignando e tutti i
musicisti di Caparezza superarono il grande portone dell’hotel.
“Tutto bene?” Diego domandò a Michele che rinunciato a scendere, sembrava
schiacciare un pisolino tranquillo. Sentendo la voce, che per via del suo stato
gli risultò più potente del dovuto, scattò a sedere. Diego gli circondò un
braccio intorno alla vita e lo aiutò a scendere.
Una volta arrivati sempre allacciati nel corridoio che
conduceva nelle rispettive stanze, Michele precisò: “Guarda che non c’era mica
bisogno di portarmi a spalla” e dopo uno strattone: “Lasciami, ce la faccio” il
tono impastato facevano pensare però a tutt’altro. Difatti, dopo un primo
momento di difficoltà nel mantenere l’equilibrio, Michele raggiunse la porta della
sua camera seguendo un tragitto quasi dritto, poi si mise una mano in tasca per
trovare la scheda magnetica. Mentre frugava, dopo il primo tentativo andato a
vuoto, nell’altra tasca, Diego aveva già aperto, era entrato e aperto la
finestra.
“Sei proprio bravo tu”, gli disse, guardandolo ammirato come se avesse appena
eseguito un difficile gioco di prestigio o qualcosa del genere. “Ci stavo
pensando prima mentre tornavamo dal ristorante” continuò, richiudendo la porta
dietro di sé e appoggiandosi con fare sognante. “Sai fare proprio tutto…”
“Michele, ho aperto la porta e ho aperto la finestra”, rise Diego.
“… e sei così bello... la natura è stata proprio generosa con te”.
La risata di Diego si fece più incerta. Che diavolo stava succedendo a Michele
quella sera? La sbronza gli faceva proprio uno strano effetto, facendolo
passare da uno i cui massimi appellativi affettuosi erano “nanetto” e “folletto”
a quella bizzarra creatura che lo stava riempiendo di complimenti.
“Beh… grazie. Sei molto gentile”, rispose Diego, tra il confuso e
l’imbarazzato. “Adesso ti do due aspirine per il mal di testa, d’accordo?”
“Non mi fa male la testa. Credo di non essermi mai sentito meglio”, rispose Michele,
soddisfatto.
“Non ti fa male adesso, ma ti farà male dopo”, replicò Diego mentre andava in
cucina. “Me ne intendo io. Ne ho prese di sbronze” assicurò.
In bagno, aprì il beauty dove sapeva che i collega teneva i medicinali e cercò
le aspirine… dove diavolo erano finite?
Mentre cercava sentì Michele entrare in bagno e poi con la coda dell’occhio lo
vide avvicinarsi fino a mettersi dietro di lui, quasi appiccato.
“Michele, aspetta un attimo, sto cercando le aspirine…”
“Sto aspettando”, rispose l’altro, tranquillo. “Sei fatto così bene Diego.
Bassino ma ben proporzionato” gli accarezzò i fianchi lentamente.
Diego ruotò gli occhi al cielo e con tatto si tolse le manone di dosso.
“Eccole qui, adesso le prendi e vai a dormire”, disse, mentre senza voltarsi,
gli allungava la scatola. In quel momento sentì le dita di Michele sulla
schiena. “Michele, mi fai il solletico! Che stai facendo?”
“Disegno un cuore, è il cuore dell’amore... Michele ti ama”, rispose il famoso
cantante -che del famoso cantante aveva ben poco in quel momento- come se fosse
la cosa più ovvia del mondo.
Diego si voltò su se stesso, ritrovandosi a pochissimi centimetri da Michele,
che abbassò la testa per guardarlo direttamente negli occhi. Aveva le labbra
socchiuse, come se stesse solo aspettando un bacio, e Diego si sentì attrarre
da una forza quasi irresistibile… ma non era così che voleva accadesse. Non
dopo dodici anni d’attesa!
“Prendi le aspirine, su”, ordinò, “e dormici sopra. Sei troppo pericoloso
così”, aggiunse, mettendogli le mani sulle spalle e scostandolo da sé
gentilmente.
“Pericoloso?”, chiese Michele, sinceramente confuso.
“Te lo spiegherò un’altra volta. Quando avrai meno novello in circolo”, sorrise
Diego, riempiendo un bicchiere d’acqua a metà e buttandoci dentro le pastiglie
effervescenti.
Poco dopo Michele bevve la medicina e fece una smorfia di disgusto. Poggiò
distrattamente il bicchiere sul comodino, prendendo la direzione della porta.
“Dove stai andando?”, gli chiese Diego, seguendolo.
“A dormire... con te”, rispose candidamente Michele.
“Io dormo nella mia stanza, tu qui, nella tua”, gli spiegò pazientemente.
Michele lo guardò pensosamente per qualche secondo. “Ma non dividevamo la stanza
io e te? Me lo ricordo bene...”, si guardava intorno come se cercasse da
qualche parte dove stava scritto.
Diego si osservò per bene la punta delle scarpe: “Quello era
il tour del caos e l’habemus capa, quando non avevamo abbastanza soldi per una
singola e tu non eri fidanzato” aggiunse l’ultima frase con fare polemico ma
subito si pentì. Punto primo erano fidanzati entrambi, punto secondo... non
c’entrava ovviamente nulla il loro non essere più compagni di stanza con la
situazione sentimentale! Sperò con tutto il cuore che Michele non avesse capito
o che almeno prima o poi lo avrebbe dimenticato.
“Già... la mia ragazza...” Salvemini cominciò a camminare su
posto. “Bella è bella ma ha molti difetti. Non dovrebbe essere qui...”
“Infatti non c’è” Diego tentennò, se nemmeno si rendeva
conto che lei non ci fosse, come faceva a lasciarlo solo?
“Forse è meglio che resti” decise. Felice come un bambino,
Michele allargò sul viso un sorriso pieno di gratitudine. “Mi ricordo che
quando dormivi con me... era bellissimo” biascicò facendo arrossire Perrone, il
quale si domandò se da brillo avrebbe iniziato a sciorinare qualche dettaglio
imbarazzante delle volte che avevano diviso il letto. E Michele continuò: “Mi
tenevi abbracciato a te e io pure. Mi hai toccato il cazzo qualche volta e io
pure a te. La mattina ci svegliavamo abbracciati, poi tu ti giravi da una parte
e piangevi... ”
“È successo solo una volta” il labbro del cantante torinese
tremò.
“Ho capito che eri innamorato di me, ma una volta mi hai
detto che eri innamorato della tua ragazza. Ora ricordo! È per questo che poi
mi sono fidanzato! Io volevo fare l’amore con te, ricordo bene questo...” poi
con passo deciso lo raggiunse. Senza preavviso gli circondò la vita con le
braccia: “Perché non hai mai voluto fare l’amore con me? Non ti piaccio? Io
penso di sì...” sorrise sbieco attirandolo a sé con decisione.
Diego balzò all’indietro: “Smettila! Hai bevuto, non così”
Diego era più che deciso a impedire all’amico di fare una sciocchezza. Ma la
razionalità in Michele si era ridotta a nulla e dopo un maldestro tentativo di
approccio, si beccò uno scappellotto.
“Scusa amore” Diego lo disse tra una risatina e una lacrima.
“Ma cazzo!” Michele si mantenne la guancia ferita. Come
ripresosi dallo sbandamento alcolico, sedé sul proprio letto.
“Ora dormi, tanto vedo che stai meglio. Non deliri più
stronzate” Diego fece per aprire la porta.
“No resta! Giuro che non ti tocco” borbottò Michele
guardando per terra.
“Non mi fido di me. Sei così debole ora...” Diego pensò a
tutto quello che aveva sognato di fare con lui da anni, a tutte le volte che
avevano avuto l’opportunità di toccarsi e di baciarsi, ma si erano sempre
trattenuti, limitandosi a lunghe coccole, a qualche petting, ma nulla di tutto
questo aveva portato a niente di concreto. Però era vero, tre anni prima
Michele, in maniera bizzarra e quanto mai inappropriata, gli aveva proposto di
stare insieme, aveva gettato le basi per un bacio vero e chiesto di fare
l’amore. Ma Diego aveva scelto di temporeggiare, mettendo in mezzo di essere
fidanzato. Si era pentito mille volte perché lo amava, ma sembrava impossibile
per loro mettere le cose per bene. Il sentimento c’era, quello che mancava era
il resto. Il torinese chiuse gli occhi lasciandosi cullare dai ricordi. “Non
resto ma ti giuro che ne riparleremo quando non sarai sbronzo” riaprì le
palpebre ma scoprì che il caro amico si era già addormentato.
Con passo cauto si avvicinò e chinatosi fino a sfiorare le
sue labbra con le proprie, gli sussurrò: “Ne riparliamo quando starai bene,
questa volta lo faccio” dopo un bacio leggerò sussurrò: “Ti amo Miche’”
trattenendo le lacrime che aveva perché anche quella volta aveva esitato,
convinto però che non avrebbe esitato davvero più.
Azz Michele brillo è veramente un pericolo ambulante. Meno male che Diego riesce sempre a tenergli testa. E poi, ha aspettato troppo per lasciare che accada quando Michele ha le facoltà alterate. Sono sicura che una volta sobrio avrà trovato il modo di riprendere il discorso...
Questo blog è nato per tutti quelli che amano la coppia Caparezza/Diego Perrone (altresì detta Diegorezza) in odor di slash (slash fanfiction) e per coloro che amano Diego Perrone e il mitico Michele Salvemini come artisti, con un occhio speciale e fantasioso sugli altri musicisti che più o meno ruotano (o hanno ruotato) intorno a questa coppia. Welcome.
ATTENZIONE: tutte le fanfiction presenti nel sito che citano Diego Perrone e Michele Salvemini (Caparezza)e altri personaggi reali, sono da considerare sempre e tassativamente frutto della fantasia e del talento dell'autore. Non c'è niente di reale né è a scopo di lucro. In caso contrario, qualora si racconti un avvenimento "reale" non sarà una fanfction e verrà ben specificato.
Se non vi piace lo slash non leggetelo
Sublimando sul palco................................................................................................................................
-Durante fuori dal tunnel, alla frase: “Mi sento stretto come quando inchiappetto un topolino” (al posto di puffo, per adeguare alla scenetta) mimato un atto omosessuale, nella fattispecie CaparezzaVSDiego.
-Durante Bonobo Power, vengono imitati coiti e Diego, dopo aver tentato Capa al sesso bonobo, si consola prima con il tastierista poi con una banana.
-Durante una nuova versione di Fuori dal tunnel, Caparezza imita un nuovo coito omosex con uno stura lavandini sempre ai danni di Diego.
-Durante il dito medio di galileo, Diego presta il fianco alla famosa frase: “Temono il dito di Galileo tra le chiappe” mettendosi in posa per farsi infilare metaforicamente il dito medio tra le chiappe da Caparezza.
-Durante una delle tante versioni di Abiura di me, Diego dice: “Ti posso cliccare?” e dopo averlo toccato con la freccetta, arriva con un finto dito (tipo sempre mouse del pc) e lo sbatte sui genitali di Capa.
-In un'altra di Abiura, Caparezza impugna il pacman e "mima" di mordere qualcosa che pende dal corpo di Diego, indovina un po' cosa...
-Ancora Abiura di me, Diego fa la principessa del videogioco di Super Mario che amoreggia con Tetris, interpretato da Caparezza.
-Durante Kevin Spacey, Diego Harry Potter, sbatte la bacchetta magica verso il sesso per evocare un sortilegio contro la prostata di Caparezza.
-Durante stango e sbronzo Caparezza prende di petto le dimensioni della scimmietta di Remy (interpretata da Diego) e definisce le dimensioni del suo pene siffrediane.
-Prima di Auditel's family, per parlare del decadimento dei rapporti amorosi, Caparezza imita una telefonata ad una linea erotica e Diego interpreta una centralista hard con tanto di parrucca e movenze.
-Nel live de La fine di gaia, Caparezza spinge nel sedere di Diego la lancia, gesto però non legato ad una scenetta o altro. Così...
-In The auditel family, alla fine Caparezza svende tutto, persino una notte d'amore con Diego. Ma poi si pente e cerca il suo perdono tirandogli un bacio subito ricambiato
Aw!!! Ma amateviii!!! Da sobri, possibilmente, ma amateviii!!! <3
RispondiEliminaAzz Michele brillo è veramente un pericolo ambulante. Meno male che Diego riesce sempre a tenergli testa. E poi, ha aspettato troppo per lasciare che accada quando Michele ha le facoltà alterate. Sono sicura che una volta sobrio avrà trovato il modo di riprendere il discorso...
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