Titolo: Il cassetto dei sorrisi Pairing: Diego Perrone/Michele Salvemini Genere: Romantico/Introspettivo Rating: PG, slash, Disclaimer: I personaggi mi appartengono, ho solo preso in prestito
dei nomi e questa opera non ha scopo di lucro. Il titolo prende spunto da Rainy
Baby, di Diego Perrone
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In un terribile venerdì di
Ottobre, lasciai l’appartamento di Elettra che, durante quei tre anni di
convivenza, era divenuto pure il mio. Un mix di impulsività, confusione mentale
e vigliaccheria, mi fu fatale. Mai scelta più sbagliata, lasciare la mia
ragazza con quella rapidità, sperando di farla franca in qualche modo.
L’illusione di un bambino, come quando a undici anni bigiai la scuola ed
incrociai mio padre che tornava dal lavoro, mentre incedevo sotto un acquazzone
tremendo. Mi riportò a casa bagnato fino alle mutande e con una faccia severa
che mi terrorizzò. Immaginai quali punizioni tremende mi aspettassero per il
comportamento scellerato, non meno per essermi bagnato così. Ma a parte
togliermi la tv per una settimana, non accadde nulla. Mentre con Elettra non fu
solo una questione di punizione. Il giorno dopo la mia fuga (ero temporaneamente
tappato in casa del mio amante) si presentò in ufficio con due occhi rossi e la
rabbia di una pantera lasciata da troppo tempo senza cibo. Le sue urla
echeggiarono per tutto il piano e anche oltre. Provai a difendermi ma, alla
fine, riuscì a strapparmi una mezza confessione riguardo ad una ipotetica
amante di cui inventai un nome lì per là: Laura. Ovviamente minacciò che mi
avrebbe fatto licenziare, che sarei rimasto senza una lira, tutte cose
prevedibili. In verità non fece niente di tutto questo. Non mi restituì la mia
roba, così per un po’ di tempo girai con gli stessi vestiti, fino a quando non
mi decisi per un Outlet fuori Milano e mi rifeci da capo il guardaroba.
Forse non l’ho detto, ma anche
Elettra lavorava nella ditta di famiglia, settore marketing. Dunque, per motivi
contingenti, ero costretto ad incontrarla. Lei non mi teneva il muso, anzi: mi
mandava segnali contraddittori. Un giorno la trovavo che ridacchiava vicino
alla macchinetta del caffè, un altro che guardava fuori dalla finestra in corridoio,
con le braccia conserte e l’aria afflitta.
Gli amici mi cercavano per capire
cosa stesse succedendo. Uno di questi, Emiliano Rocchi, un agente immobiliare
amico di amici, mi prese da una parte durante una pausa pranzo. Era il tipico
milanese alla cummenda, ciuffo alla Elvis e grandi basette. Armato d’un un
sorrisetto in stile cameratismo maschile, mi pungolò: “Dove la tieni nascosta?
Scommetto che è una bambolina appena uscita dal liceo, pervertito!” sghignazzò
mettendomi a disagio con tutto il bar, composto per di più da impiegati e
agenti di commercio. “Allora? È meglio della Elettra? Ti ha fottuto il cervello
di sesso, vero?”
Rassegnato a dovermelo subire,
tipo punizione o castigo divino, negai: “No, è anche sesso, ma non solo sesso.
Mi sono innamorato... di... questa persona...” arrancai imbarazzato.
“Persona? Sarà mica un trans che
la chiami persona? Mica ti sarai messo appresso a una di quelle con il
lombrico? Una donna con quel qualcosa in più” altre risate da caserma. Messo in
chiaro con Emiliano che in quel bar era mia intenzione tornarci, continuò con
lo stesso tono fastidioso e canzonatorio.
A parte i quaranta minuti di
traffico in più alla mattina e la mancata corsetta sul tapiroulant, la mia vita
non cambiò poi troppo. Ero sempre fidanzato, avevo un lavoro, qualche amico mi
era rimasto e in più c’erano quelli di Diego, pochi in realtà. A parte il fatto
che avevo quasi del tutto chiuso con l’alcol, nonostante ridessi sempre,
l’unica differenza significativa era che mi sentivo amato. Una sensazione in
quasi trent’anni che mi era estranea. E amavo. Amavo già, però siccome di Diego
amavo tutto, ma non sopportavo più il suo divano letto, e neppure di dividere
l’appartamento con due tardo adolescenti poco avvezzi alla pulizia, iniziammo a
cercare un appartamento tutto nostro, ovviamente sempre dalle parti dei
navigli, per non contravvenire al nostro atavico nomignolo. Ne trovammo uno
nella zona più a est. Un appartamentino di cinquanta metri quadri a seicento
euro al mese. Tra un vedovo e una coppia di punkettari che presero subito in
simpatia Diego per via dei piercing. E per un anno e mezzo, per quanto ricordo
ora, fu il periodo più felice della mia vita. Un inverno poco rigido, un estate
giunta di botto e poi di nuovo l’inverno.
Il secondo Natale della mia
convivenza con Diego però, trovai una sorpresa sotto l’albero per niente
piacevole. La Odero S.p.a. mi aveva declassato a semplice impiegato, senza
motivo. Era un’ingiustizia e passai interi pomeriggi a parlare con consulenti
del lavoro, i quali tutti finivano per chiedermi cosa avessi fatto per far
incazzare così il mio capo. E siccome a Gennaio una delle tante aziende a cui Diego
aveva mandando il curriculum negli ultimi tre anni aveva bisogno di lui, io
decisi che non avevo più bisogno di lavorare nella ditta della mia ex ragazza.
Mi licenziai e pretesi la liquidazione, mandando ulteriormente in bestia
Elettra. Ovviamente volevo seguire il mio ragazzo.
Diego fu assunto nell’ufficio
customer service di un’azienda si software olandese dove si sarebbe occupato principalmente
di rapporti con l’estero.
Ecco che siamo piombati nel Marzo
del 2005 ed inizia questa strana fase della mia vita dove ci siamo Diego ed io
a Rotterdam e lui tutto il giorno o quasi dietro ad un centralino e io a
bighellonare per la città, a fare la spesa nei mercatini, ad aggiustare
qualcosa nel malinconico appartamento che gli aspettava. Una fila di case
dietro la nostra il cimitero. Immalinconito e annoiato iniziai a pensare morte.
Forse perché un anno prima avevo spento le trenta candeline. Diego non si
lamentava mai del fatto che non lavorassi, che non facessi un granché a parte
cucinare ogni tanto e la spesa. Non navigavamo certo nell’oro e nonostante
questo usufruivamo di una donna delle pulizie, una polacca sui cinquanta, che
veniva ad occuparsi della casa una volta alla settimana. Così eravamo esentati
o quasi dalle pulizie domestiche. E anche quando i soldi della mia liquidazione
finirono, Diego continuò a non lamentarsi di nulla: pagava le bollette e mi
lasciava accesso al conto in comune. Il problema fu che iniziai ad annoiarmi. Cominciavo
a sentirmi come quelle mogli isteriche che aspettano il marito per litigare sulle
quisquiglie. Non potevo nemmeno lamentarmi che non mi portasse mai a cena fuori
visto che ci andavamo almeno due volte alla settimana. Ma allora che c’era?
C’era che non riuscivo più a vivere di solo amore e che lo stress che Diego
incamerava durante il giorno, volente o nolente, si riversava nel nostro
menage. Nonostante questo, Diego sembrava sereno. Dopotutto stava vivendo il
suo sogno: lavorava fuori dall’Italia, viveva con la persona che amava. C’era
poco da fare, era un forzato della felicità, come lo rinominai io. Condannato
ad essere felice. E un innato masochismo mi spinse ad iniziare a minare la
nostra felicità. Ora me ne rendo conto.
Nooo, arriva la crisi!!! (>o<) Questa storia continua a tenermi incollata come una cozza ad uno scoglio. E' semplicemente perfetta sotto ogni punto di vista!
Lo sapevo che la routine avrebbe portato Michele a stancarsi. Diego dovrebbe fare qualcosa per impedirgli di andarsene. Sento ch e sta per arrivare la botta e che Michele deciderà di lasciarlo. Spero avrà il buon senso di non farlo. Amo questa storia ogni giorno di più.
Questo blog è nato per tutti quelli che amano la coppia Caparezza/Diego Perrone (altresì detta Diegorezza) in odor di slash (slash fanfiction) e per coloro che amano Diego Perrone e il mitico Michele Salvemini come artisti, con un occhio speciale e fantasioso sugli altri musicisti che più o meno ruotano (o hanno ruotato) intorno a questa coppia. Welcome.
ATTENZIONE: tutte le fanfiction presenti nel sito che citano Diego Perrone e Michele Salvemini (Caparezza)e altri personaggi reali, sono da considerare sempre e tassativamente frutto della fantasia e del talento dell'autore. Non c'è niente di reale né è a scopo di lucro. In caso contrario, qualora si racconti un avvenimento "reale" non sarà una fanfction e verrà ben specificato.
Se non vi piace lo slash non leggetelo
Sublimando sul palco................................................................................................................................
-Durante fuori dal tunnel, alla frase: “Mi sento stretto come quando inchiappetto un topolino” (al posto di puffo, per adeguare alla scenetta) mimato un atto omosessuale, nella fattispecie CaparezzaVSDiego.
-Durante Bonobo Power, vengono imitati coiti e Diego, dopo aver tentato Capa al sesso bonobo, si consola prima con il tastierista poi con una banana.
-Durante una nuova versione di Fuori dal tunnel, Caparezza imita un nuovo coito omosex con uno stura lavandini sempre ai danni di Diego.
-Durante il dito medio di galileo, Diego presta il fianco alla famosa frase: “Temono il dito di Galileo tra le chiappe” mettendosi in posa per farsi infilare metaforicamente il dito medio tra le chiappe da Caparezza.
-Durante una delle tante versioni di Abiura di me, Diego dice: “Ti posso cliccare?” e dopo averlo toccato con la freccetta, arriva con un finto dito (tipo sempre mouse del pc) e lo sbatte sui genitali di Capa.
-In un'altra di Abiura, Caparezza impugna il pacman e "mima" di mordere qualcosa che pende dal corpo di Diego, indovina un po' cosa...
-Ancora Abiura di me, Diego fa la principessa del videogioco di Super Mario che amoreggia con Tetris, interpretato da Caparezza.
-Durante Kevin Spacey, Diego Harry Potter, sbatte la bacchetta magica verso il sesso per evocare un sortilegio contro la prostata di Caparezza.
-Durante stango e sbronzo Caparezza prende di petto le dimensioni della scimmietta di Remy (interpretata da Diego) e definisce le dimensioni del suo pene siffrediane.
-Prima di Auditel's family, per parlare del decadimento dei rapporti amorosi, Caparezza imita una telefonata ad una linea erotica e Diego interpreta una centralista hard con tanto di parrucca e movenze.
-Nel live de La fine di gaia, Caparezza spinge nel sedere di Diego la lancia, gesto però non legato ad una scenetta o altro. Così...
-In The auditel family, alla fine Caparezza svende tutto, persino una notte d'amore con Diego. Ma poi si pente e cerca il suo perdono tirandogli un bacio subito ricambiato
Nooo, arriva la crisi!!! (>o<)
RispondiEliminaQuesta storia continua a tenermi incollata come una cozza ad uno scoglio. E' semplicemente perfetta sotto ogni punto di vista!
Lo sapevo che la routine avrebbe portato Michele a stancarsi. Diego dovrebbe fare qualcosa per impedirgli di andarsene. Sento ch e sta per arrivare la botta e che Michele deciderà di lasciarlo. Spero avrà il buon senso di non farlo. Amo questa storia ogni giorno di più.
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