giovedì 4 aprile 2013

Dalle Puglie alle Alpi, settima puntata



Titolo: Dalle Puglie alle Alpi
Autori: Annina
Pairing: Diego Perrone/Michele Salvemini
Genere: AU/Commedia/Romantico/Introspettivo
Rating: PG, slash, NC 17
Disclaimer: come sempre è tutto frutto di fantasia. I personaggi sono originali, ho preso in prestito i nomi solo per ispirazione artistica.

VII CAPITOLO

Come avevano pensato, la giornata è lunghissima per tutti e due, ma finalmente arrivano le cinque e Michele fatta una doccia veloce e rivestitosi anche più velocemente scatta sulla sua bici e in breve arriva davanti alla sede dell’Arci, fremendo nell’attesa di rivedere il suo compagno.
Mentre appoggiato al muro a braccia incrociate aspetta che Diego arrivi, vede venire verso di lui Giovanni. Alzando gli occhi al cielo Michele maledice la sua fretta: bastava arrivare due minuti più tardi e non lo avrebbe nemmeno incrociato.
“Michele che piacere vederti, pensa che proprio oggi ho chiesto il tuo numero di cell a Diego, ma non ha voluto darmelo, mi ha tirato in ballo la privacy, figurati! Poverino è geloso. Che fai qui?”.
“Secondo te cosa ci faccio qui?” se gli occhi potessero fulminare, Giovanni non sarebbe più che un mucchietto di cenere.
Nel frattempo esce anche Diego che si incammina verso di loro con passo indeciso.
“Dai Michi non starai aspettando questo nano quando puoi uscire con me! Andiamo, ti porto a cena da qualche parte; non illuderlo povero Diego, che ci fai tu con uno come lui?”.
Michele non sa nemmeno come succede, ma prende Giovanni per il colletto della giacca e lo schianta contro il muro di cinta, parlandogli a un centimetro dalla faccia: “Non osare più avvicinarti a Diego, non nominarlo nemmeno,  perché io non sono buono come lui, io la faccia te la spacco brutto stronzo. Hai capito bene? Zitto e vattene”.
Diego nel frattempo si è avvicinato e appoggia una mano al braccio di Michele, che dà una spinta a Giovanni facendolo cadere sul marciapiedi, poi si gira verso Diego e lo prende fra le braccia: “Scusa Diè, lo so che tu non ami la violenza, che sei un pacifista e lo sono anch’io, ma le persone come lui mi fanno schifo. Comunque non gli ho fatto male, anche se è lì che frigna” gli dà un bacio e Diego scoppia a ridere: “Accidenti Michi che voce che avevi! Strana, non so, nasale… ma hai parlato in Barese anche!” se lo abbraccia mentre anche Michele scoppia a ridere: “Non me ne sono nemmeno accorto, figurati! Beh, andiamo a fare spesa e poi di corsa a casa? Perché pensavo che volevo continuare un discorso che abbiamo iniziato ieri…”.
“Dai dai dai, andiamo Michi!” saltano allegramente sulle biciclette e fanno una tappa alla Coop, dove, non avendo compilato una lista o deciso un menù, buttano nel carrello le cose più disparate. Con quattro borse colme attaccate al manubrio tornano a casa e cominciano a togliere la spesa dalle buste.
“Ma stasera? Cosa si mangia?” chiede Michele mentre Diego scoppia a ridere: “Vuoi dire che con quattro borse e uno scontrino più lungo della mia sciarpa, non abbiamo niente per cena? Ma io ho fame!”.
Michele lo guarda sornione: “Ti dirò che non mi importa niente della cena. Ho in mente un altro tipo di banchetto”. Lo solleva con facilità mettendolo a sedere sul tavolo e appoggia la bocca alla sua, lo bacia a piccoli tocchi nonostante Diego implori un bacio vero. Gli passa la lingua sulle labbra ancora e ancora mentre gli infila le mani sotto alla maglia. “Hai le mani così calde Michi” sussurra Diego circondandogli i fianchi con le gambe e dimenandosi. Michele gli toglie la t-shirt e lo corica sul tavolo chinandosi su di lui, disegnando una scia infuocata con la lingua sulla sua pancia, sul petto, sul collo.
“Michi…” Diego si azzittisce senza fiato mentre il compagno lo bacia insistentemente sul collo e dietro le orecchie, tornando infine sulla sua bocca e finalmente baciandolo appassionatamente mentre lo accarezza sopra i jeans.
Diego si inarca sul tavolo gemendo e chiamando il suo nome, mentre Michele gli sfila i calzoni, poi si blocca e lo guarda: “Devo continuare o preferisci cenare Diè?”.
Diego è ormai senza forze, si solleva sui gomiti guardandolo con gli occhi appannati dalla passione, poi con un guizzo si aggrappa alle sue spalle rialzandosi e abbassando di colpo  calzoni e boxer a Michele che non reagisce, preso alla sprovvista. “Non mi sottovalutare mai Michele” e con un sorrisino si china sul sesso guizzante di Michele e lo bacia, lo percorre su e giù mentre Michele non può far altro che accarezzargli la testa. Quando Diego inizia a mordicchiarlo teneramente, Michele non resiste più e costringe Diego a ridistendersi sul tavolo, prendendo lui ora a giocare col sesso del compagno finchè non lo sente implorare pietà. Con un altro scatto Diego si sottrae alla bocca di Michele, gli si riattacca ai fianchi stringendo le gambe e abbracciandolo. Michele lo solleva dal tavolo e lo tiene in braccio, abbracciati stretti al punto da sembrare una sola persona, e si buttano sul divano. Michele stende Diego su un fianco, lo guarda e intuiscono come continuare il gioco: coricandosi a sua volta, Michele prende in bocca il pene turgido di Diego e lo percorre su e giù allo stesso ritmo con cui il compagno sta percorrendo il suo; l’anellino sul suo labbro gli procura un leggero fastidio, ma pensando alla bocca di Diego Michele si eccita ancora di più e aumenta il ritmo, sempre più veloce finchè in perfetta sintonia raggiungono l’orgasmo.
Qualche attimo per riprendere il contatto con la realtà, poi si mettono seduti, Michele si prende Diego in braccio e se lo coccola: “Diè, ci divertiamo proprio vero noi due?”.
Diego scoppia a ridere: “Sì altrochè. E non hai idea di quanto ancora ci divertiremo Michi. Ti amo”.
Un ultimo bacio. Due, tre baci, non ce la fanno proprio a stare lontani.
“Abbiamo la spesa da mettere via Diego. E la cena da preparare”.
“Hai ragione Michele, ma proprio non ce la faccio ad alzarmi da qui. Vorrei stare qui per tutta la sera, la notte, la vita. Scusa, a volte mi faccio prendere da un romanticismo un po’ troppo… zuccheroso vero?”.
“Ma Diego, tu sei così, non potrei immaginarti diverso. Sei dolce, ma sei anche brillante, simpatico, intelligente” ad ogni aggettivo Michele stampa un bacio sulla sua bocca “bello l’ho detto? E poi sei un maghetto a farmi stare bene. Anche a letto!”.
“A letto veramente l’abbiamo fatto una volta sola! Ma c’è tempo. Vedrai. Adesso ho proprio fame però, è anche tardi: sai che ore sono? Quasi le nove! Cosa ci facciamo? Ma che freddo fa”.
“Dai Diego, fa freddo ma magari se ci rivestiamo lo sentiamo meno! Diamoci una sistemata, poi cucino io”.
Dopo poco Michele si mette ai fornelli mentre Diego prepara la tavola e come al solito vi accende le candele.
“Che profumo Michi! Ma cosa stai facendo? Non ho nemmeno visto cosa abbiamo comprato sai?” Diego gli si avvicina e scruta curioso nella padella.
“Vieni qui” Michele lo cattura e gli dà un bacino “vuoi assaggiare?” raccoglie un po’ di sugo col cucchiaio di legno e glielo offre dopo averci soffiato sopra. Lui ride: “Come con i bambini?”.
“Ma tu sei il mio bimbo sperduto, devo aver cura di te” Diego si stringe a lui appoggiando il viso alla sua spalla “Quel giorno che mi sei piombato in camera scalzo e coi capelli per aria, tutto contento perché nevicava, eri così… cucciolo! Lì ho sentito qualcosa di nuovo dentro, ma non sapevo ancora spiegarmi cos’era”.
“Però anch’io avrò cura di te Michele, perché tu non potrai mai capire fino in fondo cosa significa per me il tuo amore. Ma adesso mangiamo: il sugo è buonissimo, anche se non ho capito bene cosa sono tutte quelle cosine che ci sono dentro”.
Scolati e conditi gli spaghetti si mettono a tavola facendo onore al piatto unico.
“Aspetta: tonno fresco, pinoli… uvetta! Ma che buoni! Sei bravissimo Michi. Ma quanto ho mangiato? Oddio la mia pancia”.
“Pancia? Tu! Ma smettila. Cosa facciamo? Una partitina alla play o cerchiamo un film? Qui sistemiamo domattina”.
Si buttano sul divano e decidono per una partitina a Crash.
“Senti ma dovresti andare a prendere la tua roba no? Cioè, se sei sempre d’accordo di fermarti qui con me ecco”.
“Hai ragione, quasi quasi vado ora a prendere tutto; è che non so se c’è Gaetano. Non è carino sparire così”.
“Cosa penserà? Dici che si arrabbia?”
Michele mette in pausa e si volta verso di lui: “Arrabbiare? E perché? Cosa gliene frega a lui?”.
“Mah, vieni a vivere in casa di uno come me, lui ha una mentalità un po’… insomma, non è che li vede propri di buon occhio i gay no?”.
Riprendono a giocare ma dopo qualche minuto Michele riprende: “A parte che a me interessa poco, ma non è che gli dico che vengo a vivere a casa tua perché siamo amici, gli dico che vengo a vivere con te perché ci siamo messi insieme. Haha! Hai perso una vita, te ne rimangono solo due!”.
Diego mette in pausa e appoggia il joystick con le mani tremanti: “Michele, lo stai dicendo perché vuoi vincere la partita, o parli sul serio?”.
“Per vincere la partita ovvio! Dai che ormai ci siamo!” Michele continua a giocare imperterrito mentre Diego rimane fermo, perplesso.
“Oh dai, secondo te lo sto dicendo tanto per ridere? Ma Diego! Glielo dico perché è normale, glielo devo dire, io non devo nascondere niente a nessuno. Riprendi quel joy in mano su, finiamo la partita”.
Ormai Diego ha perso la concentrazione ma cerca di riprendere in mano le sorti del suo personaggio.
“Comunque pensavo di andare a fare un salto a casa un fine settimana, devo pur dirlo anche ai miei no? Magari se partiamo venerdì prossimo, si viaggia di notte e abbiamo un paio di giorni da passare insieme a loro. Così ti porto a vedere un po’ della mia città: ho anch’io un paio di bei rifugi che voglio vivere con te”.
Sente qualcosa che cade sul pavimento, e girandosi vede Diego che lo guarda con occhi sgranati, il controller gli è scivolato dalle mani e giace abbandonato a terra: “Beh? Che c’è? Che ho detto?” Michele è davvero perplesso.
“Cioè tu mi stai dicendo che spiattelleresti tutta la nostra storia ai tuoi così? Senza nessun problema? Ma non ci posso credere”.
“E perché no? Ma guarda che sei strano. Perché non glielo vuoi dire? Non vuoi conoscerli? Guarda che i miei sono simpatici, alla mano, che problemi hai?”.
“Michele, a me sembra che sia tu quello strano. Ma da quando funziona così secondo te? Cioè tu sei sicuro che i tuoi potrebbero accettare senza problemi la nostra situazione?”.
“La nostra non è una situazione Diego, la nostra è una relazione, chiama le cose con le parole giuste. Noi non abbiamo una storia, noi siamo innamorati, perché non dovrei dirlo ai miei, perché non dovrei dirlo a chi voglio?”.
“Fra i due forse sei tu il più romantico. Io sono felice che tu la pensi così, ma purtroppo non è così facile” Diego prende le mani di Michele mentre parla, ma lui le libera gesticolando: “Ma allora perché fate tante storie? I banchetti, i cortei, i gay pride per che cosa? Poi siete i primi a bloccarvi quando è il momento buono?”.
Michele ha alzato la voce, ma si accorge subito che Diego è davvero turbato, vede un’ombra nei suoi occhi: “Scusami Diego, ho alzato la voce, sono stato un cafone, ma non capisco le tue resistenze”.
“Intanto non è bello che tu mi dica voi siete i primi, voi fate questo o quello,  come a mettere una barriera tra noi due; poi non so, non è mai stato facile vivere come volevo, ma l’ho fatto, e proprio per questo so che la gente non sempre è disposta a capirci e a comprendere che vogliamo solo vivere il nostro amore. Ma sono sicuro che i tuoi sono persone splendide, accidenti, tu sei splendido, per forza anche loro. Scusami, hai ragione, la mia è solo paura, perché ti amo e non voglio perderti, mai”.
“Vieni qui” Michele se lo prende tra le braccia “scusami ancora, non mi ero nemmeno accorto che dicevo “voi”, come se io non c’entrassi niente. Ma fino a pochi giorni fa, non ero gay, non credo di esserlo nemmeno adesso, non lo so. Ho amato delle donne, mai quanto amo te però. Siamo solo due uomini che si amano bimbo. E voglio che lo sappiano tutti, va bene? I miei capiranno. Magari telefono prima per prepararli. Chiamo le mie sorelle”.
Diego annuisce senza parlare.
“Stai tranquillo Diè, tranquillo. Vedrai che andrà tutto bene. Adesso vieni a darmi una mano che prendo un po’ di vestiti di là, poi domani prenderò il resto e parlerò con Gaetano”.
Si alzano dal divano e Michele lo riprende subito tra le braccia: “ Diego guardami bene: è tutto passato? Non posso sopportare di saperti arrabbiato, o peggio triste”.
Diego gli regala uno dei suoi sorrisi: “Non sono arrabbiato e nemmeno triste. Come potrei? Sei una persona speciale Michi e sei mio. Non posso che essere felice”.
Un rapido bacio e si dirigono verso la porta dell’appartamento di Gaetano.
“Ecco guarda, prendo su giusto questa roba, prendo l’accappatoio in bagno, il mio libro, anche se ci sono cose più interessanti da fare ultimamente…” ridacchiando come due ragazzini si caricano dei vestiti di Michele, ma quando stanno per rientrare nell’appartamento di Diego dal portone entrano Gaetano e Adele.
“Michè in casa non ci stai proprio mai. Ma che state facendo? Traslochi?” Gaetano passa lo sguardo da Michele a Diego in attesa di una risposta.
Come due bambini sorpresi a combinare un guaio si guardano e cercano di nascondere un sorriso, poi Diego prende la parola: “Volete entrare da me? Noi posiamo questa roba e…” non sapendo cosa dire ancora, Diego entra e va subito a posare i vestiti sul letto, torna e prende anche il carico di Michele: “Dai Michi dammi che faccio io, fa’ accomodare i tuoi cugini”.
Lui si schiarisce la voce e con un cenno li invita a entrare. Gaetano rimane titubante, ma Adele entra subito e a lui non rimane altro da fare che seguirla e sedersi accanto a lei sul divano.
“Posso offrirvi qualcosa? Vi faccio un caffè?” al comune cenno di diniego, Diego si mette in ginocchio sulla sedia e lancia un’occhiata in tralice a Michele, in piedi vicino a lui.
 “Bene, ecco io volevo dirvi, sì trasloco ecco” si rende conto che Diego ha ragione, che niente è facile in questa situazione, con gli occhi del cugino puntati addosso; li vede curiosi e ostili, e non riesce a proseguire. Poi sente la mano di Diego che sfiora appena la sua gamba e si allontana subito. Lo guarda lì vicino accucciato sulla sedia e all’improvviso tutto diventa facile: “Si Gaetano, trasloco qui da Diego, perché vedi? Noi ci siamo innamorati, l’avresti mai detto? E quindi tu capisci che vogliamo stare insieme”. Diego gli lancia uno sguardo ammirato, poi guarda gli ospiti sul divano: Gaetano è di granito, Adele invece ha un’espressione più morbida, e infatti dopo un attimo sorride.
Diego rompe il silenzio che si è creato:“Siete sicuri di non volere proprio niente da bere?” Michele incrocia i suoi occhi e lui alza le spalle con un’espressione buffa.
Adele si alza: “No Diego, grazie; ragazzi, sono contenta per voi. Volete finire adesso di prendere la tua roba Michele o fai con comodo?”.
“Facciamo domani dai, è tardi vi lascio in pace; ho già preso quello che avevo bisogno di urgente”.
“Bene. Andiamo Gaetano?” Adele si gira verso di lui, che è ancora seduto sul divano con un’espressione indecifrabile. Gli tende la mano e lo fa alzare, e si ritrovano tutti e quattro davanti alla porta.
Gaetano guarda i due ragazzi e inaspettatamente comincia a ridere, mentre gli altri lo guardano stupiti.
“Michè, che eri strano me l’aveva già detto la famiglia ma… ricchione pure tu?” contina a ridere mentre Adele gli tira una sberla sulla testa: “Tano!!! Ma come ti permetti!”.
Anche Diego ride al punto che gli scendono due lacrime: Adele e Michele si guardano stupiti, poi fanno un mezzo sorriso.
“Sono contento che la prendi così Gaetano, pensavo saresti stato molto meno tollerante” Michele gli sorride contento.
“Il culo è tuo Michè, che mi importa di come lo usi! Contenti voi! Vi aspettiamo domani allora, noi andiamo adesso”.
Michele è ancora basito dalla risposta di Gaetano mentre Diego accovacciato contro al muro ride a più non posso.
Adele infila la mano sotto al braccio di Gaetano e lo trascina a casa: “A domani ragazzi, magari beviamo qualcosa insieme va bene?”.
Michele aiuta Diego ad alzarsi e abbracciati sulla porta salutano i parenti, chiudendosi poi la porta alle spalle. Diego si alza in punta di piedi e dà un bacio a Michele: “Sei stato proprio coraggioso amore mio!”.
Lui lo stringe e contraccambia il bacio: “Già, ma avevi ragione tu: è difficile. Ma non immaginavo la reazione di Gaetano! Oh, certo non il massimo della finezza, ma a modo suo ha accettato la situazione! Domani telefono alle mie sorelle, ora che sono bello carico! Se non fosse così tardi lo farei adesso”.
Diego tenta di camuffare uno sbadiglio ma Michele se ne accorge: “sei stanco piccolo? E’ tardi, andiamo a letto dai”.
“Chiudi per bene le imposte che domani io voglio dormire!” Michele è già sotto al piumone mentre Diego chiude le finestre, quindi si spoglia e si infila sotto, rannicchiandosi subito sotto l’ala protettiva del suo compagno.
“Michi, siamo già come una vecchia coppia di coniugi che vanno a letto la sera solo per dormire”.
“Forse, e mi piace anche questo, non dobbiamo dimostrare niente a nessuno: e poi ci siamo divertiti poche ore fa mi sembra”.
“Taci! Mentre Gaetano e Adele sedevano sul divano pensavo se avessero saputo cosa era successo proprio li sopra poco prima” sorride Diego mentre accarezza i peli morbidi sul torace di Michele, e si gode il calduccio del suo braccio che lo circonda.
Anche Michele ride di gusto, poi solleva il viso di Diego e lo bacia sugli occhi, sul naso, sulla bocca, poi lo guarda: “Come sei bello Diego. Ma dormiamo adesso, hai un faccino stanco: ‘notte cucciolo”.
A quel soprannome Diego si stringe ancora di più a lui: “Ti amo Michele, tanto. Fai bei sogni” un ultimo bacio e in breve di addormenta sul suo petto.
Michele rimane sveglio ancora un po’ ascoltando il respiro lieve di Diego, pensando a che fortuna è stata che lo abbiano licenziato, che il cugino gli abbia trovato un brutto lavoro in una brutta fabbrica, che in una triste mattina di gennaio si sia messo in viaggio su un freccia rossa che lo ha portato dritto dritto nelle braccia di Diego. Un ultimo bacio a fior di labbra, e anche Michele si addormenta sorridendo.

2 commenti:

  1. Stupendo. Mi piace da matti come Michele affronta la situazione senza titubare. E Diego? Che cucciolo, non vuole perderlo e cerca di fare le cose con calma, ma Michele vuole fare tutto alla luce del sole, senza nascondersi. Fantastico il suo modo di agire, un pò incosciente, ma tanto coraggioso e sincero. Capitolo fantastico. Per non parlare della scena sul divano. Incandescente al punto giusto.

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  2. Premetto che non sono capace di fare commmenti riassuntivi aggiungendo aggettivi come Alex G. Dunque bando ai "Stupendo" e ai "Fantastico" Il momento in cui Gaetano ride e fa quei commenti tutt'altro che surreali, diciamo sagaci, mi ha fatto ridere e mi è piaciuto tanto. Ripeto: è molto reale. Fila tutto liscio. Che belle le storie d’amore appena iniziate, sembrano regali da scartare, e questo mi sembrano i due innamorati, bambini che scartano i regali, un po’ rozzi ma teneri. Con tanto amore, desiderio e felicità. Ecco, la cosa che traspare di più in questo capitolo è la gioia che Diego e Michi hanno nell'aversi. Ed è saggio Diego a fargli capire che niente sarà facile, niente di tutto quello che Michele vuole fare. Ma la soluzione c’è, amarsi e vivere tutto come viene, fregandosene di voler essere capiti, accettati che poi, sembrerà banale, ma quando c’è la volontà, quando c’è la voglia, niente e nessuno può farci cambiare idea. Dritti per la loro strada. Le persone in gamba sono così.

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