mercoledì 17 aprile 2013

La cinquantaduesima volta, quinta parte


Titolo: La cinquantaduesima volta
Autori: Giusipoo
Pairing: Diego Perrone/Michele Salvemini
Genere: AU/ /Romantico/Introspettivo  
Rating: PG, slash, NC 17
Disclaimer: come sempre è tutto frutto di fantasia compresi i nomi di luoghi, i nomi di attività commerciali, locali, gruppi musicali.
I personaggi sono originali, i nomi sono stati scelti per ispirazione artistica e non per insinuare qualcosa






Gli amici di Diego non insistono. Se uno del gruppo dice che ha da fare, vuol dire che ha da fare e va lasciato stare, no? Magari c’è di mezzo una storiella di tipo amoroso. Diego non è tipo da storie. Anni prima, quando andava ancora alle superiori, è stato un bel po’ con Giada, una sua coetanea. E tutti li prendevano in giro perché erano tanti innamorati. Poi l’università li ha divisi e se ne sono fatti una ragione in fretta. Dopodiché solo divertimenti di poco conto per lui. Diego è entusiasta di questo nuovi inizio, una cosa che non può paragonare a niente del suo passato. Con Michele parte da zero e va bene così. Suona al citofono quella sera, in mano il cartone con la pizza. Alla birra ci pensa Michele. Il portone glielo apre il carrozziere ma ad accoglierlo alla porta è un ragazzotto con il viso butterato e i capelli rossicci sconvolti: “Tu sei Diego? Entra e poggia tutto là. Michele è sceso a farsi la doccia”
“Ok” fa Diego ma tituba un po’. Ci sono gli altri inquilini e altre cibarie sul tavolino. Non aveva considerato che avrebbero mangiato tutti insieme. E poi perché Michele si è già fatto la doccia? Gli aveva detto che avrebbe lavorato all’affresco. Diego già si vedeva adorante sul letto a guardare il suo amante trafficare con i pennelli, e quello che succedeva poi assomigliava ad un film non adatto ai minori. Ci sono anche delle ragazze che fumano e lavorano all’Ipod. Come sottofondo musica underground. “Prendi” gli fa una ragazza offrendogli un piatto con salamella e pane bruscato spalmato con formaggio fuso. “Fatti l’aperitivo, abbiamo anche il prosecco. Come ti chiami?”
“Io sono Diego”
“Lui è Diego, quello che esce con Michele” aggiunge un altro, un bel ragazzo completamente rasato e muscoloso. Sotto la camicia strizzata ostenta braccia tatuate e un sorriso brillante. Anche gli altri guardano Diego, tutti sembrano studiarlo. Lui arrossisce creando l’ilarità della ragazza di fronte a lui che ridacchia: “Non ti vergognare, tranquillo. Io sono la Silvia, lui è Pietro e quello con i capelli rossi è Ruggero, detto Ro’” li raggiunge un’altra ragazza, una bella moretta con un viso interessante. “Allora Diè? Come hai conquistato il cuore del nostro artista?”
Diego, impreparato a una domanda così diretta, si tocca la nuca nervoso. Se gli amici di Michele stanno cercando di metterlo a suo agio, stanno sbagliando tutto, si dice. Il salame gli resta un po’ sullo stomaco e decide di diluire tutto con il prosecco. “Ecco... Michele ed io ci siamo conosciuti perché, insomma la mia officina e la sua hanno lavorato alla stessa macchina incidentata, una classe B che ha fatto un incidente appunto” gesticola.
Silvia prende la parola: “Ma certo, la macchina di Fabio! Tu lo conosci Fabio?” E il discorso si sposta sull’incidente, e velocemente suoi locali di Torino, su quanta droga gira, che magari chi guidava era fatto, o bevuto. Intanto che biasimano la povera Lavinia, vino e birra girano e Pietro apre le bottiglie una dietro l’altra, come a voler essere sicuri che ci sia sempre abbastanza alcol in circolo. Poi arriva Michele che si è già vestito: jeans a vita bassa piuttosto larghi e maglietta a mezze maniche, arancione con un cartone animato giapponese anni ’80. E un sorrisetto rivolto a Diego. “Scusa l’attesa, avevo tanta di quella vernice addosso, prima di mangiare non la sopporto” si giustifica e poi si china per stampare un bacetto sulle labbra del compagno. Diego rabbrividisce per via della barba che contro il cerchietto crea un archetto voltaico, una scossetta elettrica ed entrambi si sorridono. Diego ha già voglia di abbracciare Michele, di stare tra le sue braccia tutto il tempo che ceneranno. Ma cerca di trattenersi, anche se è chiaro fin da subito che Michele non trova nulla di male ad ostentare con gli amici il loro amore. Per tutta la cena, che consiste in due diversi tipi di paste, formaggi e affettati, oltre naturalmente la pizza di Diego, Michele tiene il braccio sulle sue spalle e ogni tanto gli bacia la guancia, la fronte, l’orecchio. Gli tiene la mano, gliela bacia, se la struscia sulla barba. Parlano guardandosi negli occhi e tutti sembrano felici e per niente turbati dal loro tubare. Per Diego è tutto nuovo. Amare un uomo e ora amarlo alla luce del sole, di quella combriccola che non conosce. Nuovo e anche così eccitante. Si sente come un bambino che ha fatto una marachella ma che potrebbe farla franca, ma, nonostante questo, non fa niente per non farsi beccare.
Dopo cena viene messo a posto tutto sommariamente, senza smettere di chiacchierare, bere e fumare. I ragazzi lavano i piatti e le ragazze si occupano di togliere la spazzatura dividendola scrupolosamente: umido, plastica, vetro, carta. L’argomento finisce immancabilmente sugli inceneritori e quanto sarebbe più pulito il mondo se tutti facessero la differenziata, ci si ammalerebbe di meno. Irene, la ragazza mora, sembra davvero convinta di questo, mentre arrotola la cartina attorno alla sua canna. 
Silvia prende Diego da una parte: “Vedi: ora ci mettiamo seduti su quel tappeto e fumiamo hachich e beviamo tè. Tu passi così i tuoi venerdì sera? No, vero? Magari ti alcolizzi e ti scateni in disco”
“No, non vado mai in quei posti io” si affretta a precisare: “Mi piacciono i locali, ma solo quelli dove si fa musica dal vivo”.
Intanto gli altri stanno parlando di politica. Michele sembra così immerso. Ma non fuma, come gli aveva detto la sera prima. Gli altri fumano sigarette e si fanno le canne, lui no. Diego è sempre più ammaliato dal suo carrozziere - pittore.
“Tipo dove suonano I Nevada, vero Diego? Passi i tuoi venerdì al Marrakech, all’Ultrasound, il Labirinto pure conosci, no?. E loro li conosci? Davide e Gabriele dei Nevada li conosci?” Insiste sedendosi e lasciando un posticino sul tappeto a Diego, il quale prende posto accanto a lei guardandola negli occhi. “Con loro ho parlato un paio di volte, ma non posso dire che siamo amici”
“Davide e Lavinia stavano insieme” fa Silvia leccandosi di gusto il cucchiaino sporco del caffè che ha bevuto Pietro. Si capisce che stanno insieme da piccoli gesti. “Sì, scusa ma io di sera il caffè non lo prendo mai perché sennò non dormo più, non dormo per niente. Però almeno leccare il cucchiaino. Comunque, tornando a Davide, no? Poverino, si spalla per quella ragazza! Tanto più giovane di lui sai? Lei ventitré lui trentotto” poi rotea gli occhi: “Ma che ho fatto una gaffe? Anche tu e Michele vi portate un botto di anni di differenza”
“Dodici, non son un botto” Diego stringe il suo bicchiere con il tè. Ora si sente di nuovo in difficoltà. Qualcuno gli passa la canna e lui accetta poi aspira sperando che lo rilassi. Perché Michele non torna vicino a lui? Perché non lo abbraccia e lo conforta? Cosa cazzo sono dodici anni alla fine? Loro si amano. Che differenza fa se quando Michele scopriva il sesso in una città così lontana dalla sua, lui articolasse le sue prime paroline. Dettagli... Si dice. Ciò che conta è che ora sono due uomini abbastanza maturi per sapere ciò che vogliono. Silvia torna a spettegolare: “Comunque Davide va ogni giorno in ospedale. Le porta rose, le canta canzoni. Dicono che ne sta scrivendo una per lei, è così romantico, non trovi? È come se Michele facesse un dipinto ispirato a te” sorride beata.
Diego tossicchia e cerca di sorridere. Gli sembra un po’ ridicolo. Non è un soggetto interessante lui, nemmeno bello. Che potrebbe farci con la sua faccia? Si sente gli occhi di Michele addosso ora. Alza la testa e gli fa una smorfia che vorrebbe essere un sorriso, e uno sguardo che dice tutto: andiamo Michi, voglio stare solo con te ora. Alla fine trova il coraggio Diego, si allontana da Silvia e si appollaia vicino a Michele. Immediatamente Ro’ si sposta per fargli posto. Subito ristabiliscono un contatto abbracciandosi. “Mi sei mancato” fa Michele sorridendo. Poi lo bacia spingendogli subito la lingua in bocca. Diego smette di pensare che attorno a loro ci sono gli altri, non gliene importa più e l’accoglie, la succhia. Ben presto cadono sul tappeto baciandosi con passione. Gli altri continuano a fumare tranquilli, bere tè, chiacchierando e ascoltando musica.
Alla chetichella Diego e Michele riescono ad andarsene. Arrivano alla stanza di Michele dabbasso, e, appena dentro ricominciano a baciarsi. “Mi piaci un po’ fatto, potrei farti di tutto e penso che è proprio quello che farò”
Michele glielo dice sulla bocca, un attimo che sono staccati. “Fammi tutto Michi, lo voglio anch’io”
“Lo so che lo vuoi. Mi prendi un sacco, sai? Ti guardo e ti voglio solo baciare, solo amare. Grazie che sei entrato nella mia vita Diego, grazie” intanto iniziano a spogliarsi con sbattimento.
“Grazie a te che mi hai lasciato entrare”  
“E tu mi fai entrare?” Michele è un po’ malizioso, ma poi gli fa un sorriso grande, tenero, indubbiamente innamorato. È tutto apposto, sembra dire con quel sorriso, non ti forzo. Facciamo solo quello che ci va. E tutto con gli occhi, con l’espressione. Diego si abbarbica al suo torace ora esposto. Michele lo piega tra i cuscini intanto che gli leva i pantaloni. Gli toglie anche i calzini e subito gli prende in mano un piede, lo bacia facendolo rabbrividire. Poi gli abbassa i boxer. Diego si lascia andare a carezze sempre più proibite. Michele lo sta toccando come nessuno ha mai fatto prima. Aiutato dall’alcol mischiato alla sostanza che ha fumato, Diego non si irrigidisce, anzi. Accompagna il braccio di Michele, divarica le gambe, si accoccola al suo petto. “Vogliamo provare subito? Così ci leviamo il pensiero?” Scherza Michele intanto cerca di rilassarsi perché gli è preso un gran fiatone e ce l’ha così duro che gli fa male, ancora impachettato nei boxer che si tendono. “Diego rispondimi!” Glielo grida con più di una punta di rabbia. La mano ancora intrappolata tra le sue cosce. “Tutto quello che vuoi Michele, davvero. Sono tuo... ” glielo geme.
Fanno l’amore quella notte, completamente. La loro seconda notte. Un po’ goffi, un po’ romantici, un po’ folli, riescono a stare uniti per qualche secondo. Ma Diego, è quasi morto di dolore e allora hanno lasciato stare.
Malgrado il mezzo insuccesso, Diego è sereno, addirittura entusiasta. Abbracciato a lui, con il mento sul suo petto, lo guarda felice. “Come sei bello Michi” gli accarezza i ricci, poi si allunga a baciargli il collo. “Quanto mi piaci...”
“Sei dolce tu” afferrandolo dalla vita, Michele lo tira su e se lo appoggia sopra di sé come se non pesasse niente, come se anziché un uomo, un amante, fosse un gatto da accarezzare.
“Ti piacciono i miei amici?”
“Sì, perché non dovrebbero. Non sono diversi da tanti”
“Meglio, pensavo li trovassi troppo strani. Invadenti tipo”
“Sì, un po’ lo sono. Non mi aspettavo tutte quelle domande su di noi, ma tu che gli hai detto... ”
“Che stiamo insieme, ho fatto male?” Nello sguardo Michele lascia trasparire un pizzico di inquietudine. “Avresti preferito che gli dicessi che siamo tipo due tromba amici?”
Diego nega: “No, per carità. A me andrebbe di gridarlo ai quattro venti che sto con te. Però non so come la prenderebbero i ‘quattro venti’. Immagino che mia madre andrebbe in paranoia, enumerandomi tutte le disgrazie che potrebbero accadere. Mio padre mi direbbe che mi sono lasciato trascinare, sicuro! Secondo lui sono un coglione; invece, i miei amici pretenderebbero di conoscere i sordidi dettagli!” Michele scoppia in una bellissima risata rilassata e rilassante.
“Ma tu non glieli diresti vero?” Gli bacia la fronte. “I nostri sordidi dettagli”
“Ovvio amore, li tengo solo per noi” anche lui gli dà un bacino: “Ti dà fastidio se ti chiamo amore? Dico solo tra noi...”
“Ma puoi chiamarmi amore anche davanti a chiunque. Non è un problema” si abbracciano, felici del tempo che gli resta per stare insieme, anche solo di essere insieme. “Dormi da me anche stanotte?”
“Sì ma adesso mando un sms a mia madre che non lo sapevo che restavo fuori. È un po’ rompi ma non è male. È una bravissima mamma, mi adora”
“La capisco, come si fa a non adorarti Diego?” Lo dice mentre lui è già genuflesso a cercare nei jeans il cellulare. “Ma dai...” si schermisce mentre con la destra tiene Iphone in mano e con l’altra preme i tasti concitatamente, una rapidità che Michele non riuscirebbe mai a raggiungere nemmeno se lo volesse sul serio.
“Non starmi troppo staccato ora, vieni qui” Michele lo riacciuffa e baciandosi raggiungono il letto.








6 commenti:

  1. Sono senza fiato... forse perchè l'ho trattenuto per tutto il tempo in cui ho letto! Che bella atmosfera c'è in questa casa, dove anche chi non si fa i fatti suoi non lo fa con cattiveria. Bello che si è già creata questa intimità tra i due compagni, senza tante menate sono già complici e... 'Spetta che mi si è ancora inceppato il fiato, mi sono ricordata di un paio di punti fantastici... li rileggo! :)

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  2. La parte dove Diego incontra gli amici di Michele è straordinariamente favolosa, con tutte quelle domande... è stato fantistico il momento in cui, ancora tra gli amici, Diego ha lanciato uno sguardo a Michele, e lui ha capito il suo stato d'animo... Peccato che mi sono dovuta fermare a metà lettura per questioni di forza maggiore, e li ci ho perso un po' il filo... Un motivo in più per rileggerlo !

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    1. AH pensavo ti fossi fermata per un ALTRO motivo......

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  3. Anhe io l'ho letto tutto d'un fiato. Trovo che dove abita Michele sembri più una comune che un appartamento, ma è bellissima l'atmosfera che si respira, un pò bohemienne e anche anni '70. Diego si sente un pò a disagio per le domande così dirette, ma gli basta uno sguardo del suo Michi per riprendere il coraggio e rispondere senza timori. Erotica da matti la scena d'amore. Michi sembra completamente assuefatto dal corpo del suo compagno e dalla voglia di farlo suo, di amarlo, coccolarlo e vezzeggiarlo. Potrei andare avanti per ore. Sei stata bravissima in ogni sfumatura e soprattutto nel descrivere i loro stati d'animo in quella situazione.

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