lunedì 8 aprile 2013

Dalle Puglie alle Alpi, ottava puntata




Titolo: Dalle Puglie alle Alpi
Autori: Annina
Pairing: Diego Perrone/Michele Salvemini
Genere: AU/Commedia/Romantico/Introspettivo
Rating: PG, slash, NC 17
Disclaimer: come sempre è tutto frutto di fantasia. I personaggi sono originali, ho preso in prestito i nomi solo per ispirazione artistica.


VIII Capitolo


Si risvegliano quasi nello stesso momento: Diego quasi sentisse lo sguardo di Michele addosso, alza la testa e incontra i suoi occhi neri. Si sorridono. Si baciano. “Che bello Michi trovarti nel mio letto al mattino! Che bel risveglio” Diego si stiracchia e dà un occhio alla sveglia: “Ma è mezzogiorno! Che dormita!”.
“Ci voleva. Siamo sempre in movimento, una ricarica ogni tanto dobbiamo farla. Sono indeciso…” Michele si appoggia su un gomito e accarezza il viso del compagno: “se alzarmi e mangiare qualcosa, o se mangiare prima te”.
Diego scoppia a ridere: “Chi sei, il lupo di cappuccetto rosso? Ma io non faccio tutte le storie che faceva lei, puoi mangiarmi quando vuoi” le ultime parole gliele sussurra sulla bocca, e Michele non si fa pregare. Lo bacia proprio come se volesse mangiarselo, e alla fine fanno l’amore.
Quando si alzano decidono di avere troppa fame per cucinare, e si mangiano salumi e formaggi.
Siedono vicini per continuare a sentirsi, a toccarsi. Si imboccano, si sfiorano, si baciano le dita, non sanno stare lontani.
“Dobbiamo sistemare la cucina, abbiamo ancora i piatti di ieri da lavare” Michele si alza ma Diego lo ferma: “Faccio una torta prima. Non hai voglia di mangiare una torta?”.
“Diego sei fantastico. No davvero ti adoro. Dai facciamo la torta” Diego si mette d’impegno e dopo poco inforna la teglia. Poi prende uova e marsala e prepara lo zabaglione.
Tolta la torta dal forno Diego la farcisce abilmente con la crema.
“Buono lo zabaglione! Fa assaggiare dai! Lasciane un po’ nel pentolino” Michele appoggiato alla schiena di Diego allunga la testa sulla sua spalla e Diego gli porge il cucchiaio “guarda che questa crema ti frega: sembra fredda, ma dentro è mille gradi!”.
“Mmm, caldo, dolce, buonissimo. Proprio come te, bimbo” se lo rigira tra le braccia e lo bacia ovunque, sugli occhi sul naso sulla bocca finalmente; poi gli passa le dita tra i capelli “Cosa ti devo dire? Oggi ho proprio voglia di mangiarti Diego”. Lui ride e gli si appoggia al petto, lasciandosi coccolare. Stanno per un po’ così, stretti, felici di amare e di sentirsi amati, poi Diego mormora: “Non dovevamo lavare i piatti?”. “E chi ci rincorre?” Michele gli dà un ultimo bacio “Dai ripuliamo allora, così poi io chiamo le mie sorelle e parlo con loro di noi, perché io venerdì vorrei proprio andare a fare un giro a casa. Ti va?” Diego annuisce, ma è teso e comincia a tormentarsi i piercing, soprattutto quello che porta sul labbro inferiore. “Diego vedi di calmarti, lascia stare di tormentarti quegli anellini” Diego obbedisce e iniziano a sistemare la cucina, quindi si siedono sul divano, ma Diego è ancora teso, e lo dimostra stringendo convulsamente le mani fra loro. Michele scrolla la testa, prende il portatile e si mette in contatto via Skipe con le sorelle.
Diego segue la conversazione con timore; le sorelle di Michele sono più giovani di lui e dopo aver preso un po’ in giro il fratello, accettano di buon grado la sua scelta di vita e promettono di accennare la cosa ai genitori. Insistono per parlare con Diego che, benché emozionato, acconsente e passata la prima ondata di ansia si mette a chiacchierare con loro piacevolmente.
“Allora? Che ti avevo detto? Avete già fatto amicizia! Tanta paura per nulla”. Diego lo guarda sorridente, annuendo: “Hai ragione come sempre Michele. Andiamo a prendere il resto della tua roba? Adesso che abbiamo anche la benedizione delle tue sorelle!”.
“Andiamo, così poi guardiamo gli orari dei treni”.
E’ quasi sera quando Danilo li chiama per avvisarli che arriveranno tutti quanti di lì a poco: “Ci spiace per il poco preavviso, ma penso che dobbiate dirci qualcosa no? Portiamo la pizza? No, mangiata l’altra sera… Prendiamo all’indiano dai! Ci penso io. Tra un oretta siamo lì”.
Diego si siede sulle ginocchia del compagno: “Mi spiace Michi, volevamo stare tranquilli…”.
“No ma sono contento, ho voglia anch’io di vederli. Poi devo ringraziare Valentina, mi ha dato una mano a far chiarezza in me. Non ti fischiavano le orecchie l’altra sera?”. Diego gli tira la barba: “Avete sparlato di me quindi!”.
Michele sorride: “Impossibile sparlare di te Diego. Hai solo pregi e nessun difetto pare!”.
“Ma và! Sei tu quello perfetto qui” sentono delle voci provenire da fuori e il campanello annuncia l’arrivo degli amici, che entrano carichi di pacchetti del ristorante indiano.
Preparano velocemente la tavola e si siedono a mangiare in allegria.
“Tieni Diego, le tue lenticchie al curry, prese solo per te” Valentina gli passa il pacchettino sorridendo.
“Anche perché piacciono solo a te” Danilo ride e acchiappa la teglia del pollo tandoori.
“Bastardo!” Diego lo spinge via e Danilo gli risponde allo stesso modo, ma finisce con l’abbracciarlo: “Ma voi due, non dovreste spiegarci qualcosa? Non so, io sento odore di confetti!”.
“Ma piantala scemo” Diego scrolla la testa, mentre Michele smette di mangiare un attimo per fissare il muro di fronte. Gli altri se ne accorgono ed è Valentina a chiedergli scusa: “Non ti passa mai per la testa che parli troppo, Danilo?”.
Danilo non è per niente intimorito: “Ma dai! Guardali, sembrano gli innamorati di Peynet, Io sono solo contento per loro”.
“No ma tranquilli, io non me la sono presa e Diego poi ancora meno credo. Non c’è molto da spiegare, siamo innamorati” mette un braccio sulle spalle di Diego con fare possessivo “e siamo molto felici, vero Diè?”.
Diego è radioso: “Siamo molto felici. Io non lo sono mai stato di più”.
Valentina si alza e corre dall’amico, abbracciandolo forte: “Diego, cucciolone! Sono così contenta!”.
“Allora non rimane che fare un brindisi no?” Fabio riempie tutti i bicchieri, e in coro brindano.
Dopo pochi minuti suona il cellulare di Michele, che vede sul display il numero della madre.
“Mamma, ciao. Sì sto benissimo voi?” Michele si alza e si avvicina alla finestra per parlare, mentre Diego spiega agli amici il colloquio che Michi ha avuto la sera prima con il cugino e poi con le sorelle.
Intanto Michele è tornato vicino a loro: “Si mà, arriviamo sabato mattina. Un bacio a tutti”.
Diego lo guarda negli occhi e ci vede un sorriso: “Tutto a posto. Quasi insomma. Sono un po’ nervosi, ma le sorelline hanno perorato bene la causa! Ci aspettano sabato”.
“Sei in gamba Michele, non so se avrei la tua forza d’animo, ma vorrei dire il coraggio” Fabio guarda gli altri amici che annuiscono, concordi.
Michele intanto ha preso il pc e sta cercando di prenotare un freccia rossa per venerdì sera: “Scusate, vorrei farlo subito perché è solo tra una settimana, prima il server non rispondeva”.
“Fai figurati. Ma allora andate giù in Puglia? Che bello. Anche se non è proprio stagione, verrei volentieri anch’io a fare un giro” Danilo annuisce convinto mentre spazzola via gli ultimi pezzi di pollo dalla teglia.
“Ma dai Danilo! Te li sei mangiati tutti tu! Uff. Anch’io farei un giro in Puglia; ci sono stata anni fa, è bellissima” Erika nel frattempo ruba un pezzetto di carne dal piatto di Danilo, ricevendo in cambio un pizzicotto.
“Beh, stavolta dobbiamo andare proprio da soli noi due, ma quest’estate potremmo andare tutti insieme per le ferie, sarebbe bello. Stiamo tutti a casa mia, se non vi secca arrangiarvi un po’ su brandine e divani; lo spazio non è tanto, ma è proprio di fronte al mare” nel frattempo Michele fa gli ultimi passi nel sito di Trenitalia: “Ecco fatto, prenotato Diego. Ci prendiamo l’Intercity notte, parte alle 20,30 da qui e alle 7 più o meno siamo a Bari. Da lì al paese in mezz’oretta ci siamo. Dormiamo sul treno. Va bene?”.
Diego annuisce: “Benissimo. Bello viaggiare di notte. Non ti dirò che non sono agitato Michi, anzi lo sono e molto, ma ho anche voglia di incontrare i tuoi, e soprattutto di vedere i posti che ti hanno conosciuto prima di me”.
Michele ripone il pc e si risiede vicino a Diego, tenendogli un braccio sulle spalle mentre ricomincia a mangiare. Gli altri li guardano sorridendo, contenti della felicità, della serenità che si sprigiona da quelle due figure abbracciate.
“In tutto questo non ti abbiamo ancora risposto. Per le ferie io dico di sì, sicuramente, anzi cominciamo subito a organizzarci in modo da averle tutti nello stesso periodo!” Fabio guarda intorno gli amici che annuiscono convinti.
“Nessuno di noi è schizzinoso, possiamo anche dormire sui materassi per terra Michele. Lo abbiamo già fatto. Quindi ti sei dato la zappa sui piedi! Tutti ospiti a casa tua! E vacanza sia!” Danilo alza il bicchiere di birra in un brindisi collettivo, e beve allegramente.
La serata scorre via piacevolmente tra giochi scherzi e risate.
La settimana seguente Diego vive tra alti e bassi: mentre da una parte il fatto che i genitori di Michele siano già informati della loro relazione lo tranquillizza, dall’altra il pensiero di conoscerli, sapendo che potrebbero non essere felici di incontrarlo, che magari lo faranno solo per il bene del loro figlio lo atterrisce.
Anche Michele è un po’ preoccupato, conosce i suoi, sa che gli vogliono bene e che non hanno mai discusso nessuna delle sue scelte, ma è anche consapevole del fatto che loro avrebbero preferito che lui continuasse la sua relazione con Fiore, sui binari della cosiddetta normalità. Non per cattiveria o per ignoranza, ma solo per quieto vivere forse.
Naturalmente non fa parola di questi suoi pensieri col compagno, anzi si prodiga per tenerlo tranquillo vedendo che il livello di agitazione di Diego cresce esponenzialmente con l’avvicinarsi del venerdì.
“Non vengo Michi, io non vengo domani dai tuoi. Lasciami a casa. Tu vai e parli con loro e poi magari quest’estate, quando sarà passato un po’ di tempo o forse saliranno loro prima a trovarti, mi conosceranno allora, ma adesso io non ce la faccio proprio. No” glielo dice il giovedì sera mentre sta cucinando un risotto per cena, e Michele lavora al computer su un intervento che dovrà tenere a una riunione tra qualche giorno.
Michele non alza nemmeno lo sguardo e pacatamente risponde: “Piantala Diego, è una settimana che mi stressi con i tuoi sbalzi d’umore. Tu ci vieni e basta, ti aspettano, e nessuno ti tratterà male. Io ti voglio con me, punto”.
“No, non hai capito, io non ho paura di essere trattato male, ho paura e basta: di essere a disagio, di mettere a disagio i tuoi. Che ne so, di cosa potrebbero dire i tuoi vicini no?” Diego intanto rimesta furiosamente il riso nel tegame.
“Dai Diego, ma che cazzo dici? Cosa potrebbero dire i vicini? Ma che ne sanno? E’ vero che ci vedranno quando ti bacerò appassionatamente sulla spiaggia al tramonto…” Michele ridacchia cercando di sdrammatizzare e cancellando per l’ennesima volta l’ultima frase del suo discorso, l’ansia di Diego lo sta mandando in paranoia.
“No, tu la butti sullo scherzo, non vedi che io invece sono in ansia davvero, non vuoi capire, non capisci le mie ragioni” Diego spegne il fornello e si gira verso Michele, che stavolta si arrabbia davvero e allontana il computer con uno scatto d’ira: “Basta Diego! Adesso la smetti! Ma cosa ti frulla nel cervello? Mi hai ammazzato per tutta la settimana con queste tue… contorsioni mentali! Ho portato pazienza, ci ho provato ma adesso basta perdio! Si tratta solo di scendere a casa dei miei! Sono i miei genitori, le mie sorelle, cosa credi che siano? Cosa credi che ti diranno o ti faranno? Pensi che io abbia dei parenti imbecilli, che possano trattarti male? Finiscila cazzo!”.
A quella tirata a Diego si riempiono gli occhi di lacrime: di scatto corre verso la porta ed esce in giardino.
Michele, appoggia i gomiti sul tavolo e si prende la testa tra le mani, e rimane lì a guardare dalla finestra per qualche minuto, senza vedere niente, poi si alza rassegnato: “In maglietta, è scappato fuori in maglietta. Tanto ha il fisico lui! Ci sono dieci gradi sotto e lui scappa fuori”. Si infila la giacca e prende anche quella di Diego, uscendo a cercarlo.
Lo trova seduto sulla panchina dietro casa, rattrappito, arrotolato su sé stesso, il viso rigato dalle lacrime.
Si siede vicino a lui e lo copre con la giacca: “Diego, amore scusa, non volevo urlare, ma mi ci hai tirato per i capelli. Mettiti qui, dai appoggiati da bravo”. Diego fa un po’ resistenza, ma poi appoggia la schiena al petto di Michele, mentre singhiozzi silenziosi gli scuotono ancora le spalle magre.
“Non fare così, non piangere, ti stai facendo un film che non esiste Diego, non capisco: sabato eri contento di venire a conoscere i miei, cosa è cambiato in questi pochi giorni? Mi guardi per favore?” Michele lo fa girare e gli solleva il mento. I grandi occhi di Diego sono smarriti mentre guardano i suoi. Scuote la testa e non riesce a parlare, ma si aggrappa al collo di Michele sospirando profondamente. Lui se lo tiene stretto al petto, poi lo costringe ad alzarsi: “Bimbo sei ghiacciato, andiamo in casa forza, andiamo a parlarne al caldo”.
Se lo porta in casa e lo fa sedere sul divano mentre grossi brividi lo scuotono; gli toglie la giacca dalle spalle e se lo abbraccia avvolgendolo nella coperta di pile che staziona sempre lì in giro in caso di necessità.
Poco alla volta il tremito che scuoteva Diego si fa più leggero e sparisce, mentre anche i suoi sospiri si placano.
“Ti preparo qualcosa di caldo Diè? Vuoi una camomilla?” glielo chiede ravviandogli i capelli come si fa con i bambini per calmarli.
“No non voglio niente. Scusami Michele mi spiace essermi comportato come un ragazzino”.
“Scherzi? Te l’ho già detto che sei il mio bimbo sperduto: ma finchè stai con me non devi avere paura di niente, capito?” continua ad accarezzarlo mentre a Diego finalmente esce un timido sorriso.
“Vedi Michele, io non ho paura che i tuoi possano trattarmi male, o che io possa non piacere loro, questo l’ho messo in conto. La mia paura è diversa. Penso che i tuoi genitori comunque saranno dispiaciuti per questa tua scelta. E’ difficile. Quando io parlai ai miei di quello che avevo capito di me, che ero gay, loro mi abbracciarono e mi dissero che comunque ero sempre il loro figliolo. Io penso che sicuramente si sentirono un po’ morire dentro no? Ma mi accettarono, e nonostante questo a me dispiacque sempre aver dato loro un piccolo dolore. Ecco, io non vorrei per te la stessa cosa. Io non voglio che i tuoi debbano soffrire, io non voglio che tu debba soffrire. E se i tuoi non accettassero la nostra storia? Oh, lo so che tu non mi lasceresti, ma anche così ne soffriresti tu” le lacrime tornano a riempire i suoi occhi.
“Basta seghe mentali Diego. Basta. Sarà quel che sarà. Ai miei non piaceva nemmeno Fiorenza, figurati! Non possiamo prevedere cosa succederà, non possiamo mai escludere che le nostre scelte possano far soffrire qualcuno. Si cerca di stare attenti. Ma bisogna vivere. Io sono tranquillo Diè, andrà tutto bene, nessuno ci rimarrà male. Stai tranquillo anche tu”. Diego annuisce e finalmente fa una risatina: “Tu non hai fame? Io un casino adesso!”.
Ridendo Michele si libera dalla coperta, lasciandola però addosso a Diego: “sai cosa ci possiamo attaccare adesso col tuo risotto? I manifesti per la conferenza di giovedì prossimo!”.
Diego si alza e si avvicina al tegame: “non credo, l’ho spenta che non era ancora cotto. Lo metto in forno e lo faccio gratinare. Proviamo”.
Infila la teglia di riso spolverato di pane e grana sotto al grill, e dopo poco un buon profumo si sparge per la cucina.
Mangiano con appetito; tutto è tornato normale finalmente, anche la fame di Diego.
“Andiamo a preparare la roba da portarci a Bari; poco, per un paio di giorni che ci fermiamo” Vanno in camera e riempiono uno zaino a testa: “Michi, il costume lo porto?”. Michele si gira con espressione torva e vede che Diego sta ridendo: “Oh, magari c’è il sole là, mi abbronzo un pochino no?”.
Michele si avvicina e lo spinge contro il muro: “Ti abbronzerai quest’estate, quando ti porterò sugli isolotti in mezzo al mare con la barca” gli toglie la maglietta e gli sfila anche i calzoni guardandolo: “e faremo sparire questo tuo pallore, per quanto a me non dispiace sai, questo tuo colorito lunare, anzi” si china sulla sua bocca e comincia a baciarlo accarezzandogli tutto il corpo: “sei sempre così gelato Diego mio, ho sempre paura di farti ammalare quando ti spoglio”.
“Non sono così fragile, non aver paura” Diego lo spoglia e lo bacia sul torace forte, passando le dita fra i peli morbidi: “tu invece sei sempre così caldo, mi fai stare così bene” sempre percorrendolo con la bocca Diego si accuccia davanti a lui e togliendogli i boxer gli libera il pene che svetta turgido e dopo averlo accarezzato un po’ lo bacia e lo tortura con i denti, mentre Michele geme e gli prende i capelli, glieli tira, lo invoca di smetterla. “Devo davvero smettere?” Diego lo guarda dal basso, vede gli occhi neri del compagno torbidi e innamorati, gli sorride e ricomincia a mordicchiarlo, finchè Michele gli prende la testa e fermamente la spinge, obbligandolo a staccarsi da lui; lo fa rialzare e gli accarezza le labbra con le dita: “Diego, la tua bocca è leggenda, ma stasera non mi basta”.
Gli sorride mentre lo solleva e lo distende sul letto; lo bacia ovunque, non dimentica un solo lembo della sua pelle mentre Diego si scioglie sotto al suo tocco, e quando Michele dà inizio alla fellatio quasi si commuove. Poco dopo è Diego a sottrarsi alle attenzioni di Michele per un attimo, giusto il tempo di prendere dal comodino un tubetto lilla: “senti, gel alla mora Michi, preso apposta per noi”. Lui lo prende e lo fiuta: “Mmm… buono” lo bacia “sei pronto Diè?”. “Sempre pronto per te” sussurra Diego avvolgendo le gambe ai suoi fianchi e accogliendo Michele dentro di sé. Si incastrano perfettamente come due tessere di un puzzle meraviglioso, i movimenti dapprima lenti, poi sempre più veloci seguono il ritmo del loro amore, fino a perdersi nello stesso momento in un piacere senza fine.
Michele con un bacio toglie una lacrima solitaria dal viso di Diego: “Sempre così sensibile il mio ragazzo”.
“Non muoverti Michi, resta ancora con me, solo per un po’, fammi sentire unito a te, fammi sentire tuo”.
“Tu sei mio, Diego, sei solo mio” lo bacia con passione, con possesso poi si stacca da lui e ridacchia guardandolo: “Dì Diè, ma dovevamo proprio litigare per riuscire a farci questa scopata stellare?”.
 “Ma dai! Ma sei l’antiromantico per eccellenza tu!” anche Diego scoppia a ridere: “e comunque no, avremmo scopato anche senza litigare: dovevo ben provare il gel, mica per altro”.
“Ma và! Non lo sai fare il cinico tu, sei troppo dolce” lo acchiappa facendogli il solletico e per un po’ ruzzolano nel letto come ragazzini. “Io vado a farmi un panino Michele, fare l’amore mi mette fame!”. “A te tutto mette fame, come farai a essere così magro! Comunque vengo anch’io: mi hai prosciugato, devo rimettermi!”.
Più tardi abbracciati sotto al piumone si scambiano teneri bacetti: “Allora domani a casa di corsa, prendiamo i bagagli e andiamo. Prendiamo l’autobus?”.
“No Michi, mi sono dimenticato di dirtelo, ha detto Danilo che ci accompagna lui in macchina, anzi se vogliamo mangiare qualcosa al bar con lui prima lo facciamo felice”.
“Per me va bene. Buonanotte bimbo”. “Buonanotte amore, fai bei sogni” abbracciati come al solito, si scambiano un ultimo bacio.

2 commenti:

  1. Ho temuto potesse saltare il loro viaggio per le paranoie di Diego, ma per fortuna c'è Michele che riesce a calmarlo e tutto torna apposto. Superfluo dire che li amo. Sono stupendi, dolci, coraggiosi e meritano di essere felici. Soprattutto Diego con tutto quello che ha sofferto e con Michele sembra aver trovato un suo equilibrio. Peccato che la paura che qualcosa vada storto gli impedisce di vivere tutto con serenità. Diego, cavoli. Rilassati, Michi ti ama e vuole stare con te.

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  2. Meraviglia, meraviglia, meraviglia... con questo capitolo porti un raggio di sole in una giornata altrimenti bella tosta!! Sono tante le cose che vorrei dire di questo capitolo, ma una su tutte ho notato: Diego e Michi non litigano ma ma quando litigano... ecco, la prima volta Diego lo trova a cena con Fiorenza, e da lì al sesso al vivaio il passo è breve. Ora invece una bella litigata porta alla passione smisurata, sì: passione... ma anche tanta, tantissima dolcezza. Bravissima a riportarceli così affiatati anche nella difficoltà: "Ha il fisico lui" eheeheheh, per fortuna che il piccolo, freddo giardiniere ha trovato qualcuno che lo scalda....

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