venerdì 5 aprile 2013

La cinquantaduesima volta, seconda parte




Titolo: La cinquantaduesima volta
Autori: Giusipoo
Pairing: Diego Perrone/Michele Salvemini
Genere: AU/ /Romantico/Introspettivo  
Rating: PG, slash,
Disclaimer: come sempre è tutto frutto di fantasia compresi i nomi di luoghi, i nomi di attività commerciali, locali, gruppi musicali.
I personaggi sono originali, i nomi sono stati scelti per ispirazione artistica e non per insinuare qualcosa







Michele si lascia la porta di casa sua alle spalle alle nove e quarantacinque. Una mezz’ora prima ha chiamato Diego, il meccanico carino con i piercing con il quale sta per uscire.
Il meccanico carino con i piercing è stato il modo in cui lo ha mentalmente definito da quando lo ha visto scendere dalla Classe B incidentata che lui avrebbe poi finito di sistemare. Sorride tra sé Michele ripensando all’ora successiva, al modo in cui lo ha stuzzicato. È stato divertente provocarlo così, è stato piacevole. Toccandosi il pizzetto, pensa che è stata una bella fortuna alla fine mantenersi quel lavoro in carrozzeria, se poi doveva piombargli un carino come Diego. Giusto un mese prima stava per andarsene. Lui non fa proprio il carrozziere di mestiere, fa il pittore. Nel senso che ha fatto l’accademia, dipinge, ma fino a quel momento gli unici a proporgli lavori sono stati i suoi amici pugliesi. Difatti, i suoi affreschi, perché quello ama fare, dipingere i muri, abbelliscono alcune pareti di qualche casa a Molfetta, mentre da quando vive a Torino, per necessità, i pennelli li ha messi da parte. In verità da un po’ sta dipingendo anche nella città all’ombra della Mole. Una parete della sua stanza. Divide l’appartamento con altri tre inquilini. Il tema dell’affresco è Giovanna d’arco.
Michele parte in sella alla sua moto e in breve arriva di fronte al locale dove ha appuntamento con Diego. Parcheggia qualche metro prima, tra un Suv e una Punto grigio metallizzata e si avvia a piedi. Si tocca la folta chioma dubbioso: ha tolto il capello stile rasta in favore di un look scapigliato e i ricci abbondanti formano un cespuglio sulla testa. Sono neri, folti, dritti, impossibili da non notare, anche a molti metri di distanza. Infatti Diego, puntualissimo alle dieci spaccate di fronte al Marrakech, nota il suo appuntamento venirgli incontro da lontano, con la sua andatura dinoccolata, in pantaloni neri di pelle, stivaletti da motociclista, e giubbino Dainese. Gli occhiali da vista questa volta però hanno la montatura nera. Michele gli sorride e Diego ricambia con un espressione dolce, ma non si può definire un sorriso. Si capisce che è nervoso e il pugliese non può fare a meno di trovarlo così tenero stretto nella sua felpa grigia con il cappuccio e le dita infilate nelle tasche dei jeans. “Ciao”
“Buonasera” fa Michele chinandosi un pochino per baciagli le guance. Diego ricambia. In quel momento viene spintonato da un gruppetto di ragazze: stanno chiacchierando tra loro distratte, marciando verso il locale, tanto che il meccanico si ritrova addossato a Michele. “Ammazza, ci siamo appena salutati e già mi salti addosso?” Diego si guarda un attimo alle spalle e poi cerca di trovare padronanza di sé, ma è diventato già tutto rosso. “Allora? Questo tuo amico che suona?”
“A sì, giusto. Ma non era questa sera, sai Diego? Però è giovedì e fanno musica dal vivo anche il giovedì, ci andiamo lo stesso?”
“Certo, perché no” stanno per entrare poi Diego si ricorda una cosa: “Ora me lo devi dire” respira veloce, agitato non poco. Michele nemmeno lo fa parlare: “Sono pugliese” ed entrano.


Diego è già stato un sacco di volte al Marrakech e visto che anche Michele sembra muoversi a suo agio là dentro, salutando spesso e indicando spazi e raccontando aneddoti, si domanda come mai con quella testa di capelli, così alto, non lo abbia notato prima. Michele lo spinge in un tavolino e Diego si siede guardandosi intorno, alla ricerca a sua volta di facce conosciute. Intanto il sottofondo musicale viene alzato ed è Personal Jesus a scaldare gli animi dei presenti. “C’eri già stato?” gli chiede Michele avvicinando la bocca al suo orecchio per farsi sentire. Diego ha un brivido: hanno un buon odore i capelli di Michele da quella distanza, pensa, mentre il ricordo dell’abbraccio durante il giro in moto torna a molestarlo. “Sì, giusto qualche venerdì fa. Penso di esserci andato sempre di venerdì”
“Forse per questo non ti ho notato, io non vado mai nei locali il venerdì, c’è troppo casino” Diego arrossisce di nuovo: appena poco prima stava pensando proprio la stessa cosa! Ma Michele è uno che si nota, lui no. Lui è così anonimo alla fine, così piccolo e banale. Forse i piercing, ma quanti ce ne sono in quel locale con i piercing e qualche tatoo come lui? Fin troppi. “E io se esco di giovedì ho difficoltà a svegliarmi la mattina e ho  dei corsi obbligatori  e... ”
Michele lo interrompe: “Prendo da bere e poi mi racconti tutto. Birra anche per te?”
“Sì, va bene” urla Diego che Michele è già nei pressi del bancone. Per fortuna non c’è ancora molta calca per gli alcolici e Michele può rientrare al tavolino dopo appena due minuti con due bottiglie di birra, una per ciascuna mano. “Allora, mi dicevi della tua università?”
“Sì, sto al politecnico, terzo anno. C’è obbligo di frequenza per certe materie ma il sabato mai, per questo mi viene più facile uscire di venerdì”
“E ti piace il Marrakech?”
“Sì, non è male” a quel punto prendono a parlare dei locali che fanno musica dal vivo in città e questo da il là a Diego a chiedergli da quanto tempo vive a Torino. Michele spiega che ormai sono quasi dodici anni. “A ecco perché sei così ben inserito” ora Diego però avrebbe voglia di fumare e lo fa sapere a Michele, il quale, dopo aver tracannato un altro sorso di birra, si alza per accompagnarlo. “Davvero non ti scoccia?”
“Senza problemi”. Mentre stanno per uscire all’agghiaccio in un gazebo destinato ai tabagisti, Michele viene bloccato da una coppia: lei una tizia completamente vestita di pelle e borchie, bionda platino e lui baffuto con il codino, altrettanto in pelle. Sembrano usciti da un raduno di Harley Davidson. Diego nota gli abbracci e come questi vogliono catalizzare l’attenzione del suo amico. Aspetta un po’ che lui si stacchi, impaziente. Ma Michele non sembra abbia intenzione di staccare, né di venire con lui a fumare, né tanto meno di presentarlo ai suoi amici. Sbuffa, fa il broncio Diego, continua a guardarsi intorno nel buio, tra i sorrisi che rilucono sperando di incontrare qualche viso famigliare. Non ne trova nemmeno uno ma nella noia viene colpito da un ragazzo dai capelli neri e lunghi, lisci, appollaiato sul bancone del bar che sorseggia una media scura. Lo riconosce: il cantante degli Nevada! Pensa che gli ha parlato un paio di volte, dopo il concerto. Gli piace tanto la loro musica, gli piacerebbe ora andare da lui a raccontargli che era in una macchina, quella mattina, e c’era il loro Cd. Una macchina incidentata. Ma poi si sente uno sciocco. Sai che gli frega e abbandonato Michele alle sue chiacchiere con i vecchi amici, decide di uscire a fumare da solo.
Nel fumoir trova tante ragazze chiuse nei loro giacchetti multi tasche che parlottano, divorano sigarette e parole gesticolando, dietro le loro unghie finte. Sbuffando Diego si accende la sua sentendosi triste e un tantino patetico. Voleva passare una bella serata e invece arranca. Michele sembra così interessante, così popolare, invece io... ha quasi finito la sua sigaretta quando si sente abbracciare da dietro. Il cuore perde un battito...
“Mi dici perché non mi hai aspettato? Ti stavo per presentare Fred e Vanny”
“Eri così preso, non sembrava avessi intenzioni di presentarmi” Diego si pente subito di quella frase acida. Che cazzo! Non era mica obbligato a farlo! “Ma va, litighiamo alla nostra prima uscita” sorridendo continua a stringerlo, tanto che un paio di ragazzette ridacchiano guardandoli, ma nessuno dei due sembra sentirsi in imbarazzo. Invece Diego pensa: si sta così bene tra le sue braccia, l’avevo costatato già in moto ma così... così è anche meglio! Appoggia la testa all’indietro finché i capelli non toccano i pettorali. Michele ha un guizzo. “Hai finito di fumare? Seguimi” fa perentorio. Gli afferra la mano e lo trascina di nuovo nella confusione. Nel frattempo la musica è cambiata. Il gruppo che si sta per esibire, accorda gli strumenti. Manca poco davvero e ora musica tecno sempre altissima, ingaggia una lotta contro chi vorrebbe poter continuare a scambiare qualche parola. Michele e Diego entrano in un’altra sala più buia. Attaccati alle pareti tanti divanetti già occupati. Qui, persino il baluginare dei denti è meno visibile. Diego si ritrova appiccicato contro i rombi della moquette alla parete. “Scusa se non ti ho presentato ai miei amici” fa Michele con la bocca attaccata all’orecchio del compare. “Mi sono fatto un po’ prendere dai ricordi. Un viaggio in Islanda, sono già passati tredici anni”
“Non ti preoccup..” non fa in tempo a finire la frase che Michele gli tappa la bocca con la sua. Il bacio potente, appassionato, lo sorprende lasciando letteralmente senza fiato. Ma resta solo per qualche secondo interdetto, con la bocca chiusa. Gli basta poco per sciogliersi, schiudere le labbra, ricambiare. Si baciano così, per la prima volta, quasi due estranei, anzi senz’altro due estranei. Diego non ci capisce niente ma sta bene, è felice. Il suo primo bacio a un uomo, eppure non c’è niente che non vada bene, mentre Michele lo avvolge robustamente con il suo corpo. Gli butta le braccia al collo Diego, si accosta a lui, la testa non più addosso alla parete. Con la coda dell’occhio Michele nota qualcuno lasciare un divanetto e anche qui è lesto a trascinare Diego verso il posto libero. “Vieni dai” Michele si siede pesante ed esorta Diego a sistemarsi sulle sue gambe. In due non c’entrerebbero. Diego tituba giusto una frazione di secondo e poi, come se lo avesse fatto altre mille volte si colloca cavalcioni sopra di lui e ricominciano a baciarsi con la stessa passione di prima, anche di più. Attorno a loro continuano a muoversi gli invisibili della saletta scura. Gente che va lì cercando di chiacchierare lontana dalle casse, o a baciarsi, o flirtare, anche solo a bere. Risate e chiacchiericcio tentano ogni tanto di superare il frastuono della musica dal vivo, questa volta il concerto è iniziato sul serio. A qualcuno importa. Infatti presto la sala si libera quasi completamente. Restano giusto le coppiette e qualcuno che sta già troppo fumato o bevuto per alzarsi. Quello che è certo che a Diego e Michele, persi nel loro bacio clamoroso, del concerto non interessa un bel niente. Ora potrebbero pure sedersi uno di fianco all’altro, visto che gli occupanti del resto del divano se ne sono andati. Ma non ci pensano nemmeno. Sono così uniti che sembrano un corpo solo, si sentono un corpo solo.
Michele era sicuro, non aveva dubbi di piacere a Diego. Ma aspettava qualche segnale preciso, e quando lui si è dimostrato offeso per la mancata presentazione ai suoi cari vecchi amici, ne è stato sicuro. Lo ha abbracciato al fumoir, Diego non ha fatto resistenza. Poi lo ha trascinato nella stanza più buia del locale e Diego si è fatto baciare. E ora sono lì, ancora a consumarsi le labbra e a scambiarsi saliva. Pacco contro pacco, erezione contro erezione. È tutto perfetto così, pensano all’unisono. Diego ora sembra muoversi un po’ sopra di lui, come al ritmo della musica di sottofondo. Una dolce tortura per Michele, il quale si stacca un attimo: “Se continui scoppio!” gli sussurra all’orecchio. Diego non sa cosa rispondere e sogghigna imbarazzato, ma anche tanto contento. Come se quel benessere glielo avesse trasmesso, dopo un bacino sulla gola, Michele gli sussurra: “Stai bene vero?”
“Sì Michi, sì molto bene” lo abbraccia forte e Michele ricambia la stretta.
“Sono contento di farti stare bene sai? Era quello che volevo” dopo gli molla una leggera pacca sul sedere e lo sposta accanto a sé, nella parte di divano rimasta vuota. “Senti che facciamo ora” gli accarezza il piercing sul naso, “ci prendiamo un’altra birra, troviamo Vanny e Fred e te li presento” Diego cerca di interromperlo, che non è importante ma Michele gli tappa la bocca con due dita e prosegue: “No, niente da fare. Sono due grandi persone e poi li ho dovuti abbandonare per venire a cercare te. Comunque li ritroviamo. Dopo andiamo a casa mia, va bene?” Quest’ultima la butta là come casuale, ma Diego ha un brivido. Però non gli va nemmeno di fare la figura del verginello che non l’ha mai fatto con un altro uomo, che ha paura, così risponde: “Va bene Michi, facciamo tutto quello che dici tu, mi sta bene”.
“Ottimo” Michele si china e dopo un’altra serie di bacetti a fior di labbra, si spostano dalla stanza e, mano nella mano, ritornano nella calca del salone principale. 

5 commenti:

  1. Molto bella. Prende come sempre!
    Secondo me Poi tutte ste storie dovremmo raccoglierle in un libro ! sono troppo belle!
    Ahahah ! Quando ho letto "Personal jesus" ammetto di aver riso pensando a Giusipoo

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    1. Eh, ma qui li amiamo tutti i Depeche... :) Grazie cara ^^

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  2. Non mi aspettavo un attacco così serrato da parte di Michele, ma mi piace e molto anche. Quando l'afferra da dietro ho temuto non si trattasse di lui ma di qualche ex di Diego. Il bacio semplicemente perfetto e anche il dopo. Il nostro piccolo torinese è spiazzato dalla sua intraprendenza ma si adegua subito. Chissà come proseguirà la serata. Quei due si incastrano alla perfezione come due pezzi di un puzzle.

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  3. Bello perché qui si parte subito, senza tante menate, dritto in meta! E ci voleva proprio un inizio così. Belli come il sole si lanciano subito in un bacio strappalabbra, e non solo: ci mollano qui e se ne vanno a casa di Michele! Bon. Con la moto dovrebbero arrivarci in fretta no? Aspettiamo, pensando a quei calzoni di pelle nera...<3 <3 <3
    E ce ne volevano almeno tre di cuoricini...

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    1. Beh, ma qualcuno qui si è fissato con i pantaloni di pelle nera... o sbaglio???

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