sabato 19 gennaio 2013

Baci al miele in paradiso, terzo capitolo




Titolo: Baci al miele in paradiso
Autori: Annina
Pairing: Diego Perrone/Michele Salvemini
Genere: AU/Commedia/Romantico/Introspettivo  
Rating: PG, slash,
Disclaimer: come sempre è tutto frutto di fantasia. I personaggi sono originali, ho preso in prestito i nomi solo per ispirazione artistica.





Alle otto Diego si sveglia e per un attimo rimane sconcertato dalla gran luce che invade la stanza, non capisce bene dove si trova. Poi si ricorda, gli torna alla mente la bellezza della sera prima sulla spiaggia e la meraviglia del paesaggio nell’agriturismo.
Allegro si alza sveltamente e si infila in bagno. Una pisciata veloce e via!  Si rinfresca e si infila il costume e una maglietta, precipitandosi al piano di sotto.
In cucina trova Michele che sta togliendo alcune fette di pane dal forno: “Buongiorno Diego hai dormito bene?” gli si avvicina e come usa fare gli circonda le spalle col braccio sorridendo.
“Come un bambino” risponde lui adocchiando il ben di dio che si trova su un paio di vassoi appoggiati al grande tavolone in legno massiccio.
Michele continua a sorridere “già, a volte lo sembri un ragazzino. Quanti anni hai?”.
“Ne ho ventisette ma lo so che non li dimostro e a volte è seccante perché tendono a trattarmi davvero come un bambino!” Diego si stringe nelle spalle con una smorfia “tu? Più o meno come me credo, ma sembri più grande”.
“Ne ho ventinove infatti ma è il fisico che mi frega! “ride Michele dall’alto del suo metro e novanta.
È il pizzetto, ti fa serio” anche Diego ride  “senti ma è roba da mangiare quella o ci devi fare qualcosa?”.
la nostra colazione, andiamo a sederci fuori a sfamarci. Prendi il cibo che io porto il caffè e il latte. O preferisci un tè?” lo guarda interrogativo Michele.
“No va bene il caffelatte” prendono ognuno un vassoio ed escono, andando a sedersi allo stesso tavolo della sera prima.
La notte ha lasciato il posto a una stupenda giornata di sole; Diego vede che il prato è anche più grande di come lo aveva intuito col buio, l’erba è verdissima.
Lascia spaziare lo sguardo tutto intorno  “ colui i cui pensieri, come allodole, saettano liberamente verso il cielo del mattino” declama “è una poesia ma non mi ricordo di chi…”.
“Baudelaire, molto bella tra l’altro” risponde Michele guadagnandosi un’occhiata ammirata.
“Oh Michele il giorno che dovrò partire io sono sicuro che piangerò. Hai trovato un angolo di paradiso”.
“Vero che è una meraviglia? Dai serviti c’è un po’ di tutto burro, marmellata e miele e il formaggio di stanotte”.
Diego che sta già spalmando di burro la fetta croccante di pane, a quelle parole si blocca un attimo a guardare Michele con una domanda negli occhi, poi scrolla la testa e prende la marmellata di fragole.
“Buona! Michele hai delle mani d’oro! Tu cosa mangi?” allunga il collo per vedere la fetta di pane che Michele ha appena portato alla bocca.
Masticando gli risponde: “Pecorino con il miele. Un must! Assaggia dai” e gli avvicina la fetta di pane alla bocca. Diego rimane un attimo confuso a guardarlo e Michele fraintendendo si scusa “dai, non ho pensato che poteva darti fastidio che ci avevo già mangiato io, te ne preparo un’altra;  sono un po’ troppo impulsivo come avrai notato”.
Diego lo blocca: “No no non è quello assolutamente, io… fa assaggiare” Diego si sporge verso di lui e Michele lo imbocca.
Mentre le dita di Michele gli sfiorano la bocca, Diego sente ancora quella corrente, una sensazione bella e strana, come quando ci si fa portare su e giù dalle onde.
Sospira e inizia a masticare. Che delizia. Diego fa quasi le fusa: “Che bontà! Io sono frastornato sai? Tutta questa bellezza che ci circonda e tutte queste cose buone. Ti ringrazio davvero per avermi ospitato qui, non poteva capitarmi una cosa migliore. Facciamo in tempo a vedere gli animali o devi scendere al mare? Il bar ti aspetta immagino che sia ora di andare”.
“No va prima Roberta stamattina, possiamo tardare un po’. Finisci tranquillo di mangiare poi facciamo un giro. Qui ho finito di lavorare per oggi. Ho innaffiato l’orto e dato da mangiare ai miei animaletti. Stasera avrò un sacco di verdura da raccogliere per fare le conserve e domattina altrettanta da vendere al fruttivendolo del paese. Il lavoro non mi manca”.
“Potevi svegliarmi ti avrei dato una mano volentieri, poi mi sembra il minimo ho mangiato come un lupo affamato” Diego attacca la seconda tazza di caffelatte. “Bene, finito. Dai andiamo che sono curioso di vedere il resto” appoggia la tazza e guarda l’ultima fetta di pane, incerto se prenderla o no.
Michele ride, “dai prendi quel pane e spalmaci qualcosa che andiamo”. Lo stesso sorriso spunta sul viso di Diego “sono vergognoso guarda, ma è così buono” prende la fetta e ci appoggia il formaggio colandogli sopra il miele. “Dai andiamo” e impulsivamente Diego abbraccia Michele alla vita.
 È felice di vedere il recinto delle caprette e subito vicino la mucca. Le capre si avvicinano a reclamare cibo. “Ma posso dargliene un po’?” chiede Diego a Michele non volendo fare danni.
“Meglio di no il miele non fa per loro. Stasera verrai tu a dar da mangiare e te le farai amiche. Se però vuoi darne un morso al padrone delle capre, lui accetta volentieri”. Questa volta tocca a Diego imboccare Michele e anche lui sente la stessa corrente passargli attraverso quando le sue dita gli sfiorano il viso. Si sorridono e Michele annuisce, chissà a cosa o perché. “Hai del miele qui sulla bocca Diego” Michele glielo toglie con un dito che si porta subito alla bocca leccando via il miele mentre Diego lo guarda incantato. Poi si scrolla come un cane accarezzato contropelo e finisce l’ultimo pezzo di pane, e tornando ad allacciarsi riprendono il tour del podere.
Il frutteto è grande e vario; passeggiano tranquillamente sotto gli alberi, e Michele spiega i prodotti che intende ricavare da ogni frutto, dalle marmellate alle conserve, come quella di mela cotogna, che Diego riconosce perché mangiava i fruttini da bambino. C’è anche un grande spazio con more, fragole e mirtilli, tutti frutti che Diego adora e Michele è felice di vedere l’interessamento del suo nuovo amico per il suo programma. Quando hanno visitato tutto tornano alla casa e presi i rispettivi zaini saltano in macchina e scendono al mare.
“Ciao Rò com’è la situazione? C’è gente affamata?” Michele getta negligentemente lo zaino a terra vicino al bancone e bacia la ragazza sulla guancia.
“Insomma un po’ di movimento c’è. Vediamo cosa succede a mezzogiorno” lo abbraccia a sua volta e poi guarda Diego che è rimasto a metà tra il bancone e la spiaggia, indeciso su dove posizionarsi e inspiegabilmente un po’ in soggezione: “E tu che fai lì in mezzo bimbo, entra no?” lo chiama ridendo.
Michele si volta e lo vede lì con lo zainetto in spalla, incerto e timido mentre si tocca il cerchietto che ha sull’orecchio e prova immediatamente una grande tenerezza nei suoi confronti. Solo per un attimo si chiede perché provi questo sentimento per un ragazzo che conosce da poche ore, ma non approfondisce e sorridendogli prende Diego per mano trascinandolo dentro al bar.
“Vieni dentro dai che ci facciamo un caffè. Rò, se facessi un bagnetto? O mi mandi a quel paese?”.
Mentre parla Michele prepara tre caffè. Roberta fa una carezza a Diego “non te la sei presa perché ti ho detto bimbo?
-->È un modo di dire nostro non volevo offenderti”.
“Ah no tranquilla, anzi ma io sono un po’ diciamo chiuso ecco, faccio un po’ fatica a entrare subito in confidenza, è la torinesità che viene fuori capito?” Diego inclina la testa sulla spalla e se ne esce con un sorriso dolcissimo che illumina i grandi occhi nocciola.
“Bimbi, hai due occhi da paura! Veramente belli complimenti. Beh ragazzi se volete fare un tuffo andate ora prima che arrivi la spiaggia intera a mangiare. Portate un caffè a Big intanto che andate”.
I due non se lo fanno ripetere e togliendosi le magliette partono in volata verso la riva. Passando dal bagnino Michele gli consegna il caffè dandogli una pacca sulla schiena possente “mi raccomando Big tienici d’occhio che se affogo oggi la tua focaccia salta!”.
“Stai tranquillo che ti salvo io! Obrigado pelo cafè!” il bagnino brasiliano torna di guardia sulla sua torretta.
Il vento è ancora cambiato e il mare è mosso con alte onde, l’ideale per divertirsi ma non per nuotare.
“Di corsa Diego?” Michele lo sfida. “Vai!” Diego scatta prima dell’amico e corrono in mare.
Per dieci minuti si divertono a tuffarsi nelle onde come due delfini finchè arriva un onda molto più forte delle altre; Diego non riesce a tenersi in equilibrio e viene travolto e trascinato sotto. Non vedendolo risalire Michele scatta e si tuffa verso di lui; il tempo di un’altra onda e Diego riemerge aiutato da Michele che lo trascina verso la riva dove le onde sono più basse.
Diego tossisce  per un po’ mentre Michele lo tiene per le spalle: “Come stai? Hai bevuto molto? Ti sei fatto male, dì?” l’inquietudine gli dilata le pupille mentre scruta il viso di Diego. “No Michele stai tranquillo, non è niente, solo una bevuta fuori ordinanza!” gli appoggia a sua volta le mani sulle spalle e stanno lì a guardarsi incuranti della gente che li potrebbe notare dalla spiaggia. Diego ha il ciuffo grondante che gli arriva fino agli occhi e Michele delicatamente glielo alza e lo sposta indietro.
Ancora qualche secondo prigionieri l’uno dello sguardo dell’altro, poi Michele si riscuote e lo lascia andare andare all’improvviso. Diego vacilla un attimo ma si riprende e si gira a guardare l’orizzonte. L’acqua fredda e il vento lo fanno rabbrividire e improvvisamente sente ancora il braccio di Michele sulle sue spalle “hai la pelle d’oca ragazzino, usciamo adesso”. Diego non trova la voce per rispondere e si incammina accanto a lui verso le docce, quindi tornano al bar.
Roberta è attivissima a servire una decina di persone e li guarda appena “Dai Michele che si è mossa la situazione. Tre panini al verde li prepari tu?”. “Certo subito” Michele si riveste e inizia a lavorare.
Non sapendo cosa fare Diego ancora avvolto nel telo a disegni azzurri si siede a uno dei tre tavolini a guardare il movimento. Mentre serve i panini Michele gli lancia un’occhiata e gli sorride: “Vuoi qualcosa da mangiare o da bere?”.
“No aspetto voi. Se posso darvi una mano volentieri”.
“Vieni a distribuire le bibite allora dai”. Diego si alza lesto e corre dentro a prendere le ordinazioni.
Il lavoro va avanti fin verso le tre, poi la situazione si calma e Roberta li saluta e se ne va.
“Stiamo fin verso le sei poi andiamo che devo lavorare su all’agri. Come stai Diego? Ti sei spaventato oggi?” siedono tutti e due al bancone con un panino e una birra.
“Ma è stato un attimo quasi non me ne sono accorto che mi hai tirato subito fuori” Diego è pensieroso però. Forse sono più spaventato per quello che sento… “Senti stasera mi fai lavorare con te? Mi piacerebbe darti una mano, sempre se sarò in grado di farlo”.
“Certo che puoi darmi una mano, non ci vuole un titolo di studio per lavorare la terra, solo buona volontà. Che lavoro fai a Torino?” Michele si sporge verso di lui “fa assaggiare il tuo panino? Che ti ha messo la Roberta?”.
Diego ride allungando il panino a Michele “un po’ di tutto credo! Formaggio e salame sicuro, sottaceti e una cremina, non so cosa sia ma è buona”. Michele dà un bel morso “Buono! E’ la cremina allo yogurt della Rò, proprio buona. Assaggia il mio, un po’ piccantino, devo rinverdire la meridionalità io!”.
Anche Diego dà un bel morso al panino ma dopo poco gli occhi cominciano a lacrimare “madonna Michi che ci hai messo dentro?” stropicciandosi gli occhi cerca la bottiglia della birra e beve due lunghe sorsate.
Michele ride divertito guardando le lacrime che scendono sul viso di Diego “Esagerato!”.
“Cosa vuoi che ti dica? Preferivo il miele di stamattina io”. Michele diventa serio all’improvviso e lo guarda attento “sì hai ragione Diego, il miele forse era meglio…”. La tensione si fa ancora sentire, ancora quel senso di marea nello stomaco di entrambi.
Michele è il primo a riscuotersi: “Ma mi dicevi del tuo lavoro a Torino”.
“Ah… si, certo. Lavoro con due soci abbiamo un laboratorio sono un tecnico di computer. Facciamo assistenza, abbiamo un po’ di clienti, ma la crisi si fa sentire anche lì. Sto cercando di inventare un nuovo gioco elettronico anche ma sono ancora in alto mare, per restare in tema”.
“Capito, ho trovato qualcuno da sfidare alla x-box. Senti chiudiamo la baracca e ci avviamo verso casa? Ormai non si fa più niente qui, così ci fermiamo alla Coop a fare un po’ di spesa se ti va”. Spostano i tavolini all’interno e chiudono il bar.
Si fermano alla Coop e Diego insiste per fare lui spesa per sdebitarsi almeno un po’. “Senti, ma si può fare una grigliatina a casa?”.
Michele sorride sentendo Diego parlare di casa “certo che si può, prendiamo le costine di maiale? Anche due salamelle. Le verdure ce le metto io!” fatta la spesa corrono a casa.
“Allora vieni ad aiutarmi? Prima dobbiamo raccogliere zucchine, melanzane e peperoni per noi, per le conserve. Poi innaffiamo tutto l’orto. Qui non piove mai, bisogna innaffiare mattina e sera. Diamo da mangiare agli animali e poi possiamo pensare alla nostra cena”.
Si mettono di buona lena e in un paio d’ore riescono a finire tutto il lavoro. Passando attraverso il frutteto vanno verso casa. Michele fa per abbracciare Diego ma si trattiene “scusa ma sporco e sudato come sono non è il caso” Diego lo guarda e pensa che tutto sommato Michele è anche più bello a torso nudo e luccicante di sudore. Devo essere impazzito, che cazzo vado a pensare? Però non resiste e abbraccia lui Michele alla vita. Lui guarda il piccoletto attaccato ai suoi fianchi e ridendo pensa Massì, vada come vada e lo prende per le spalle. Chiacchierando allegramente vanno a farsi una doccia e freschi e puliti si ritrovano in giardino per il barbecue.
Michele ha già acceso il fuoco e messo a rosolare le verdure affettate che Diego provvede a condire una volta cotte, quindi cuociono a puntino salamelle e costine e affettato il pane si siedono a cena. “Stasera però vino rosso Diego non birra. Qui è d’obbligo”.
“Io non sono abituato al vino, ma lo assaggio volentieri”.
Mangiano con sano appetito e la luna li sorprende ancora seduti a tavola a chiacchierare sgranocchiando due biscotti.
“Guarda Michele hanno acceso il presepe” Diego è ancora in maglietta e rabbrividisce mentre scende l’umidità della notte.
“Aspetta che ci copriamo. Ma non ti sei nemmeno vestito stasera. Dillo che ti piace stare sotto la copertina con me” Michele gli rimbocca il panno fin sul collo  e Diego, senza rispondere, appoggia la testa alla sua spalla guardando il cielo sopra.
È così bello stare qui così. Se penso che ho ancora solo una settimana…” Diego si blocca malinconico con un groppo alla gola.
I visi sono vicini, pericolosamente vicini. Diego sente il respiro di Michele sulla bocca, un leggero profumo di vin santo. Le labbra si sfiorano e Diego sente il solletico del pizzetto. Si ritrae rimanendo a guardare Michele, i suoi occhi neri dove si specchiano le fiamme delle candele accese. Chiude gli occhi e si riappoggia alla sua spalla. Michele lo tiene stretto. Per oggi può bastare così.

1 commento:

  1. Facile farsi rapire dalla bellezza del paradiso, dopotutto chi vorrebbe farsi rapire dalla bruttezza dell'inferno? Detto questa sciocchezzuola, ecco il mio commentino: sono affascinata e assolutamente presa dal crescendo di emozioni reciproche e confidenze che la coppietta si dà, apparentemente nemmeno senza problemi... apparentemente però. Dall'imboccarsi, ad assaggiare lo stesso panino, o a leccarsi dalla faccia il miele.... Fino ad aiutarsi in un momento di difficoltà. Nota sulla bellezza di Michele a torso nudo e sudato dopo il lavoro...E per finire sotto la copertina. Ammirata....

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