mercoledì 29 agosto 2012

La lunga estate caldissima, Capitolo 4, 5, 6







Titolo: La lunga estate caldissima (Capitolo 4, 5, 6)
 
Genere: AU


Pairing: Diego Perrone/Michele Salvemini (Caparezza)

Genere: Comedy/Romantico/Introspettivo

Rating: NC 13, slash,

Disclaimer: I personaggi mi appartengono, ho preso in prestito solo i nomi e questa opera non ha scopo di lucro.

Note dell’autore: il titolo di questa fiction è stato ispirato dal pezzo degli 883, che faranno da colonna sonora all’opera penso. Spero di riuscire a far assomigliare i personaggi il più possibile agli originali. 



Capitolo 4




Le ragazze dell’animazione stimolano i bambini presenti a mettersi al centro di fronte ai loro genitori in attesa dell’inizio dello spettacolo, mentre il resto dello staff accoglie gli ospiti arrivati alla spicciolata. Alle nove e mezzo l’ampio spazio accanto alla piscina è già gremito di persone. Un chiacchiericcio per niente sommesso arroventa l’aria già frizzante di per sé. E mentre i piccini ballano sulle note de Il coccodrillo come fa e Il pulcino pio, Diego si aggiusta la cresta di capelli cercando di pensare cosa dire per iniziare degnamente lo show. In quel momento sente la presenza del suo stretto neo collega cuoco. “Nervoso?” domanda, la voce profonda fa rabbrividire Diego, la sua è di tonalità meno bassa, più squillante e particolare. È grazie alla voce che si è fatto strada nella sua breve, ma nemmeno tanto, esistenza. Cantando per un gruppo con un certo successo, poi tentando la strada da solista fino a quando un episodio drammatico ha virato spiacevolmente la sua vita da un’altra parte.
“Non sono nervoso... sono... sono... terrorizzato!” si volta verso di lui con gli occhi sgranati da pazzo.
“E allora io? A quest’ora dovrei essere a casa!” ci si vede per un attimo. Sul suo terrazzo, ad osservare i pescherecci uscire verso il mare. O fare qualcosa di infantile tipo giocare con la play per neutralizzare i pensieri nel cervello che gli ricordano quale vita inutile fa a trentadue anni suonati. Il discorso termina lì, Fabio entra per sincerarsi che siano pronti. È lui che si occupava della musica e chiede al capo villaggio cosa preferisce come sottofondo.
“Partiamo subito con la sigla, poi vediamo. Siccome lui non la conosce, entrerà dopo. Lo presento io come cabarettista”
Fabio si accomiata. Da fuori penetra il battere delle mani e quando le luci si accendono e inizia una musichetta allegra, Diego fa un sospiro e poi entra. Le mani sudate, i piedi sudati, la fronte ancor più sudata: “Forza, tutti a ballare la sigla” grida con una voce finto divertita, sperando che nessuno si accorga che è un incapace. Che non si ricorda i passi, che insomma è nei guai fino al collo. Dalla sua postazione preferenziale, Michele osserva agitando la testa, confuso. Non sa se provare rabbia per lui o più tenerezza, quasi pena. Poi inizia la sigla e capisce che forse ce la farà, visto che a ballare balla, e bene, un movimento di bacino che sembra davvero ben fatto. Anzi inizia a pensare che sia nato per muoversi, per ballare, muovere il corpo. Non come lui che sembra un passone della vigna, in confronto, e si muove solo per agitarsi, visto che di carattere è un eterno agitato, come un moto ondoso senza pace. La parole della canzone contribuiscono ad irritarlo.

Non senti qui, che odore di salsedine c’è?
Non senti che nell’aria vacanza è?
Con Sarabanda club, sei già in alto mar
Se vuoi davvero ridere e scherzar, su cosa spendi scendi a bailar...
Sarabanda, non è una sbronza,
tutti insieme che la vita non aspetta.
Sarabanda, fuori di testa, ballerai finché non esplode la festa!

Il ritmo è veramente indiavolato, gli animatori scatenati così come i bambini. Gli adulti cercano di capire le mosse ma come sempre, non le memorizzeranno prima del terzo giorno.
Alla fine della sigla, Diego si tocca i capelli e, sempre nervosissimo inizia a parlare dei suoi colleghi. Lo fa dapprima con le ragazze del mini club. Da uno stampato legge gli orari che concernono le varie attività cercando di dare enfasi alle parole. Presenta Fabio che si occupa dei giochi da spiaggia insieme a Manolo. Poi c’è Riccardo, invece per lo sport e così via.
“Ma per quanto riguarda lo spettacolo, il personaggio più esilarante di tutti è il nostro capo animatore, il vero mattatore dello staff del Sarabanda” la voce si alza sul finale: “Il grande Michele Salvemini!”
E siccome per l’occasione sono accorse anche le varie maestranze della cucina, camerieri compresi, da questi si alza un boato, nemmeno fosse entrato Max Giusti o similari! Contagiati dall’entusiasmo anche il resto del pubblico grida e applaude. Evidentemente hanno pensato che la capigliatura selvaggia faccia parte della scenografia, nessuno sa che è il suo look abituale, che però di solito cela sotto fasce per via del caldo e dell’igiene. Nemmeno ha parlato e già tutti ridono. Per Michele è un momentaccio, si sente messo alla berlina, ridicolo, il giullare del regno. Una sensazione di umiliazione lo invade e sta per andarsene sbattendo un’ipotetica porta, quando però qualcosa attrae la sua attenzione. È lo sguardo di un bambino, nemmeno cinque anni. Ha un grosso sorriso e continua a guardarlo come in estasi, come se lui fosse il suo eroe, colui che riporterà la pace nel mondo, la fine di una carestia. Quel bambino cambia tutto e improvvisamente , Michele Salvemini non esiste più. E torna indietro a quasi trent’anni prima, a quando all’asilo la sua maestra anziana lo chiamava con quel nomignolo assurdo, dialettale. E gli viene istintivo riprenderselo, come una maschera nuova, da esibire a quel pubblico pagante. Michele Salvemini diventa un attore, e il suo ruolo è...
“Io sono Caparezza! E non serve spiegarvi perché mi chiamo così...” si tocca i capelli e tutti ridacchiano. E dopo aver spiegato ai non pugliesi le origini del suo nome, inizia a sciorinare un discorso sulla situazione politica italiana, su Berlusconi, sulle cupole degli intoccabili, sulle questioni legate all’ambiente, facendo sia ridere che pensare. Ad ogni battuta, parte un applauso, un sorriso, e qualche risata amare per chi si sente un po’ preso in causa, tipo un palazzinaro presente, un assessore indigente. Ma la maggior parte ama le sue dissertazioni, che spesso finiscono per diventare grottesche o veri deliri. Insomma Caparezza per mezz’ora stupisce tutti, compreso Diego, che resta a bocca aperta domandandosi dove quello chef all’apparenza così rozzo e privo di talento, nascondesse tali capacità da relatore, da mattatore. Non si stupiscono i suoi colleghi, abituati alle sue sparate. Tutti sanno che Michele è uno che legge, che s’informa, che studia e che pensa, oltre a condire stufati e melanzane. Insomma dentro Michele c’era un Caparezza che aveva solo bisogno di venire fuori.


 Capitolo 5


Il tempo trascorre e nemmeno se ne accorgono. Dopo lo show del neofita cabarettista, che esce tra uno scroscio di applausi per il suo spettacolo così originale, un mix di impegno sociale e comicità, arriva l’intrattenimento musicale. L’asso nella manica di Diego Perrone. Dopotutto, se ha accettato quel lavoro è anche per la possibilità di continuare a cantare. Per cominciare parte con il suo pezzo preferito, quello che adora cantare e che ha anche intenzione di rifare, quando avrà messo da parte abbastanza denaro per potersi permettere di prodursi un nuovo cd solista Solitary beach di Franco Battiato, il cantante a cui lui si ispira più di altri, il cui disco è stato il suo primo regalo quando era solo un bambino. Il pezzo però è di quelli difficili, e la gente sbuffa, lui se ne rende conto presto che non è apprezzato, capito. L’unico che sembra ammaliato da quelle parole, da quelle note, è Michele... Mare mare mare voglio tornare... fa il ritornello, e in lui, fantasia ed emozioni imperversano. Sotto la pelle, sotto la ciurma di capelli sconfinata. Pensa di non aver mai sentito una voce tanto bella e si pente di nuovo per la gratuità che ha avuto nel giudicare il giovanotto, senza averne prima testato le sue autentiche qualità. È ancora assorto in quella dolce melodia  quando si accorge che Diego ha sfumato le note di Solitary e chiede al pubblico quale canzone cantare prima della chiusura. Dalle sedie si levano varie voci, ma una richiesta su tutte lo fa sorridere, riportandolo indietro di tanti anni, fino al suo primo amore. Un pezzo degli 883, uno di quelli per lui tosti, che la sua voce non potrebbe essere più lontana da quella di Max Pezzali! Accoglie la richiesta e, una volta d’accordo con il dj, inizia con le prime toccanti strofe.


Le notti non finiscono
Nell'alba nella via
Le porto a casa insieme a me
Ne faccio melodia
E poi mi trovo a scrivere
Chilometri di lettere
Sperando di vederti
Ancora qui
E' inutile parlarti sai
Non capiresti mai
Seguirti fino all'alba e poi
Vedere dove vai
Mi sento un po' bambino
Con te lo so non finirà
Il sogno di sentirsi
Dentro un film
E poi all'improvviso
Sei arrivata tu
Non so chi l'ha deciso
M'hai preso sempre più
Una quotidiana guerra
Con la razionalità
Ma va bene purché serva
Per farmi uscire
Come mai, ma chi sarai
Per fare questo a me
Notti intere ad aspettare
Ad aspettare te
Dimmi come mai, ma chi sarai
Per farmi stare qui
Quì seduto in una stanza
Pregando per un si


Dal suo angolino Michele è ancora là, non si è andato a cambiare, ad asciugare il sudore, a bere un bicchiere di qualcosa, acqua o birra che sia, no. Sta ancora a metà strada tra il sogno e l’incubo. Non riesce a capacitarsi che una voce possa fargli quell’effetto.... ma poi, a pensarci bene, non è solo la voce la causa della sua emozione, che è anche fisica. Gli pare che ettolitri di sangue siano ormai migrati nelle parti basse e che il suo sesso sia solo un grumo piacevolmente doloroso. Quello che prova, se dovesse spiegarlo ad un eventuale confidente, corrisponde al desiderio di un vegetariano convinto, di fronte a un invintantissimo filetto. Diego è il filetto ma lui non vuole che lo sia. Cerca di guardare altrove, sulle sinuosità di qualche donna in prima fila, ci sono anche le animatrici, sono carine, ma Michele è costretto ad ammetterlo: nessuna di quelle giovani fanciulle gli scuce un sentimento così genuino, né tanto meno una così consistente erezione.
Finito il pezzo, Diego saluta ossequiosamente il pubblico augurando loro un buon proseguo di serata e la buona notte. Due falcate rapide e si invola verso il proscenio. Il cuoco è imbarazzato, teme che il giovanotto si avveda del suo stato e, per scongiurarlo, afferra la prima cosa voluminosa che trova, un grande sombrero, e se lo piazza sul pacco. Diego capisce subito che qualcosa non va, fosse altro che Michele, con quel sombrero messo così, sembra un pazzo scatenato!
“Tutto bene amico?”
“Sì, giusto una cosa pensavo... ”
“Dimmi pure... ” Diego piega la testa di capelli ingellati da un lato, verso la sua.
“Niente è che... ” saltella da un piede all’altro.
“Che?”
“La tua voce... ”
“Sì? La mia voce... che cosa?”
Michele si rende conto che sembra un maniaco sessuale, è convinto che se gli farà un complimento sembrerà che ci stia provando con lui. Ma poi lo dice.
“La tua voce è... è così bella...” lo dice e subito dopo si ucciderebbe. Non sa perché ma è convinto di non aver detto mica: La tua voce è così bella ma Ho un incredibile bisogno di fare all’amore con te Diego. Penso che se non succederà io sparirò o peggio. Comunque succederà qualcosa che farà soffrire mia madre dunque inutile girarci intorno, tu non conosci mia madre... Si rende conto che sta delirando mentre Diego è ancora lì con un sorrisetto dolcissimo.
“Grazie davvero Michele, anche tu sei stato forte. Avevamo entrambi tanta paura di come sarebbe andata invece è andata alla grande. Sei un talento, sul serio, dovresti farlo come lavoro” gli dà una pacca sulla spalla ma poi si pente subito per la frase: “Ovviamente tu un lavoro dove eccedi ce lo hai già...” abbassa la testa.
“Certo” poco dopo non sono più soli. Il resto dello staff d’animazione accorre e tutto diventa calore, abbracci, complimenti. E Diego e Michele si ritrovano divisi ma continuano a guardarsi fittamente. Mentre Diego accetta una bottiglia di birra, mentre Michele risponde alle domande di Riccardo e poi di Manolo, mentre tutti si congratulano con loro. Sta quasi per farsi trascinare fuori dai suoi amici Diego quando punta i piedi. “Non vengo, andate pure” e tutti scappano a finire di sbronzarsi o a ballare. Ma Diego no, e superato il capannello di gente assurda che lo divide da Michele, finalmente lo raggiunge. “Questa vittoria va festeggiata” gli sussurra con la bocca ad un soffio dal suo orecchio. Michele è già tutto un brivido.
“Sì?”
“Portami da qualche parte, via di qui. Un posto che ti piace a te. Via dall’albergo”

Michele è sulle spine, non soltanto per l’imbarazzo di trovarsi così a stretto giro con il bell’animatore, ma perché sa che non possono uscire dall’hotel, sopratutto lui che è ora ufficialmente il capo animatore. “Che dici Diego! Non è mica finita la serata. Non puoi allontanarti da qui”
Diego butta dentro un’altra sorsata di birra, fissandolo sempre con insistenza. “Non mi frega Miche’. Se pensi che mi faccia bloccare dentro questo hotel del menga ti sbagli” poi lo prende per mano. “Andiamo dai...” come un bambino di tre anni all’uscita da scuola Michele si lascia trascinare.



Capitalo 6


La serata è caldissima, un anticiclone dal nome minaccioso imperversa l’Italia del centro sud e, alla faccia del caldo e del fatto che sono ambedue mezzi brilli (più Diego), della gente assurda che cammina per strada, nel centro di quella località turistica in pieno Salento. Alla faccia della processione per una certa Madonna, Michele e Diego giocano a rincorrersi come due ragazzini. Ogni tanto si perdono, poi Michele con la sua mole, si blocca e passa lo sguardo sopra le tante teste in movimento e lo vede, piegato verso il muro, o su un’automobile in sosta. Lo trova e lo riporta accanto a sé. Come se fossero amici da una vita, Diego gli passa un braccio attorno alla vita, un gesto troppo intimo secondo Michele, ma che, data la situazione emozionale che prova ancora, anzi sempre di più, è anche poco. Ancora troppo poco.
“Devi portarmi nel tuo posto preferito Michele”
“Non ho un posto preferito dove ubriacarmi come fai tu”
“Allora come ti ubriachi? Quando ti lascia la morosa, quando ti incazzi col tuo capo o quando non ti vengono bene le scaloppine...” lo sfotte.
Michele ci pensa, poi con un braccio sulle spalle, lo trascina dalla sua parte. “Ok, ora vedrai come faccio io” e si avviano abbracciati dentro un market aperto fino a tardi.


È ormai passata l’una quando Diego e Michele giungono alla spiaggia. Il mare è calmo, la luna culla incantevole e la sabbia calda, non certo come quando il sole la bruciava ma nemmeno fresca come ci si aspetterebbe di notte. Diego ci si butta evocando Tardelli nel famoso goal dei mondiali. In ginocchio, attende di essere raggiunto da Michele, il quale si siede accanto a lui in silenzio. Una bottiglia di Montenegro per mano e in una busta attaccata sul polso con l’acqua minerale.
“Ecco come mi ubriaco io” e strappa la prima boccia.
“Sei davvero patetico Michele” Diego lo dice ridendo, poi prende la sigaretta incastrata sopra l’orecchio destro.
“E non sai quanto...” conclude la voce virile facendolo rabbrividire. Il cantante ha perso per un attimo la bussola. Perché si trova là? Che succederà ora? Di solito non gli importa di sapere cosa accadrà cinque minuti dopo. Gli piace l’incognito, lo affascina. E se fosse con la squinzia di turno, lo saprebbe e bene. Ora è tutto in sospeso. Gli viene da ridere perché ha pensato a Michele paragonandolo a una ragazzetta con cui fare sesso. Si gira a guardarlo, quasi come se volesse mettersi alla prova, o meglio: per essere sicuro che in realtà lui non gli piace per niente. E lo vede, seduto a gambe incrociate, mentre mischia l’acqua minerale con il liquore. Le ciglia folte, il cruccio serio, il folto pizzetto che balugina nell’aria umida. Diego resta di sasso dalla sorpresa. Non sta pensando a niente in realtà, solo che in quel momento non sa perché ma non vorrebbe in alcun modo trovarsi lontano da Campo Marino, dal Salento, da Michele. Nervoso giocherella con la sabbia. Accetta il bicchiere di carta dove c’è lo strano mix e se lo ingolla, non proprio tutto d’un fiato ma quasi. Michele fa lo stesso e insieme guardano il primo peschereccio solcare il largo. A quel punto, con l’alcol giusto in circolo, anche Michele si fa ciarliero.
“Piccolo metodo casalingo per ubriacarsi, me lo insegnò un mio commilitone. Germano di Caltanisetta”
“Hai fatto pure il militare... WOW” la mente di Diego fatica ad immaginare il nuovo amico rasato e senza barba. Magari sarebbe pure più carino, o forse no. Senza barba e capelli sarebbe un Achille, e la mancanza di peluria il suo tallone. Brindano con il bicchiere di carta.
“A questa nuova amicizia” fa Diego un po’ timidino. Poi aggiunge: “A questo sodalizio artistico, che sia più proficuo che mai”. Sente lo sguardo di Michele addosso e arrossisce un po’, soprattutto quando la voce gutturale lo esorta a parlare, ad aprirsi. “Conosciamoci meglio, ti va? Non so niente di te...” una sorpresa per il torinese. Non si aspettava le confidenze. In cuor suo vorrebbe sapere tutto di Michele: cosa mangia a colazione, il suo sogno nel cassetto, la posizione preferita a letto. Vorrebbe davvero conoscere ogni anfratto di lui e della sua vita passata, ma dovrebbe aprirsi a sua volta e ne teme di non essere all’altezza. Di essere noioso, o una persona orrenda. O tutte e due le cose. “Meglio di no, non diciamoci niente” conclude la vocina. Michele pensa sia saggio. Perché poi darsi la briga di farsi le confidenze, che poi l’estate finirà e Diego, insieme agli altri, tornerà a nord e lui resterà a cucinare per un periodo indefinito? Ma poi il torinese sembra ripensarci e dopo aver mandato giù un’altra sorsata, Diego domanda: “Dimmi solo una cosa di te, sei innamorato?” lo chiede distrattamente, dando alla voce la stessa enfasi con la quale un turista chiederebbe dove si trova il tale museo ad uno sconosciuto. Michele si volta e, causa l’annebbiamento dovuto al Montenegro, non meno quegli occhi così luminosi e grandi, che sembrano volerlo risucchiare in un mondo a sé, risponde di getto: “Sono innamorato... ”.

2 commenti:

  1. Il mio cuore non riesce a reggere tutta questa bellezza! Il Caparezza che emerge, lo shock della voce di Diego, il sombrero, gli sguardi e i pensieri e poi tutta la scena in spiaggia. "Sono innamorato..." Bellissimo!
    Ancora!!! Ne ho bisogno! <3

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  2. In questi capitoli Diego e Michele si studiano, si osservano e soprattutto si rendono conto di essersi giudicati troppo superficialmente. Diego si ricrede sulle doti da cabarettista e da ammaliatore di folle, mentre Michele resta folgorato dalla voce bellissima ed emozionante di Diego che sembra penetrargli fino in fondo all'anima. Bellissimo quando Diego gli chiede di portarlo nel suo posto preferito perchè vuole che lo condivida con lui per poi chiedergli "Sei innamorato? E Michele senza esitazione e guardandolo imbambolato risponde "Sono innamorato" Tesoro ti sei davvero superata ma penso e spero che nei prossimi mi stupirai ancora. Ti prego non farmi aspettare troppo prima di postare il prossimo capitolo

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