venerdì 24 agosto 2012

Combattere la noia



Pairing: Michele Salvemini – Diego Perrone
Storyline: Le dimensioni del mio caos tour
Real person slash
Rating: Pg. 13
Questa fic non è scritta a fini di lucro ma solo per diletto. Un ringraziamento speciale alla cara Giusi per l’editing e quelle dritte e aggiunte che hanno reso questa storia speciale.



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Il furgone viaggiava lento sull’autostrada diretto a Firenze, dai finestrini la campagna toscana con i suoi prati sconfinati e i vigneti colmi di grappoli acerbi. Da qualche settimana, in occasione del tour ‘Le dimensioni del mio caos’ che li portava in giro per l’Italia, quel furgone sgangherato, con uno dei finestrini posteriori ammaccato e una portiera difettosa, era diventato il luogo in cui Michele Salvemini, in arte Caparezza e il suo gruppo trascorrevano più tempo. Alla guida Gaetano sbadigliò senza curarsi di soffocarlo. Al suo fianco, Giovanni sonnecchiava con la testa piegata di lato. Erano le tre del pomeriggio di un giorno tra i più caldi di luglio e il furgone, nonostante l’aria condizionata accesa a palla, sembrava arroventato. Sul retro gli altri componenti della band, seduti ai loro posti, uno di fronte all’altro, tentavano di far passare il tempo inventandosi dei giochi che un estraneo avrebbe considerato infantili. In quel momento erano impegnati nel trovare con una lettera dell’alfabeto a caso degli insulti o parolacce. Data la defezione di alcuni, si era trasformata in una gara tra Michele e Diego, il quale, deciso a vincere ad ogni costo, fissava con sguardo truce il suo sfidante.
“Allora?” Sedeva a gambe aperte, la schiena poggiata su di una delle portiere e le braccia penzoloni sulle ginocchia. Indosso una canottiera grigia e un paio di pantaloncini alla pescatora che lasciavano scoperti i polpacci. Non ricevendo risposta dal suo avversario, sbuffò impaziente, ma Michele, di fronte a lui, si limitò a guardarlo divertito, le gambe incrociate e sul naso un paio di occhiali con la montatura nera.
“Sei una vera barba, Michè!” sbuffò il giovane sporgendosi in avanti. “Ti muovi?”
“Hai fretta?” ghignò l’altro per niente preoccupato, il cervello aveva già elaborato una degna risposta.
“Sì, di stracciarti, amico mio!” negli occhi castani di Diego apparve una strana luce.
Michele scoppiò a ridere, seguito anche da Rino e Alfredo, i quali seguivano il tutto in rigoroso silenzio.
“Ridi, ridi, ma intanto, non sai rispondere. Allora? Questa parolaccia con la d?”
“Ditalino”
“Che cazzo!” imprecò Diego. “Ma non è una parolaccia” tentò poi di obiettare.
“””È volgare, quindi vale” si spostò venendosi a trovare ad un soffio da lui. “Ho vinto io, la penitenza era a tre risposte no? E ora paghi pegno!” aggiunse con una voce da maniaco sessuale che provocò un brivido lungo la spina dorsale del torinese.
Anche i compari confabularono tra loro e Diego, terrorizzato da quello che la mente perversa del compagno poteva inventare, prese a tormentarsi con i denti il piercing sul labbro
“Non è giusto, però. Hai barato” mise il broncio Diego.
“Ma davvero?” Michele si sporse ulteriormente verso di lui, la sua mole lo sovrastò tanto che per guardarlo negli occhi, Diego fu costretto a piegare la testa all’indietro. “Hai paura, Diego?” domandò con voce stridula e ad un tono così alto che anche Giovanni si risvegliò dal suo torpore.
“No” rispose Diego balbettando quasi. In realtà, paura ne aveva ma non della penitenza, piuttosto di quello che stava provando in quel momento con Michele a stretto contatto. Ringraziò la presenza degli altri componenti della band, altrimenti quella situazione sarebbe stata ancora più imbarazzante. Non riuscendo a smettere di fissargli la bocca, sospirò infelice.
Dopo una pausa che al giovane cantante sembrò eterna, Michele parlò: “Ti sfido…” e si bloccò come se stesse ancora decidendo il pegno.
Deglutendo Diego si passò una mano sul ciuffo, poi quando Michele terminò la frase dicendo: “A spogliarti” pensò di avere sentito male. Sgranò gli occhioni in attesa di una conferma. Le risatine compiacenti degli altri gli fecero capire di non avere immaginato niente.
Con voce roca e sensuale, Michele ripeté: “Spogliati!”
Conscio di averlo lasciato senza parole, precisò: “Voglio che ti spogli e che resti così per tutto il resto del viaggio!” e continuò ad osservarlo con mal celato interesse.
Orgoglioso, Diego si alzò in piedi e senza replicare, si sfilò la canottiera lanciandola verso fondo del furgone. Finì sopra una delle valige, cadendo poi sul sacco di Gaetano.
Giovanni tossì, mentre dalla guida Gaetano tentava di sbirciare dallo specchietto retrovisore cosa stessero combinando i suoi compari.
In fondo a Diego non turbava mostrarsi, si piaceva e molto anche. Era vanitoso ed esibire i tatuaggi, nonché il fisico tonico ma asciutto, lo rendeva orgoglioso. E poi, sentire lo sguardo di Michele su di sé, lo fece diventare ancora più audace. Alla radio in quel momento passava ‘American boy’ di Estelle, e il leader dei Medusa, prese a canticchiarla in falsetto, scimmiottando uno spogliarello ad intero appannaggio dei Caparezza boys.
Michele si tolse gli occhiali e lo fissò con una strana espressione. Il suo sguardo spaziava tra l’incredulo, l’indignato e l’adorante. Sulle guance era apparso un rossore leggero e le labbra socchiuse lasciavano percepire tutto il suo stupore.
Piegandosi per non battere la testa contro il soffitto del furgone, Diego mosse il bacino con fare degno di uno dei California dream man e si carezzò il petto giocherellando con il ciuffetto di peli.
Giovanni ed Alfredo lo incitarono battendo le mani, mentre Michele iniziò a sudare freddo, i jeans divennero improvvisamente stretti e dalla fronte scese un rivolo di umore. Lo sguardo vagò lungo il corpicino minuto ma ben fatto dell’amico. Non un’oncia di grasso, ma addominali scolpiti e un petto sul quale in quel momento avrebbe volentieri lasciato qualcosa di appiccicoso prodotto dal suo corpo. Deglutendo, il cantautore tentò di pensare ad altro. In quel momento solo a una cosa riuscì a vagheggiare: a Diego che sembrava sempre così ben disposto e predisposto a fare cose del genere, ad esibirsi ma anche a mettersi alla berlina, a ridicolizzarsi. Era forse per quello che tutti, ma sopratutto lui, finivano per fargli fare le cose più femminili o più spinte quasi per metterlo alla prova. Per vedere fino a che punto si sarebbe spinto per amore del suo clan. Dové ammettere a se stesso che il più accanito era proprio lui, in quel crescendo di sfida all'ultima allusione sessuale. Sudato ed eccitato Michele si passò una mano sul viso,
Nel frattempo le mani di Diego si spostarono sul ventre, slacciando il primo bottone dei pantaloncini, poi passò agli altri. Quando calò l’indumento, dal furgone si levò un urlo di apprezzamento e Michele perse un battito ma forse anche più di uno. A causa del caldo i boxer del neo spogliarellista aderivano al corpo come una seconda pelle.
Diego ridacchiò e infilò le dita ai lati della biancheria, il sudore gli imperlava il petto ed una goccia scivolò perdendosi nell’ombelico. Come ipnotizzato Michele seguì il suo cammino. Quando però tirò su la testa per guardargli il volto per un attimo gli occhi incontrarono quelli di Diego e si sentì completamente in sintonia con lui. Fu certo che tutta quella pantomima così esagerata fosse proprio per lui, per testare la sua reazione. E Caparezza fece un agguato a Michele, gettandolo imbavagliato e impaurito nel portabagagli! Ma durò giusto un attimo. La secchezza di bocca gli ricordò che era umano ed eccitato e fu costretto a prendere una bottiglietta d’acqua. Dopo aver bevuto, tornò a guardare Diego, il quale sorridendo maligno, si piegò verso di lui e gli soffiò la bottiglietta di mano. Continuando a muovere il bacino, si versò una buona parte del contenuto in testa e sul petto sospirando di piacere, al contatto con l’acqua fresca. A quel punto Michele non riuscì a reprimere un gemito e concluse che non aveva mai visto niente di più erotico.
“Mutande! Mutande!” urlò Alfredo e nel vedere che Diego non solo se le abbassava, ma che sembrava completamente al suo agio nel denudarsi, Michele restò a bocca aperta.
Diego fece roteare i boxer, lanciandoli poi addosso all’amico che gli era davanti. In quell’istante si sentì uno stridere di freni e a causa della frenata, lo spogliarellista si ritrovò catapultato su Michele che a sua volta fu spinto all’indietro. Le teste si scontrarono e  Diego finì cavalcioni sopra il collega.
“Merda” Michele si toccò la nuca che aveva sbattuto sul poggiatesta.
“Ahi” si lamentò Diego dolorante rendendosi conto di essere sul suo grembo.
“Ti sei fatto male?” chiese Michele preoccupato.
“Un pò” si massaggiò la spalla.
“Gaetà ma che cazzo fai!” urlò al tastierista alla guida.
“Scusate, ma una nonnetta ha scambiato l’autostrada per una pista di Formula uno” si giustificò sinceramente dispiaciuto, ma anche divertito. “Tutto ok?”
L’attenzione di Michele tornò tutta sul ragazzo tra le sue braccia, sul calore che emanava il suo corpo nudo, rendendo quella vicinanza un vero supplizio. Cercando di rialzarsi, Diego si mosse frizionando contro di lui, poi cambiò idea e sorrise.
Sicuro che l’amico si fosse reso conto del suo stato, Michele imprecò mentalmente, ma un attimo dopo, Diego, invece di rendere partecipi anche gli altri e prenderlo in giro, lasciò scivolare la mano tra le sue gambe. Sfiorò l’erezione che tendeva dai pantaloni.
“Ma che…” il cantautore pugliese sgranò gli occhi. “Sta buono...” sussurrò sperando che nessuno si accorgesse di ciò che stava succedendo.
“Meno male che c’eri tu” scherzò Diego facendo finta di niente, come se toccargli il cazzo fosse la cosa più naturale del mondo. “Sei comodo” aggiunse subito dopo con malizia: “Anche se sei così duro”
“Smettila” mormorò imbarazzato Michele, diventando più rosso del furgone.
“Ti peso?” si preoccupò mordicchiandosi il cerchietto sul labbro.
“Macché” abbozzò un sorriso, cercando di trovare una posizione più confortevole, ma il suo scombussolarsi causò una maggiore frizione tra loro.
“Ehi, voi due, volete per caso ripetere le posizioni del Kamasutra davanti a noi?” la voce di Rino li colse di sorpresa. Probabilmente entrambi avevano dimenticato di essere abbracciati. Molto più probabilmente avevano dimenticato di non essere soli. Ma se Diego diceva di stare comodo così, soprattutto nudo e con una mano fissa sul suo sesso, come poteva cambiare posizione?
I due si guardarono imbarazzati, poi Diego si scansò, il corpo rivelava tutto
“Che ci fai agli uomini, Miché. Guarda in che stato è il povero Diego!” lo prese in giro il batterista.
“Vaffanculo!” risposero all’unisono mostrandogli anche il dito medio.
Rino rise, tornando poi a confabulare il collega musicista. Michele si raddrizzò appoggiando la schiena contro la portiera, lo sguardo fisso per terra, mentre Diego, senza rivestirsi, come da pegno, sedette in un angolo. Un sorriso abbelliva le sue labbra, un sorriso che non lo abbandonò per tutto il viaggio.

3 commenti:

  1. Farò fatica a non esagerare con i complimenti per questa idea, per l'atmosfera felice e intemperante, molto tra gita scolastica e caserma. Bell'ambientino... Belli tutti i personaggi secondari. Ho dovuto soprattutto raddrizzare quello di Michele, che poveretto così è perfetto ma nella versione originale lasciava spazio a parecchi dubbi. Diego è fenomenale, incontenibile. La sua timidezza sparisce appena ha un palco sul quale esibirsi e il furgone per pochi minuti, con la musica di sottofondo giusta, diventa per un attimo il suo palco, dove provocare con i suoi ancheggi non la ragazzina di turno ma il suo spettatore più vicino, a quale non resta che subire il fascino, incapace di bloccare la botta ormonale, lo schock, tutto! E quando, come nella migliore delle commedie sentimentali, finiscono uno tra le braccia dell'altro, per un attimo tutto sparisce e Diego, da etero timido che cerca di scacciare la tensione sessuale che lo unisce al suo mentore, tira fuori la sua vena bastarda ma anche fottutamente sexy. Davvero una delle fic più carine che ho letto, piena di sott'intesi, di significati reconditi. Ricordati che è molto meglio raccontare i fatti e attraverso questi i sentimenti che descrivere i sentimenti nero su bianco, sono più interessanti le fic scritte così e anche più vere.

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  2. Questa fic è uno spasso totale, divertente e sexy! L'atmosfera da caserma è perfetta, molto credibile così come sono credibili i vari personaggi! Dire che l'ho adorata è dir poco! Mia cara, hai tutta la mia stima! <3

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  3. Grazie, troppo gentili. Per fortuna che ho avuto l'apporto significativo di Giusi, mi ha salvato dal pubblicare un racconto pieno di errori e scarno dal punto di vista dei contenuti. Sono contenta vi piaccia, l'ho amata scriverla e anche immaginare il piccolo Diego in versione spogliarellista. Devo ammettere che il concerto di Cerveteri è stato illuminante, soprattutto la parte finale con Diego che si sfiorava e che ondeggiava i boccoli biondi. Non è detto che nn arrivi il seguito. Mi stanno frullando nella testa alcune idee.

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