lunedì 27 agosto 2012

La lunga estate caldissima, capitolo 3

Titolo: La lunga estate caldissima

Genere: AU

Pairing: Diego Perrone/Michele Salvemini (Caparezza)

Genere: Comedy/Romantico/Introspettivo

Rating: PG, slash, Per ora per tutti. Eventuali variazioni di rating verranno segnalate via via

Disclaimer:

Note dell'autore: il titolo di questa fiction è stato ispirato dal pezzo degli 883, che faranno da colonna sonora all’opera penso. Spero di riuscire a far assomigliare i personaggi il più possibile agli originali.


Capitolo 3



Quando Diego si sveglia, il sole sta lentamente scemando verso il basso. Si scopre affascinato da quel tramonto salentino con quei colori assurdi, sfacciati. Il rosso passionario, l’arancione così caldo, infuocato, il giallo gli ricorda l’oro di certi palazzi barocchi ad Istanbul, dove è stato un anno prima. In quell’istante è colto da un’improvvisa voglia di strimpellare, di comporre un pezzo, quando si ricorda di aver lasciato la chitarra nel torpedone, così come la valigia, e poi, come un fulmine, si rammenta che dove ancora preparare il suo staff e che probabilmente è già ora di cena e che non tocca cibo dalla sera prima. Si mette una mano in testa, le dita premono le meningi come a voler placare quel dolore persistente. Dopo un sospiro riesce ad uscire dalla sua stanza e raggiungere la hall. Susanna con a seguito due del suo staff, lo accompagnano al ristorante.
“Aspettavamo te, capo” fa Fabio, un ragazzotto sui venti rasato e con una parlantina che stanca quasi subito e Riccardo, un surfista che si occupa principalmente di tutto quanto concerne gli sport. Tutti e quattro prendono posto al ristorante, animato dall’arrivo dei nuovi villeggianti. Diego si volta di nuovo verso il sole, mentre pensa che se non mangerà qualcosa subito probabilmente cadrà per terra. E il suo mal di testa oltre all’indisposizione è a uso e consumo degli occupanti del suo tavolino. Senza preavviso, mentre sono ancora in attesa che il cameriere venga a chiedere loro cosa preferiscono come primo tra tiella di patate e cozze, tortellini in brodo e zuppa di patate, Diego si ritrova un piatto sotto il naso, gettato malamente.
“Se non mangi non sarai mai pronto per stasera” fa la voce stridula e pedante. Si volta riconoscendo quell’impiastro dello chef, per l’occasione già vestito normalmente, con i capelli però ora sciolti, tutti sparpagliati che sembrano quelli di un cantante afroamericano anni settanta. Gli scappa un sorrisino malizioso. “Vuole farmi provare le sue prelibatezze? È a caccia di complimenti?” Secerne con malizia.
“Esatto, così se stasera farò un casino, ti ricorderai che io di lavoro faccio qualcos’altro” e se ne va.
Gli altri sono senza parole di fronte ad un siparietto che appare divertente e curioso.
“Trattamento speciale al capo villaggio. Servito direttamente dallo chef” Fabio lo prende a paccate sulla schiena.
“Dicono che qui si mangia da paura” fa sapere Riccardo.
“Uno così secondo voi sa cucinare?” sbrodola giù Diego, sempre più confuso. Poi lancia uno sguardo al primo sotto il suo naso e siccome la fame c’è e l’odorino è fantastico, assaggia, non prima di essersi scusato con i suoi commensali a stecchetto. Mentre la consistenza saporita della pasta solca la bocca si sente già perso ma è quando tutte le papille gustative entrano in contatto con il sapore, è lì che avviene l’orgasmo culinario. Diego mastica lentamente socchiudendo gli occhi, completamente rapito. Dalla bocca mugugni estatici. “Cazzo se è buono” gli scappa mentre sta finendo di masticare gli ultimi bocconi. Se Michele voleva dargli uno schiaffo morale, o conquistarlo attraverso il suo manicaretto, è riuscito in pieno in entrambe le cose.
“Vedo che ti è piaciuto” Susanna commenta mentre lo vede spazzolarsi in pochi secondi tutto.
“Sì e voglio pure il bis!” sorride guardando dalla parte della cucina. Intravede Michele in piedi che parlotta con qualcuno, una giovane donna con i capelli raccolti. La mano sotto il mento con fare pensoso e con l’altro braccio si stringe la vita, come per darsi coraggio. Diego sospira sperando che il suo guardare insistente lo spinga a girarsi verso di lui. Difatti, come attratto da una forza magnetica, lo chef si gira e cade in fondo agli occhi dell’altro. Si scusa con la donna e torna al tavolo degli animatori.
“Volevo fare i complimenti allo chef” ammicca Diego con fare suadente.
“Secondo me ne vuoi un’altra porzione” lo rimbecca con fare sicuro, anche se in realtà Michele sicuro non lo è per niente. È sempre intimidito dai complimenti e il modo in cui lo sta guardando il giovanotto sta mettendo a dura prova la doccia fatta due ore prima.
“Sì, ne voglio un’altra! Sono molto affamato, non mangio da ore e ore e poi vorrei una birra che ho sete!”
“Non sono mica un cameriere” e proprio in quel momento giunge alle sue spalle il cameriere pronto per le ordinazioni. Imbarazzato, Michele si allontana, lo sguardo sempre immerso negli occhi liquidi di Diego, che a sua volta continua a guardarlo e poi, non contento di quel gioco di sguardi, gli fa cenno con le mani e gli mima un “ci vediamo dopo” pieno di sott’intesi.


Sono passate ormai le nove quando nell’ampio spazio aperto accanto alla piscina dove sono state collocate quasi duecento sedie di plastica e un palchetto, Diego e tutta la sua troupe raggiungono Michele Salvemini, lo chef imprestato all’animazione per contingenza e per meriti personali. Uno di fronte all’altro, non riescono più a guardarsi negli occhi. La spavalderia che il piemontese ha esibito durante la cena sembra essersi dissolta, lasciando il posto ad un ragazzo insicuro.
“Dimmi quello che vuoi che faccia” fa Michele, la voce finalmente seria, calda, sensuale, maschile. Diego ha un brivido d’eccitazione. Alza poco la testa ma appena incontra gli occhi accesi come due braci, guarda altrove. “Pensavo che visto che nessuno degli ospiti sa che sei il cuoco, potresti essere tu il capo e sicuramente hai più doti di me. Presentati e dì quello che ti viene in mente. Fai uscire fuori le tue doti di showman”
Michele è a dir poco sorpreso da quella prova d’umiltà. Giacché aveva etichettato il tipo dell’animazione un pallone gonfiato senza arte né parte, un po’ quello che ha sempre pensato degli animatori. Ora si rende conto che il pregiudizio l’ha forviato.
“Mi dispiace” pronuncia in un filo di voce.
“Cosa?” Diego accosta di più l’orecchio alla bocca del pugliese.
“Ho detto mi dispiace che sono stato così insensibile, ora capisco che tu sei nella merda e spero davvero di esserti d’aiuto, ok?” gli fa l’occhietto e Diego gli sorride con dolcezza.
“Faremo grandi cose insieme” gli si avvicina ancora di più e Michele diventa scarlatto.
“Speriamo” rotea gli occhi. Diego chiama a sé il resto dello staff e iniziano a sciorinare il programma della serata.

2 commenti:

  1. Che dire di questo superbo capitolo. Adoro il modo in cui descrivi i loro stati d'animo e i sentimenti che senza saperlo cominciano a provare uno per l'altro. Il mio pezzo preferito è quando Michele si rende conto di aver giudicato male Diego e gli chiede scusa. Sarà l'inizio di una grande amicizia? hihihih brava tesoro, continuala presto.

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  2. Sono sempre più intrigata da questa storia! Diego inizia ad ammorbidirsi e così anche Michele... qualcosa sta nascendo e io non vedo l'ora di leggere come si svilupperà! <3

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