martedì 21 agosto 2012

La lunga estate caldissima, capitolo 2






Titolo: La lunga estate caldissima

Genere: AU

Pairing: Diego Perrone/Michele Salvemini (Caparezza)

Genere: Comedy/Romantico/Introspettivo

Rating: PG, slash, Per ora per tutti. Eventuali variazioni di rating verranno segnalate via via

Disclaimer: I personaggi non mi appartengono e questa opera non ha scopo di lucro.

Note dell'autore: il titolo di questa fiction è stato ispirato dal pezzo degli 883, che faranno da colonna sonora all’opera penso. Spero di riuscire a far assomigliare i personaggi il più possibile agli originali.




Capitolo due






Una volta da soli Diego, intimidito, prova ad alzare lo sguardo verso l’uomo alto, barbuto, scuro. Sente la sua ostilità mentre lui vorrebbe solo sparire, tornare a casa, ai suoi casini, anche se sono propri i suoi casini ad averlo trascinato fin laggiù. Il primo a parlare è lo chef.
“Immagino che non sarà una situazione facile... il tuo capo era giovane?”
L’altro subito scatta: “È... è giovane! Non è mica morto. Sta in prognosi riservata!” squittisce un attimo isterico.
“Ah, scusa avevo capito che fosse messo male... ” rincara la dose facendo di nuovo stranire il giovane cantante, il quale sembra non riuscire a stare fermo, tipo tarantolato. In questo è molto simile al suo interlocutore. Poiché Michele ciondola da un piede all’altro, apparentemente incapace di trovare una posizione naturale. Si ritrova all’improvviso a squadrare l’altro con disappunto ma anche con una frenesia che gli appare subito inadeguata. Nota il bel musetto cosparso di piercing e sotto la maglietta nera a maniche corte compaiono tatuaggi per niente trendy, non proprio sul genere ergastolano, più sul ragazzo che ha già un lungo vissuto alle spalle. Scuote la testa mentre si rende conto di essere studiato a sua volta.
La voce di Diego lo riscuote: “Beh penso che sia una soluzione, hai l’aria di saperci fare come pagliaccio”.
Lo dice senza peso e subito Michele s’adira: “Ha chi hai dato del pagliaccio, tu? Con quella cresta di capelli e gli orecchini, dai del pagliaccio a me? Ma trovati un lavoro piuttosto”. Ormai stanno litigando, altro che trovare un accordo!
E si scalda ancora di più anche l’altro: “Ma sentilo, come se non ce lo avessi già un lavoro: carissimo il mio chef dei trulli, per tua norma e regola io un lavoro ce l’ho, faccio il cantante di un gruppo molto conosciuto, i Medusa. Un po’ di rispetto”
“Il rispetto va guadagnato” oscilla un dito a mo di monito, poi ci ripensa: “Da dove verresti tu con questa parlata strana? Magari sei padano... ” insinua.
“Sono torinese e non ho mai votato la Lega, ma ci sono certi soggetti meridionali che mi fanno pentire di non averlo fatto” pugni puntati sui fianchi.
“A sì? Perché sei già maggiorenne che voti?”
“Ah, ah, spiritoso. Farai un successone come clown”
Michele si gratta nervosamente il braccio, stringe il pugno: “Ringrazia dio che sono un -non violento- ... sennò ora... ”
Diego, ormai scatenato, tira fuori il petto e si sporge verso di lui: “Sennò ora cosa? Mi picchiavi? Mi prendevi a mestolate?” i visi ad un soffio. E proprio in quel momento fa di ritorno Porcelli che spalanca la porta senza bussare: “Allora? Avete trovato un accordo? Questa sera si inizia!”
Turbato ma fiero Michele si stacca dal piemontese per dargli le spalle ed avvicinarsi al suo datore di lavoro. “Chiaramente non posso lasciare in mano a questo ragazzino tutto... se l’hotel va a rotoli io mi ritrovo a spasso”
“Questo ragazzino può cavarsela da solo!” protesta la voce alle sue spalle.
“Zitto tu che ti rimando da dove sei venuto” fa Porcelli a Diego e poi inizia a lisciarsi impunemente l’altro: “Grazie, vedrai che i bambini impazziranno per te. Nel torpedone ci sono un sacco di trucchi di magia e potresti fare anche il funambolo... ”
“No, io direi giusto un po’ di cabaret, i giochi di prestigio non sono il mio forte” si schermisce.
“Ah per il cabaret sono d’accordo, basterà guardarlo per ridere” aggiunge acido Diego. Questa volta però Porcelli si trova d’accordo. “Vestiti come al solito, sono sempre così buffe le tue magliette...”
“Ma grazie mille! È colpa mia se schifo la moda? Se non sono à la page?” e sotto sotto un retro pensiero: e poi a cosa servirebbe essere presentabile se tanto sto sempre chiuso in cucina o a casa?
“Basta chiacchiere. Finisci in cucina e poi pensa a cosa inventarti questa sera, ok?” con le braccia penzolanti e una pesantezza che pensa non lo abbandonerà tanto facilmente, Michele ubbidisce. Prima di uscire lancia sprezzante uno sguardo all’animatore. Ma quando incontra i grandi occhi spalancati da cucciolo, per un decimo di secondo tutta l’acredine che pensa di provare per lui sparisce, lasciando il posto ad un senso di tenerezza e di piacere mai provato. Sempre in quel decimo di secondo Michele sperimenta una valanga di emozioni anomale. Gli piombano tutte addosso come una sassaiola. La botta è così forte che ha una specie di giramento di testa e deve appoggiarsi a Porcelli per non cadere.
“Tutto bene? Hai fatto colazione?” anche Diego accorre. La vicinanza confonde ulteriormente il cuoco. “No, ci vado ora”
“Nemmeno io l’ho fatta” aggiunge il torinese, magari sperando in un invito che però non arriva. Porcelli e Michele sono ormai fuori dalla porta che parlano come se niente fosse, mentre Diego è rimasto in disparte a riflettere sui suoi guai.


Quella giornata a Michele e Diego sembra lunghissima. Un po’ come l’estate che gli si para davanti. Michele non poteva immaginare in che razza di pasticcio si sarebbe trovato, ma tanto meno Diego si immaginava di trovarsi per la prima volta nel ruolo di animatore, addirittura a sostituire il capo villaggio! Ora come faccio, cosa faccio? Io so solo cantare.... pensa recandosi nella sua stanza in compagnia di Susanna, una sua collega. “Vedrai che nessuno si accorgerà che non lo hai mai fatto, siamo stati tutti già in villaggi, io ad Aprile mi sono fatta Sharm, ti aiuto io” fa la biondina con occhi dolci. Di Pomezia, vicino Roma, spera di mettere abbastanza soldi da parte per farsi la macchina. Ha già una cotta per Diego e non fa molto per nasconderla. Sogna di dividere l’appartamento destinato allo staff d’animazione con lui. Ma mentre gli corre dietro come un manager zelante, scopre che lui ha una stanza tutta sua.
“Susanna ho un gran mal di testa. Ti dispiace se mi risposo un po’?” fa guardandola con dolcezza. Le scosta un boccolo dalla fronte e lei sospira: “Sicuro, volevo solo farti capire che ti sono vicina” gli dà una leggere pacca sul braccio prima di ritirarsi tutta intimidita con la coda tra le gambe.
Quando lui entra nella stanza grande che affaccia sul mare fa un sospiro. Tutto colpa tua, Manuela. Pensa rassegnato. A stomaco vuoto si butta sul letto. Spera di dormire e magari di sognare cosa dovrà inventarsi per animare la sua prima sera come capo animatore.

4 commenti:

  1. Ne voglio ancora!!! Ti preeego!!!

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  2. Lo sapevo che già dal primo incontro ci sarebbero state le scintille, ma qui è davvero amore a prima vista. Michele si sente già impotente davanti agli occhi da cucciolo di Diego, tanto da perdere ogni spavalderia e arrabbiatura. Sento che questa storia diventerà una vera droga. Voglio la mia doseeeeeeeeeeeee!!!!

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  3. Grazie di cuore, drogatone mie!!!!!!! :D

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  4. aiuto le prime battute del litigio sono leggendarie! hahahahaha sono già presissima da questa storia!

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