WARNING: NC17 per scene di sesso Tutto ciò si consideri frutto della fantasia e del talento dell'autore. Non c'è niente di reale né è a scopo di lucro. PS: la canzone è trascritta ad orecchio, sicuramente avrò sbagliato qualcosa.
Quella notte non scoparono, non sperimentarono:
Michele e Diego fecero l’amore per la prima volta.
Impacciati ma appassionati, si strapparono di
dosso i vestiti ancora pieni di sabbia e si gettarono fra i ricami delle
lenzuola, baciandosi con foga, esplorando, toccando, accarezzando, leccando.
Quando Michele si spinse in lui la prima volta,
a Diego sfuggì un piccolo lamento di dolore. Era stato bravo, molto bravo, e
cauto, eppure quei pochi centimetri di attrito si fecero sentire lo stesso.
Poi più niente, solo piacere.
Il respiro coinvolto di Michele, il suo calore
contro il petto mentre lo teneva abbracciato a sé, una mano fra le sue gambe,
lo facevano sentire protetto, morbido, completo.
“Ci stai riflettendo troppo, spingi più forte.”
Diego sussurrò, ansimando, spostandogli i capelli dalla fronte e guardandolo
negli occhi.
“Sssh.” rispose Michele arrossendo, chiudendogli
la bocca con una mano. Diego gli mordicchiò le dita dispettosamente, mugugnando.
“Stai buono, voglio godermi questo momento.
Ho trovato il mio posto nel mondo.” avrebbe voluto aggiungere Michele, ma
non lo fece. Gli baciò il collo, invece, mentre aumentava la velocità dei
movimenti strappandogli gemiti sommessi.
Le lenzuola della prima notte.
Diego vi si aggrappò con entrambe le mani
quando sentì approssimarsi l’orgasmo. Era una sensazione nuova, intensa, eppure
familiare. Non riuscì a contenerlo a lungo e si lasciò scuotere dalle
sensazioni, gemendo esclamazioni scurrili mentre Michele, sorridendo, gli stampava
un bacetto sulla guancia. Ancora un attimo e anche lui si lasciò andare, farfugliando
qualcosa d’incomprensibile agli esseri umani.
E quella non fu che la prima di tante,
tantissime altre volte.
A dire il vero trascorsero la quasi totalità
del loro rimanente tempo insieme a letto, fino alla fine delle due settimane,
nonostante le finte proteste di Diego che avrebbe voluto esplorare la natura,
la cultura, l’enogastronomia pugliese e invece non si andava mai oltre il
supermercato. Evidentemente dovevano solo rompere il ghiaccio e quello ormai
era bello che rotto.
Ma a loro non piaceva solo fare sesso insieme:
qualsiasi attività, anche la più banale, come cucinare o guardare un film, era
migliore se la condividevano.
Le chiacchiere, gli scambi arguti, il flirtare
spudorato, i consigli sulle massime gioie della vita: erano completamente
affiatati, anche se a vederli sembravano due opposti. Michele si vergognò anche
solo di aver pensato che magari… magari un giorno avrebbero potuto vivere
insieme, condividere qualcosa di importante.
Ecco che c’era ricascato.
“A che stai pensando?” gli domandò Diego che
era sdraiato al suo fianco, la testa appoggiata sul petto, gli occhi tristi.
“A che cosa vuoi che stia pensando. Non voglio
che te ne vai.” Michele gli accarezzava i capelli, lo sguardo fisso di fronte a
lui, quasi catatonico. “E’ già arrivato quel maledetto giorno.”
“Già… ancora poche ore…” Diego stava pensando
alla stessa, identica e dannata cosa, ma forse ammetterlo per primo l’avrebbe
reso più debole, più stupido o forse solo più innamorato. Scoprire che anche
Michele si sentiva allo stesso modo fece incrinare le sue difese. “Niente lacrime davanti a lui.” si
dissero entrambi. “Devo essere forte.”
Quando poi il treno che lo avrebbe riportato a
Torino arrivò in stazione, tutto si fece più reale.
Diego gettò la sigaretta e alzò gli occhi in
quelli di Michele.
“Be’…”
“Be’.”
Si guardarono a lungo, come se fosse l’ultima
volta. Non potevano neanche scambiarsi un ultimo bacio in quella trafficata
stazione di Molfetta delle 13.12, ma un abbraccio sì, e agli occhi di una
persona sensibile, quello era l’addio di due innamorati stretti l’uno fra le
braccia dell’altro.
“Ci rivediamo. Ti giuro, ci rivediamo presto.”
sussurrò Michele al suo orecchio, gli occhi lucidi. Diego annuì, mordendosi il
labbro inferiore. Ancora qualche minuto e avrebbe potuto arrotolarsi sul suo
sedile e nascondere le lacrime che aveva voglia di piangere.
Il capotreno chiamò la partenza e Diego dovette
salire a bordo, continuando però a tenere saldo lo sguardo in quello di Michele.
Quando fu troppo lontano, un puntino scuro fra puntini scuri, Diego prese posto
e lasciò che una lacrima gli solcasse il viso per poi asciugarla in fretta. Tirò
su col naso e si nascose come poteva agli sguardi degli altri passeggeri.
Chiuse gli occhi. Preferiva dormire e sognare
di essere ancora nella calda Puglia. Con lui.
Quando fu di nuovo in auto, Michele si mise a
singhiozzare come un bambino. “Miché,
accidenti a te. Vuoi smetterla?” si asciugò gli occhi col dorso della mano
e mise in moto. “Perché continui a
sentirti come se questa fosse l’ultima volta che lo vedi? Sei troppo preso. Sei
davvero troppo preso.”
Attraversò in fretta la città e si rifugiò in
casa, dove ormai ogni angolo gli ricordava qualcosa di Diego, che fosse solo un
apprezzamento o una risatina rivolto ai suoi tanti giocattoli, una frase o
un’espressione, o che fosse il suo corpo caldo, preso ovunque, in ogni stanza,
più e più volte.
Sospirò, rassegnato. “Le storie a distanza non durano.” cercò di convincersi, in modo da
smettere di soffrire più in fretta, come se tutto quello fosse già
intollerabile. Ma cambiò idea in fretta, non voleva rinunciarvi. Rovistò nelle
tasche e recuperò il cellulare.
Click.
“Michele!”
“Mi manca papà Diegone.”
“Di già?” lo sentì tirare su col naso.
“Già. Di già.”
Pausa.
“Ti spiace se restiamo al telefono per un po’?”
“Non mi spiace affatto, Miché.” sorrise.
Parlarono finché le batterie dei cellulari non
furono del tutto prosciugate, e così ogni altro giorno in cui non riuscirono a
rivedersi.
Poscritto:
“Buongiorno vita mia!”
“Wow. Addirittura.”
“Ehm, chi parla?”
“Sono Ea, il batterista dei Medusa.”
“Col telefono di Diego.”
“Sì, vuole farti sentire una cosa, si sta
scaldando la voce.”
“Via telefono?”
Il cellulare era stato già appoggiato e, dopo
un breve silenzio, Michele sentì una canzone in lontananza, suonata dal vivo da
tutti i Medusa. Era quella che Diego aveva composto in treno, ora completa.
“Sono
qui con te, non mi vedi
Sono qui
per te e non ci credi
Ma lo
sai che anch’io ti vedo
che mi
sorridi dopo che ho sorriso a te
Chiamando
poi il tuo nome credo
per
strada poi ti girerai senza un perché
Non è
facile perché qui niente
mi parla
di te ma con la mente io
Io posso
sai correre via
sarò
negli occhi più belli che oggi vedrai
Nient’altro
che una fantasia
e
stretto a te aspetto, dove mi porterai
Solo se
vorrei sfogare queste lacrime
sono
solo e sto pensando ancora a te e vorrei
non
dovere più pensare
perché
il ricordo di te non mi basterà, non mi basta
Sono qui
con te, ora mi vedi,
dimmelo,
dimmelo se non ci credi
L’estate
mia porta il tuo nome
sul
cuore ormai segnato indelebile
Lo
spazio ora ci divide
ma il
tempo fa aumentare la voglia che ho di te
Papà
Diegone chiede al tempo un’altra illusione
Papà
Diegone porta nel suo cuore il tuo nome
Solo se
vorrei sfogare queste lacrime
e sono
solo e sto pensando ancora a te e vorrei
non
dovere più pensare
perché
il ricordo di te non mi basterà, non mi basta mai”
“Michele!”
“Diego.” La voce rotta.
“Mi spiace, ma dovrai venire su a Torino.”
“C-come mai?”
“Questa canzone. Hai capito di chi parla, vero?
Voglio che ci sia dentro anche la tua voce.”
“Diego…”
“Sì?”
“Vorrei dirti che ti amo.”
“Dimmelo.”
“Ti amo. Ora mi organizzo e vengo su il prima
possibile.”
“Ehi.” Si guardò intorno. “Anche io. E ti
aspetto.”
Click.
Michele sorrise.
La bellissima canzone che ha ispirato questa fic! :)
L'ho appena finita- E' un vero capolavoro, non so dire quale parte mi abbia emozionato di più, ma penso che tu sia riuscita a creare davvero un'atmosfera magica attorno a loro che mi ha fatto sognare. Il pezzo in cui finalmente fanno l'amore è intenso, coinvolgente, passionale e dolce. Vorrei essere io in grado di descrivere così bene una scena d'amore come hai fatto tu. So già che sarai la mia spacciatrice di slash preferita.
Forse la parte anzi sicuro la parte che mi ha emozionata di più è l'addio al letto, quel momento dove entrambi gettano le maschere ma lo fanno contemporaneamente perché troppo impauriti di sembrare deboli, che l'altro pensi: mi ama troppo. Mi ha commossa e tu lo sai. Il finale è perfetto, è come l'ho immmaginato e anche meglio... piccola postilla. Mi piace troppo che Michi lo chiama: "Vita mia", è così realistico, anche il mio ex che era calabrese mi diceva vita mia o altri appellativi romantici <3 Ora però non pensare che te la sei cavata con Papà Diegone però.... questa è solo l'inizio dell'inciclopedia che posterai... vero? VERO???????? LOL
Questo blog è nato per tutti quelli che amano la coppia Caparezza/Diego Perrone (altresì detta Diegorezza) in odor di slash (slash fanfiction) e per coloro che amano Diego Perrone e il mitico Michele Salvemini come artisti, con un occhio speciale e fantasioso sugli altri musicisti che più o meno ruotano (o hanno ruotato) intorno a questa coppia. Welcome.
ATTENZIONE: tutte le fanfiction presenti nel sito che citano Diego Perrone e Michele Salvemini (Caparezza)e altri personaggi reali, sono da considerare sempre e tassativamente frutto della fantasia e del talento dell'autore. Non c'è niente di reale né è a scopo di lucro. In caso contrario, qualora si racconti un avvenimento "reale" non sarà una fanfction e verrà ben specificato.
Se non vi piace lo slash non leggetelo
Sublimando sul palco................................................................................................................................
-Durante fuori dal tunnel, alla frase: “Mi sento stretto come quando inchiappetto un topolino” (al posto di puffo, per adeguare alla scenetta) mimato un atto omosessuale, nella fattispecie CaparezzaVSDiego.
-Durante Bonobo Power, vengono imitati coiti e Diego, dopo aver tentato Capa al sesso bonobo, si consola prima con il tastierista poi con una banana.
-Durante una nuova versione di Fuori dal tunnel, Caparezza imita un nuovo coito omosex con uno stura lavandini sempre ai danni di Diego.
-Durante il dito medio di galileo, Diego presta il fianco alla famosa frase: “Temono il dito di Galileo tra le chiappe” mettendosi in posa per farsi infilare metaforicamente il dito medio tra le chiappe da Caparezza.
-Durante una delle tante versioni di Abiura di me, Diego dice: “Ti posso cliccare?” e dopo averlo toccato con la freccetta, arriva con un finto dito (tipo sempre mouse del pc) e lo sbatte sui genitali di Capa.
-In un'altra di Abiura, Caparezza impugna il pacman e "mima" di mordere qualcosa che pende dal corpo di Diego, indovina un po' cosa...
-Ancora Abiura di me, Diego fa la principessa del videogioco di Super Mario che amoreggia con Tetris, interpretato da Caparezza.
-Durante Kevin Spacey, Diego Harry Potter, sbatte la bacchetta magica verso il sesso per evocare un sortilegio contro la prostata di Caparezza.
-Durante stango e sbronzo Caparezza prende di petto le dimensioni della scimmietta di Remy (interpretata da Diego) e definisce le dimensioni del suo pene siffrediane.
-Prima di Auditel's family, per parlare del decadimento dei rapporti amorosi, Caparezza imita una telefonata ad una linea erotica e Diego interpreta una centralista hard con tanto di parrucca e movenze.
-Nel live de La fine di gaia, Caparezza spinge nel sedere di Diego la lancia, gesto però non legato ad una scenetta o altro. Così...
-In The auditel family, alla fine Caparezza svende tutto, persino una notte d'amore con Diego. Ma poi si pente e cerca il suo perdono tirandogli un bacio subito ricambiato
L'ho appena finita- E' un vero capolavoro, non so dire quale parte mi abbia emozionato di più, ma penso che tu sia riuscita a creare davvero un'atmosfera magica attorno a loro che mi ha fatto sognare. Il pezzo in cui finalmente fanno l'amore è intenso, coinvolgente, passionale e dolce. Vorrei essere io in grado di descrivere così bene una scena d'amore come hai fatto tu. So già che sarai la mia spacciatrice di slash preferita.
RispondiEliminaForse la parte anzi sicuro la parte che mi ha emozionata di più è l'addio al letto, quel momento dove entrambi gettano le maschere ma lo fanno contemporaneamente perché troppo impauriti di sembrare deboli, che l'altro pensi: mi ama troppo. Mi ha commossa e tu lo sai. Il finale è perfetto, è come l'ho immmaginato e anche meglio... piccola postilla. Mi piace troppo che Michi lo chiama: "Vita mia", è così realistico, anche il mio ex che era calabrese mi diceva vita mia o altri appellativi romantici <3 Ora però non pensare che te la sei cavata con Papà Diegone però.... questa è solo l'inizio dell'inciclopedia che posterai... vero? VERO???????? LOL
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