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Dopo il concerto Caparezza si attardò con i tanti
fan desiderosi di incontrarlo. Nella
tenda Gaetano, Alfredo e Giovanni occupavano l’unico divanetto mentre Diego
sedeva distratto su uno sgabellino, a torso nudo e tra le mani un cartoccio
unto. Con lo sguardo imbronciato fisso
sull’entrata, si portò alle labbra una polpettina di baccalà e masticò nervoso
tanto da non prestare neanche attenzione al sapore. Sbuffando abbassò la testa
sul pacchettino, ma in quel momento gli giunse alle orecchie la voce di Michele.
Gli sembrò stesse salutando qualcuno nello spiazzo antistante il gazebo.
Continuando a stringere il cartoccio tra le mani, si finse indifferente. Un
secondo dopo Michele Salvemini, in arte Caparezza, varcò la soglia. Sorrideva,
ma Diego sapeva che dopo due ore di concerto desiderava solo mangiare e
buttarsi su di un letto. Solo l’amore per i suoi fan gli permetteva di
dimenticare la stanchezza. Quando gli occhi scuri di Michele si posarono su di
lui, Diego sentì le gambe diventare gelatina e la gola secca. Si chiese come
mai dopo tutto quel tempo un suo sguardo gli facesse ancora lo stesso effetto.
“Ehi” lo raggiunse rivolgendogli uno dei suoi sorrisi
smaglianti.
“Ehi” dentro Diego si sentì emozionato come un bambino
la notte di Natale. “Erano tanti oggi”
“Tutti vogliono un pezzettino di Caparezza” commentò
il pugliese grattandosi la testa, poi la sua attenzione fu catturata dal
pacchettino che l’amico e collega stringeva. “E questo?” sbirciò curioso.
Deluso dall’aver perso la priorità, Diego alzò le
spalle: “Polpettine di baccalà, sono troppo buone”
“Sto morendo di fame” annunciò con una vocetta
stridula toccandosi lo stomaco dolorante. E allungò la mano per agguantarne
una.
Diego tirò indietro il pacchettino: “No! Vattele a
comprare. Queste sono mie!”
Sorpreso da quella reazione, Michele lo fissò arrabbiato,
mentre Diego si stringeva al petto il cartoccio come se fosse il più prezioso
dei tesori.
“E dai Diegone!” lo supplicò quasi
Dalla sua postazione Gaetano ridacchiò, sferrando
gomitate ad Alfredo piegato in due dalle risate.
Voltatosi verso i compagni lanciò loro un’occhiataccia
truce. “Che cazzo avete da ridere?”
Alfredo piangeva, ma tentò inutilmente di ricomporsi. Di
fronte a quel quadretto però era difficile restare seri.
“La smettete voi due?” insistette il cantautore ormai
con gli occhi fuori dalle orbite.
Lo stomaco brontolò causando l’ilarità di tutti,
compreso il silenzioso Giovanni, il quale fu costretto ad uscire per non
scoppiargli a ridere in faccia.
“Ma tu guarda ‘sti deficienti” Michele scosse la testa
per poi voltarsi di nuovo verso Diego. “Allora,
che c’è? Sei strano, più del solito”
“Niente” Diego infilò un’altra polpetta in bocca
sporcandosi di olio.
Lo sguardo di Michele si posò sulle labbra unte. “Sono
morto di stanchezza e di fame, non ho voglia di…”
“Non hai voglia?” gli occhi castani da cerbiatto
incontrarono i suoi.
“Di g- giocare” balbettò, gli capitava spesso quando Diego
lo guardava in quel modo.
“Io sì” la lingua giocò con il cerchietto.
Intanto Giovanni richiamò i compagni così che la tenda
si svuotò ad eccezione dei due litiganti.
“Diegone” Michele gli appoggiò le mani ai fianchi, ma
Diego sfuggì al suo tocco. “Mi vuoi dire che c’hai?”
Invece di rispondere, l’interpellato continuò ad
ingozzarsi, masticandogli davanti.
“Ma è mai possibile che fai sempre i capricci
Diegone?” e in quel momento lo stomaco del cantante pugliese rumoreggiò di
nuovo.
Non riuscendo a trattenersi, Diego scoppiò a ridere.
Michele gli sferrò un pugnetto sulla spalla: “Che
cazzo ti ridi, egoista che non sei altro!”
“E va bene, ma
solo perché non mi va di sentirti!” acconsentì infine Diego.
“Grazie tante, brutto egoista!” si sporse in avanti.
“Apri la bocca!” e prendendo una polpettina dal
cartoccio Diego gliela avvicinò. Il profumo di fritto riempì le narici di
Michele, il quale affamato, obbedì. Invece di lasciare il bocconcino, le dita
di Diego gli sfiorarono le labbra.
Con la frittella, il cantautore pugliese gli catturò
anche i polpastrelli, carezzandole con la lingua.
Diego si lasciò sfuggire un gemito, mentre il respiro
di Michele divenne affannoso. Quando gli lasciò la mano e masticò finalmente il
boccone, il torinese si portò le dita alle labbra leccandole: “Buono”
Michele sapeva benissimo che non si riferiva al sapore
delle frittelline. “Sei proprio un diavoletto!” lo sguardo scese verso il petto
nudo sul quale spuntava un ciuffetto di peli. “Avevi caldo?”
“Sembre!” ribadì “Ormai dovresti saperlo!”
“Che peste insopportabile!” protestò Michele con l’animo
in subbuglio.
“Mi piace il tuo sapore, Michi” Diego lanciò questa
bomba cogliendolo di sorpresa.
Michele fu costretto ad aggiustarsi i pantaloni, ormai
diventati un po’ troppo stretti.
“Fai ahhh” continuò a stuzzicarlo, ma all’ultimo momento
ritrasse la mano infilandosela in bocca. “Anzi, non ti dispiace se mangio io
l’ultima, vero?”
Prima che avesse il tempo di masticarla, Michele gli
circondò la vita con un braccio. Facendo cadere lo sgabello per terra, lo
attirò a sé. “Mi dispiace, invece!”
“Che fai!”
Per tutta risposta, Michele gli intrappolò la bocca,
cogliendolo letteralmente di sorpresa.
Diego si aggrappò a lui e spinse la lingua per
approfondire il bacio, ma Michele si ritrasse. Sorridendo vincitore, masticò la
polpetta che era riuscito a soffiargli.
“Che stronzo” Diego cercò di liberarsi dalla sua
stretta, ma senza troppa enfasi.
“Dove vai?” Michele lo attirò ancora più vicino. Diego
poteva avvertire il calore del suo respiro, il dolce sapore del fritto unito al
suo profumo naturale che tanto lo mandava in crisi.
Al contatto del torace massiccio contro il suo e
dell’erezione contro la coscia, Diego divenne audace: "Hai cazzeggiato fin
troppo, Michi!" e tirandogli la barba, lo riportò all’ordine.
"Cazzeggiato?" Michele restò senza fiato, la sicurezza di Diego
riusciva sempre a disarmarlo, proprio come sul palco.
"Già!" Diego gli sfiorò il labbro superiore
con il piercing: “Vuoi baciarmi o no?”
“Mi dici perché sei incazzato?” domandò prima di
accontentarlo.
“Ti ho aspettato per un’ora come un coglione
” sbuffò Diego. “Dovevamo andare a cena tutti insieme!”
“Lo sai che non potevo deludere i miei fan”
“Uff” protestò sbuffando. Diego era un pò geloso del
tempo che l’amico trascorreva con i suoi fan.
“Diegone” Lui non rispose e Michele ripeté quel
nomignolo che a lui piaceva tanto: “Diegone”
“Che c’è!” sbottò.
Lo sguardo che Michele gli rivolse disarmò
talmente il giovane cantante da farlo sentire un vero idiota per essersi
arrabbiato. Si lasciò baciare lentamente e con dolcezza. Dopo aver atteso così
a lungo quel bacio, Diego era deciso a goderselo fino in fondo. Si aggrappò
alle sue spalle, mentre lo sgabello finiva a terra. Il desiderio di ottenere di
più, ma la consapevolezza di non poterlo avere e soprattutto la paura di essere
sorpresi, li rendeva audaci. Un rumore proveniente dall’esterno li costrinse a
separarsi. Si guardarono ansimanti, poi ridendo come due ragazzini, sgusciarono
fuori dalla tenda per raggiungere gli altri che li attendevano accanto al
furgoncino.
Wow... molto sensuale tutto il giochetto col cibo!!! <333 E Diego è così dolce, si lascia disarmare ancora da uno sguardo di Michele dopo tanto tempo! <3
RispondiEliminaBella l'idea ma ci sono frasi che secondo me Michele non direbbe mai, sembrano un po' da fiction e rendono una bellissima storia un po' finta, per il resto mi piace come tu sai, e apprezzo che Diego sembra sempre così lui anche se nn lo conosciamo. Ci sono momenti pregievoli davvero....
RispondiEliminaSì, i giochetti con il cibo sono qualcosa che mi ha sempre attratto e loro essendo così smaliziati e burloni li immagino a fare questo genere di cose. Diego soprattutto lo vedo capace di tirare a Michele ogni tipo di scherzetto. Sono così adorabili che non si può non amarli. Giusi, grazie per i complimenti ma anche per i tuoi suggerimenti e critiche. Ne farò tesoro per la prossima fic in modo da rendere Michele sempre più reale.
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