Titolo: La lunga estate caldissima (Capitolo 4, 5, 6) Genere: AU
Pairing: Diego Perrone/Michele Salvemini (Caparezza)
Genere: Comedy/Romantico/Introspettivo
Rating: NC 13, slash,
Disclaimer: I personaggi mi appartengono, ho preso in prestito solo i
nomi e questa opera non ha scopo di lucro.
Note
dell’autore: il
titolo di questa fiction è stato ispirato dal pezzo degli 883, che faranno da
colonna sonora all’opera penso. Spero di riuscire a far assomigliare i
personaggi il più possibile agli originali.
Capitolo 4
Le ragazze dell’animazione
stimolano i bambini presenti a mettersi al centro di fronte ai loro genitori in
attesa dell’inizio dello spettacolo, mentre il resto dello staff accoglie gli
ospiti arrivati alla spicciolata. Alle nove e mezzo l’ampio spazio accanto alla
piscina è già gremito di persone. Un chiacchiericcio per niente sommesso
arroventa l’aria già frizzante di per sé. E mentre i piccini ballano sulle note
de Il coccodrillo come fa e Il pulcino pio, Diego si aggiusta la
cresta di capelli cercando di pensare cosa dire per iniziare degnamente lo
show. In quel momento sente la presenza del suo stretto neo collega cuoco.
“Nervoso?” domanda, la voce profonda fa rabbrividire Diego, la sua è di
tonalità meno bassa, più squillante e particolare. È grazie alla voce che si è fatto
strada nella sua breve, ma nemmeno tanto, esistenza. Cantando per un gruppo con
un certo successo, poi tentando la strada da solista fino a quando un episodio
drammatico ha virato spiacevolmente la sua vita da un’altra parte.
“Non sono nervoso... sono...
sono... terrorizzato!” si volta verso di lui con gli occhi sgranati da pazzo.
“E allora io? A quest’ora dovrei
essere a casa!” ci si vede per un attimo. Sul suo terrazzo, ad osservare i
pescherecci uscire verso il mare. O fare qualcosa di infantile tipo giocare con
la play per neutralizzare i pensieri nel cervello che gli ricordano quale vita
inutile fa a trentadue anni suonati. Il discorso termina lì, Fabio entra per
sincerarsi che siano pronti. È lui che si occupava della musica e chiede al
capo villaggio cosa preferisce come sottofondo.
“Partiamo subito con la sigla,
poi vediamo. Siccome lui non la conosce, entrerà dopo. Lo presento io come
cabarettista”
Fabio si accomiata. Da fuori
penetra il battere delle mani e quando le luci si accendono e inizia una
musichetta allegra, Diego fa un sospiro e poi entra. Le mani sudate, i piedi
sudati, la fronte ancor più sudata: “Forza, tutti a ballare la sigla” grida con
una voce finto divertita, sperando che nessuno si accorga che è un incapace.
Che non si ricorda i passi, che insomma è nei guai fino al collo. Dalla sua
postazione preferenziale, Michele osserva agitando la testa, confuso. Non sa se
provare rabbia per lui o più tenerezza, quasi pena. Poi inizia la sigla e
capisce che forse ce la farà, visto che a ballare balla, e bene, un movimento
di bacino che sembra davvero ben fatto. Anzi inizia a pensare che sia nato per
muoversi, per ballare, muovere il corpo. Non come lui che sembra un passone
della vigna, in confronto, e si muove solo per agitarsi, visto che di carattere
è un eterno agitato, come un moto ondoso senza pace. La parole della canzone
contribuiscono ad irritarlo.
Non senti qui, che
odore di salsedine c’è?
Non senti che nell’aria
vacanza è?
Con Sarabanda club,
sei già in alto mar
Se vuoi davvero ridere
e scherzar, su cosa spendi scendi a bailar...
Sarabanda, non è una
sbronza,
tutti insieme che la
vita non aspetta.
Sarabanda, fuori di
testa, ballerai finché non esplode la festa!
Il ritmo è veramente indiavolato,
gli animatori scatenati così come i bambini. Gli adulti cercano di capire le
mosse ma come sempre, non le memorizzeranno prima del terzo giorno.
Alla fine della sigla, Diego si
tocca i capelli e, sempre nervosissimo inizia a parlare dei suoi colleghi. Lo
fa dapprima con le ragazze del mini club. Da uno stampato legge gli orari che
concernono le varie attività cercando di dare enfasi alle parole. Presenta Fabio
che si occupa dei giochi da spiaggia insieme a Manolo. Poi c’è Riccardo, invece
per lo sport e così via.
“Ma per quanto riguarda lo
spettacolo, il personaggio più esilarante di tutti è il nostro capo animatore,
il vero mattatore dello staff del Sarabanda” la voce si alza sul finale: “Il
grande Michele Salvemini!”
E siccome per l’occasione sono
accorse anche le varie maestranze della cucina, camerieri compresi, da questi
si alza un boato, nemmeno fosse entrato Max Giusti o similari! Contagiati dall’entusiasmo
anche il resto del pubblico grida e applaude. Evidentemente hanno pensato che
la capigliatura selvaggia faccia parte della scenografia, nessuno sa che è il
suo look abituale, che però di solito cela sotto fasce per via del caldo e dell’igiene.
Nemmeno ha parlato e già tutti ridono. Per Michele è un momentaccio, si sente
messo alla berlina, ridicolo, il giullare del regno. Una sensazione di
umiliazione lo invade e sta per andarsene sbattendo un’ipotetica porta, quando
però qualcosa attrae la sua attenzione. È lo sguardo di un bambino, nemmeno
cinque anni. Ha un grosso sorriso e continua a guardarlo come in estasi, come
se lui fosse il suo eroe, colui che riporterà la pace nel mondo, la fine di una
carestia. Quel bambino cambia tutto e improvvisamente , Michele Salvemini non
esiste più. E torna indietro a quasi trent’anni prima, a quando all’asilo la
sua maestra anziana lo chiamava con quel nomignolo assurdo, dialettale. E gli
viene istintivo riprenderselo, come una maschera nuova, da esibire a quel pubblico
pagante. Michele Salvemini diventa un attore, e il suo ruolo è...
“Io sono Caparezza! E non serve
spiegarvi perché mi chiamo così...” si tocca i capelli e tutti ridacchiano. E
dopo aver spiegato ai non pugliesi le origini del suo nome, inizia a sciorinare
un discorso sulla situazione politica italiana, su Berlusconi, sulle cupole
degli intoccabili, sulle questioni legate all’ambiente, facendo sia ridere che
pensare. Ad ogni battuta, parte un applauso, un sorriso, e qualche risata amare
per chi si sente un po’ preso in causa, tipo un palazzinaro presente, un
assessore indigente. Ma la maggior parte ama le sue dissertazioni, che spesso
finiscono per diventare grottesche o veri deliri. Insomma Caparezza per mezz’ora
stupisce tutti, compreso Diego, che resta a bocca aperta domandandosi dove
quello chef all’apparenza così rozzo e privo di talento, nascondesse tali
capacità da relatore, da mattatore. Non si stupiscono i suoi colleghi, abituati
alle sue sparate. Tutti sanno che Michele è uno che legge, che s’informa, che
studia e che pensa, oltre a condire stufati e melanzane. Insomma dentro Michele
c’era un Caparezza che aveva solo bisogno di venire fuori.
Capitolo 5
Il tempo trascorre e nemmeno se
ne accorgono. Dopo lo show del neofita cabarettista, che esce tra uno scroscio
di applausi per il suo spettacolo così originale, un mix di impegno sociale e
comicità, arriva l’intrattenimento musicale. L’asso nella manica di Diego
Perrone. Dopotutto, se ha accettato quel lavoro è anche per la possibilità di
continuare a cantare. Per cominciare parte con il suo pezzo preferito, quello
che adora cantare e che ha anche intenzione di rifare, quando avrà messo da
parte abbastanza denaro per potersi permettere di prodursi un nuovo cd solista Solitary beach di Franco Battiato, il
cantante a cui lui si ispira più di altri, il cui disco è stato il suo primo
regalo quando era solo un bambino. Il pezzo però è di quelli difficili, e la
gente sbuffa, lui se ne rende conto presto che non è apprezzato, capito. L’unico
che sembra ammaliato da quelle parole, da quelle note, è Michele... Mare mare mare voglio tornare... fa il
ritornello, e in lui, fantasia ed emozioni imperversano. Sotto la pelle, sotto
la ciurma di capelli sconfinata. Pensa di non aver mai sentito una voce tanto
bella e si pente di nuovo per la gratuità che ha avuto nel giudicare il
giovanotto, senza averne prima testato le sue autentiche qualità. È ancora
assorto in quella dolce melodia quando
si accorge che Diego ha sfumato le note di Solitary
e chiede al pubblico quale canzone cantare prima della chiusura. Dalle
sedie si levano varie voci, ma una richiesta su tutte lo fa sorridere,
riportandolo indietro di tanti anni, fino al suo primo amore. Un pezzo degli
883, uno di quelli per lui tosti, che la sua voce non potrebbe essere più lontana
da quella di Max Pezzali! Accoglie la richiesta e, una volta d’accordo con il
dj, inizia con le prime toccanti strofe.
Le notti non finiscono
Nell'alba nella via
Le porto a casa insieme a me
Ne faccio melodia
E poi mi trovo a scrivere
Chilometri di lettere
Sperando di vederti
Ancora qui
E' inutile parlarti sai
Non capiresti mai
Seguirti fino all'alba e poi
Vedere dove vai
Mi sento un po' bambino
Con te lo so non finirà
Il sogno di sentirsi
Dentro un film
E poi all'improvviso
Sei arrivata tu
Non so chi l'ha deciso
M'hai preso sempre più
Una quotidiana guerra
Con la razionalità
Ma va bene purché serva
Per farmi uscire
Come mai, ma chi sarai
Per fare questo a me
Notti intere ad aspettare
Ad aspettare te
Dimmi come mai, ma chi sarai
Per farmi stare qui
Quì seduto in una stanza
Pregando per un si
Dal suo angolino Michele è ancora
là, non si è andato a cambiare, ad asciugare il sudore, a bere un bicchiere di
qualcosa, acqua o birra che sia, no. Sta ancora a metà strada tra il sogno e l’incubo.
Non riesce a capacitarsi che una voce possa fargli quell’effetto.... ma poi, a
pensarci bene, non è solo la voce la causa della sua emozione, che è anche
fisica. Gli pare che ettolitri di sangue siano ormai migrati nelle parti basse
e che il suo sesso sia solo un grumo piacevolmente doloroso. Quello che prova,
se dovesse spiegarlo ad un eventuale confidente, corrisponde al desiderio di un
vegetariano convinto, di fronte a un invintantissimo filetto. Diego è il
filetto ma lui non vuole che lo sia. Cerca di guardare altrove, sulle sinuosità
di qualche donna in prima fila, ci sono anche le animatrici, sono carine, ma
Michele è costretto ad ammetterlo: nessuna di quelle giovani fanciulle gli
scuce un sentimento così genuino, né tanto meno una così consistente erezione.
Finito il pezzo, Diego saluta
ossequiosamente il pubblico augurando loro un buon proseguo di serata e la
buona notte. Due falcate rapide e si invola verso il proscenio. Il cuoco è
imbarazzato, teme che il giovanotto si avveda del suo stato e, per
scongiurarlo, afferra la prima cosa voluminosa che trova, un grande sombrero, e
se lo piazza sul pacco. Diego capisce subito che qualcosa non va, fosse altro
che Michele, con quel sombrero messo così, sembra un pazzo scatenato!
“Tutto bene amico?”
“Sì, giusto una cosa pensavo... ”
“Dimmi pure... ” Diego piega la
testa di capelli ingellati da un lato, verso la sua.
“Niente è che... ” saltella da un
piede all’altro.
“Che?”
“La tua voce... ”
“Sì? La mia voce... che cosa?”
Michele si rende conto che sembra
un maniaco sessuale, è convinto che se gli farà un complimento sembrerà che ci
stia provando con lui. Ma poi lo dice.
“La tua voce è... è così bella...”
lo dice e subito dopo si ucciderebbe. Non sa perché ma è convinto di non aver
detto mica: La tua voce è così bella
ma Ho un incredibile bisogno di fare all’amore
con te Diego. Penso che se non succederà io sparirò o peggio. Comunque
succederà qualcosa che farà soffrire mia madre dunque inutile girarci intorno,
tu non conosci mia madre... Si rende conto che sta delirando mentre Diego è
ancora lì con un sorrisetto dolcissimo.
“Grazie davvero Michele, anche tu
sei stato forte. Avevamo entrambi tanta paura di come sarebbe andata invece è
andata alla grande. Sei un talento, sul serio, dovresti farlo come lavoro” gli
dà una pacca sulla spalla ma poi si pente subito per la frase: “Ovviamente tu
un lavoro dove eccedi ce lo hai già...” abbassa la testa.
“Certo” poco dopo non sono più
soli. Il resto dello staff d’animazione accorre e tutto diventa calore,
abbracci, complimenti. E Diego e Michele si ritrovano divisi ma continuano a
guardarsi fittamente. Mentre Diego accetta una bottiglia di birra, mentre
Michele risponde alle domande di Riccardo e poi di Manolo, mentre tutti si
congratulano con loro. Sta quasi per farsi trascinare fuori dai suoi amici
Diego quando punta i piedi. “Non vengo, andate pure” e tutti scappano a finire
di sbronzarsi o a ballare. Ma Diego no, e superato il capannello di gente
assurda che lo divide da Michele, finalmente lo raggiunge. “Questa vittoria va
festeggiata” gli sussurra con la bocca ad un soffio dal suo orecchio. Michele è
già tutto un brivido.
“Sì?”
“Portami da qualche parte, via di
qui. Un posto che ti piace a te. Via dall’albergo”
Michele è sulle spine, non
soltanto per l’imbarazzo di trovarsi così a stretto giro con il bell’animatore,
ma perché sa che non possono uscire dall’hotel, sopratutto lui che è ora ufficialmente
il capo animatore. “Che dici Diego! Non è mica finita la serata. Non puoi
allontanarti da qui”
Diego butta dentro un’altra
sorsata di birra, fissandolo sempre con insistenza. “Non mi frega Miche’. Se
pensi che mi faccia bloccare dentro questo hotel del menga ti sbagli” poi lo
prende per mano. “Andiamo dai...” come un bambino di tre anni all’uscita da
scuola Michele si lascia trascinare.
Capitalo 6
La serata è caldissima, un anticiclone
dal nome minaccioso imperversa l’Italia del centro sud e, alla faccia del caldo
e del fatto che sono ambedue mezzi brilli (più Diego), della gente assurda che
cammina per strada, nel centro di quella località turistica in pieno Salento.
Alla faccia della processione per una certa Madonna, Michele e Diego giocano a
rincorrersi come due ragazzini. Ogni tanto si perdono, poi Michele con la sua
mole, si blocca e passa lo sguardo sopra le tante teste in movimento e lo vede,
piegato verso il muro, o su un’automobile in sosta. Lo trova e lo riporta
accanto a sé. Come se fossero amici da una vita, Diego gli passa un braccio
attorno alla vita, un gesto troppo intimo secondo Michele, ma che, data la
situazione emozionale che prova ancora, anzi sempre di più, è anche poco. Ancora troppo poco.
“Devi portarmi nel tuo posto
preferito Michele”
“Non ho un posto preferito dove
ubriacarmi come fai tu”
“Allora come ti ubriachi? Quando
ti lascia la morosa, quando ti incazzi col tuo capo o quando non ti vengono
bene le scaloppine...” lo sfotte.
Michele ci pensa, poi con un
braccio sulle spalle, lo trascina dalla sua parte. “Ok, ora vedrai come faccio
io” e si avviano abbracciati dentro un market aperto fino a tardi.
È ormai passata l’una quando
Diego e Michele giungono alla spiaggia. Il mare è calmo, la luna culla
incantevole e la sabbia calda, non certo come quando il sole la bruciava ma
nemmeno fresca come ci si aspetterebbe di notte. Diego ci si butta evocando
Tardelli nel famoso goal dei mondiali. In ginocchio, attende di essere
raggiunto da Michele, il quale si siede accanto a lui in silenzio. Una
bottiglia di Montenegro per mano e in una busta attaccata sul polso con l’acqua
minerale.
“Ecco come mi ubriaco io” e
strappa la prima boccia.
“Sei davvero patetico Michele” Diego
lo dice ridendo, poi prende la sigaretta incastrata sopra l’orecchio destro.
“E non sai quanto...” conclude la
voce virile facendolo rabbrividire. Il cantante ha perso per un attimo la
bussola. Perché si trova là? Che succederà ora? Di solito non gli importa di
sapere cosa accadrà cinque minuti dopo. Gli piace l’incognito, lo affascina. E
se fosse con la squinzia di turno, lo saprebbe e bene. Ora è tutto in sospeso.
Gli viene da ridere perché ha pensato a Michele paragonandolo a una ragazzetta
con cui fare sesso. Si gira a guardarlo, quasi come se volesse mettersi alla
prova, o meglio: per essere sicuro che in realtà lui non gli piace per niente.
E lo vede, seduto a gambe incrociate, mentre mischia l’acqua minerale con il
liquore. Le ciglia folte, il cruccio serio, il folto pizzetto che balugina nell’aria
umida. Diego resta di sasso dalla sorpresa. Non sta pensando a niente in
realtà, solo che in quel momento non sa perché ma non vorrebbe in alcun modo
trovarsi lontano da Campo Marino, dal Salento, da Michele. Nervoso giocherella
con la sabbia. Accetta il bicchiere di carta dove c’è lo strano mix e se lo
ingolla, non proprio tutto d’un fiato ma quasi. Michele fa lo stesso e insieme
guardano il primo peschereccio solcare il largo. A quel punto, con l’alcol
giusto in circolo, anche Michele si fa ciarliero.
“Piccolo metodo casalingo per
ubriacarsi, me lo insegnò un mio commilitone. Germano di Caltanisetta”
“Hai fatto pure il militare...
WOW” la mente di Diego fatica ad immaginare il nuovo amico rasato e senza
barba. Magari sarebbe pure più carino, o forse no. Senza barba e capelli
sarebbe un Achille, e la mancanza di peluria il suo tallone. Brindano con il bicchiere
di carta.
“A questa nuova amicizia” fa
Diego un po’ timidino. Poi aggiunge: “A questo sodalizio artistico, che sia più
proficuo che mai”. Sente lo sguardo di Michele addosso e arrossisce un po’,
soprattutto quando la voce gutturale lo esorta a parlare, ad aprirsi.
“Conosciamoci meglio, ti va? Non so niente di te...” una sorpresa per il
torinese. Non si aspettava le confidenze. In cuor suo vorrebbe sapere tutto di
Michele: cosa mangia a colazione, il suo sogno nel cassetto, la posizione
preferita a letto. Vorrebbe davvero conoscere ogni anfratto di lui e della sua
vita passata, ma dovrebbe aprirsi a sua volta e ne teme di non essere all’altezza.
Di essere noioso, o una persona orrenda. O tutte e due le cose. “Meglio di no,
non diciamoci niente” conclude la vocina. Michele pensa sia saggio. Perché poi
darsi la briga di farsi le confidenze, che poi l’estate finirà e Diego, insieme
agli altri, tornerà a nord e lui resterà a cucinare per un periodo indefinito?
Ma poi il torinese sembra ripensarci e dopo aver mandato giù un’altra sorsata,
Diego domanda: “Dimmi solo una cosa di te, sei innamorato?” lo chiede
distrattamente, dando alla voce la stessa enfasi con la quale un turista
chiederebbe dove si trova il tale museo ad uno sconosciuto. Michele si volta e,
causa l’annebbiamento dovuto al Montenegro, non meno quegli occhi così luminosi
e grandi, che sembrano volerlo risucchiare in un mondo a sé, risponde di getto:
“Sono innamorato... ”.
Il mio cuore non riesce a reggere tutta questa bellezza! Il Caparezza che emerge, lo shock della voce di Diego, il sombrero, gli sguardi e i pensieri e poi tutta la scena in spiaggia. "Sono innamorato..." Bellissimo! Ancora!!! Ne ho bisogno! <3
In questi capitoli Diego e Michele si studiano, si osservano e soprattutto si rendono conto di essersi giudicati troppo superficialmente. Diego si ricrede sulle doti da cabarettista e da ammaliatore di folle, mentre Michele resta folgorato dalla voce bellissima ed emozionante di Diego che sembra penetrargli fino in fondo all'anima. Bellissimo quando Diego gli chiede di portarlo nel suo posto preferito perchè vuole che lo condivida con lui per poi chiedergli "Sei innamorato? E Michele senza esitazione e guardandolo imbambolato risponde "Sono innamorato" Tesoro ti sei davvero superata ma penso e spero che nei prossimi mi stupirai ancora. Ti prego non farmi aspettare troppo prima di postare il prossimo capitolo
Questo blog è nato per tutti quelli che amano la coppia Caparezza/Diego Perrone (altresì detta Diegorezza) in odor di slash (slash fanfiction) e per coloro che amano Diego Perrone e il mitico Michele Salvemini come artisti, con un occhio speciale e fantasioso sugli altri musicisti che più o meno ruotano (o hanno ruotato) intorno a questa coppia. Welcome.
ATTENZIONE: tutte le fanfiction presenti nel sito che citano Diego Perrone e Michele Salvemini (Caparezza)e altri personaggi reali, sono da considerare sempre e tassativamente frutto della fantasia e del talento dell'autore. Non c'è niente di reale né è a scopo di lucro. In caso contrario, qualora si racconti un avvenimento "reale" non sarà una fanfction e verrà ben specificato.
Se non vi piace lo slash non leggetelo
Sublimando sul palco................................................................................................................................
-Durante fuori dal tunnel, alla frase: “Mi sento stretto come quando inchiappetto un topolino” (al posto di puffo, per adeguare alla scenetta) mimato un atto omosessuale, nella fattispecie CaparezzaVSDiego.
-Durante Bonobo Power, vengono imitati coiti e Diego, dopo aver tentato Capa al sesso bonobo, si consola prima con il tastierista poi con una banana.
-Durante una nuova versione di Fuori dal tunnel, Caparezza imita un nuovo coito omosex con uno stura lavandini sempre ai danni di Diego.
-Durante il dito medio di galileo, Diego presta il fianco alla famosa frase: “Temono il dito di Galileo tra le chiappe” mettendosi in posa per farsi infilare metaforicamente il dito medio tra le chiappe da Caparezza.
-Durante una delle tante versioni di Abiura di me, Diego dice: “Ti posso cliccare?” e dopo averlo toccato con la freccetta, arriva con un finto dito (tipo sempre mouse del pc) e lo sbatte sui genitali di Capa.
-In un'altra di Abiura, Caparezza impugna il pacman e "mima" di mordere qualcosa che pende dal corpo di Diego, indovina un po' cosa...
-Ancora Abiura di me, Diego fa la principessa del videogioco di Super Mario che amoreggia con Tetris, interpretato da Caparezza.
-Durante Kevin Spacey, Diego Harry Potter, sbatte la bacchetta magica verso il sesso per evocare un sortilegio contro la prostata di Caparezza.
-Durante stango e sbronzo Caparezza prende di petto le dimensioni della scimmietta di Remy (interpretata da Diego) e definisce le dimensioni del suo pene siffrediane.
-Prima di Auditel's family, per parlare del decadimento dei rapporti amorosi, Caparezza imita una telefonata ad una linea erotica e Diego interpreta una centralista hard con tanto di parrucca e movenze.
-Nel live de La fine di gaia, Caparezza spinge nel sedere di Diego la lancia, gesto però non legato ad una scenetta o altro. Così...
-In The auditel family, alla fine Caparezza svende tutto, persino una notte d'amore con Diego. Ma poi si pente e cerca il suo perdono tirandogli un bacio subito ricambiato
Il mio cuore non riesce a reggere tutta questa bellezza! Il Caparezza che emerge, lo shock della voce di Diego, il sombrero, gli sguardi e i pensieri e poi tutta la scena in spiaggia. "Sono innamorato..." Bellissimo!
RispondiEliminaAncora!!! Ne ho bisogno! <3
In questi capitoli Diego e Michele si studiano, si osservano e soprattutto si rendono conto di essersi giudicati troppo superficialmente. Diego si ricrede sulle doti da cabarettista e da ammaliatore di folle, mentre Michele resta folgorato dalla voce bellissima ed emozionante di Diego che sembra penetrargli fino in fondo all'anima. Bellissimo quando Diego gli chiede di portarlo nel suo posto preferito perchè vuole che lo condivida con lui per poi chiedergli "Sei innamorato? E Michele senza esitazione e guardandolo imbambolato risponde "Sono innamorato" Tesoro ti sei davvero superata ma penso e spero che nei prossimi mi stupirai ancora. Ti prego non farmi aspettare troppo prima di postare il prossimo capitolo
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