mercoledì 29 maggio 2013

La croce sul petto, prologo


Titolo: La croce sul petto
Autore: giusipoo     
Pairing: Diego Perrone/Michele Salvemini
Genere: AU/Drammatico/Romantico/Introspettivo/Grottesco/Erotico
Rating: PG, slash,

Disclaimer: come sempre è tutto frutto di fantasia. I personaggi sono originali, ho preso in prestito i nomi solo per ispirazione artistica.


Quelle ore che non passano mai quando si ha paura. E gli inquilini di Via degli Ulivi 18 ora ne hanno e non poca di paura, dopo che due uomini incappucciati, hanno fatto irruzione nella stanza dei colloqui per la periodica riunione di condominio. Che non è che uno vada alla riunione di condominio pensando che poi arrivano due a volto coperto per minacciarti con una pistola, probabilmente giocattolo. Ma la paura vince sempre, e anche se il dottor Michele Salvemini sa che la pistola che gli è puntata contro o non funziona o è scarica, dopotutto solo dei veri pazzi tenterebbero una rapina mano armata in una riunione di condominio. Anche se Michele ha capito, non fa nulla. La paura lo attanaglia. Ha paura che a quel ragazzo, di cui riesce a scorgere gli occhi, solo un paio di occhi grandi, intensamente chiari, ad un certo punto parta un colpo, se mai invece fossero davvero dei pazzi che, con una pistola in mano, tentano di derubare quella quindicina di persone, quasi tutti vecchietti. Il giovane con l’arma è emozionato. Si capisce da come trema, dal fatto che non parla. Invece l’altro è pure troppo ciarliero, dialetto del sud.
“Eccoci qua belle signore e gentilissimi signori” così ha esordito entrando nella stanza e creando gelo e scompiglio intorno a sé. “Non ci facciamo male eh, e non facciamoci venire un infarto. Io e il socio vogliamo solo alleggerirvi un po’. Che sarà mai! Dunque bando alle ciance e buttatemi qui dentro portafogli e oro, orologi, tutto quello che avete e anche i telefonini. Tutto. Signora la fede nuziale, non si dimentichi e lei, signora dai bei capelli rossi, anche quegli orecchini” e glieli sfiora con cattiveria.
Michele ha capito subito che quello con la sacca è la mente della banda. Non è armato ma ostenta una gran sicurezza. È alto, probabilmente moro, lo capisce dalla peluria sulle braccia. L’altro invece è piccolo, esile. Una small. Ma è lui che lo ha colpito di più, perché lui gli fa paura, perché ha l’arma e perché molto probabilmente non la sa usare. Poi Michele è preoccupato più che di se stesso degli altri, perché lui è un generoso, sennò perché lavorerebbe come internista al pronto soccorso se fondamentalmente non fosse generoso? È un bravo ragazzo, una brava persona. Gli vogliono tutti bene. Quando qualcuno del palazzo sta male, ha un acciacco o bisognoso di un consiglio, lui c’è, sempre disponibile, nonostante gli orari massacranti. Come quella volta che De Renzi aveva male al petto e sua moglie ha pensato subito all’infarto. È stato lui ad accompagnarli in pronto soccorso. Invece era solo un dolore reumatico.
Michele non ce la fa ora, non ce la fa a non guardare negli occhi il ragazzetto con la pistola, e scopre che anche lui lo fissa, attonito, lo fissa così intensamente che, ad un certo punto, lo sente urlare: “Che cazzo guardi tu!” Così forte da far vibrare di paura tutti i presenti. “Stai calmo piccolo, stai calmo” l’altro ladro lo accarezza con dolcezza sulla testa, come si farebbe ad un cane o a un bambino. Un gesto d’affetto intimo, che rivela qualcosa. Forse sono fratelli. Pensa Michele. Ma non ne è sicuro. C’è una strana corrente elettrica che passa tra loro. Non fraterna. Si distrae Michele e rinviene quando il moro con la sacca lo avvicina: “E tu, bel ricciolone? Complimenti per il pizzetto e il basettone. Molto originale. Mi piace anche quel tuo monile attaccato al collo. Che aspetti, butta dentro alla sacca”
Michele finalmente riesce a parlare: “Il girocollo non c’è problema ma il ciondolo no, era di mia madre...”
L’altro gli risponde con una risata sarcastica: “Era di mia madre... ma che carino! E cosa vuoi ora, che mi commuova? Se volevo farmi un pianto restavo a casa a guardare Un posto al sole. No, beddu mio, tira fuori tutto e buttalo là sennò questo ragazzino qui si arrabbia e ti pianta una pallottola su una gamba. Così inizi a sanguinare e sai queste signore, che pianti e che ulri? E tu che dolore...” Michele desiste un attimo. Vorrebbe disubbidire, tanto è un arma giocattolo, continua a pensare, ma desiste quando la signora Onorati gli lancia uno sguardo supplichevole che sembra dire: Michele, dagli quel ciondolo e tutto finirà, andranno via e noi potremmo parlare di questo brutto episodio al passato.
“Va bene, cazzo” Michele si toglie tutto, il girocollo e il ciondolo. Lo smolla nella sacca lasciandosi scappare un gemito di dolore. Lo sguardo del ragazzo con la pistola è ancora fisso su di lui. “Era di tua madre?” Gli sente chiedere, l’altro lo fulmina con lo sguardo. “Che fai ora Die’, ti metti a fare conversazione?”
“No che se era di sua madre, magari è morta e....”
“E le porterà i fiori al cimitero se è morta! E allora? Ti commuovi con facilità dolcezza. Non farlo” gli smolla una pacca sul sedere e gli intima di andarsene. Prima di chiudere la porta, ha la faccia tosta di ringraziare i presenti. “Ora continuate pure la vostra riunione di condomino. Almeno stasera avreste un argomento interessante di cui parlare” ridacchia e se ne va. Anche l’altro fa un cenno di saluto quasi a scusarsi e guarda di nuovo Michele un’ultima volta. Michele stringe i pugni. Se ne sono andati. Sono liberi. Si dividono: chi scappa nel proprio appartamento a chiamare la polizia. Chi nella propria casa per prendersi delle gocce di ansiolitico. Michele invece resta a soccorrere i più anziani, a rincuorarli: “Non si è fatto male nessuno, questo solo importa” è la frase più gettonata e anche Michele è d’accordo. Michele Salvemini, il dottor Michele Salvemini. Che una volta parlato con i carabinieri, torna nel suo appartamento. Ma ha davvero detto tutto alle guardie. Che fai ora Die’, ha sentito dire all’altro ladro. Diego, il ragazzo incappucciato con la pistola che tremava di paura si chiama Diego. No, non l’ha detto questo alla polizia. Ma poi ha importanza? Che poi se non fosse il suo nome? Magari è un nomignolo o il diminutivo di un cognome. No è il suo nome. Michele ne è sicuro, e non sa spiegarsi il perché di quella lacuna. Eppure è un cittadino modello, paga le tasse, rispetta le leggi, tutto quanto. Ma ora ha solo voglia di tornarsene a casa e di farsi una ricca doccia. E di non pensare a niente. Soprattutto di non pensare al suo ciondolo a croce, perso per sempre.

4 commenti:

  1. Promette bene questo inizio all'adrenalina. Sono sicura che ci riserverà non poche emozioni e che soprattutto ci innamoreremo dei personaggi. Io già adoro Michele, dottore dal cuore d'oro, ma sono curiosa di conoscere qualcosa di più dei due cattivelli di turno e del rapporto che li lega. Spero posterai presto anche il primo capitolo. <3

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  2. He he ! Che inizio da batti cuore... per l'ansia sta volta ! Bene bene, sono davvero molto curiosa di sapere che piega prenderà questa breve introduzione ! E che amore sia ! :)

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  3. Meno male, che il dottor House cominciava anche a stufare un pò. Del dott. Salvemini per ora si sa che è buono, dolce e disponibile, e che si sta già innamorando di un piccoletto, che di sicuro non è il Lupin della situazione (e speriamo non abbia nemmeno il lupus...).
    Sarò seria! Fin dalle prime righe (dalla decima direi)si capisce che sarà un racconto avvincente, un pò di giallo ci voleva. Dai, avanti veloce! :o)

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