martedì 7 maggio 2013

La cinquantaduesima volta, nona parte



Titolo: La cinquantaduesima volta
Autori: Giusipoo
Pairing: Diego Perrone/Michele Salvemini
Genere: AU/ /Romantico/Introspettivo  
Rating: PG, slash, Nc 17
Disclaimer: come sempre è tutto frutto di fantasia compresi i nomi di luoghi, i nomi di attività commerciali, locali, gruppi musicali.
I personaggi sono originali, i nomi sono stati scelti per ispirazione artistica e non per insinuare qualcosa.



È affascinato da tutto Diego. Lo studio dove i Nevada incidono è meglio di come se lo era immaginato. C’è tanto disordine, pensa, ma un disordine costruttivo, sicuramente creativo. Tocca tutto: tocca gli strumenti, tocca i sintetizzatori, tocca persino i blocchi con gli appunti dove disegnini si alternano a parole. “Sono delle bozze, lascia stare” Davide lo abbraccia stringendolo per la vita e lo trascina davanti ai sintetizzatori. “Vuoi provare?”
“Ma non sono capace” a Diego manca quasi l’aria per quanto si sente stringere forte.
“Non è difficile, ci puoi riuscire persino tu” gli afferra una mano e la guida sullo strumento e lui si lascia guidare passivo mentre l'altro gli disegna parole mute sul collo. “Ora basta così” deciso Davide gli passa un braccio sulle spalle e poi lo fa girare. Si baciano un po’, addossati al tavolo dove ci sono pure due tazzine di caffè sporche. Staccandosi dopo che il bacio si è fatto meno casto, Davide gli accarezza il piercing con fare intenzionale: “Non so se è più sexy la tua aria pura o quando ti sporchi”
“Che vuol dire?” Diego è affascinato da Davide. Si attacca ai suoi capelli; gli ricordano quelli delle ragazze. Li accarezza, ci infila le dita in mezzo. Ecco una cosa che non Michele non mi riesce... Michele... fa male pensare a lui in quel momento. Non dovrebbe. Decide di metterlo da parte, di scacciarlo come si fa con una zanzara, o una mosca. A quel punto Giovanna D’arco sarà bruciata, riflette, se Michele ha dipinto tutta la sera... Lo fanno lì. Al letto non arrivano per scopare, ma al letto Diego ci si ritrova riverso dopo la rapida lavata nel bagnetto angusto della sala di registrazione. Uno di quei divani - letti Ikea da stanza degli ospiti: scomodo, per niente ospitale. Ora Davide lo guarda, quasi a studiarne le reazioni. “E andrai lo stesso in Puglia?”
“Perché non dovrei” ribatte svelto. Diego vorrebbe dire tante cose, ma vuole far passare chiaro un messaggio: “Quello che è successo. Mica vuol dire niente!” Lo dice con le lacrime agli occhi.
“Dai cazzo, tornatene dal tuo tipo. Ho già tanti di quei cazzi per la testa” Davide si tocca i capelli, poi si alza e raggiunge la porta. Gliela spalanca. A Diego ora dispiace di averlo fatto arrabbiare. Non vuole che finisca così e glielo dice. Si scusa, quasi si prostra. Propone un armistizio.
“C’è un bar da queste parti, fanno delle robe buonissime al forno. Non hai fame?”
“Non molta. Lo conosco, ci andavo con Lavinia”
Sono davanti al bar ora e Davide sta parlando della sua ragazza (o ex ragazza, chi può dirlo in quei casi?) in coma mentre mangiucchia la sua brioche. La nutella schizza fuori dal dolcetto, che sembra un bignè. “Lavinia? Perennemente a dieta. Poi veniva qui e si sparava anche tre pezzi di seguito. Li chiamano pezzi in toscana, lo sapevi Diego? A Milano sono i krapfen, sarebbero i bomboloni. A Roma i cornetti. Quella che stai mangiando tu invece è la bomba. Come la canzone di Venditti, te la ricordi: Bomba non bomba, arriveremo a Roma” intona sgraziatamente. “No, ovviamente il riferimento al krapfen è un gioco di parole” Davide è partito con uno dei suoi monologhi e, dato l’orario, Diego non sa se esserne affascinato o sbadigliargli in faccia. La cosa è pericolosa. Pensa. Da qualche parte ha letto che facendo sesso tra amici c’è il rischio serio di innamorarsi. E perché lui dovrebbe essere il tromba amico di Davide alla fine? Gli può solo complicare la vita. Dovrebbe essere a casa con Michele, anche aver finito di preparare la valigia. Manca tanto poco.
“Io tra due giorni parto. Non rovinarti senza di me”
“Non mi rovinerò senza di te, anzi mi rovinerò con o senza di te mio caro Diego” quello è l’ultimo dialogo che fanno quella sera, nei pressi dell’auto del giovane. Si abbracciano come fratelli, si danno un ultimissimo bacio come amanti.


Dormiva così profondamente Michele che non ha sentito Diego rientrare la notte prima. Per questo il fedifrago resta sorpreso quando si sente svegliare dalla bocca dell’amato. Bacetti sul collo, sulle spalle.. “Amore, è presto...” biascica.
“Col cazzo, sono quasi le otto e mezzo, e io sto andando. Ultimo giorno di lavoro vita mia” ennesimo bacio sulla schiena. “Che schianto sei... ma a che ora tornasti?”
“Tardi” non mente Diego, ma si vede bene dallo specificare l’orario. Tanto varrebbe raccontare che mi sono fatto Davide nel suo studio.
“Beh, dormi tu che puoi, non torno prima delle due. All’aeroporto ci accompagna la Silvia” un altro bacio e poi se ne va. Malgrado tutto, Diego riesce a dormire altre tre ore. Alla fine si alza, la mente annebbiata dall’alcol e dai ricordi. E soprattutto dall’assenza di tali. Non ricorda nemmeno come ci è arrivato a casa. Che dopo i bomboloni sono tornati a bere. No, è sicuro che non ha bevuto. La valigia la termina a casa di sua madre. Lei è preoccupata. La madre di Diego è quella che Michele definisce un donnino privo di senso pratico. Si sono conosciuti con Michele le poche volte che Diego lo ha portato a casa sua. Durante quell’estate non ha fatto altro che spostare la roba dalla sua alla stanza a quella di Michele ed ecco, ne rimane così poca! “Amore di mamma, ma staremo ora venti giorni senza vederci?”
“E allora?” All’inizio è duro ma si pente subito. La prende tra le braccia, la stringe e la consola. “Mamma, con Michele starò benissimo”
“Ma allora perché ti vedo strano?” Diego non può che sospirare. Sa che lei lo conosce troppo bene. Ma ci sono ancora cose di quell’animo inquieto che lui non vuole rivelare. A sua madre e a nessun altro.
Il volo è alle diciassette e ventitré. Un orario in un certo senso comodo. Non ci si deve alzare presto, si può lavorare mezza giornata, si arriva a destinazione che è già l’ora di cena. E Diego non ha dubbi che, da quel che gli ha raccontato il suo compagno, sarà una cena con i fiocchi. E poi adora volare, è una cosa che gli è rimasta da bambino. E si rammarica di non aver avuto la possibilità di viaggiare tanto perché gli sarebbe piaciuto girare come ha girato Michele che è stato anche in varie località africane non turistiche, in India e in America latina. Sta pensando quello mentre finalmente, con venti minuti di ritardo, il Rayner diretto a Bari decolla. Diego piega la testa sul braccio del suo compare. “Ti amo tanto” sussurra sentendosi perfettamente felice. Ora la notte con Davide non gli fa più paura. Come se facesse parte di sé, come se fosse in un posto dentro di sé talmente intimo da non poter essere visto. Ma non si sente pentito, anzi: pensa che appena avrà modo di stare solo gli scriverà un messaggio.
All’aeroporto ad attenderli ci sono il padre di Michele, un bell’uomo alto e rasato e la sua seconda moglie, una tedesca da anni in Italia, che sembra giovane da lontano ma più matura da vicino. Michele ha avuto modo di spiegare a Diego che la sua è praticamente più che una famiglia allargata, una specie di bigamia. Sua madre, l’ex moglie di Antonio Salvemini, vive nell’appartamento sotto a quello della neo coppia. Non che a Giovanna faccia piacere, ma, in questo modo, non ha privato la figlia del padre e può continuare a frequentare Antonio quando la sua attuale compagna, Annabella, parte per qualche spedizione. Di lavoro fa l’archeologa. Diego è affascinato dalla situazione ma anche un sacco nervoso. Entrare però in questa sorta di comune post moderna lo incuriosisce. La sera che glielo ha spiegato, se l’è fatto ripetere tre volte: “Cioè tu mi stai dicendo che quando la sua attuale compagna non c’è, che è fuori tipo per due mesi, tuo padre torna a dormire e a fare sesso tranquillamente con tua madre?”
“Esatto, e sta bene a tutti”
“Non so se è più moderno o maschilista” gli ha risposto. Ora però, conoscendo meglio quella famiglia così strampalata o aperta che dir si voglia, Diego pensa che riuscirà più facile per lui orientarsi. Michele non ha mai nascosto a nessuno la sua natura che non è ne là ne qua, come ama dire lui. E non nega di provare un fastidio bestia ad essere etichettato come bisessuale. Una limitazione in termini, afferma: “Come se per forza di cose mi dovessero piacere tutte le donne e tutti gli uomini del mondo! Ma scherziamo?”. Affascinato da quel punto di vista, Diego preferisce a sua volta non definirsi, come se alla fine la sessualità come la vita, fosse qualcosa da vivere giorno per giorno, senza scadenze e senza limiti stabiliti. E anche farlo con Davide è stato, alla fin fine, volersi levare un capriccio. L’unico intoppo è che non ha alcuna intenzione di smettere.
Ora eccoli finalmente fuori dal gate, la bella donna si sbraccia. Molto alta e magra, una collana etnica sul collo scarno, un vestito nero le lascia le spalle magrissime scoperte. “La cuoca di casa è mamma, cucina anche per loro, che ti pensi. Se fosse per Annabella camperebbero di soia!” Tossicchia e sorridente saluta: “Ciao Anna, ciao papà, lui ovviamente è Diego!” Che viene letteralmente investito dagli abbracci dei due. “Accidenti quanto sei carino” fa Annabella: “Le foto non ti rendono giustizia. Ecco perché Michele ha perso la testa”
“La mia testa è perfettamente dove dovrebbe essere. Tu piuttosto? Non dovevi partire per la Siria”
“Mercoledì prossimo, figurati se mi perdevo il mio nuovo genero!” Alla frase ‘nuovo genero’ Diego sbianca. Quanti ragazzi si è portato a Molfetta prima di lui? Domanda retorica...? E poi Michele non parla mai del suo passato.
Nel Qashqai di Antonio si chiacchiera molto, ma quest’ultimo si rivela meno ciarliero e quaranta minuti passano in fretta lo stesso, tra commenti sui trulli e suoi sapori e i colori pugliesi. Sono finalmente davanti casa. Una ragazza in infradito e costume viene loro incontro. È la sorella più piccola di Michele. Si abbracciano forte, lui la fa volare in aria, manco fosse una bambina piccola. Lo sembra piccola tra le sue braccia, con il suo visetto infantile. “Lei è Fanny, mia figlia, la sorella di Michele” fa sapere Annabella affiancando Diego e prendendolo a braccetto. In giardino seguono le presentazioni di rito. Finalmente staccatasi dall’adorato fratello, Fanny saluta Diego e abbraccia e bacia pure lui. Non avrà più di sedici anni. Sembra fresca e solare, anche bella, come i genitori. Sopra c’è già Giovanna che segue tutto con curiosità e apprensione. Diego è sorpreso: la madre di Michele è sì poco in forma, almeno una ventina di chili di troppo, ma è giovane. Non riesce a darle più di quarantacinque anni. Anche lei scende, e si presenta: “Ciao Diego, io sono la suocera” subito Annabella la corregge: “Cara Giova’, è da vedere chi sarà la suocera!” Antonio scoppia a ridere fiero delle sue due donne, invece Diego è completamente spiazzato. A casa scopre che lui e Michele avranno un mini appartamento tutto per loro e questo lo rincuora. “Le convivenze con gente che conosci poco e niente ti agitano, vero piccolo?” Ora sono soli e Diego sta cercando di capire se preferisce dormire dalla parte della porta come a Torino, o alla sinistra di Michele come sempre. “Sai, un po’ di torinesità ogni tanto scappa fuori... anche dopo quasi due mesi che stiamo insieme” Michele lo fa voltare e si abbracciano forte. “Ma lo sai che sono troppo felice che stai qui?” Michele smolla un bacio sul naso all’inizio guardandolo con amore totale.
“E gli altri generi?” Diego lo sfida apertamente. Le labbra socchiuso, gli occhi spalancatissimi.
“Quali altri generi?”
“Ma dai, Annabella ha detto il mio nuovo genero riferendosi a me. E gli altri?”
“Mai portato qualcuno con l’appellativo di ‘mio ragazzo’ a Molfetta. Se capitava, quando ancora vivevo qui, mi sono portato a letto qualcuno. Amici di amici o qualche villeggiante, ma i miei non ne hanno mai saputo niente. Annabella e Fanny non vivevano nemmeno ancora qui. Sì sarà sbagliata ad esprimersi. Sai, la lingua...”
“Sì, la lingua, l’ho pensato... ”
“A proposito di lingua: sei troppo stanco per farmi un bocchino?” Michele tenta di spiazzarlo ma è Diego a spiazzare lui: “Mai troppo stanco per farti un bocchino” e lo spinge a sedere sul letto. Michele finisce per sdraiarsi dalla parte della porta e mentre glielo succhia Diego decide che dormirà alla sinistra di Michele.  

2 commenti:

  1. Beh, pensavo che si sarebbe tormentato di più Diego dopo l'incontro col "maledetto" della situazione, che avrebbe avuto un po' di rimorsi nei confronti del compagno. Invece l'ha presa su bene, anzi! E nonostante ciò... è geloso anche del passato di Michele. Un po' contorto il cucciolo lo è.
    La famiglia di Michele invece è bella ma forse ha ragione Diego: modernità o maschilismo? Speriamo arrivi un uomo in più, così bilanciamo! :o)

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  2. Diego ha scelto di vivere questa doppia vita nonostante l'amore profondo per Michele. Forse è stata la gelosia o la voglia di trasgredire, ma il fatto è ch non ha alcuna intenzione di smettere. Mi chiedo quanto durerà prima che ne resti scottato o che questa menzogna lo logori?

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