martedì 5 marzo 2013

Baci al miele in paradiso, nono capitolo





Titolo: Baci al miele in paradiso
Autori: Annina
Pairing: Diego Perrone/Michele Salvemini
Genere: AU/Commedia/Romantico/Introspettivo
Disclaimer: come sempre è tutto frutto di fantasia. I personaggi sono originali, ho preso in prestito i nomi solo per ispirazione artistica.

Capitolo 9



A Torino Diego non sta meglio. Ormai è sabato sera ma non ha nessuna voglia di uscire e di incontrarsi coi suoi amici.
Dal mattino è coricato sul divano, tentando di leggere qualcosa e dando un’occhiata ogni tanto a youtube. L’apatia si è impossessata di lui, non ha nemmeno mangiato per non doversi concentrare a far qualcosa. Sta bene così, cercando di pensare il meno possibile, non risponde nemmeno al telefono per evitare l’interazione con chiunque.
All’insaputa l’uno dell’altro anche la domenica la passeranno allo stesso modo: in maglietta e boxer distesi sul divano uno in Piemonte l’altro in Toscana, solitudine e tristezza le uniche compagne.
Il lunedì mattina Diego decide di rientrare nel mondo, comunque deve lavorare, i suoi soci lo aspettano; una lunga doccia non riesce a far andare via la stanchezza che lo pervade nonostante non abbia fatto niente per tutto il fine settimana.
Ciò nonostante Diego si veste e si reca al laboratorio. Gli amici non fanno parola del fatto che Diego aveva anticipato che avrebbe passato le consegne e se ne sarebbe tornato di corsa a Livorno, anzi si guardano bene dal fargli domande e in silenzio si mettono a lavorare. Diego è grato del fatto che lo lascino in pace e si siede al suo banco cercando di fare mente locale.
Nelle due settimane che seguono Diego riesce a dimagrire qualche chilo dimenticandosi tranquillamente di cenare o di pranzare a meno che qualcuno non glielo ricordi, e combina diversi disastri al lavoro.
Alla terza settimana i compagni non ne possono più di vederlo così e si mettono d’accordo per cercare di dargli una mano. Il mercoledì mattina Diego entrando nel laboratorio si trova davanti oltre ai suoi collaboratori anche gli amici di sempre. Si chiude la porta alle spalle e si ferma a guardarli, grattandosi la testa, perplesso, poi tenta un sorriso.
“Bene, devo essere stata una vera piaga in questi giorni se vi siete riuniti tutti qui. Che si fa?” va a sedersi sul suo banco di lavoro e li guarda in attesa.
“Che fai tu caro!” Danilo, amico d’infanzia oltre che collega, va a sedersi vicino a lui abbracciandolo “non conosciamo tutta la storia, anzi non sappiamo quasi niente,  ma sappiamo che sei triste e disperato. Non parli, non esci, non mangi e hai resettato due computer che andavano soltanto ripuliti un po’, e per fortuna che Fabio aveva già fatto il backup dei dati! Non sei più tu Diegone, e a noi non va di vederti andare avanti così. Se vuoi raccontarci qualcosa, noi siamo i tuoi amici e vogliamo aiutarti. Solo se vuoi però”.
Diego è rimasto per tutto il tempo a capo chino e voltandosi e trovandosi davanti il bel sorriso aperto di quello che è il suo migliore amico fin dall’asilo non riesce a far altro che gettarglisi tra le braccia, piangendo.
Danilo non pensava a una simile reazione e non può far altro che stringerlo, addolorato che l’amico stia così male. Anche gli altri si avvicinano e fanno cerchio intorno a loro. Poco alla volta i singhiozzi di Diego si placano e si stacca da Danilo “Scusa, ti ho annaffiato!” e l’ombra di quello che era il sorriso di Diego si affaccia sulla sua bocca.
Guardando tutti gli amici che commossi gli si sono stretti attorno non può fare a meno di pensare che è comunque fortunato a poter contare su di loro.
“Va bene vi racconto, anche se non c’è molto da spiegare. Dopo che io e Lucia ci siamo lasciati ho conosciuto un ragazzo, Michele, e… mi sono innamorato” si interrompe e li guarda ad uno ad uno, ma nessuno mostra segni di stupore o di sdegno. “Ci siamo innamorati e ci siamo messi insieme, e io pensavo che lui mi avrebbe chiesto di rimanere con lui a lavorare nell’agriturismo che vuole gestire; ma non me l’ha chiesto, e anzi l’ultima sera si è anche comportato in modo… comunque io sono tornato a casa e ho cercato di dimenticarlo. Ma non ce la faccio” fa un lungo sospiro e le lacrime ricominciano a scendere. “Non vorrei sembrarvi un isterico, ma non posso pensare che non lo rivedrò mai più”.
“Scusa ma ne avete almeno parlato? Cioè tu gliel’hai detto che avresti voluto fermarti con lui?” Danilo è il più pratico della compagnia “scommetto di no vero? Lui doveva sognarselo che tu volevi rimanere?”.
“Ma è casa sua, doveva essere lui a chiedermelo, io non potevo infilarmi nella sua vita così” Diego si toglie le lacrime con un gesto di stizza. “Ragazzi nessuno che voglia farmi la domanda più ovvia? Com’è che mi sono messo con un uomo? Perché nonostante sappia che siete persone fantastiche e siete i miei amici, penso che sia la prima cosa che uno si chiede. O no?”.
Fabio  lo guarda negli occhi “Ci prendi per omofobi? Certo che ci fa strano che tu che sei sempre stato con le più belle ragazze… ma poi chi se ne importa con chi vai a letto? A noi importa che tu sia felice e in questo momento sei a terra. L’unica cosa che mi sento di dirti è che siete stati due imbecilli, o per lo meno lo sei stato tu. Glielo dovevi dire. Cosa poteva succedere? Al massimo ti rispondeva no grazie, tornatene a casa tua. E saremmo qui in questo momento a fare la stessa cosa, ma almeno avremmo una certezza e non un dubbio. Chiamalo”.
“Non ho il suo numero”.
“E allora prendi un paio di magliette, salti in macchina e te ne torni in Toscana a chiedere la mano del tuo Michele” Danilo gli rifila un pugno su una spalla e Diego subito lo imita. “No, non me la sento, io…” viene subito interrotto: “No Diegone, non era una consiglio ma un ordine, adesso prendi e te ne vai. Se vuoi mettiamo ai voti come quando dobbiamo scegliere il posto per il sabato sera” Danilo lo sfida sempre sorridente.
Diego ci pensa un po’ su e poi si riscuote: “Perché no. In fondo avete ragione, non ho niente da perdere”. Una risata collettiva e liberatoria accoglie le sue parole.
“Vado a preparare la sacca e parto immediatamente. Grazie ragazzi, senza il vostro aiuto non sarei mai riuscito a farcela. Vi voglio bene” Diego abbraccia gli amici contento.
“Non credere di cavartela così. Ora vai e appena ti sei sistemato veniamo tutti quanti a soggiornare da voi”.
“Speriamo. Allora vado. Se parto alle undici alle cinque al massimo sono là. Vi telefono” e Diego esce e di corsa va a casa, butta alla rinfusa qualcosa nella sacca e salta in macchina emozionato ma convinto di fare la cosa giusta.
Dieci minuti più tardi imbocca l’autostrada; si accorge di essere talmente teso che le gambe iniziano a fargli male, e cerca di rilassarsi un po’ ma inutilmente.
Diego calma, se continui così arriverai a Livorno a pezzi. Poi fa un ghigno dandosi un’occhiata nello specchietto. Sa di essere già a pezzi. Dimagrito, pallido e con occhiaie profonde che lo fanno sembrare malato.
Se anche ha una mezza idea di riprendermi e mi vede così si spaventa e cambia idea!
Ecco le farfalle nello stomaco, sempre quando pensa a lui. O potrei dire le api. Chissà cosa avrà detto del mio disegno. E se si fosse messo a ridere?  E se davvero non gliene frega niente di me?
Eppure non è possibile ripensandoci adesso, che Michele non provasse niente per lui. Di dimostrazioni di affetto, di amore gliene ha date tante. E anche la sua reazione l’ultima sera, è stata quella di una persona delusa, amareggiata, non cattiva. Ma forse se lui avesse parlato, gli avesse chiesto di restare. Probabilmente Michele aspettava solo questo.
“Occhio allo svincolo Diego!”. Anche questa cosa di parlare da solo comunque comincia a preoccuparlo. Sorride.
Sull’A1 c’è molto più traffico che sulla Torino. Due lunghe file di camion si snodano all’infinito; o rimani infilato tra due bestioni, o ti butti sulla terza corsia, ma anche lì non puoi restare sempre perché c’è chi chiede strada, il limite dei 130 non è per tutti a quanto pare! Non ti puoi distrarre su questa autostrada. Per fortuna il tratto è breve e in mezz’ora arriva all’imbocco della Cisa, dove di solito si viaggia bene. Diego può rilassarsi un po’ almeno per quel che riguarda la guida, e si appresta a lasciare la pianura padana per attraversare l’appennino e calare infine in territorio toscano.
Non fa una sola fermata fino a Livorno poi all’improvviso l’ansia si impadronisce di lui al pensiero che forse Michele non ci sarà, o non ne vorrà sapere di lui, o lo troverà con qualcun altro. Si ferma all’autogrill e beve un caffè che lo agita ancora di più. Guardando i panini lo assale la nausea. Compra solo un pacchetto di m&m e riparte.
Esce a Rosignano: ormai manca poco, mezz’ora di strada e saprà. Mezz’ora per sapere se vivrà o morirà. Perché senza Michele no, senza Michele non sarà vita.
Tiromancino sembra cantare solo per Diego“il mio pensiero vola verso te per raggiungere le immagini scolpite ormai nella coscienza, come indelebili emozioni che non posso più scordare”.  Come scordare le emozioni provate insieme a lui, mai potrà dimenticarle. “Mi piace raccontarti sempre quello che mi succede, le mie parole diventano nelle tue mani forme nuove colorate, note profonde mai ascoltate di una musica sempre più dolce…”. Spunta una lacrima nei suoi occhi ripensando a tutto quello di cui hanno parlato, su cui si sono trovati d’accordo.
Ma ecco la stradina, ecco i pini laggiù oltre al cancello. Scende dalla macchina e prende un respiro profondo, il cuore sembra voler volare via. Si incammina lentamente verso casa e suona alla porta, ma non risponde nessuno. Se lo aspettava comunque, l’auto di Michele non c’è. Sono le sei ma il cielo sta già scurendo, nuvoloni scendono dalle colline e coprono il sole, presto pioverà. Michele dice che quando le nuvole arrivano dai monti piove, se arrivano dal mare no.
Diego appoggia la sacca e decide di andare a vedere l’orto. C’è tanta roba che prima non c’era, Michele ha lavorato sodo. Si aggira, guarda tutto, arriva nel frutteto e all’improvviso è troppo stanco per continuare a camminare. Si siede sotto un melo, quello stesso dove Michele l’aveva spinto per baciarlo. Dove sei Michi? Non senti che ti chiamo?
Michele nello stesso momento sta facendo la doccia e non ha sentito la macchina arrivare. Da giorni sta lavorando duramente per non pensare a niente, per non pensare a Diego che non ha più, che non sa come ritrovare. Oggi poi più che mai lo pensa, oggi che tra poco pioverà, si sente già l’odore dell’acqua nell’aria. Avrebbero acceso il camino, avrebbero anche potuto dormire lì davanti sul tappeto, comunque sul tappeto avrebbero fatto l’amore.
Invece sarà un'altra serata solitaria, passata davanti a una finestra a pensare a ciò che ha perso, guardando il presepe acceso.
Si asciuga e si riveste poi scende in cucina per prepararsi qualcosa da mangiare, qualsiasi cosa va bene, ha perso anche il gusto del cibo, ora che non ha più Diego a divorare allegramente insieme a lui.
Si ricorda che ha steso qualche maglietta fuori, deve per forza raccoglierle. Sbuffando seccato esce di casa e quasi inciampa in una sacca. La guarda stupito, quasi affascinato. Diego, è la sacca di Diego. E’ tornato.
"Diego! Diego!” Michele lo chiama a gran voce, poi corre verso l’orto, dev’essere lì, sarà arrivato e avrà suonato ma lui era sotto la doccia, non l’ha sentito. Corre Michele, lo cerca ovunque, deve trovarlo subito e prenderlo e tenerlo per non farlo più andare via. Dove sei? “Diego!” è solo un sussurro il suo quando lo vede nel frutteto, seduto con la testa appoggiata alle ginocchia strette fra le braccia.

4 commenti:

  1. Bello, dolce, romanticissimo e appassionato. Mi piace tantissimo questo capitolo dove finalmente, anche riscosso nel suo malato torbore dagli amici, Diego torna in Toscana. Tra i frutteti e i nuove coltivazioni si può rimettere tutto in discussione, e soprattutto si può provare a ricreare l'amore interrotto. Ecco. Troppo brava annina. Perché ieri sera ho letto Mario Fortunato e non capisco... bravo è, non intendo dire ma... proprio non capisco. Tu sei più brava cmq, sei la mia maghetta delle cose semplici e profonde

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  2. Grazie! Mi fa piacere essere una maghetta!
    Ma sai com'è noi che veniamo dalla luna siamo intrise di romanticismo no? Tu lo sai bene, che arrivi da lì anche te! :o)

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  3. Meno male che ci sono gli amici che costringono Diego a fare marcia indietro e a correre tra le braccia del suo amore. Ho gli occhi a cuoricino quando penso al risveglio di Diego e al fatto che la prima cosa che vedrà saranno gli occhi neri di Michele. Così romantico quando Michi riconosce la sacca di Diego e comprende che l'amore che temeva di aver perso è invece ritornato da lui. Corre a cercarlo tra i campi e i frutteti trovandolo addormentato come un bambino stanco dopo aver a lungo giocato.

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