sabato 1 dicembre 2012

2 Pianeti, parte quarta

Titolo: 2Destini
Sottotitoli: vari, saranno specificati via via  
Autori: Annina e Giusipoo  
Pairing: Diego Perrone/Michele Salvemini  
Genere: AU/Commedia/Romantico/Introspettivo  
Rating: PG, slash,  
Disclaimer: come sempre è tutto frutto di fantasia. I personaggi sono originali, abbiamo preso in prestito i nomi per ispirazione artistica e non per insinuare qualcosa!  

WARNING: NC 17 per sesce di sesso esplicite



In 2 sull’Ortica (4)


“Eccolo ci siamo, è questo” Michele indica il parcheggio dell’hotel. È sulla strada ma non sembra il genere di postaccio dove vanno i camionisti, pensa Diego. “Ci daranno da mangiare? Sto morendo Michi...” si lamenta toccandosi il ventre.
“Certo, mangiamo e poi dormiamo. Che noioso mamma mia!”
Arrivati di fronte alla reception però, al posto del corregionale Gaetano, trovano un’asiatica che non solo non spiccica una parola di italiano ma nemmeno di inglese e siccome il tedesco Michele non lo parla, hanno difficoltà a capirsi. Come se comunicasse con una sordomuta, Michele gesticola nervoso: “Avete qualcosa da buttare nello stomaco?” fa il gesto di infilare il pugno in bocca. “Noi avere fame e si vorrebbe una stanza, room, ok?” In quella interviene Diego che, con un eccepibile tedesco, fa un breve discorsetto alla donna, la quale prima apre la bocca, spalancata in un moto di sorpresa, poi sogghigna divertita e gli fa il gesto di seguirli.
“Che succede, che le hai detto e perché parli tedesco?”
“Visto? Ti ho tolto le castagne dal fuoco, ringraziami. Ora ci mostra la camera e tra poco si pappa. Pranzo in camera, servizio completo” fa l’occhiolino. Michele intuisce che qualcosa non va ma non approfondisce. 

No, non è decisamente la camera che Michele si aspettava. Entrando si trova davanti ad un letto circolare rivestito da una pelliccia bianca, il soffitto è ricoperto di specchi, e le pareti alternano figure del kama-sutra ad altri specchi.
L’incenso che brucia sui comodini lo stordisce, e quando tenta di accendere l’interruttore, tutto quello che ottiene è una luce soffusa e cangiante che sale dai faretti vicini al battiscopa.
Michele apre e chiude la bocca un paio di volte, inchiodato sulla soglia, mentre Diego entrando a sua volta, fa una smorfia e poi comincia a ridere tanto che deve appoggiarsi alla parete: “Forse non lo conosco proprio alla perfezione il tedesco” dice con le lacrime che scendono.
Michele lo guarda di traverso e sbotta: “No, col cazzo che mi fanno dormire qui dentro. Piuttosto mi butto su un cartone giù in strada” e fa per tornare in corridoio.
“Ma dai, che ti frega, è una stanza come un’altra Michele” Diego tenta di prenderlo per un braccio, ma lui scatta come se gli avesse dato la scossa. Intanto Diego cerca di cambiare almeno le luci, girando un altro pulsante vicino al primo, ma tutto quello che ottiene è una dolce melodia new-age che si diffonde nella stanza.
Ridendo ancora più sguaiato, Diego insegue Michele che si sta avviando con passo marziale nel corridoio, e lo agguanta per la vita: “Michele, è solo una stanza, ci laviamo, mangiamo e dormiamo. Sono stanco, non me la sento di uscire a cercare qualcos’altro. Ti prego”.
Guardando gli occhi da cucciolo così imploranti, Michele si intenerisce un po’ e tentenna, quindi precisa: “Io dormo nella vasca da bagno però”, tornando sui suoi passi. Ci mancava solo questa adesso, che ancora non sono riuscito a scrollarmi di dosso le sensazioni di questa notte!
Segue Diego nella stanza, gira un po’ intorno scrollando la testa: “No guarda, c’è perfino un palo per la lap dance; Diego tirati su da quel letto e spegni almeno gli incensi cazzo, mi stanno soffocando” Michele non ammette nemmeno con sé stesso che a fargli mancare un battito è stato vedere Diego coricato a stella marina sul letto mentre accarezza il pelo del copriletto.
“Senti puzzola, vai prima tu a farti la doccia che nei hai più bisogno di me” Michele spinge Diego verso il bagno e dopo pochi secondi, questi esce fuori saltellando: “Oh, lo possiamo anche fare insieme! Cioè non c’è la doccia c’è una grande vasca idromassaggio! Dai, vieni anche tu, ci rilassiamo, è divertente!”.
“Io in bagno ci vado da solo” figurati, son già teso così, mi manca solo di stare nella vasca con lui...
“Ma dai, che palle Michi! Avrai fatto sport anche tu, avrai condiviso lo spogliatoio, il cesso, la doccia con i compagni, qualche volta. Non ti tocco, non mi avvicino nemmeno, dai vieni” e Diego lo prende per la mano.
Michele mormora: “Ti avevo detto di spegnere gli incensi…” e lo segue in bagno pensando che è qualcos’altro che c’è spegnere, lui.
Diego spalanca i getti d’acqua e riempie la vasca; “Guarda, ci sono gli oli colorati! Che colore metto? Rosso? No, blu, meglio blu” e ne versa una dose generosa: l’acqua si colora subito di un blu marino.
Felice come un bambino, Diego si spoglia e si butta nella vasca, accendendola e scompare subito sotto il pelo dell’acqua, giocando come se avesse cinque anni. Michele è ancora lì che gira intorno, e non si decide a spogliarsi.
Diego tira fuori la testa dall’acqua e sputacchiando lo apostrofa: “Allora? Ancora lì sei? Vengo a spogliarti io?” poi si ricorda della promessa e subito rimedia: “Scherzo, scherzo ma dai, salta dentro che è una meraviglia”.
Oh, al diavolo! Michele si spoglia velocemente e infine entra in acqua. Prima il polpaccio, poi l’altro; i testicoli coccolati da un calore meraviglioso! Da quanto tempo non si sentiva così bene? A occhi chiusi si appoggia al bordo vasca e, infine, si gira verso Diego. Il ragazzo ha gli occhi puntati su di lui: Michele vi legge un turbinio di sentimenti, ma su tutti domina la malinconia. Quel ragazzo lo incuriosisce sempre di più.
Dopo dieci minuti di godimento puro, Michele decide di uscire: “Dai andiamo. Ho sentito dei rumori e sono certo che hanno già portato la cena, non vogliamo far freddare tutto no?” esce infilandosi prima l’accappatoio e poi i boxer.
Diego, troppo timoroso di farsi sorprendere con lo sguardo fisso sui suoi genitali, ha evitato di sbirciare la sua entrata in vasca, ma non evita di godersi l’uscita, mentre pensa: che bel maschione con tutti i crismi. Ma quanto cazzo è alto? È bello... è proprio bello. Insomma è un tipo ecco. Ma a me che cosa importa se è bello o no? Ma quando mai ho guardato un uomo nella mia vita? Ho avuto tante ragazze, ma agli uomini non ho mai pensato. Forse mi si è bruciato il cervello davvero, ha ragione Michele...
Acchiappa anche lui un accappatoio e corre in camera.
Michele lo aspetta seduto su una poltroncina davanti al tavolino dorato: “Direi di cominciare da questa; si direbbe una zuppa” e ne versa due mestoli nei relativi piatti.
“Buona! Bella calda! Sembra di patate” Diego si abbuffa allegramente. Michele lo guarda come guarderebbe un gattino, un animaletto. Vederlo mangiare mette appetito. “Qui c’è l’arrosto… con le patate. E’ proprio vero allora che in Germania mangiano solo quelle” ride Diego servendosi abbondantemente.
“Questa birra è buonissima” Michele, che beve direttamente dalla bottiglia disdegnando l’uso del bicchiere, viene subito imitato da Diego che in un attimo se la scola tutta.
“Accidenti che mangiata, non ce la faccio più. Apriamo un’altra bottiglia?” Diego si allunga all’indietro sulla sedia, stiracchiandosi.
“Ma come, proprio tu rinunci al dolce?” chiede Michele, tagliandosi una fetta della torta ricca di frutta e spezie.
“Magari dopo, ora non ci sta, mi sa che mi corico un attimo” e si getta letteralmente sul letto, le mani sullo stomaco “oddio la mia pancia”.
“Ma di che pancia parli, che sei secco secco!” Michele lo guarda steso sul letto, l’accappatoio aperto e i boxer bianchi e neri. Sente un rimescolio allo stomaco; senza parlare si alza, prende la bottiglia di liquore trappista e si corica vicino a lui. “Vuoi?” e tende la bottiglia a Diego, che la prende e beve un paio di sorsi.
Se la passano per parecchie volte. Le chiacchiere sempre più incoerenti, i sorrisi più lunghi, i silenzi... Improvvisamente Michele sente il bisogno di toccare l’argomento proibito. Lo fa guardando Diego ancora sdraiato sulla schiena, con gli occhi fissi al soffitto e l’aria paciosa: “Senti, ma a proposito di stanotte no? Ma tu stavi facendo sul serio? Cioè, come ti è venuto in mente di fare…” sarà il liquore, sarà quel qualcosa che prova e a cui non sa dare un nome, ma Michele sente di dover andare a fondo a questa storia.
“Ci stai provando Michele?” Diego piega la testa da una parte mentre lo guarda sornione.
“No! Chiedevo. Se  non si può nemmeno chiedere più” borbotta e si gira sul fianco, dando così la schiena a Diego.
“Se ti tocco, i miei gioielli stanno al sicuro?”. E allungandosi, Diego abbassa l’accappatoio dalle spalle di Michele, che si gira di scatto.
Diego alza le mani in segno di resa e si sposta indietro, ma Michele fa un sorriso sghembo tra la barba, e non dice niente. Diego allora gli toglie l’accappatoio poi si allunga verso il comodino e apre il cassetto “Scommetto che qui dentro troviamo gli oli per i massaggi”.
“Perché tu te ne intendi di scannatoi? Hai frequentato qualche bordello?” Malizia Michele con più di una punta di gelosia.
“Cazzo! No, non sono oli… guarda Michele! Ce n’è per tutti i gusti! Hahaha!” Diego si fionda cavalcioni sulla pancia di Michele, tra le mani la lunga striscia argentata mentre si dimena come se galoppasse.
“Diego, mi fai star male, fermati” si lamenta Michele guardando tra le mani del ragazzo.
“Preservativi! Di tutti i colori! E di tutti i gusti! Questo è al cioccolato!” Diego li apre tutti, fiutandoli e srotolandoli sul letto.
“Dai Diego, ma che cazzo fai? Lascia stare” lo sgrida Michele.
“Senti! Senti che profumo di cioccolato!” e Diego gliene infila uno nel naso.
“E basta Diego! Chetati! Sei peggio di una scimmia cazzo! Non ti si può stare vicino” Michele gli strappa le confezioni ancora chiuse e le infila nel cassetto.
Diego ci rimane male, abbassa la testa poi si corica da parte a Michele, zitto.
Michele lo guarda e gli spiace di averlo sgridato: gli vede un’espressione così triste sul viso che non può fare a meno di fargli una carezza leggera sulla schiena.
“Scusa ragazzo, non volevo sgridarti così, ho esagerato mi sa. Forse il liquore trappista. Hey, mi guardi?”. Diego si gira appena appena, gli occhi pieni di malinconia. Michele non sa nemmeno come, ma si china su di lui e lo bacia delicatamente sulla bocca socchiusa. Poi si solleva ancora a guardarlo. Diego sorride ora, gli passa le braccia attorno al collo, e lo attira a sé, per baciarlo, per farsi baciare ancora.
Ma Michele si stacca quasi subito: “Diego scusa... è poi lo sai, io non sono così, tra noi non succederà niente” ma Diego non lo ascolta nemmeno, gli si butta di nuovo sopra. E lo bacia... lo bacia, lo bacia... continua a baciarlo. Poi lo spinge all’indietro, lo corica sul letto e comincia ad accarezzare il petto, le dita perse nei peli neri, la lingua leggera sui capezzoli. Michele non riesce nemmeno più a parlare, solo ad accarezza la testa di Diego, sembra non riuscire a fare altro. Diego scende sempre più giù, si ferma a baciare l’ombelico, saettando con la lingua e togliendo nel frattempo i boxer a Michele. Questi finalmente tenta una reazione, ma Diego è veloce a impugnargli il membro. Michele si blocca.
Diego non riesce a connettere bene, solo si ripete ossessivamente cosa sto facendo, cosa sto facendo cosa sto facendo, malgrado quel barlume di razionalità nonostante il tasso alcolico così alto, sente che ormai non può fermarsi, che non vuole fermarsi, non l’ho mai fatto ad un uomo, che cazzo dico, non sono mai stato con un uomo, non l’ho mai fatto e basta… Si inginocchia tra le gambe di Michele, gli prende il sesso tra le mani, lo bacia con delicatezza, inesperto, lo prende tra le labbra finalmente. L’anellino che ha sul labbro struscia contro il sesso, gli farò male? No, non dice niente… Non dice niente Michele, non può, il cervello è in panne, le mani che stringono i capelli di Diego, lo sguardo fisso allo specchio sopra, alla testa di Diego che si muove tra le sue gambe cosa mi fa, cosa mi sta facendo, cos’è quello, è l’anellino, è l’anellino sulla sua bocca, oddio Diego… Diego... “Diego fermati, fermati perdio fermati non ce la faccio… più” ma Diego non si ferma, e Michele raggiunge l’estasi tra le sue labbra.
Diego si solleva, gli occhi persi, sgranati. Michele lo attira a sé: “Diego, mio dio, Diego” cerca di abbracciarlo ma lui scuote la testa e si ritrae. “Diego, scusa, io non volevo, non sono riuscito... “ ma Diego si morde le labbra, le lecca, fa un piccolo sorriso, dice: “No Michi, va tutto bene, stai bene?”. Michele fa una smorfietta poi gli scappa un sorrisone: “Sto bene? Sono stordito! Certo, sto bene, benissimo. Ma tu… “.
“Non preoccuparti, va bene così, vado in bagno, scusami” e Diego si alza dal letto e si avvia in bagno barcollando leggermente.
Appena dentro, si dirige verso la finestra, si appoggia al davanzale e guarda il buio di là dal vetro. Non potevo farmi toccare da lui, io… mi sta succedendo qualcosa che non mi piace. Mi piace troppo Michele. E domani mi mollerà da qualche parte e non lo rivedrò mai più, ed è la prima volta che sento tutto questo per qualcuno. Non dovevo cazzo... Diego si sente turbato, ma anche tremendamente eccitato, non vorrebbe ma si tocca, si tocca e pensando a Michele, ai suoi sospiri mentre lo baciava. Si lascia scivolare la saliva dalla bocca unita ai residui di Michele sulle mani. Viene quasi subito, poi scivola lungo le piastrelle; si siede a terra guardandosi la mano sporca… non doveva fare nemmeno questo: “non potrà esserci mai niente tra noi” ha detto Michele. Appoggia la testa alle ginocchia e piange. Brutta roba quando l’alcol prende male...
Il bussare insistente lo distoglie: “Diego, non stai bene? Parla, vieni fuori dai”.
“Sì, sì non ti preoccupare, sto bene. Tra un po’ arrivo, tu dormi pure”.
Dormi pure? Michele si chiede se Diego si renda conto di quello che gli ha appena fatto, come può dormire? Ma capisce che forse Diego ora si sente a disagio, forse vuole stare da solo, che fa lo sbruffone, ma in fondo è solo un ragazzo a caccia di esperienze.
Michele si corica e abbassa ancora di più le luci. Dopo qualche minuto sente aprirsi la porta del bagno, e arrivare Diego. Michele si gira verso di lui: “Vieni dai, vogliamo parlarne?” ma Diego risponde no, ho sonno adesso. “Notte Michele” e girandogli le spalle, si rannicchia sotto le coperte. Michele si rassegna e si infila sotto a sua volta. Gli manca però il peso del ragazzo sulle spalle, come la notte prima, quando si è allacciato alla sua vita. Si gira verso di lui, e lo accarezza sulla testa. Diego non reagisce. Michele allora gli circonda la vita, e cerca di addormentarsi.

Quando Michele si sveglia scopre che Diego è dall’altra parte del letto ovale, lontanissimo da lui. Una gamba mezza fuori, le spallette nude piegate e le braccia seppellite sotto il cuscino. È ancora notte, e solo in quel momento si rende conto che sono andati a dormire all’ora di cena e che forse potrebbe essere già giusto rimettersi in viaggio per tornare a Bari. Mentre si tortura pensando a quello che ha fatto con Diego qualche ora prima, si piega per recuperare un contatto con lui. Lo abbraccia, gli bacia il collo, la nuca, le scapole. Pensa che sa di buono, di bagnoschiuma alle essenze marine. Che poi che saranno queste essenze marine... Lo bacia piano, e l’ormone sale di nuovo. Forse sono ancora ubriaco, si dice. Troppo facile se fosse così. Diego si volta piano verso di lui, ancora mezzo addormentato lo accoglie tra le braccia e si baciano. Prima con dolcezza, poi, quando la passione prende il sopravvento, Diego si stacca, accende la luce e si mette a sedere.
“Michele io vado” mentre lo dice si sta già vestendo.
“Michele io vado? Dove cazzo te ne vai, saranno le tre di notte”
“Le quattro e mezzo, vedo di trovare un taxi e farmi portare all’aeroporto”
“E trovare un volo per Torino così su due piedi?” Gli sente ruminare un’imprecazione.
“Non importa, va bene pure Malpensa. Tanto avevo già intenzione di passare un paio di giorni a Milano da certi amici”
Michele è triste, gambe incrociate sul letto. Triste per l’epilogo di quel qualcosa che gli è capitato e che ancora non ha capito. Ad un certo punto Diego prende il telefonino di Michele, posato con cura sul comodino e fa un numero: “Ho fatto squillare il mio che sarà da qualche parte tra le aiuole di Figline, ma quanto recupero la scheda mi dovrebbe arrivare il messaggio, no?”
“Prendi il mio biglietto da visita” Fregandosene che è nudo, Michele si alza per tirare fuori dai pantaloni il portafoglio con aria tetra. Glielo porge guardandolo negli occhi. “Allora Diego, hai deciso, te ne vai”
“Sì, devo... devo andare” prima di uscire con gli stessi vestiti sporchi con cui lo ha trovato, i capelli indisciplinati e un alone di tristezza enorme, Diego si mette in punta di piedi per rubargli un ultimo bacio in bocca. Poi sparisce chiudendosi la porta che sbatte rumorosamente alle sue spalle.
Michele resta al centro della stanza immobile. Unico suono ora, il gorgoglio del radiatore. E la nausea sale... che ho fatto? Che è successo? Che mi è successo...
Qualche minuto dopo è piegato sul cesso a vomitarsi anche gli occhi.

3 commenti:

  1. Povero Michele, la vicinanza di Diego sta davvero mettendo a dura prova il suo autocontrollo. Quando finalmente poi si lascia andare, è Diego a fuggire, terrorizzato da quello che prova e da ciò che ha avuto il coraggio di fare. Il pezzo del pompino e di Michele che guarda allo specchio la testa di Diego muoversi è di un sexy pazzesco. Brave ragazze soprattutto nel descrivere i loro stati d'animo e anche le seghe mentali di entrambi. Vi ho già detto quanto adoro Diego e Michele?

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  2. L'atmosfera di questo capitolo va da calda a bollente a gelida... se solo le paranoie non rovinassero sempre i bei momenti della vita! Non vedo l'ora di leggere come le cose si riaggiusteranno fra i due! (>o<)

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