venerdì 20 dicembre 2013
Ora come allora, capitolo quattordici
Titolo: Ora come allora (Una vacanza
indimenticabile)
Autori: Giusipoo/Annina
Pairing: lo
scoprirete leggendo
Genere: AU/Commedia/Romantico/Erotico/Introspettivo/Flashback/A
più voci
Rating: PG, slash, RIGOROSAMENTE NC 17
Disclaimer: tutto ciò è come sempre frutto di fantasia. Abbiamo
attinto a quella e alle immagini di sei personaggi interessantissimi.
due ragazzi cercavano
un passaggio per il sud
Gabriele
Però anche tu ti commuovesti, ma eri bravo a non
farti vedere piangere! Lo sei sempre stato amore. Però fu bello il rientro in
Piemonte. Ma la storia del nostro ritorno la sapete. Ci baciammo molto,
chiacchierammo su quello che era successo e i nostro progetti futuri. Parlammo
persino della nostra futura convivenza. Ma anche se all’epoca sembrava
volessimo fare tutto e subito, prima di andare a stare da Fabio attesi la
maturità. Però ai miei lo dissi molto prima di essere gay e di aver trovato
l’uomo giusto. Ma non serve dirlo che i miei genitori sono persone eccezionali
e mi hanno subito rassicurato che l’amore per me non sarebbe cambiato che anzi,
volevano già bene a Fabio.
Fabio
Infatti ho due suoceri
stupendi! Non potrei chiedere di meglio. Poi ancora così giovani. Sono stato
decisamente fortunato. Comunque, il ritorno fu abbastanza traumatico per tutti:
ormai eravamo abituati a stare insieme, prima a coppie e poi in mucchio
selvaggio! A soffrire di più la situazione penso siano stati Michele e Diego,
no? Io allora vivevo in un bilocale con Davide, e continuammo tranquillamente a
vivere insieme, tanto Gabriele era ancora “piccolo”. Insomma era giovane,
doveva finire la scuola, certo che avevamo voglia di stare insieme, ma lui fu
molto giudizioso. Lo faceva anche per i suoi, per non creare troppi problemi,
poi chiaramente non aveva rendite lui.
Michele e Nicola
vivevano con altri due operai in un miniappartamento, decisamente brutto. Anche
loro non ci stavano bene, ma era la ditta a passarlo, loro pagavano una cifra
irrisoria, e chiaramente non potevano permettersi un affitto più alto.
Diego viveva con sua
mamma e i nonni in uno stabile di quaranta metri quadri, non c’era certo modo
di ospitare nessuno. E lui soffrì decisamente tanto. Anche perché Michele tornò
a lavorare, e quando alla sera era libero, era Diego che doveva lavorare, e
stava al bar fino a tarda notte. Per vedersi, Michele era costretto a passare
le sue serate ai Murazzi, vero Michi?
Michele
Fu un periodo davvero
duro, per tutti e due. Le autostrade mi avevano rinnovato il contratto per
altri sei mesi e io ne ero felice, anche se parliamo sempre di un mestiere
decisamente duro, intanto cercavo di guardarmi attorno per cercare
qualcos’altro. Alla sera tornavo in quel buco che chiamavamo appartamento, mi
lavavo e non mangiavo nemmeno per correre da Diego, che iniziava a lavorare alle
nove, per avere almeno un paio d’ore di tempo per stare insieme. Poi lui stava
in quel bar fino alle tre di notte, a volte si faceva anche più tardi, e io
alle otto dovevo essere al lavoro… Senza contare che doveva anche frequentare
l’Università, studiare… Eravamo abbastanza disperati tutti e due. Io non
resistevo a stare senza vederlo, immaginate lui che è dieci volte più sensibile
di me. Non avevamo un’auto, almeno saremmo andati qualche volta a far l’amore
nelle boschine. Stavamo assieme quando potevate prestarci la casa tu e Davide,
ma avevamo così poco tempo. E pensare che dopo la Puglia avevamo tante belle
speranze. Tornammo in treno, vi ricordate? Un viaggio epico, non finiva mai! Un
intercity che ci portò a Milano e poi da lì un altro con cui arrivammo a
Torino. Nella lunga carrozza c’eravamo solo noi, e ad ogni fermata speravamo
che nessuno venisse a disturbarci. Non salì nessuno no, o almeno non si
fermarono lì, passavano e andavano avanti. Eppure eravamo così bellini!
Viaggiammo bene, e arrivammo a Torino a notte fonda. Fu a quel punto che ci
cadde addosso una botta di malinconia terribile. Però viaggiando avevamo avuto
mille idee meravigliose, addirittura Diego e Davide se le erano appuntate sulla
moleskine che portavano sempre in tasca.
Davide
È vero, non ne potevamo
fare a meno, ogni idea, ogni sogno, ogni cosa osservata e piaciuta, noi due la
segnavamo sul nostro blocchetto, che non abbandonavamo mai. Scrivemmo due
pagine fitte di cose da fare una volta arrivati a Torino. La prima era guadagnare
un sacco di soldi, ma lì avevamo le idee un po’ confuse sul come! Ma a parte
gli scherzi, decidemmo di dare una svolta seria alla nostra vita, e la prima
cosa da fare era darci dentro con la band, aumentare il numero dei concerti,
farci conoscere: la reazione che aveva avuto il pubblico ad Agrigento ci aveva
esaltato. Sentivamo di aver inventato qualcosa di bello, di nuovo. Le nostre
performance sicule erano state riportate da alcuni giornali locali. Mi
spedirono le recensioni via posta, mica c’era internet, con i social e tutto. E
io dissi a Fabio e Diego che dovevamo darci da fare, cavalcare l’onda. Dovevamo
continuare a sfruttare la situazione. Poi volevamo comperare casa per
annetterci la sala registrazione. Il mio sogno di sempre. Ma qui la faccenda
era decisamente più complessa, anche se all’epoca era abbastanza facile
ottenere un mutuo. Ma nessuno di noi, tranne Fabio, aveva un lavoro stabile.
Michele e Nicola erano precari, Diego ed io andavamo ancora all’Università, e
per quanto lavoricchiassimo, eravamo comunque in nero, come si dice, e ancora
più precari dei nostri amici. Gabriele doveva ancora diplomarsi. Decidemmo di
puntare tutte le nostre risorse sulla band. A Diego e Gabri demmo l’incarico di
girare per tutti i locali di Torino per proporsi. Di locali ce n’erano tanti,
ma certo non potevamo continuare a fare concerti solo lì, il pubblico ci sarebbe stato una volta,
magari due se piacevamo tanto, ma poi si sarebbe esaurito. Bisognava trovare
contatti nelle altre città. I due ragazzi ci si misero d’impegno, e ottennero
quattro serate a Torino, tutte di giovedì, quando Diego era libero dal bar.
Povero Diego, una sera libera aveva, e la sacrificava per la band. E per fortuna che accettò di farlo.
Diego
Mi spiace, non riesco a
pensare a quel periodo senza provare un immensa pena. L’università era
ricominciata, avevo l’obbligo di frequenza, e naturalmente, a parte lo studio,
decine e decine di tavole da preparare. Il bar mi risucchiava tutto il resto
delle energie. Andavo a letto alle quattro del mattino se andava bene, e alle
otto mi svegliavo e andavo in Accademia. Mia mamma lavorava, si dava da fare
anche con gli straordinari, ma la retta universitaria e i libri, il materiale
costavano sacchi di soldi. Lei è una persona straordinaria, si è sfiancata per
farmi studiare. Le spiaceva così tanto che io mi stancassi così, voleva farmi
smettere, ma io no, non potevo proprio vivere sulle sue spalle. I nonni erano
in pensione, non potevano aiutarci più di tanto, ma qualcosa facevano anche
loro. Però quando si trattò di sacrificare l’unica serata libera che avevo, un
filino di malinconia mi prese. Era l’unica sera che io e Michele ci dedicavamo.
Oh, non che facessimo grandi cose, non potevamo nemmeno andare nei prati, era
autunno ormai. Ma ci bastava anche stare seduti su una panchina del lungo Po,
c’era buio, non c’era mai tanta gente, potevamo almeno coccolarci un po’. Poi mica
si capiva che ero un ragazzo, quando Michi mi abbracciava. Qualche volta
andavamo a casa mia, nella mia camera, ma certo non potevamo fare grandi cose.
Ah, mia mamma sapeva da anni che ero gay, se n’era accorta lei, figuratevi, me
ne parlò un giorno, e io che da poco avevo capito che preferivo i ragazzi, ne
rimasi un po’ allucinato. Ma lei accettò la cosa tranquillamente. Ve l’ho detto
che è un mito, la mamma. Mi disse di tacere coi nonni però, avevano una certa
età, era meglio lasciar stare. Fui d’accordo. Insomma, quando due settimane
dopo il ritorno, suonammo nel Circolo Arci
Oltre, successe una cosa bellissima…
Gabriele
Eccolo che si commuove.
Per la band, Diegone? No, per il periodo così faticoso e buio vero? Ma
soprattutto perché non riuscivi a stare con Michele come volevi. Povero
cucciolo lui, così disperato per amore, per tutto! Era dura ma fu anche bello
quel periodo, parlo per me ragazzi. Io portai a casa Fabio, e i miei lo
accolsero come un altro figlio. Il fratello maggiore che non avevo avuto forse.
Ma non eravamo fratelli e questo si capiva da tante cose. Era però bello che
Fabio venisse quasi tutte le sere a cena da noi. Vedere mio padre chiacchierare
con lui di politica, o di attualità, era un sogno! Mio padre è così giovane,
sapete no? Ancora adesso non li dimostra sessant’anni. Immaginatelo vent’anni
fa che aveva l’età di Davide adesso! Io mi sentivo davvero in una cuccia calda
con i miei e con Fabio. Ci lasciavano anche casa libera per fare l’amore, visto
che spesso Davide nella loro ci portava Nicola. Poi parleremo pure di come
tornammo a farlo tutti insieme, però è presto ora. Dovevamo ancora diventare
delle stars! E fu quello che accadde all’Arci Oltre a cambiare tutto.
Michele
Quella sera, insieme ad
un famoso manager di Milano, un vero talent scout, c’era Vasco Rossi! Che già
era un dio e poi Gli spari sopra, era
stato l’album più venduto. Che cazzo ci facesse all’Arci non si sa. Pare che
dovesse ritirare non so che premio a Torino e che fosse là per accompagnare
Sandro Ranieri, il nostro manager. Comunque ci notò, notò soprattutto Diego.
Quella sera era veramente stanchissimo. Stava preparando un esame e di notte
praticamente non dormiva più. Dimagriva a vista d’occhio e, nonostante questo,
era sempre dolce e rispettoso con tutti, attento al bisogno di tutti. Ma io lo
sapevo che era stanco e sfogava tutta la sua frustrazione sul palco. Quella
sera amore cantasti da paura. Ma davvero da paura. I tuoi duetti con Davide
fecero impazzire il pubblico, per non dire del tuo sintetizzatore. Pensai che
per il casino quella sera potevamo volare via. E c’era Vasco Rossi. E noi non
lo sapevamo. Sennò penso saremmo impazziti, e anziché dare il massimo ci
saremmo impappinati.
Davide
Venne a congratularsi
con noi. Che emozione bestiale! Ok, il suo stile non era il mio, io non ascolto
nemmeno oggi la sua musica. Ma era, è un grande, c’eravamo cresciuti tutti con
le sue canzoni e questo fu davvero troppo. Si congratulò con Diego. Gli
scompose il ciuffo come si fa ai bambini. Dopo si commossero Diego e Gabriele.
Ci aveva investiti di parole bellissime e Ranieri volle per forza il nostro
numero. Ma il meglio doveva ancora arrivare.
Fabio
Così ci ritrovammo a
firmare per una nuova casa discografica milanese, fondata da pochi mesi, forse
un paio d’anni. Dietro c’era Vasco Rossi. Ora faceva anche il talent scout.
Beh, con l’anticipo smetteste tutti di lavorare! Tutti tranne me.
Nicola
Io e Michele non
vedevamo l’ora di mollare quello schifo. Sfruttati, macellati, non più scottati
perché a quel punto era inverno. Ma erano cinque milioni a testa, ricordo male?
Voi, da pazzi quali siete, voleste per forza dividere anche con me, che aiutavo
e basta, al massimo facevo qualche accordo con la chitarra. Le lezioni di
Davide stavano andando bene.
Davide
Non fare il modesto.
Quando iniziammo il nuovo tour con Vasco, come band di supporto, tu suonavi
già, alternandoti a me e Diego. Un fenomeno, quei cinque milioni erano
meritatissimi e ci trasferimmo per un periodo a Milano per registrare il nostro
album, non il primo, ma roba seria questa volta. La casa discografica ci mise a
disposizione un appartamento con tre stanze. Fabio faceva il pendolare, ma devo
dire che il suo datore fu molto umano. Comprese la grandezza della cosa e lo
lasciò libero. Così iniziò la nostra Milano
da bere. Era il ’94 no? Stava tornando la primavera, un disco da
registrare, la prospettiva di partire in tour con un grande della musica, anzi
un gigante. Il periodo più esaltante della nostra vita fu. Ed era partito da
una vacanza in Sicilia, proprio dove siamo ora. Questa è proprio la spiaggia
dove ci fermammo vent’anni fa, Michele inquadra tutto! Che bello ragazzi. Se
non avessimo preso su questi pugliesi qui, non sarebbe successo niente, ci
pensate?
Diego
Mai! È andata bene dai.
Abbiamo registrato l’album. A Giugno uscì e lo stesso mese iniziammo a fare il
tour con Vasco Rossi. Gabriele, lui così giovane, dava nell’occhio. Ci
chiedevano perché portassimo con noi un ragazzino. Aveva rinunciato agli studi,
spiegando che si sarebbe preparato meglio per la maturità l’anno dopo,
presentandosi come privatista. Ora solo la musica in testa, solo la carriera.
Ma Fabio, saggio com’è, gli ricordava che anche la scuola era importante. Che
il nostro successo non sarebbe durato in eterno ma dovevamo sfruttarlo il più a
lungo possibile. Infatti per questo non lesinammo nessuna apparizione
televisiva. E finivamo sempre nei giornalini musicali, anche quelli per
adolescenti. Certo non si poteva mica dire che eravamo tutti e sei gay! Più o
meno tutti e sei. Fu in quel periodo che Nicola ricominciò ad uscire con le
ragazze. Per darsi un tono penso, magari gli andava pure. Ok, ti andava. Ma
secondo me perché sei uno stronzo. Davide ti perdonò, ma io non lo avrei mai
fatto. L’amore era la cosa più importante, così come la fedeltà. La fedeltà al
gruppo intendo. Davide ha idee più moderne di me.
Davide
A proposito di modernità:
ora si può anche ritornare a parlare di ammucchiate. Perché a Milano
ricominciammo. O sì che ricominciammo. Racconti tu Nicola? Tu che non hai peli
sulla lingua. All’epoca però sì, visto che ogni tanto ti scopavi una ragazza.
Ti volevano tutte entrare nelle mutande. Anche a Diego e a me, ma io no. A me
proprio non interessava.
Nicola
Mi biasimi? Eravamo in
tv, su ogni giornale. Il tour fu un successo! Le ragazze ci aspettavano fuori
gli stadi, gli hotel cazzo! Qualcuno doveva pur sacrificarsi! Sennò i
pettegolezzi si sarebbero sprecati. Però era divertente anche scopare con voi.
Nella casa di Milano ma anche nelle roulotte. Cioè non c’erano mica solo
alberghi.
Gabriele
Se devi parlare di orge
allora parti dalla prima che facemmo a Milano. Stranamente iniziammo io e
Fabio, forse i più riservati dei tre no? Almeno avevamo quella fama. Fabio era
appena tornato da Torino, erano le nove passate e quella sera non dovevamo
uscire. Iniziammo a baciarci sul divano. Ma per bene ecco, baci per niente
casti. Davide e Nicola stavano preparando la cena ma lasciarono stare e poco
dopo tornarono Michele e Diego, che erano stati dal tatoo artist. Diego si
stava facendo il suo secondo tatuaggio ma, logicamente, voleva accanto a sé
Michele.
Diego
Certo! Avevo un pochino
di paura poi Michele non si fidava di questi tizi. Sempre iperprotettivo il mio
amore. Così trovammo questo scenario. Fabio e Gabri che facevano preliminari
sul divano. Nicola, con il grembiule, e Davide al suo fianco, che vi guardavano
con la faccia davvero interessata. Michele fece un sorrisetto e fu come se avesse
detto: ecco, ci siamo. Non poteva
mica finire tutto a Molfetta. In quei mesi di cose ne erano capitate, e di
bellissime anche e ora lo scenario cambiava. Si dice: sai dove nasci e non sai
dove muori no? In quel caso fu: sai dove ti ammucchi la prima volta ma non
immaginerai mai dove accadrà l’ultima.
Nicola
O la prossima. In
questa spiaggia mi sa che proprio non si può, è più fresco rispetto a vent’anni
fa e poi abbiamo tutti un gran sonno. Dormiamo? Io e Davide ci prendiamo il
pulmino.
Fabio
Ma no Nico, interrompi
Diegone sul più bello? Altro che dormire, e anche tu Davide, con quella faccia
là. Lo abbiamo capito tutti che volete rinverdire le cose tra di voi, anche se
di scopare non avete smesso in tutti questi anni, scommetto che ora era da un
po’ che non tromamichevate, sbaglio? Va bene, finiamo questa e poi vi lasciamo
rinverdire i ricordi. Sì, io e Gabri ci baciavamo e Nicola e Diego davanti a
noi, ci imitarono. Ben presto anche gli altri due. Diego si spogliò e poco dopo
si ritrovò messo in mezzo. Da me e Nicola.
Diego
Per fortuna che sono
ambisinistro, riuscivo a darmi da fare con entrambi! Michele guardava e, allo
stesso tempo, si accarezzava Davide, se lo baciava. Eravamo tornati i ragazzi
cattivi. Gabriele pensò su di mettere su la musica, e scelse il demo del nostro
cd. In cassetta. C’erano ancora le cassette! Ricordate? Che figata. Dio se mi
prendeva bene, avevo ancora il tatuaggio che mi faceva un pochino male ma ero
al settimo cielo per quello che stava accadendo. Devo dire pure i dettagli più
spinti? Ma no, evito, sennò Nicola mi violenta qui, guarda che faccia! Comunque
fu proprio bello! Bellissimo, ci lasciammo andare come non mai. Io ero felice.
L’intesa con Michele poteva solo migliorare ancora.
Michele
Amore, tra Fabio e
Nicola eri semplicemente stupendo. E io decisi di farmi Davide lì per là, senza
pensarci due volte. Ci guardavamo e tu spesso mi sorridevi, anche se il piacere
non ti lasciava nemmeno respirare e avrei voluto catturare per sempre
l’immagine dell’estasi che leggevo sul tuo volto in quel momento! Peccato non
aver filmato tutto come ora.
Nicola
Vorrà dire che appena
siamo in albergo, andiamo in albergo no? Filmiamo tutto. Ragazzi, a questo punto
l’ammucchiata è d’obbligo! Mio cugino guardava il suo ragazzo darsi da fare con
tutti e due, e quando dico darsi da fare intendo di bocca, di culo, di tutto!
Il frocetto assatanato ma non vi pensate che il mio ragazzo fosse da meno. Si
fece impalare da mio cugino e secondo me gli fece anche male all’inizio.
Ammettilo Davide...
Davide
Beh, proprio piacevole
non fu, dico i primi venti secondi. Ok, ma poi vidi il paradiso. Gabriele però
non restò da una parte. Ovviamente attaccò la bocca del suo ragazzo. Il cazzo
non glielo poteva baciare, stava pensando a tutto Diego.
Diego
Ecco, come al solito
quando tirate fuori le parti più osé io faccio la figura del ninfomane. Ma dai,
tanto che il cazzo mi piace tantissimo lo sapevate no? Anzi lo sapete perché mi
piace ancora e sono d’accordo con Nicola. Si dovrebbe fare l’amore tutti
insieme in questa vacanza. E magari filmarci. Non siamo più dei ragazzini ok,
ma i nostri corpi sono in forma esattamente come vent’anni fa.
Michele
Amore, sei magnanimo.
Io ho messo su dodici chili rispetto a quegli anni. Certo, il cazzo mi funziona
ancora, e bene. Anche Fabietto qui c’ha dato dentro a pastasciutta e bistecche.
Solo sei chili dici? Vai, ti credo. Hai sempre lavorato, sei un uomo concreto e
se dici che hai preso solo sei chili ti credo. Invece il mio Diego è
addirittura dimagrito. Da adolescente era più paciocchetto, ma mi piaci da
matti anche ora, anzi... Davide pure, sempre magrissimo come Gabri. E pure quel
fetente di mio cugino, che fra una manciata di starnuti spegne quaranta
candeline è in perfetta forma. Un po’ di palestra, un po’ di epo...
Nicola
Ma smettila, non mi
faccio. L’unica cosa che mi sono sempre fatto più che volentieri era il tuo
ragazzo Michè, e come gli piaceva, e come ci piaceva. Era troppo eccitante incularmelo
davanti a te. E guardarti, era come se ti sfidassi. Tu eri sempre stato il
cocco di tutti. Dei nonni e anche dei miei genitori. Quando dovevano fare un
esempio di rettitudine c’era sempre il tuo nome in cima alla lista. Altri sei
cugini abbiamo, ma tu sempre il numero uno. Li avevi infinocchiati tutti. Ma
durante i nostri mach a sei, che rivalsa! Quella volta ti dissi: “Ma sai che il
tuo ragazzo è proprio una gran troia? Prenderebbe cazzi ovunque, ma non è che
non gli basta il tuo? Forse perdi colpi cugino! Perché questa cagna ha una gran
fame di cazzo”
Michele
Fosti molto sgarbato a
dire così ma faceva parte del gioco immagino, e tu sei sempre stato bravo a
giocare. Non volevi farmi arrabbiare, volevi farmi arrapare più di quanto già
lo fossi e questo fu molto gradito da Davide, sotto di me.
Davide
Beh fu un vero
portento. Quelle parole infiammarono il mio stallone. Mi afferrò i fianchi e si
mosse in me rabbioso fino a farmi toccare punte di piacere mai raggiunte.
Ricordo che gridai e piansi. Gabri mi leccò le lacrime e poi si nutrì del mio
seme. Eravamo davvero lascivi! Abbiamo un gran potenziale. Dobbiamo sfruttarlo.
Facciamoci questo pisolino, chiamiamolo così, Nicola. Poi si riparte. Ci sono
almeno altre tre ore di furgone. Questo va un po’ più veloce del WV. Però era
bello anche quel pulmino, vi ricordate? Alla fine puzzava di sudore e sperma ma
era bello anche quell’odore.
Fabio
Quell’odore di cui
parla Davide divenne anche l’odore della nostra casa milanese. Appena si
poteva, quasi ogni giorno, ci ammucchiavamo, tanto che si finì per smettere del
tutto di farlo da soli. Questo aspetto iniziò a preoccupare i saggi del gruppo:
me e Michele. Temevamo che dopo, se ci fosse stato un dopo e noi sappiamo che
c’è stato un dopo, no? Beh non sarebbe stata più eccitante la partita a due. Ma
per fortuna non fu così per niente. Ovviamente per eccitarsi bisognava anche
ricorrere a qualche fantasia, ma con Gabriele era perfetto perché le mie
fantasie erano anche le sue...
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Dopo l'idillio della vacanza tornano alla realtà e ai piccoli problemi quotidiani che mettono a dura prova le relazioni dei nostri sei eroi. hihihih. Per fortuna che accade l'inaspettato che li catapulta sull'Olimpo. Addirittura pupilli del grande Vasco. Cosa potevano volere di più? Meno male che non si montano la testa e restano coi piedi per terra. Beh quasi tutti perchè Nico come sempre ne approfitta. Ma una volta che sono tutti insieme si lasciano prendere dai ricordi e decidono non solo di riprendere le buone abitudini ma di sperimentare. Sexy da matti Michele che prende Davide e Diego in mezzo a Nico e Fabio. Cavolo stiamo davvero andando sul pesante e la cosa mi piace sempre di pù
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