Michele era stravolto. La notte dopo essere stato con Diego la passò a girarsi nel letto. Era stato tutto imprevisto e bellissimo. Ripensò alla cena con i genitori della sua ragazza, con Marina, a come era scappato per finire tra le braccia di Diego. Di un uomo. Di un frocio! Del frocetto del paese per di più! Eppure, più ci pensava e più a sconvolgerlo non era tanto il fatto che fosse finito con un uomo quanto la situazione. Diego lo credeva un suo ex professore. Tutti loro, i ragazzi dei due gruppi e amici annessi, professavano una vita semplice, al limite dell’hippy o realmente hippy, in ogni modo lontanissimi dalla sua di imprenditore, con la smania di arricchirsi e arricchire chi, grazie alle sue manovre, ingrossava ogni giorno il proprio conto in banca. Dunque, se invece di prendere la sbandata per un Diego torinese trapiantato nel tarantino, avesse perso la testa per una fresca e giovane Simona qualsiasi, sarebbe stato lo stesso. Già... o forse no! Ripensò all’audacia del bacio che Diego gli aveva offerto. Gli aveva elargito la sua intera bocca, la sua barbetta incolta pungente, ecco: quella Marina non l’aveva! Invece Diego sì e gli aveva offerto la bocca anche in altre parti del corpo, persino più delicate della bocca stessa. Con una naturalezza da lasciarlo a dir poco stupito. Era arrivato al piacere presto, prestissimo Michele, e di questo non c’era da stupirsi. E quando tutto finì, commosso e incredulo, l’ingegnere aveva ammesso a Diego di averlo desiderato fin dall’inizio. Si erano di nuovo baciati, così a lungo da perdere la cognizione del tempo. Quello che dovrebbe sempre accadere a due innamorati quando si baciano.
domenica 8 dicembre 2013
La valle delle meduse, capitolo 6
Titolo: La valle delle meduse
Autore: Giusi-poo
Pairing: lo scoprirete
leggendo
Genere: AU/Commedia/Romantico/Erotico/Introspettivo
Rating: PG, slash, NC 13
Disclaimer: come sempre è tutto frutto di fantasia. I nomi
di luoghi possono essere veri ma usati solo per ispirazione artistica
Michele era stravolto. La notte dopo essere stato con Diego la passò a girarsi nel letto. Era stato tutto imprevisto e bellissimo. Ripensò alla cena con i genitori della sua ragazza, con Marina, a come era scappato per finire tra le braccia di Diego. Di un uomo. Di un frocio! Del frocetto del paese per di più! Eppure, più ci pensava e più a sconvolgerlo non era tanto il fatto che fosse finito con un uomo quanto la situazione. Diego lo credeva un suo ex professore. Tutti loro, i ragazzi dei due gruppi e amici annessi, professavano una vita semplice, al limite dell’hippy o realmente hippy, in ogni modo lontanissimi dalla sua di imprenditore, con la smania di arricchirsi e arricchire chi, grazie alle sue manovre, ingrossava ogni giorno il proprio conto in banca. Dunque, se invece di prendere la sbandata per un Diego torinese trapiantato nel tarantino, avesse perso la testa per una fresca e giovane Simona qualsiasi, sarebbe stato lo stesso. Già... o forse no! Ripensò all’audacia del bacio che Diego gli aveva offerto. Gli aveva elargito la sua intera bocca, la sua barbetta incolta pungente, ecco: quella Marina non l’aveva! Invece Diego sì e gli aveva offerto la bocca anche in altre parti del corpo, persino più delicate della bocca stessa. Con una naturalezza da lasciarlo a dir poco stupito. Era arrivato al piacere presto, prestissimo Michele, e di questo non c’era da stupirsi. E quando tutto finì, commosso e incredulo, l’ingegnere aveva ammesso a Diego di averlo desiderato fin dall’inizio. Si erano di nuovo baciati, così a lungo da perdere la cognizione del tempo. Quello che dovrebbe sempre accadere a due innamorati quando si baciano.
La mattina
Michele si consumò le scarpe a camminare tra i vari uffici. Catasto, ufficio
del sindaco, altri imprenditori loschi. Tutti loschi individui. Ora sempre di
più nella sua mente si affacciavano le ragioni del sit – in e si beava per
essere stato in mezzo a quei ragazzi, attaccato a Diego, che poi lo avrebbe
amato così serenamente. Ecco che di nuovo stava pensando a lui, (ma aveva
realmente mai smesso di farlo?) e nel tornare a casa trovare sua madre
impegnata a preparare la caponata e poi poche parole: “Ha chiamato uno per te.
La voce strana, dialetto dell’altitalia. Mo
chi è quest?”.
A Michele scappò
un’espressione buffa e poi un sorriso estatico. “A ma’, ti ha lasciato un
numero?” “No, ha detto che richiama dopo. Resti a cena o vai da Marina”. Che
domande! Certo che restava a cena, doveva aspettare le chiamata di Diego, anche
se fosse dovuto rimanere attaccato al telefono tutta la vita, sapeva che ne
sarebbe valsa la pena.
Diego e il suo
gruppo erano attesi in sala registrazione. Dovevano muoversi, dopo le nove
sarebbe toccato ad un altro gruppo. Ad occuparsene c’era Davide, che la gestiva
per conto di terzi. Si trattava dell’ennesimo giorno particolarmente caldo per
Taranto e il giovane torinese aveva scelto un look piuttosto scarno: canottiera
nera e calzoncini alle ginocchia che ben presto diventarono il suo unico pezzo,
visto che la canottiera dopo la seconda traccia finì sopra una tastiera in
disuso. Davide non riusciva a staccare gli occhi, gli occhi perdutamente
innamorati, da Diego. Dalle goccioline di sudore perfette che gli imperlavano
il naso, il mento e le guance. Per non parlare dei capezzoli, appena sfiorati
da una leggerissima lanugine biondastra. Ogni volta che Davide ripensava al
paradiso che aveva perso, che si era fatto sfuggire da sotto le mani tanti anni
prima, desiderava chiudere gli occhi e non svegliarsi più. Come aveva potuto
toppare così? Come resistere a quel ragnetto così sexy? Si era trattato
semplicemente di omofobia? Quando ci pensava, gli saliva una rabbia cieca
contro se stesso. Sì, era giovane, molto giovane... erano davvero dei ragazzi. E
Diego in quel periodo non se ne lasciava sfuggire uno. Ma Davide, lui si era
detto più volte, per Diego voleva essere un amico, prima di tutto. Poi... poi niente. Uno sbaglio, un errore che più
il tempo passava e più gli bruciava dentro, lo corrodeva come se avesse mandato
giù un bicchierino di varechina. Tornò alla realtà quando Gabriele lo esortò a
farlo. L’altro componente dei Niagara lo abbracciò da dietro in punta di piedi,
appoggiandogli il mento sulla spalla. “Ora tocca a noi bell’addormentato.
Ancora lo guardi così! Ma non ti era passata?” Lo stava prendendo in giro.
Sapeva che all’amico e collega non sarebbe passata mai. Non sarebbe passata
più. Gabriele era il solo con il quale Davide si era sfogato. Lui non approvava
certo, ma non si possono imbavagliare i sentimenti. E non tutti erano fortunati
come lui e Antonello ad essersi trovati.
“Diego è come la
polvere, lo sai. E poi non si sta vedendo con un altro anche? Con quel
professore riccio, quel bonazzo che sembra un sessantottino” Davide si scansò.
Era già avvilente saperlo insieme a Nicola, ora
anche un altro? “Se lo scopre Nico questa volta finisce male”
“Ecco, questo è
un buon argomento. Perché non provi a parlarci tu? Potrebbe essere un modo per
fargli capire...”
“No, lascia
perdere” Davide si tolse dall’abbraccio e poco dopo arrivò anche Antonello ad
abbracciarlo. Diego osservò i tre amici confabulare e, terminato l’ultimo
pezzo, li raggiunse. “Propongo una birra!” Annunciò loro con la solita aria
scanzonata. Lui e Antonello erano i più giovali, mentre gli altri in generale
mantenevano una certa aplomb.
Dopo tre birre
Diego decise di chiamare Michele. La scelta era tra tornare da Nicola quella
sera o uscire con la nuova fiamma. Quello era il nuovo amore e come tutti i
nuovi amori più attraente. Certo, c’era una parte di lui, probabilmente la
parte razionale, assennata, che gli suggeriva di raggiungere il suo scaricatore
di porto, cenarci e farci l’amore un paio di volte bene, così da placare il suo
animo vagabondo, nonché la sua continua ricerca di conferme. Ma, dall’altra, c’era
quella irrazionale, che lo spingeva a pensare a tutte le cose che voleva ancora
da Michele, consumare con lui. Tutto quello che ancora non aveva avuto. I nuovi amori rappresentano sempre una sfida,
pensò. Ma non era solo questo: aveva pensato a lui anche durante la sua
performance, a come era stato bello provare con lui che lo guardava e a come
sarebbe stato ancor meglio averlo durante il live. Certo, ci sarebbe stato pure
Nicola... smise di rimuginare e dopo aver salutato gli amici si allontanò.
Diego infilò la
scheda nel telefono e attese la voce di Michele, o una voce qualsiasi...
rispose Michele al terzo squillo. “Pronto” capì che era felice ed emozionato.
“Pronto Michi...
non ti ho disturbato vero? Stai per andare a letto? Sono passate le dieci...
scusa, probabilmente per te è tardi”. “No, non lo è. Dove sei Diego?” “Abbiamo
registrato” sospirò. “Senti Michi, ma tu stasera hai da fare? Perché a me andrebbe
tanto di stare insieme... cioè di uscire. Io qui ho finito” “Va bene” a quella risposta
Diego esultò con un piccolo salto sul posto. Davide, vedendolo schizzare via
dal telefono come una scheggia impazzita, capì che lo stava perdendo
ulteriormente. E si maledì ulteriormente. Si prese Gabriele sottobraccio e gli
disse che lo avrebbe accompagnato a casa. Né lui né Antonello avevano ancora la
patente e così li doveva scorrazzare. Il fatto che loro presero a
sbaciucchiarsi dietro trattandolo come un tassista non migliorò il suo umore.
Alla fine della corsa Gabriele si scusò e dopo avergli scompigliato i capelli,
gli sussurrò all’orecchio: “Sei troppo bello per stare dietro a uno solo, puoi
avere tutti... o tutte! Deciditi” Antonello gli baciò la guancia e poi tutti e
due allacciati si allontanarono. Davide restò a tirar calci alle brecce per
qualche minuto, poi tornò alla sua macchina frustrato. Decise di non tornare a
casa. L’idea di Diego che scopava con quello nuovo lo mandava in bestia. Per
non pensare fece la strada più lunga, quella che costeggiava il mare. Ancora
tanta gente gironzolava da quelle parti. Tra i locali o tra la spiaggia.
C’erano pure i fuochi. Poteva succedere in una serata come quella, pensò
fermandosi da una parte. Ci pensava ormai da cinque anni a quella parte.
Durante un bagno d’estate, con il falò sulla spiaggia, canzoni arrangiate alla
chitarra. Birra a rotta di collo e canne. Risate, e sciocchezze dette senza
pensare. Invece oggi era solo. Per non rabbuiarsi completamente, ripartì alla
svelta. A casa sua lo aspettavano i cani. Ne aveva sette, e li adorava tutti
quanti. Ne prendeva di randagi dall’età di sette anni e quando i suoi genitori i
suoi genitori si erano trasferiti a Milano, dove vivevano anche i suoi fratelli
più grandi, Davide non aveva battuto ciglio. Anzi, a ventidue anni era stato
ben contento di restare solo. Il più giovane dei trovatelli, un pincher marrone
con chiazze nere, venne per primo a fargli festa. Manco a dirlo lo aveva
chiamato Diegone, per la sua stazza piccola e perché era svelto, schizzato, fin
troppo vivace. Per non parlare della voce acuta quando abbaiava. Abitando in un
casolare isolato tra gli ulivi, Davide poteva permettersi quella cagnara. Si
coccolò anche gli altri e dopo essersi tolto i sandali stile frate, si buttò
sul divano dove spesso si addormentava. Al letto non ci arrivava quasi mai:
accendeva lo stereo, ascoltava la sua musica e la mente partiva. A pochi
chilometri da lui, qualcun altro accese lo stereo...
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Che bello questo nuovo amore appena sbocciato. Diego è raggiante e così anche Michele. Il nostro riccetto è come un adolescente alla prima cotta, si ritrova ad affrontare dei sentimenti che forse neanche da ragazzino ha provato. Un amore travolgente che gli annebbia i sensi. E anche Diego è così preso da non rendersi conto di ciò che rischia e soprattutto di chi palpita d'amore per lui.Chissà se anche il dolce Davide troverà qualcuno che lo consoli. <3
RispondiElimina:)
EliminaPare che si debba avere il caos dentro per generare una stella che danza, e Diego è quella stella. Non si preoccupa delle convenzioni, non ha morale,ma non ha nemmeno pregiudizi. Lui danza e danzando sparge intorno a sè tutto quello che tiene nell'anima: musica, arte, sentimenti, gioia e amore. E tutti vorrebbero arrivare ad avere un pezzetto della sua anima, per gioirne insieme a lui. E il bello è che lui probabilmente non si accorge nemmeno dello scompiglio che provoca. Davide è rimasto scottato dalla sua scia, ma con Michele il rischio è che possa spegnersi qualcosa in Diego, o forse in tutti e due...
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