“Ah sì” Diego si ricorda che ne ha giusto una per lui, una XL, rossa, con le renne ballerine, un disegno molto sofisticato sul quale è stato per parecchi giorni. “Io... io avevo pensato di portartene una, per te” ammette arrossendo. Michele trasale un po’. È troppo intelligente per non rendersi conto che Diego ha una cotta per lui. Gli scappa un sorriso: è troppo buono per ferire i suoi sentimenti. Ma ci pensa una mora bassetta dal fare felino che piomba alle spalle di Michele a mandare in frantumi tutto il paradiso di Diego. “Amore, ma dove sei finito? Brioche anche per me” la ragazza si piega per baciare la bocca schiusa di Michele, il quale risponde con poco trasporto. “Matilde, lui è Diego. Italiano come noi anzi, torinese. Un bravissimo stilista. Lei è Matilde, la mia ragazza nonché barista nella discoteca del villaggio”.
sabato 26 aprile 2014
Stella cadente, capitolo tre
Titolo: Stella cadente
Autori: Annina, giusipoo
Pairing:
Diego /Michele
Davide/Gabriele
Genere: AU
Commedia/Romantico/Introspettivo/Eros
Rating: PG,
slash, NC 13
Disclaimer: Non stiamo insinuando niente. Come sempre è tutto frutto di fantasia.
I personaggi sono originali, abbiamo preso in prestito i nomi solo per
ispirazione artistica.
Davide, Diego e Gabriele
si ritrovano durante la colazione. Diego deve ammettere che con la luce del
giorno, Gabriele acquista. I capelli legati con la coda. Ha smesso la camicia
verde a favore una maglietta grigia senza maniche e un paio di bermuda al
ginocchio a righe mostrano le gambe ben tornite, da sportivo. Gabriele svela il
perché: “No, io non guido. A Piacenza avere la macchina è inutile, se hai la
bicicletta vai un po’ ovunque, poi devi essere anche pieno di amici che ti
scarrozzano quando è freddo perché nei mesi invernali freddo lo fa, anche
troppo. Ma voi mi capite, siete torinesi”. Diego annuisce e Davide continua a
guardarlo come un ebete e Diego si domanda se si può essere più innamorati di
così! Sta quasi per fare una battuta quando Davide annuncia che è arrivato il
loro pullman. Una navetta li riporta all’aeroporto, seicento metri più in là.
Il volo delle nove e quaranta e loro, finalmente, saranno al Laguna blu.
Nemmeno dentro il piccolo aereo Davide e Gabriele si dividono, tanto che Diego soffre
ulteriormente la situazione. Prende dallo zaino il suo libro e decide di
pensare solo a quello. Ogni tanto però lo sguardo viaggia verso l’amico e il
suo nuovo amore. Se non si stanno baciando come se fosse l’ultimo giorno del
mondo, si guardano parlando e sospirandosi in bocca. “No ti amo più io, non è
vero ti amo più io, tu sei più bello di me, non è vero, tu sei più bello di me”
Diego si ritrova a fare la pantomima dei due innamorati da solo, attirando la
simpatia di una ragazza che lo guarda intrigata dalla sua interpretazione.
Diego pensa di attaccare bottone con la sconosciuta, ma considera che
sicuramente non parlano la stessa lingua e dunque è inutile. A proposito di lingue: ecco che quella di
Gabriele è di nuovo dentro la bocca del mio amico, ma possibile? Un pizzico di
privacy, non la volete? Ma che gli frega, sono in un altro pianeta quei due.
E, sempre un po’ più deluso e rassegnato, Diego torna al suo libro.
Un caldo piacevole,
accompagnato da una brezza altrettanto piacevole, li accoglie a Andavadoaka.
Tutti felici e sorridenti, persino Diego che ora è proprio agitato. Lo vedrà,
lo potrebbe incontrare anche ora. Non è detto che debba aspettare l’esibizione
serale. Michele si può aggirare nel villaggio come qualsiasi animatore,
impiegato, cameriere e facchino. Tutto il Resort, pensa, è intriso di Michele.
E finalmente i pensieri fissi su Davide e Gabriele, se ne vanno, lasciando il
posto al vero motivo per cui si trovano là.
“Ragazzi, ne ho visti di
villaggi turistici, ma questo è una figata” fa Gabriele masticando un chewing-gum
ed elargendo sorrisi a tutti.
“Vero linguaggio da
addetto ai lavori Gabri”
“Ahaha, ha ragione
Diego, Gabri, questa volta ha ragione a punzecchiarti. Una figata!”
“Ahaha” ride anche
Gabriele, impermeabile alle critiche, anzi: sembra quasi divertito quando lo si
provoca. Sempre pacifico, sorridente, felice con il mondo e con se stesso.
Diego però non se la beve, mentre pensa:
avrà almeno un trentacinque anni, forse di più. Come mai è single? E chi ci
dice che lo sia? Quando l’oggetto dei suoi pensieri se ne va a trasferire i
bagagli, un trolley striminzito, nel suo bungalow, Diego ne approfitta per esporre
le sue perplessità all’amico: “Giuro che d’ora in poi penserò solo ai cazzi
miei, ma spiegami perché una persona così speciale sarebbe single alla sua età.
C’è qualcosa che non va”
Davide scoppia in una
risata: “Alla sua età? Ma pensi sia vecchio? Diego, Gabri ha la nostra età,
esattamente! Dell’ottantacinque, come noi”
“No dai, ne dimostra di
più!”
“Si, forse, ma ha lo
spirito da ragazzino. E poi bacia così bene Diè, io non smetterei mai di
baciarlo, non so cosa mi sta succedendo ma ti giuro che lo bacerei davanti al
mondo intero se ci stesse guardando. Ora lo raggiungo”
“Intendi trasferiti nel
suo bungalow?” Diego è triste all’idea ma è chiaro che sarà così.
“Diè, non prendiamoci in
giro. Certo che vogliamo stare insieme, ma questo non significa che ti
abbandono. E poi tu avrai da fare con Michele no? Non volevi avermi tra i piedi
qui, sbaglio?”
“Mah, chissà! Si vedrà!”
Remissivo, Diego si sposta verso la grande piscina. Non sta pensando a niente,
davvero, non sta pensando proprio a nulla quando, all’improvviso, lo vede. In
tutta la sua bellezza e nudità: Michele è in piedi, tra il chiosco del bar e la
piscina, in costume rosso con righe blu, le infradito, i capelli raccolti
dentro una pashmina stile arabico, il viso serio, quasi contrito. A Diego si
spalancano contemporaneamente le porte dell’inferno e del paradiso, perché ora
Michele lo sta guardando, come se stesse cercando di capire chi è, di
riconoscerlo. Poi, si rende conto che non sta esattamente guardando lui, ma la
maglietta con le renne. Già, renne nel
Madagascar. Diego fa per avvicinarsi ma poi si blocca. E che gli dico? Cosa faccio? Perché Davide non sei qui, no meglio che
non sei qui! Lui mi direbbe: vai e salutalo, hai fatto un milione di
chilometri, hai speso due stipendi per essere qui e ora fai la suppellettile?
“Ciao” ora Diego è davanti
a lui. Michele gli fa un sorriso affabile ma sicuramente anonimo. Non lo ha
riconosciuto. “Ciao, carina la tua maglietta. Renne?”
“Già, Renne... le
disegno io, ehm.... dovresti conoscerle, hai messo mi piace alla pagina...” s’impappina.
“A sì, ah... sei Diego!
Vero! Con gli occhiali da sole non ti avevo riconosciuto! Diego...” ripete un
po’ incredulo, ma cordiale. Nel frattempo Diego si sta sciogliendo, e non è
certo colpa del caldo equatoriale. “E sei venuto in vacanza fino a quaggiù?
Beh, potevi dirmelo”
“Ho preferito farti una
sorpresa” Diego è deluso. Si sarebbe aspettato un abbraccio. Invece Michele,
nonostante sia gentile e tutto, sembra sulle sue. E se ha già capito tutto? Ma certo che ha capito! Ha capito che sono
venuto qui per lui e... e ci faccio la figura del patetico! Il colpo di
genio: “Una serie di casualità mi ha portato qui. Il ragazzo del mio migliore
amico lavora in un’agenzia di Piacenza e ha tipo vinto questa vacanza, una
sorta di viaggio premio, no? E mi hanno chiesto se volevo passare le mie ferie
qui con loro. E io conoscevo già questo posto perché ho visto le foto che hai
messo tu online, ed ecco perché sono qui” a Diego sembra una spiegazione
esauriente, ma per Michele non sembra molto importante. Diego lo capisce. Se
anche gli avesse confidato per filo e per segno il vero motivo per cui si trova
là, perché sono follemente innamorato di
te e ora che ti sono vicino finalmente e respiro la tua stessa aria, ne capisco
il motivo, non cambierebbe molto. Michele sembra decisamente catturato dai
suoi demoni. Ma poi, delicatamente, torna ad essere il classico pugliese
educato e cordiale. Come se niente fosse gli appoggia la mano sulla spalla:
“Scusa Diego, ma oggi non mi sono svegliato abbastanza. Devo prendere ancora il
caffè e poi ho un po’ di pensieri. Ti va di fare colazione insieme? Non in
questo bar che hanno solo alcolici. Ce n’è un altro carino, vicino alla
spiaggia. Pensa che lo gestisce un siciliano e si fa portare tutte le settimane
le brioche da Messina. E ora c’ho bisogno di calorie. Vieni” e lo prende per le
spalle trascinandolo lungo un selciato di ciottoli.
A Diego sembra di morire
e rinascere, morire e rinascere, morire e rinascere, almeno diciotto volte al
secondo. Non sono farfalle sullo stomaco, sono draghi, che si muovono dentro di
lui! E la piscina che si lasciano alle spalle, si è riempita di brodo di
giuggiole. Michele è gentile, e vuole
stare con me, fare colazione con me! E mi abbraccia! Stiamo camminando
abbracciati! La vocina gli ripete che è tutto vero questa volta, non sta
sognando.
In pochi minuti arrivano
al bar. Una bella spiaggetta, abbastanza piena, il mare che più celeste non si
può, tavolini all’aperto e il simpatico barista siciliano che porta loro le
brioche con il cappuccino. “Hai fatto un buon viaggio?” chiede Michele
inzuppando con piacere.
“Beh, sì. Noi veniamo da
Torino ma abbiamo dovuto raggiungere Milano, non c’è il diretto da Torino. Tu
sei qui già da un po’, è fantastico no? Doversi mantenere così, in questo
posto. Ma magari ti mancheranno i locali di Milano, o in giro per l’Italia”
Diego si rende conto di aver parlato troppo e si scusa. Michele gli sorride
teneramente: “Più che altro mi mancano i miei amici, quelli pugliesi che stanno
a Milano con me. Ognuno ha il proprio lavoro e non ho proprio potuto mancare a
questa occasione. Purtroppo non si vive di sola musica. Magari fosse così e qui
mi danno la possibilità di far conoscere la mia musica. E invece dimmi delle
tue magliette”
“Ah sì” Diego si ricorda che ne ha giusto una per lui, una XL, rossa, con le renne ballerine, un disegno molto sofisticato sul quale è stato per parecchi giorni. “Io... io avevo pensato di portartene una, per te” ammette arrossendo. Michele trasale un po’. È troppo intelligente per non rendersi conto che Diego ha una cotta per lui. Gli scappa un sorriso: è troppo buono per ferire i suoi sentimenti. Ma ci pensa una mora bassetta dal fare felino che piomba alle spalle di Michele a mandare in frantumi tutto il paradiso di Diego. “Amore, ma dove sei finito? Brioche anche per me” la ragazza si piega per baciare la bocca schiusa di Michele, il quale risponde con poco trasporto. “Matilde, lui è Diego. Italiano come noi anzi, torinese. Un bravissimo stilista. Lei è Matilde, la mia ragazza nonché barista nella discoteca del villaggio”.
“Ah sì” Diego si ricorda che ne ha giusto una per lui, una XL, rossa, con le renne ballerine, un disegno molto sofisticato sul quale è stato per parecchi giorni. “Io... io avevo pensato di portartene una, per te” ammette arrossendo. Michele trasale un po’. È troppo intelligente per non rendersi conto che Diego ha una cotta per lui. Gli scappa un sorriso: è troppo buono per ferire i suoi sentimenti. Ma ci pensa una mora bassetta dal fare felino che piomba alle spalle di Michele a mandare in frantumi tutto il paradiso di Diego. “Amore, ma dove sei finito? Brioche anche per me” la ragazza si piega per baciare la bocca schiusa di Michele, il quale risponde con poco trasporto. “Matilde, lui è Diego. Italiano come noi anzi, torinese. Un bravissimo stilista. Lei è Matilde, la mia ragazza nonché barista nella discoteca del villaggio”.
L’eclissi,
c’è un eclissi. Non lo sapevo che oggi sarebbe scomparso il sole. Per quello
non si sente più nessun rumore intorno, niente uccelli, niente onde, lo dicono
che quando c’è l’eclissi è così. Diego fissa la tazza, il cappuccino
sembra allargarsi e tutto prende lo stesso colore grigio attorno a lui. Doveva
arrivare fino in Madagascar per scoprire che l’uomo della sua vita ha anche una
donna al suo fianco. E adesso cosa
faccio? Pensa Diego ma non gli viene in mente niente, solo nella testa gli
vortica quella musica insistente, Requiem
for a Dream: il suo sogno appena nato, è già morto. Non è destino…
“Diego non ti senti
bene?” una mano gli scuote la spalla con insistenza e finalmente Diego torna suo
malgrado alla realtà. Si guarda attorno solo un attimo, Michele che lo guarda
preoccupato e Matilde con curiosità. Non sembra nemmeno male ‘sta Matilde, anzi
è carina, ma è di troppo. Ah no, sono io
di troppo. Anzi non sono nemmeno di troppo, sono proprio nessuno per loro.
“Scusate, discronia
credo. Si dice così no? Vado a prendere possesso del mio bungalow, poi magari
scendo in spiaggia. Stasera canti Michele?”. Diego nel frattempo si alza,
imitato da Michele, solo la ragazza rimane tranquilla a fare colazione,
godendosi la brioche con evidente soddisfazione.
“Ah, certo, tutte le
sere, a volte le mie canzoni, a volte cover, dipende. Ci vediamo in giro
comunque, durante il giorno ho parecchio tempo libero” Michele gli sorride con
dolcezza, e Diego si rinchiude nella retina e nel cuore quel sorriso, mentre
con un ultimo cenno a tutti e due si allontana verso quella che sarà la sua
casa solitaria per le prossime due settimane.
“È strano quel ragazzo,
ma lo conoscevi già? Ha lasciato cappuccio e brioche intatti, la brioche me la
prendo io” Matilde si allunga per afferrare il dolce, riprendendo a masticare.
“Ingrasserai se continui
con questo ritmo” scherza Michele guardandola.
“Ma no, non c’è
problema, con tutta la ginnastica che faccio ogni giorno potrei mangiare anche
il doppio. Il tuo amico invece, lui sì che dovrebbe mangiare un po’ di più, è
secco secco” Matilde guarda la tazza di Diego pensierosa, poi alza le spalle e
si beve anche il suo cappuccino.
“No, infatti le tue
curve sono perfette Matti, e hai ragione quel ragazzo è veramente troppo magro”
anche se, pensa Michele, in fondo è carino così, fa tenerezza, e sempre in
fondo, il culo ce l’ha bello tondo. Sorridendo dei suoi pensieri, scocca un
bacio sulla guancia alla ragazza: “Non è che lo conosco, scusa, prima non ti ho
risposto; è venuto a un mio concerto, poi sai, amicizia su face, e robe così.
Ma le magliette che fa sono davvero belle, le disegna lui, te ne farò fare una.
Andiamo a prenderci un po’ di sole? C’è ancora tempo prima di sera”.
Per mano si dirigono
verso la spiaggia, ed è così che li rivede Diego mentre si affaccia un attimo
alla finestra del bungalow per valutare se restare dentro, o uscire a fare una
nuotata ritemprante. Eccoci qui, deciso,
resto dentro. Poi tanto sono stanco e comunque ho un disegno che mi gira in
testa, devo fermarlo sul foglio.
Tristemente Diego torna
sui suoi passi verso il letto matrimoniale al centro della stanza, con la
grande zanzariera tonda appesa al soffitto. L’aveva vista nelle foto sul sito,
ci aveva tanto fantasticato su quella zanzariera, anzi sotto, sotto alla
zanzariera, sul letto abbracciato a Michele. Che tonto che sono, chissà che mi aspettavo. Certo la situazione
non è proprio come la voleva lui; non solo si ritrova con una Matilde vicino a
Michele, ma anche con un Gabriele attaccato a Davide. Si ritrova solo in un
villaggio a diecimila chilometri da casa sua, più o meno insomma, e di tutto
quello che sperava, sembra proprio che non accadrà nulla. Adesso vorrebbe
proprio tornarci a casa sua, nel suo letto, con la testa sotto le coperte come
da bambino, e anche da ragazzino, come faceva ogni volta che qualcosa non
andava. E poi magari andare al Felix a farsi consolare da Paolo e da Elisa, e
la Vale: come vorrebbe la Vale adesso qui, ancora più di Davide.
Si attacca all’Ipad, c’è
il wi-fi qui, si paga, ma costa un cazzo,
tipo nemmeno un euro al giorno, al cambio. Dai Vale, siici per favore, ci sei
sempre per me, devi esserci, solo un minuto che ti vedo e mi consoli, e non mi
passa ma…
“Diego! che fai? Com’è
il Madagascar? Se sapessi come ti invidio” la bella voce di Vale esce da Skype
e Diego vede il suo sorriso, quello che gli riserva sempre, perché la Vale è
anche più ombrosa di lui, ma tra loro è quasi come con Davide. In un modo un po’
diverso, ma ama così tanto anche lei.
“Non mi invidiare Vale,
consolami ti prego, dammi solo due minuti del tuo sorriso. Anzi due minuti di
sorriso sono tanti, ma… Vale non lo posso dire a Davide, l’ho trascinato fin
qui, lo sai per cosa, te l’ho detto, c’è Michele, ma con Michele c’è una
maledetta Matilde, che non posso nemmeno odiare perché è carina e poi non è
mica colpa sua se io sono così stupido”.
“Diego, oddio che
storia. Mi dispiace così tanto. Ma perché non puoi dirlo a Davide, tu e lui
siete una cosa sola e…”.
Diego lascia scendere
una lacrima, tanto su skype non la vede mica la Vale: “Macchè, non siamo più
una cosa sola, ora c’è Gabriele con Davide. È un tipo di Piacenza, te ne
parlerà. Ce lo siam ritrovato tra le scatole ieri, e quei due si sono
innamorati e Davide è da lui ora. E io ci soffro come due cani, non uno, ma poi
mi dico anche che sono un maledetto egoista, che Davide è così contento e io
mica gli posso rovinare questo amore. Niente Vale, lascia stare, dammi un
sorriso, e ti saluto. Ho pensato che una nuotata in fondo non può farmi che
bene. Ti richiamo va bene?”.
Vale si toglie le
lacrime e tira su col naso, ma come, ma
che cazzo è la vita a volte? No, d’accordo nemmeno lei ci credeva tanto in
questa idea di Diego: quando poco prima di partire le ha raccontato tutta la
storia, lei ha subito pensato che ci fosse tanto di irrazionale e pericoloso
nel sogno segreto del cucciolo. Ma anche quanto successo a Davide, che non
poteva trovare l’amore tra due settimane? Si dice. Cosa sono sempre tutte
queste congiunzioni astrali sbagliate per tutti loro? E Diego è così sensibile:
“Diego, resisti ti prego, vedrai che qualcosa succede, ne sono convinta,
vedrai. Vai a nuotare, ma più tardi ci sentiamo ancora va bene? Stanotte
cucciolo, va bene?”.
Annuiscono in sincronia,
e si salutano con la mano, due sorrisi che vogliono sembrare forti e che
sembrano solo tristi.
Diego lancia l’Ipad sul
letto, guarda il grande blocco da disegno e l’astuccio dai quali non si separa
mai, poi guarda il costume da bagno. Nuoto e disegno per lui sono la stessa
cosa, un momento in cui scaricarsi o ricaricarsi. Ora ha bisogno sia di darsi
una carica, che di cacciare via la tristezza. Con un sospiro mette da parte il
blocco e infila il costume da bagno. Gli sta un po’ largo, allora è vero che son dimagrito, ha ragione Davie. Beh, stringiamo il
cordino più che si può, poi qui non è che c’è il mondo intero, ho il mare a
cinque metri dal patio. E comunque chi vuoi che mi guardi. Andiamo và.
Esce, poi ci ripensa,
prende il kit da disegno, un libro e appoggia tutto sulla sdraio, già munita di
telo da bagno. Il mare è splendido, almeno quello, i colori mai visti in nessun
altro posto. Suo malgrado gli sfugge un sorriso mentre si avvicina alla riva e
saggia l’acqua con i piedi: è fresca. È tutto così perfetto, pensa; entra e
finalmente si immerge. Nuota per più di un’ora senza sentirsi minimamente
stanco, e quando torna è felice di aver fatto la scelta giusta. Non si scompone
nemmeno quando vede che vicino alla sua sdraio c’è un gruppetto di persone che
chiacchierano piacevolmente: Gabri e Davide, Michele e Matilde. Solo nel
momento in cui si siede gli tornano in mente le sue parole: “…il ragazzo del mio migliore amico… mi han
chiesto di passare le ferie con loro…”.
Sticazzi,
vi prego, dei della sfiga, non ditemi che ho appena fatto un’altra volta la figura
del cretino… con il cuore che improvvisamente torna in
tachicardia fa un sorriso a tutti: “Voi niente bagno?”.
“No piccolo, pensavamo
di aspettare domani, si sta bene anche qui; tu invece figurati se potevi
resistere, vero?” Davide si siede accanto a lui, braccio sulle spalle e
sorriso, il loro sorriso, quello tenero che si riservano nei momenti bui. Diego
contraccambia strizzandogli un occhio e appoggiandosi alla sua spalla: Davide
deve stare tranquillo, ha il suo amore adesso, deve godersela. Si è già tanto
pentito di quello che gli ha detto la sera prima e anche al mattino. Solo un
rigurgito di gelosia per l’amico che all’improvviso non era più suo, ma Davide l’ha sicuramente capito, è così
intelligente lui.
Da quella posizione
improvvisamente si ricorda di Gabriele e lo guarda col timore che lui possa
risentirsi di quella confidenza, ma anche lui gli sorride allegro. Ha ragione Davide, ha un bel sorriso:
simpatico, aperto. Deve per forza essere una bella persona con un sorriso
così...
Ora però ripensa al
motivo per cui si preoccupava: avranno parlato? Sarà uscita la sua bugia? Cazzo, ma tutto sempre così difficile?
“Allora Diego?” Gabriele
gli rivolge la parola, oltre a un sorriso ancora più grande: “Ho fatto bene a
convincerti a venire con noi? Non è bellissimo qui?”.
La tensione di Diego si
stempera in una risata: “Ah, certo Gabri, d’ora in poi seguirò sempre i tuoi consigli.
Grazie” lo guarda con intenzione, che capisca il motivo per cui lo sta
ringraziando. Gabri si alza e si siede vicino a lui, sulla parte ancora libera
di sdraio: “Mi fai vedere i tuoi schizzi? Ma sono quelli delle magliette o
anche altri?”.
Diego gli passa il
grande blocco, la prima metà è già piena di disegni: “No, c’è un po’ di tutto,
è un po’ il mio diario questo. Invece di scrivere io disegno. Infatti prima ero
indeciso tra questo e una nuotata. Ho scelto la nuotata e ho fatto bene, mi
sento decisamente meglio”.
“Scusa posso vederli
anch’io? Ho sempre invidiato gli artisti, quelli che vedi che passano la matita
sul foglio e c’è già rappresentata tutta un’immagine” Michele si avvicina e si
siede ai piedi di Gabriele. In silenzio sfogliano l’album, indicandosi a
vicenda i particolari che più li colpiscono. Alla fine glielo riconsegnano con
mille complimenti che Diego riceve con una faccia buffa: “Beh, ma sono solo
disegni”.
Michele nega: “No, non
sono solo disegni Diego, c’è dentro la vita qui, la tua vita. Sono molto belli,
ma non fai mostre, esposizioni? Il tuo lavoro con le marmotte e le renne è molto
bello e interessante, ma è niente in confronto al resto. Io mi impegnerei se
fossi in te, cercherei di farmi conoscere”.
Diego non potrebbe
arrossire più di così, tutti quelle lodi da parte di Michele gli fanno girare
la testa: “Mah, non ci ho mai pensato, ti ho detto, è quasi un diario per me.
Lo so Davie, me l’hai sempre detto anche tu che sono bravo, ma… beh, vedremo
dai, quando torneremo a casa. Ora abbiamo altro da fare, per quanto…”.
“Quando gli prende l’estro
parte, è così” Davide lo guarda mentre Diego ha iniziato uno schizzo che nel
giro di poco si trasforma nel bel viso di Matilde, anche se con particolari
aggiunti che lo fanno sembrare più misteriosa, più esotica. Alla fine Diego
strappa il foglio e lo consegna alla ragazza che lo guarda estasiata: “Beh, ti
ringrazio, so di non essere così bella; qui sono addirittura splendida. Sei
molto bravo davvero Diego”.
Anche gli altri guardano
il disegno che è uscito nel giro di dieci minuti dal carboncino di Diego:
“Fantastico. Potresti anche trasformarlo in un lavoro qui, tutti i nostri
ospiti vorrebbero un ritratto da portarsi a casa. Pensaci. Ora dobbiamo andare
Matti, tu devi preparare il bar, io la chitarra” sorride agli altri. “Ci
vediamo dopo cena? Bene, è stato un piacere conoscervi tutti quanti. A più
tardi, godetevi il tramonto voi, merita e se Diego ha anche i colori con sé una
sera dovrà ben immortalarlo”.
Se ne vanno lungo la
spiaggia, e Diego guardando Michele che cammina dinoccolato, pensando che ha
ben altro da immortalare lui. Ha già mille disegni con tutte le espressioni di
Michele in testa, e ora che lo vede camminare, gli vengono anche altre mille
idee.
“Ragazzi grazie,
soprattutto a te Gabriele, per avermi coperto. Non sapevo come spiegargli la
mia presenza qui, ho detto la prima cosa che mi è venuta in mente, poi vi ho
visti qua assieme, cazzo, mi è venuto un colpo, pensavo già di sotterrarmi
nella sabbia”.
Gabriele ride contento:
“Sì è stato anche divertente dai; quando Michele ci ha detto che era stato
bello da parte nostra invitarti, io devo aver fatto una faccia stupita, perché
lui mi fa: mi pareva di aver capito che l’avete invitato voi! Allora mi sono
ripreso, gli ho detto certo che lo abbiamo invitato noi, perché ti stupisce?
Hahaha! A quel punto si è sentito in imbarazzo lui”.
Davide dà un colpetto
sulla nuca a Diego: “Però magari la prossima volta che dici balle in giro,
prima avverti, va bene piccolo? Bene, chiacchierando il tramonto ce lo siamo
praticamente perso, ma domani saremo ancora qui. Andiamo a prepararci per la
cena. Ci raggiungi Diè? Ah, bene allora tra mezz’ora al bar del ristorante,
festeggiamo l’arrivo con un aperitivo”.
Rientrando nel bungalow
Diego è soddisfatto di sé: Davide si è tranquillizzato vedendolo così sereno,
anche se sereno non lo è per niente, ma è capace anche di fingere se vuole. E
comunque Matilde è carina, ma lui deve far finta che lei non esista, deve
passare più tempo che può con Michele, far vedere che lui sì che esiste
insomma. E que serà, serà.
Con questi pensieri esce
dalla doccia e si infila jeans e maglietta renna azzurra. Completamente
inconsapevole di quanto l’azzurro gli doni, si avvia al bar e si siede su uno
sgabello in attesa. Diverse ragazze, e non solo ragazze, gli sorridono e lui
contraccambia, abbastanza indifferente. Insieme ad altri ragazzi dell’hotel
passa anche Michele che si sbraccia a salutarlo indicando ridendo la maglietta;
Diego risponde con un sorriso smagliante alzando le spalle. Ha deciso, anche se
Michele non sarà suo, quei quindici giorni deve viverli come se lo fosse.
L’arrivo degli amici
ridenti e abbracciati lo distoglie dai suoi pensieri. L’aperitivo e la cena
scorrono via tranquilli, Gabriele perfettamente integrato nella piccola
famiglia che formano Diego e Davide. “Ormai sei mio cognato” gli ha detto a un
certo punto Diego facendolo ridere. Ma quando Davide è andato un attimo al
bagno, gli ha anche chiesto se lo ama davvero il suo Davie: “Perché tu non lo
sai, ma io per Davide ucciderei, capito? Se fai soffrire lui, fai soffrire me,
e io non voglio soffrire, e ancora meno voglio che soffra lui”.
Gabriele lo ha
rassicurato: “Davide mi ha spiegato il vostro rapporto, che trovo bellissimo
tra l’altro. Spero che vorrai un po’ di bene anche a me Diego prima o poi, io
non ti sto portando via niente, la parte di Davide che era tua, rimane tua. Ma lo
amo, dormi sonni tranquilli, ok?”.
“È quello che volevo
sentirti dire. Amalo, il mio amico ne ha bisogno. Lo so, tutti hanno bisogno di
amare e di essere amati, ma lui di più. Fallo felice Gabri. Se lo farai, avrai
tutto il mio bene. Un po’ te ne voglio già però” lo ha abbracciato e baciato su
una guancia ridendo Diego, e così li aveva trovati Davide, fingendosi
arrabbiato per tutta quella confidenza, ma sicuramente contento di vedere che
il suo migliore amico accettava finalmente il suo amante.
È mezzanotte quando il
concerto di Michele finisce; per tutto il tempo in cui ha cantato a Diego è
sembrato di essere sull’otto volante: emozioni su emozioni. Erano le sue
canzoni stasera, non le cover, e per lui sono tutte bellissime, tutte senza
esclusioni. E poi vederlo sul palco con la sua chitarra, i capelli ribelli, gli
occhi, “Sì certo Davide che li vedo anche da qui che sono bellissimi, profondi
come non ne ho mai visti! Tu non puoi capire”. Si è innamorato ancora, e
ancora, ad ogni canzone ancora di più, ad ogni battuta sempre di più. Il suo
regno per un altro abbraccio, ha pensato alla fine del concerto. Ha pensato
anche che darebbe tutto, il suo talento nel disegno, il suo giocattolo delle
magliette, la vita stessa per un bacio, no, non solo un bacio, la vita perché
lui si innamorasse di lui, quello sì. Venderei
l’anima al diavolo, se esistesse il diavolo!
Ma il diavolo non esiste
e probabilmente neanche la remota possibilità che Michele si interessi a lui, niente
più di una platonica simpatia, però va sotto al palco lo stesso Diego, una
forza sconosciuta che lo guida, lui di solito è timido e un po’ represso, e
invece questa notte va a reclamare almeno una stretta di mano. Si fa largo fra
tutti quelli, anzi tutte quelle, maledizione,
tutte ‘ste donne che lo vogliono salutare, toccare, ma toglietevi di mezzo…
poi si arrende, niente, troppa gente, non ce la fa, gli è venuta perfino un
filo d’ansia lì in mezzo. Domani, ci penserà domani, glieli farà domani i
complimenti. Ma si sente chiamare ed è Michele a raggiungerlo per un saluto:
“Hey, ti ho visto arrivare, poi scomparire tra la folla. Che c’è? Ancora la
discronia? Ah, la ressa, ti capisco, infastidisce un po’ anche me, ma che vuoi
farci? Io qui sono la star!” Sorride che sembra una star del cinema: “Vai a riposarti
và, domattina magari ci facciamo una nuotata assieme se ti va. Vado a letto
anch’io ora, stanotte ho proprio dormito pochissimo, sono stanco”.
“Certo che mi va, ti
aspetto al bungalow. È stato un concerto bellissimo, ecco, volevo dirti questo,
le tue canzoni mi piacciono così tanto, mi emozionano. Grazie Michi”. Nel
momento stesso in cui lo chiama Michi si morde la lingua: così lo chiama sempre
nei suoi sogni, ma magari a lui dà fastidio, che ne sa?
Michele gli sorride:
“Sono contento Diè, è bello avere persone come te tra i fan. Grazie a te
piccolo, ciao, a domani” lo abbraccia scompigliandogli i capelli, quindi lo
saluta con la mano mentre si allontana verso il bar e Matilde gli allunga un
bicchiere, sorridendogli.
Mentre beve Michele
pensa che forse ha fatto male a trattarlo così, il ragazzo è già abbastanza
preso da lui, eppure gli è venuto così spontaneo abbracciarlo. È tanto carino,
in tutti i sensi, non solo fisicamente certo, ma proprio una bella persona, una
bella anima ecco. Spera di non farlo soffrire, e realizza che forse non è una
bella idea frequentarlo troppo, magari domani non andrà alla spiaggia da lui.
Ci penserà domani comunque, ora ha solo bisogno davvero di una bella dormita.
Diego nel frattempo
torna verso i bungalow con Davie e Gabriele. È felice, l’ha detto che si farà bastare
ogni piccola cosa gli arriva da Michele; l’ha anche chiamato piccolo, e
improvvisamente gli è piaciuto esserlo, piccolo. È al momento dei saluti che si
rattrista un po’, senza tuttavia farlo capire agli amici: è giusto che vadano a
dormire tranquilli e si salutano con baci e abbracci. Ma ora lui è solo, e non
vorrebbe esserlo. Entra in camera, ma sente di non poterci stare. Prende un
pannetto, una birra dal frigo e torna fuori, a coricarsi sulla sdraio: starò un po’ qui, mi rilasso col rumore del
mare, poi andrò a dormire. Si copre per bene, l’arietta si fa sentire la
notte, e ripensa alla giornata. Su e giù, felicità e tristezza. Michele che lo
abbraccia e gli scompiglia i capelli. Oh, certo, tutti glieli scompigliano
sempre, un po’ come si fa con i cagnolini simpatici no? No però Michele l’ha
abbracciato, magari un po’ di bene glielo vuole. Ha detto che domani viene a nuotare con me. Però adesso è a letto
con Matilde, o comunque Matilde lo raggiungerà presto. Vorrebbe Davide ora per
parlare, e Davide è con Gabri ed è giusto che ci stia, che almeno uno di loro
due sia felice, ecco.
“Ditemi cosa ci faccio
qui, ditemi cosa ci faccio al mondo” parla da solo prima di appoggiare la
bottiglia finita sulla sabbia accanto a lui. Oh, bene sarò patetico, ma ogni tanto capita, e a me capita da una vita
però. Guarda le stelle, ce ne sono tante, troppe, e nessuna che cada per
poter esprimere un desiderio. Ma sì
Diego, ne sono cadute tante nella tua vita di stelle, e di desideri realizzati
nemmeno uno. Qui però sono di più, magari se cadesse quella giusta.
Mentre la sua mente vaga
tra mille pensieri, mille tristezze e una sola sicurezza, quella del suo amore
per Michele, suo malgrado si rilassa e si addormenta col firmamento negli occhi
e un paio di lacrime che proprio non ci sono volute stare al loro posto, e
scendono lentamente sul bel viso tormentato.
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Cucciolo il nostro Diego. In un attimo ha visto cadere tutto il castello di carte che aveva costruito sulla sua vacanza con Michele. Per fortuna che può sempre contare su Davide che comprende subito la situazione non chiedendogli nulla. Conosce fin troppo bene l'amico per non sapere che sta soffrendo.Cosa inaspettata, Diego trova in Gabriele anche un complice e scommetto che presto il rapporto tra i due diventerà sempre più stretto. Trovo che Michele sia fin troppo attratto da Diego e che se ne renda anche conto tanto da decidere di non frequentarlo troppo, Chissà se riuscirà a stargli lontano, Io ne dubito
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