lunedì 20 gennaio 2014
La valle delle meduse, capitolo 10
Titolo: La valle delle meduse
Autore: Giusi-poo
Pairing: lo scoprirete
leggendo
Genere: AU/Commedia/Romantico/Erotico/Introspettivo
Rating: PG, slash, NC 17
Disclaimer: come sempre è tutto frutto di fantasia. I nomi
di luoghi possono essere veri ma usati solo per ispirazione artistica
E
dopo una lunga diatriba, la scelta cadde su Cristina. Davide era troppo
emozionato per accettare e gli altri dovevano svegliarsi presto per università
e lavoro. Oltre a studiare, Cristina lavorava nello sfarzoso negozio di
bomboniere dei suoi, in centro città. Ma sempre di pomeriggio. E il giorno dopo
non erano previste lezioni. Collaborava alla confezione delle bomboniere, di
tanto in tanto:
quando
sua madre era fuori per delle commissioni, la sostituiva al banco. Era carina,
capelli lisci e lunghi, resi chiari dai colpi di sole e dal sole stesso. Le
guance scavate, la bocca piccola, la labbra sottili. Di bassa statura. Una
bambolina per molti uomini. Per Diego una sorta di salvatrice. Cristina lo
abbracciò da dietro e lo tenne stretto a sé per l’intera notte. Il tardo giorno
li svegliò come due innamorati. Labbra sulle labbra. Subito Cristina si scansò
guardando Diego con un misto di orrore e passione. Lei amava Davide, che amava
Diego che, a sua volta, amava Michele. Cristina tornò a respirare normalmente.
Era talmente fuori luogo quella posizione. Avrebbero potuto passare altre
centocinquanta notti abbracciati senza che accedesse qualcosa al di là di un bacio
casto.
Una
volta del tutto destata, la ragazza si spostò in cucina dove preparò il
caffelatte per tutti e due. L’odore del caffè svegliò Diego, il quale fece il
suo ingresso in cucina ancora claudicante. Prese posto su uno dei sgabelli.
Cristina notò le occhiaie, i capelli dritti in testa, l’aria di chi ha dormito
poco e male. Nonostante questo sempre bellissimo.
“Tesoro,
non so come ringraziarti, se non ci fossi stata tu stanotte... io non lo so...”
“Hai
chiamato Michele?” Domandò con circospezione.
“Lo
chiamo subito, anzi: hai la scheda carica?”
“Yes!
Aspetta” dopo avergli scompigliato il ciuffo ribelle e baciato la fronte,
Cristina si spostò per rovistare nella sua borsetta. La scheda telefonica c’era
e ora a Diego non restava che darsi una lavata alla faccia, scendere e avvisare
il suo boyfriend di essere, da una manciata di ore, single.
Michele
era in ufficio quando gli giunse la telefonata di sua madre che lo avvisava di
chiamare un certo numero, perché un ‘tale’ Diego lo cercava con urgenza. Il
numero corrispondeva al bar vicino casa del giovane. Ormai sua madre aveva
capito che c’era qualcosa nella vita del figlio che non andava o che meglio che
andava da un’altra parte. Ma da brava donna del sud non osava intromettersi.
Rispettosa e ossequiosa del marito come del figlio maggiore.
Michele
si affrettò a chiamare. La voce ultra eccitata di Diego gli confermò che lo
aveva fatto, aveva lasciato Nicola. Una parte di sé gioì a quelle parole. Ora
non erano più amanti, no? Ora aveva il ragazzo tutto per sé. E Marina? Suggerì la sua voce interiore.
Diavolo, in quel momento non voleva pensarci. Accordò che si sarebbero visti
quella sera stessa al Pecora nera e avrebbero parlato. Poi si sarebbero baciati
a lungo, certo e avrebbero fatto l’amore a casa di Diego. Ma non andò così. Non
proprio. Quando Michele arrivò al Pecora, l’esibizione dei Medusa era appena
cominciata. Si trattava di un mini concerto, essendo una serata particolare
dove si sarebbero esibiti quattro diversi gruppi. Dunque Michele attese con
pazienza finché il giovane dal ciuffo colorato scese dal palco e si lanciò
direttamente tra le sue braccia al grido di “Ti amo!!!!!!!”.
Si
baciarono, incuranti degli sguardi scocciati dei molti. E poi Diego lo trascinò
nel solito privè dove lo aveva amato la prima volta. Raccontò di Nicola con
dovizia di particolari, mostrando anche i segni sul collo. Michele lo abbracciò
e lo coccolò finché non riuscirono più a staccarsi. Si baciarono a lungo, come
programma, ma anziché fare l’amore a casa di Diego come auspicato e come
sarebbe stato lecito (e più comodo) si unirono addossati ad un vecchio
biliardino rotto. Non il massimo del romanticismo, almeno secondo i cliché ma
molto, molto romantico per loro.
“Amore...
amore mio” esalò estenuato Diego dopo essere crollato sul pavimento. Michele
gli sistemò i capelli sconvolti. “Ti amo Diego, ti amo... non dimenticarlo
mai”. Gli occhi dell’ingegnere si velarono. Lui sì che era romantico, lui sì
che sapeva che la fine poteva essere vicina, dietro l’angolo. Ma mai come in
quel momento fu sicuro di non voler perdere Diego. Il suo giocattolo d’amore,
il suo compagno d’avventure, la risposta a tutte le segrete preghiere che non
aveva mai espresso, né a parole e né mentalmente, e ora era là, tra le sue
braccia a chiedergli altri baci, altre conferme.
Quei
primi mesi senza Nicola tra i piedi per la coppia furono idilliaci. Talmente
perfetti che Michele, sempre invischiato nella doppia vita, quasi si dimenticò
che stava per sposarsi. Ma il matrimonio implica anche dei doveri, delle
scadenze. Il loro bellissimo nido d’amore sarebbe stato pronto nella Valle
delle Meduse per il giugno e loro dovevano solo pensare al resto. La lista di
nozze, il viaggio di nozze, l’arredamento, l’addobbo della chiesa, il vestito,
le bomboniere.
Arrivò
una debole primavera, dopo un inverno particolarmente freddo, e ormai tutto era
deciso. A Marina mancava solo di scegliere quale bomboniera regalare agli
invitati per fare in modo che quel matrimonio benedetto dal Signore fosse
indimenticabile sul serio. A Michele passava tutto sopra. In qualche modo
avrebbe risolto. Lui e Diego sarebbero scappati. Aveva messo da parte una certa
cifra, una sostanziosa sommetta. Alle spalle del suocero, si era intascato
parecchie bustarelle extra, per quanto riguardava gli affari, alquanto loschi. La
parte dove era corruttibile. Tutte quelle creste ammontavano a quasi
ottanta milioni. Avrebbero ricominciato da qualche parte. Magari da Torino, dove
Diego esprimeva sempre di voler tornare, anche per ricongiungersi alla sua
famiglia. No, la sua famiglia era principalmente il suo gruppo, non di meno
quelli dell’altro gruppo: Antonello, Gabriele e Davide. Lui li adorava. Non
sarebbe stato facile convincerlo. Ma che alternativa avevano? Dopo l’estate
d’amore perfetta, dove Diego gli aveva dimostrato tutto il suo amore lasciando
Nicola, anche l’inverno per loro fu magnanimo, così ricco di momenti d’amore. Michele passava più notti a casa di Diego
che nella sua. Insomma, come poteva riuscire a dire la verità a Diego? Era
escluso. Né tanto meno avrebbe potuto raccontare a Marina dell’amante omosessuale.
L’unica era fuggire e godersi la libertà tanto agognata che però non aveva mai
assaggiato sul serio. Come un nettare squisito che si può osservare solo da
dietro una teca, senza nemmeno poterne percepire l’odore. Di quel progetto
astruso non aveva fatto cenno all’innamorato ma ora serviva iniziare a
suggerirne la possibilità. Che poi sarebbe stata la loro, anzi la sua, strada
obbligatoria. Non ne esistevano altre, questo era sicuro. Ma, a volte, non
tutto quello che si controlla va nel verso che si vorrebbe. Michele lo capì
quel ventitré marzo del millenovecentonovantaquattro. Lo scoprì suo malgrado e
tutto accadde alle sue spalle.
A
Cristina cadde l’occhio sul nome della coppia che si stava per sposare Marina e Michele. Michele Salvemini, lo
conosceva quel nome. Fece le sue ricerche, le sue deduzioni e trasalì. Aveva ben
presente quella ragazza in giro per il paese. Tutta perfettina, con i tacchi,
il culo sempre sculettante e l’aria di chi ha un pezzo d’oro tra le gambe.
L’aveva vista vicino a Michele una volta, ora che stava facendo uno più uno lo
ricordò nitidamente. Era prima che si mettessero insieme lui e Diego. Ma se ora
lui stava per sposarsi, con chi stava insieme Diego?
La
ragazza passò ore e ore di angoscia e, fatte altre accurate ricerche e giunta
alla conclusione che non si trattava di una caso di omonimia, era proprio quel
Michele Salvemini che si stava per sposare, prese il coraggio e andò a parlare
a Diego.
Cristina
giunse alla sala di registrazione dove stavano provando con un muso lungo e
un’ansia nel cuore che la teneva completamente bloccata. Mai avrebbe voluto dare
a lui, il ragazzo al quale voleva un bene così grande, mai avrebbe voluto dare
a Diego un dispiacere così grande. Eppure... per fortuna Michele non c’era. Non
avrebbe sopportato di sputtanarlo davanti a Diego e gli altri. E poi non era di
indole cattiva. Ma se lui stava per sposarsi e questo era sicuro, Diego doveva
saperlo, quanto meno prima della nozze. Un conto era stare insieme a uno
fidanzato, altro se era sposato. Peggiorava una cosa già peggiore.
Si
sedé su di uno sgabello vicino al bancone, mentre la musica padroneggiava, e
poi, fece un cenno a Diego, sceso per rifocillarsi.
“Interrompi
le prove, ti devo parlare” disse tutto d’un fiato. La voce tremante.
“Amore,
sei bianca da far spavento! Ma che c’hai?”
“Andiamo”
lo prese per mano e lo accompagnò fuori. La serata marzolina era di quelle
belle, con una luna grande e affascinante. Diego sempre sereno. Da quando stava
con Michele era sempre così: sereno, appagato. E ora io sto per rovinare il suo idillio d’amore... Pensò Cristina
prima di iniziare a piangere mestamente. “Cucciola, piangi? Ma cosa hai? Mi
spaventi... chi sta male!?” La voce di Diego resta isterica dalla
preoccupazione. Dall’angoscia.
“No,
nessuno sta male... cioè io sto male e anche tu starai male, ecco. Io ti adoro
Diego mio, lo sai e mai vorrei dirti quello che sto per dirti...”.
Cristina
vide un lampo di terrore attraversare gli occhi languidi del ragazzo. Forse
perché se lo sentiva. Si sentiva che era troppo bello per essere vero. L’amore
di Michele, la gioia di amarsi totalmente. E, in tutto questo, avere la sua
stima, la sua amicizia. No, con Michele non era stato come con Nicola. Non
c’era stato un rapporto fatto di bisticci e di crisi continue. Isterismi e
gelosie. Non viveva nel pericolo. E Diego, essendo stato sempre attratto da
uomini che tendevano a fare lui violenza psicologica, se non addirittura
fisica, era arrivato a convincersi che forse era ciò che gli piaceva. Ma la
storia d’amore con Michele lo aveva fatto ricredere. Si amavano ormai da nove
mesi e il loro era un rapporto paritario. C’erano dei piccoli conflitti, questo
sì. Ma erano solo bisticci d’amore e Michele non si sarebbe mai permesso di
torcergli un capello. Al limite qualche gioco erotico tra le mura, per il
reciproco piacere sessuale. Niente a che vedere con la violenza. Tutto era
perfetto ma qualcosa... ecco, i discorsi strampalati di trasferirsi ad esempio.
Il suo sguardo spesso vacuo, preoccupato. Poi finivano per uscire, divertirsi.
“Non parliamone ora” oppure “A tempo debito”. Cosa nascondeva il suo Michele
dietro quelle frasi di circostanza?
“Cazzo
Cri, sto morendo... ti giuro... sto morendo ora... cosa devi dirmi!” Ormai la
musica che si continuava a suonare non la sentiva più. Un ansiogeno silenzio
aveva trasformato tutto quello che di bello Diego aveva al mondo in incubo. E
l’incubo vero iniziò alle parole che Cristina esalò dalla piccola bocca:
“Michele si sposa, a giugno. Hanno già ordinato le bomboniere, da me... mi
dispiace cucciolo”.
E
tutto quando di bello c’era al mondo per lui sparì.
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Noooo. Povero Diego è venuto a saperlo nel modo peggiore. Doveva essere Michele a confessargli la verità, il castello di carte che aveva costruito è crollato, Era basato sulle menzogne, su cose non dette e ora tutto è venuto a galla sommergendolo. Mi chiedo come reagirà e soprattutto come affronterà Michele?
RispondiEliminaEccoci qua, si doveva pur arrivare a questo punto. Per me è sempre stato un dilemma: è lecito intromettersi nella vita personale, sentimentale di una persona, anche quando si è uniti da una grande amicizia, o è meglio restare zitti vicino all'amico, pronto a raccoglierne i pezzetti nel momento cruciale? Non ho risposte, quindi parlerò di Michele: cosa pensava? Di scappare la notte prima delle nozze, rapire Diego e volare con lui dove nessuno li avrebbe mai più ritrovati? Molto romantico, ma poco pratico. Peccato, qui ci rimettono tutti e due, perchè stavano vivendo lo stesso sogno, un amore finalmente, quello che si cerca per tutta la vita e spesso non si trova mai. Ci vorranno sacchi di maturità da usare e chili di orgoglio da calpestare per risolvere 'sta situazione, soprattutto da parte di Diego, che Michele di maturità, ne ha un po' pochina temo. Speriamo, sono senz'altro due sciroccati, e proprio per questo hanno bisogno di restare insieme.
RispondiEliminaTra oggi o domani scoprirete tutte che siete belle caldine :)
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