venerdì 24 gennaio 2014
Cerveza per due cap I
Titolo: Cerveza per due
Autori: Alex G.
Pairing: sorpresa
Genere: AU/Commedia/Romantico/Erotico/Introspettivo
Rating: PG, slash
Disclaimer: come sempre è tutto
frutto di fantasia.
1
La giornata è terribilmente calda, i visi sudati e gli zaini
sulle spalle che cominciano a pesare. Due ragazzi si fermano a riposarsi, mentre il
terzo si allontana a chiedere per l’ennesima volta l’indicazione. Da mezz’ora
vagano per le viuzze del quartiere Chueca senza riuscire a trovare
quella del loro albergo.
Gemendo Diego, il più piccolo del gruppo,
lascia cadere lo zaino per terra. “Basta! Non mi muovo più!” incrocia le
braccia. Gli occhi verdi si posano su Davide, l’amico che ha organizzato tutto.
“Ma l’albergo Davi? Ti prego, non ce la faccio più!” con i denti tormenta il
cerchietto sulle labbra.
“Deve essere qui!” cartina alla mano, l’interpellato tenta
di raccapezzarsi con i nomi delle strade. Passa le dita nei lunghi capelli
scuri che gli ricadono davanti al viso e finalmente gli sembra di vedere la
luce. “Forse è lì!”
“Forse?” Gabriele si blocca, le mani a legare la folta capigliatura con un elastico. “Io non mi muovo se non sei sicuro!”
“Ma che è questo ammutinamento? Cazzo, quel tipo mi ha detto
che è qui vicino. Che ne sapevo che ci sono tutti questi vialetti” Davide è stanco e non gli va neanche di protestare.
“Si dicono Calle” precisa Diego.
“Calle, ok” borbotta Davide alzando gli occhi. “Sempre il
solito precisino tu, eh?” Esasperato si avvicina ad un ragazzo rasato sulla
ventina, una miriade di tatuaggi e un cerchio al naso. Indossa una canotta nera
che lascia scoperto tutto il petto esageratamente peloso.
“Ciao” Davide si gratta la nuca. “Senti…” balbetta in
inglese. Di spagnolo conosce sì e no tre parole e detesta non riuscire ad
esprimersi.
Interessato il ragazzo lo osserva, accorciando anche la
distanza tra loro. Lo sguardo scende
verso il torace magro di Davide nascosto sotto una magliettina bianca. “Dimmi
bellezza” gli dice in spagnolo aggiungendo qualcosa a bassa voce che l’altro
non riesce a sentire.
“Mi sapresti dire dov’è calle Hortaleza?”
Lo sguardo dello sconosciuto s’illumina e immediatamente gli
fa segno con la mano: “Sì, è la prossima, giriate a destra e siete arrivati”
mentre parla continua a lanciargli occhiatine interessate. “Di dove sei?” gli
chiede poi.
“Italia, di Torino.” borbotta Davide
“Uh, italiano. Stasera perché non venite qui? Ingresso
libero” e gli passa un bigliettino.
“Ok” replica lui infilandoselo in tasca senza neanche
guardarlo. Dopo averlo ringraziato,
torna dai suoi amici.
Diego è attaccato ad una borraccia, mentre Gabriele, rosso
in viso, sembra sul punto di avere un collasso.
“Allora, dimmi che è qui!” il faccino smunto di Diego gli fa
una tenerezza infinita. Davide lo attira a sé abbracciandolo.
“Siamo arrivati, cucciolo” gli stampa un bacio sul collo
umido. “Potremo fare una bella doccia e poi…”
“Una bella mangiata!” il ragazzetto si sfiora il ventre che
rumoreggia.
Davide scoppia a ridere: “Beh, si, qui si mangia da Dio.
Dai, un ultimo sforzo” e ripreso lo zaino, si muove seguito dai suoi compagni
d’avventura.
Venti minuti dopo sono finalmente nella loro camera, una
tripla al terzo piano. Diego è stravaccato sul letto in boxer, Gabriele
canticchia sotto la doccia e Davide occupa il suo tempo mandando messaggini dal
cellulare.
“Che figo siamo a Madrid!” squittisce Diego scattando seduto
come una molla. “Ma ci pensi?”
“Sei eccitato, eh?” Davide lo raggiunge gattonando. Si ferma
davanti a lui restando in ginocchio.
“Già. Da tanto ci volevo venire” gli brillano gli occhi. II
torso nudo è lucido di sudore e anche i capelli sono umidi. “Avevo proprio
bisogno di allontanarmi da Torino”
“Vedrai quanto ci divertiamo”
La porta del bagno si apre e Gabriele ne esce, un asciugamano
stretto in vita e uno a turbante intorno alla testa. “Ah, ora si ragiona”
A vederlo così conciato, entrambi scoppiano a ridere
divertiti.
“Embè? Che cazzo vi ridete?” Gabriele appoggia le mani sui
fianchi.
“Sei troppo buffo!” Diego è piegato in due, mentre Davide si
trattiene la pancia.
“Prendetemi pure in giro, brutti stronzi, ma stasera sarò il
più sexy. Vedrete quante conquiste!” e lascivo si passa la mano sul petto.
“Mettiti in fila!” interviene il moro aggiustandosi una
ciocca ribelle dietro l’orecchio.
“Li lascio tutti a voi i machi madrileni” Diego alza le
spalle. “Io mi limito a bere” Dopo l’ennesima delusione, al cuore ha messo un
lucchetto. Per allontanarsi dalla fonte del suo dolore che ha deciso di seguire
Davide e Gabriele nel viaggio.
“Su, Diegone, non fare il solito guastafeste. Vedrai che ci
divertiamo stasera. Davide sicuro” lo punzecchia Gabriele sogghignando.
“Eh?” il diretto interessato fa una faccia sorpresa.
“Hai già un ammiratore” replica l’altro divertito..
“Di che cazzo parli? Sempre più strano tu”
“Ma come hai già scordato il tipo di prima. Quello ti si
voleva fare, amico!” Gabriele gli sferra una pacca sulla spalla.
Al ricordo dell’incontro ravvicinato con quel ragazzo
muscoloso, Davide sgrana gli occhi: “Tu sei fuori. Quello non è neanche sul mio
radar, amico!” sbotta seccato.
“Ma ti sei visto?” Gabriele ride divertito per la sua
reazione. “Sei diventato tutt’uno con la maglia, Davi”
“”E smettetela di sfottere” si mostra offeso. A lui i tipi
palestrati non erano mai piaciuti. Preferisce i tipi più normali, ragazzo della
porta accanto.
“Io ho fame!” a Diego lo stomaco brontola rumoroso.
“Sull’aereo ho mangiato quel tramezzino striminzito e ho una voragine nello
stomaco”.
“Povero cucciolo” Davide gli carezza una guancia. “Dai,
fatti la doccia che poi andiamo a mangiarci le tapas”
“Sìììììììììì” urla saltando sul letto.
Davide e Gabriele si gettano su di lui. Davide lo blocca per
le braccia mentre Gabriele lo tormenta con il solletico. Diego urla, gli amici
sanno fin troppo bene quanto lo odia. Dimenandosi come un ossesso riesce a
liberarsi e a fuggire in bagno inseguito dalle risate degli amici.
Un’ora dopo sono al bancone di una Cervezeria. Il locale
piccolo e poco illuminato è pieno fino a scoppiare. A fatica i tre ragazzi
riescono a raggiungere il bancone per ordinare. Diego si guarda intorno esaltato.
Gli piace molto l’atmosfera e anche la spensieratezza che vede sui volti dei
ragazzi presenti. Si tratta di piccoli gruppi, coppie e anche ragazzi che
sorseggiano la loro birra noncuranti di essere da soli. Quando finalmente il
tipo dietro il bancone gli mette davanti le spine, i tre alzano i boccali per
brindare alla loro permanenza in Spagna e alle avventure che li attendono. Un
attimo dopo arrivano anche piatti carichi di cibo: calamari fritti, alette di
pollo, patate con salsa e pane con prosciutto crudo. Affamato Diego si fionda
ingoiando quasi senza masticare.
“Ehi! Vuoi farti fuori tutto tu?” protesta Davide
soffiandogli da sotto il naso il piatto coi calamari.
“Uff” mormora il biondino, ma subito dopo arriva un altro
piatto colmo di crocché e gli occhi gli si illuminano. “Evvai!” si agita sullo
sgabellino.
“Non fare il bambino, Diego” lo rimprovera Gabriele
torturandosi il piercing che porta al labbro. Dopo essersi ingurgitati tutto il
contenuto dei piatti, i ragazzi decidono che è giunta l’ora di cambiare locale.
Il trio s’incammina tra le vie del quartiere di Chueca nelle
quali personaggi di ogni tipo si riversano desiderosi di trascorrere una notte
all’insegna del divertimento e perché no. Magari anche della trasgressione. Ad
ogni passo vengono attorniati da ragazzi che pubblicizzano questo o quel
locale. Nonostante la voglia di vedere tutto, di essere partecipe di quella
vita notturna così diversa da quella della natia Torino, Diego sbadiglia. La
sveglia alle sei, il saluto da parte dei suoi, i preparativi, l’attesa di tre
ore all’aeroporto, la partenza, il tragitto infinito fino al centro e poi la
ricerca spasmodica dell’albergo. Con il suo fisico macilento ritiene un miracolo
che non sia ancora svenuto lì per strada. Davide cammina avanti con Gabriele.
Ogni tanto il biondino si sporge verso l’altro a sussurrargli qualcosa
nell’orecchio. Diego li segue, ma le gambe si muovono per inerzia e quando
proprio non resiste si lamenta.
Sbadiglia stremato: “Ragazzi, io non mi reggo in piedi”
“Sei stanco? Ok, torniamo” Davide sembra notare solo in quel
momento le occhiaie e il viso stanco dell’amico.
“No, no, restate a divertirvi, ci vediamo in camera” evita
il loro sguardo e Davide capisce che vuole stare un po’ per conto suo.
“Sei sicuro?” Gabriele è su di giri e gli dispiacerebbe
tornare in albergo così presto, ma non gli va di lasciare Diego.
“Sì, ne approfitto per fare una bella dormita, a dopo” e
Diego si allontana.
Gabriele resta a bocca aperta. Non l’ha mai visto così
strano. “Ma che ha?”
“Sta ancora male” sussurra Davide che conosce quel ragazzo
meglio di chiunque altro e sa riconoscerne gli stati d’animo. Spera solo che la
lontananza allevi il dolore che si porta dentro da mesi.
Gabriele lo osserva andare via, poi sconsolato si volta
verso Davide: “Dici che facciamo bene a lasciarlo solo?”
“Sì, ne ha bisogno” alza le spalle. “Speriamo solo che non
ci chiuda fuori”
“Cavolo, ci manca solo che dobbiamo dormire in corridoio”
Davide alza le spalle: “Poco male, lo sveglieremo”
“Sei diabolico” lo spintona Gabriele. “Chissà che faccia
farà quando busseremo alle due”
“Si incazzerà di sicuro” sghignazza maligno.
Davide gli circonda le spalle con un braccio e insieme si
immergono nella vita notturna della città.
Il mattino dopo i tre ragazzi, assonnati e ancora un po’
stanchi per il viaggio del giorno prima e la serata di baldoria, cominciano a
girovagare per la città. Guida tra le mani, Diego precede i compagni. Sul
visino un’espressione entusiasta e gli occhi nascosti dietro un paio di
occhiali da sole zompetta indicando ogni monumento o fontana.
Le ore trascorrono veloci. Visitano il museo Thyessen, plaza
Mayor e il palazzo reale. Non vi entrano per la fila infinita in attesa.
Sostano all’esterno. Essendo in alto possono osservare la città dall’alto. Diego
è estasiato. Finalmente riesce a rilassarsi, a non pensare ai suoi problemi e
godersi senza problemi la compagnia dei suoi due amici. Appoggiato alla
balaustra, chiude gli occhi per godersi quel leggero vento, toccasana in quella
giornata così afosa. È così immerso nei suoi pensieri da non accorgersi della
presenza di Davide accanto a sé.
“Ehi, come mai qui tutto solo?” gli circonda le spalle con
un braccio.
“Non è magnifico?”
“Già” si stringe a lui. “Come stai?” comprende quello che
anima l’amico.
“Alla grande. Da tanto non mi sentivo così, Davi!”
“Sicuro che va tutto bene?” il tono è un po’ apprensivo, ma
il sorriso dolce di Diego lo rassicura.
“Questa città è pazzesca”
“Torino è più bella” replica il più alto aspettando la sua
reazione
“Tu non sei normale!” sgrana gli occhi chiari. “Guarda che
meraviglia. Dopo pranzo voglio andare al Parco del Buen retiro”
“Non ti stanchi mai? Io sono già esausto!” si lamenta
l’altro appoggiando la schiena alla ringhiera.
“Smettila! Ci sono tanti posti da vedere che non so da dove
cominciare. Ma Gabri?” si volta alla ricerca dell’amico
“Lì!” Davide lo indica, è quasi steso sulle gradinate della
chiesa, gli occhi chiusi e i capelli umidi attaccati al collo.
“Ma dorme?” domanda scoppiando poi a ridere.
“Gabri dorme anche in piedi” si unisce all’ilarità dell’amico.
“Dai, andiamo al parco almeno lì potremo stenderci
all’ombra!” Diego si muove verso l’amico, si
“Grande! La prima cosa sensata che hai detto!”
Diego gli lancia un’occhiataccia. Insieme raggiungono
Gabriele, il quale si sventola con un fogliettino, ma ormai il sudore lo
ricompre completamente.
“Diegoooooooooooo, ho fame. Voglio mangiare!” Gabriele li guardando
implorante.
“La smetti di fare il guastafeste, Gabri?” Davide reprime una risatina.
“Ok, andiamo verso il centro così mangiamo qualcosa, va bene?”
e porge un braccio a Gabriele per aiutarlo a rialzarsi.
“Sei il migliore, Diegone” e gli stampa un bacio sulla
guancia.
“Smettila!” si pulisce con una mano, ma poi soccombe alle
labbra di Gabriele.
Chiacchierando animatamente riprendono la via del ritorno.
La giornata trascorre veloce. Il parco non è come se lo
aspettavano. Immenso e pieno di gente, un laghetto dove poter noleggiare una
barchetta, cigni e anatre, chioschi e ragazzi stesi sull’erba a fare pic-nic. A
Diego quel posto piace tantissimo e decreta che ci andranno tutti i giorni a
riposare e a mangiare. Mentre Diego esplora i dintorni, Gabri dorme steso
sull’erba all’ombra di un grande albero. Accanto a lui, Davide sfoglia
distratto la guida, lo sguardo si sposta su un gruppetto di ragazzi. Sono in
quattro, due ragazze e due ragazzi, ma è soprattutto uno ad incuriosirlo che
siede accanto ad una moretta molto carina. Sembra pendere dalle sue labbra. Lui
ha lo sguardo sulla chitarra che stringe in mano. I corti capelli castani, bel
viso, occhi nocciola e un fisico magro ma ben fatto. Suona lento, cantando a
bassa voce, ma le parole giungono alle orecchie di Davide il quale, nonostante
non ne capisca il senso, ne sembra rapito. Quando lo sconosciuto alza la testa
e guarda nella sua direzione e ne incontra gli occhi luminosi. Davide si
affretta a guardare da un’altra parte. Impreca a bassa voce, ma continua a
sentire su di lui quello sguardo così intenso che lo affascina. Si fissano per
qualche istante, poi il ragazzo viene trascinato via dalla moretta.
“Merda” Davide tenta di calmarsi, ma la sensazione che prova
non si placa. Il cuore è in subbuglio e un intenso calore si propaga dentro di
lui.
Diego è poco distante, l’obiettivo della Nikon in direzione
del laghetto e per la precisione su un gruppo di anatre che si contendono un
pezzo di pane. Sulle labbra del ragazzo un sorriso. Da sempre ama gli animali e
in quel luogo, così a contatto con la natura si sente proprio a suo agio. Ha
appena abbassato la macchina quando uno scoiattolo gli corre accanto per poi
risalire a tutta velocità sul tronco di un albero poco distante. “Che
meraviglia!”
Davide lo richiama e Diego ritorna tutto eccitato buttandosi
a peso morto su di lui.
“Ehi, anche se sei un ragnetto, pesi!” si lamenta, non
facendo però niente per toglierselo di dosso.
“Qui è tutto fighissimo, Davi! Ho appena visto uno scoiattolino!”
gli occhi gli brillano per la felicità.
Da tanto Davide non lo vede così pieno di entusiasmo.
“Sembri un bambino, lo sai?” gli scompiglia la zazzera.
Diego ridacchia: “Dai, non restare qui a fare la muffa. Facciamo
un giro!”
“Gabri dorme come un sasso” indica l’altro ragazzo
arrotolato su se stesso, la bocca aperta e le mani sotto il viso.
“Uff, ma è venuto in Spagna per dormire? Che ore avete fatto
ieri?” gli lancia un’occhiataccia di rimprovero.
“Le tre, quattro, boh” alza le spalle. “Gabri era su di
giri”
“Lui eh?” Diego si sporge verso di lui. “Confessa! Che avete
combinato?” gli siede in grembo e comincia a saltare.
“Fermo!” si dimena.
Disturbato dalle urla Gabri si risveglia scattando seduto.
“Che…?” si guarda intorno un po’ sperduto per poi fissare stranito i due
compagni.
Vedendo la sua espressione gli amici scoppiano a ridere
piegati in due.
“Perché ridete ora?” sgrana gli occhi, poi si siede con un
tonfo accanto a loro.
“Che combinate?” alza un sopracciglio, Diego è sul grembo di
Davide.
“Niente” Diego sbatte gli occhioni.
“Mi tormenta questa peste. Vuole sapere che abbiamo fatto
ieri”
“Segreto!” Gabriele fa il segno di chiudersi la bocca con la
chiave. “Non te lo diremo mai!”
“Uff, ma non vale!”
“Niente da fare” Gabriele è irremovibile. “Fa troppo caldo,
andiamo a quel chioschetto a prendere qualcosa?” indica un piccolo chalet con
all’esterno una decina di tavolini.
“Non è giusto però” imbronciato
Diego si rimette in piedi e comincia a raccogliere le sue cose sparse sull’erba.
Nel piegarsi i jeans scendono insieme ai boxer mostrando il
sedere. Davide resta a bocca aperta, mentre Gabriele fa un fischio
d’apprezzamento.
“Diegone, copriti che ti si vede il culo!” lo avverte
Gabriele andandogli a sferrare una pacca proprio sulla natica.
Il più piccolo si tira su i pantaloni e in quel momento il
suo sguardo incontra quello di un ragazzo seduto poco distante. Un tipo alto
con i ricci raccolti in una fascia e il pizzetto. Diego lo osserva incuriosito.
Indossa una maglia multicolori e calzoncini. Ai piedi scarpe da ginnastica coi
lacci di due colori diversi.
“Ehi Diè, ti muovi?” la voce di Davide lo fa trasalire.
Mantenendo lo zaino con una mano corre verso Davide e
Gabriele che si sono fermati in fondo al vialetto ad aspettarlo.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Ci voleva un po' di sole in questo strano inverno, niente di meglio della Spagna e di tre bei personaggi che vanno a farci un giro.
RispondiEliminaSiamo solo agli inizi e i motori devono ancora scaldarsi, anche se mi fa piacere veder spuntare in lontananza un massiccio ricciolone, tanto per dare un po' di colore al trio! Spero non ci saranno discussioni su chi se lo accaparrerà :)
Fresco, allegro e promettente. Personaggi interessanti, ma si fa ancora a capirli, ad entrare nella loro psico. Magari più avanti riusciremo a capirli e magari ad affezionarci. Per ora è tutto molto "divertiamoci dai" e anche lo stesso Diego, con quel malessere marcio che l'accompagna, sembra non stare poi così male. Gli amici stiano tranquilli che l'amore è dietro l'angolo :)
RispondiElimina