giovedì 25 luglio 2013
Ora come allora, capitolo sei
Titolo: Ora come allora (Una vacanza indimenticabile)
Autori: Giusipoo/Annina
Pairing: lo scoprirete leggendo
Genere: AU/Commedia/Romantico/Erotico/Introspettivo/Flashback/A più voci
Rating: PG, slash, NC 17
Disclaimer: come sempre è tutto frutti di fantasia. Abbiamo attinto a quella e alle immagini di sei personaggi interessantissimi.
due ragazzi cercavano un passaggio per il sud
Davide
Io, nel
frattempo, ignaro del risentimento che il mio amico covava nei miei riguardi,
pensavo solo a Nicola, o meglio, pensavo a come fare per farmelo. Ok, lo so che
non è grammaticalmente tanto giusto quello che ho detto ma... ci siamo capiti.
Lì per là credevo che fosse solo una botta ormonale, il solito sesso insomma.
Lo presi per mano e mi avviai verso il pulmino, avrei fatto scendere i due
amanti novelli e avremmo sperimentato anche noi l’amore sui sedili del Volks. Nel
frattempo però anche Diego e Michele si stavano avvicinando al furgone, e
temetti che anche loro volessero salire e rubarmi l’idea. Ma era semplicemente
che mancavano meno di cinque minuti all’attracco, e io, per colpa dei baci di
Nicola, avevo perso la nozione del tempo. Mi stramaledii fra me e me di aver
perso tempo; ma quella notte Nicola doveva comunque essere mio, in qualche modo
mi ero imposto che gli avrei fatto assaggiare i piaceri di sodoma!
Ora si poneva il
problema di chi fra noi sarebbe andato a bussare al portello per avvisare Gabri
e Fabio di darsi una sistemata e farci salire a bordo, ma non ce ne fu bisogno:
mentre stavamo lì che mancava facessimo la conta, si aprì la portiera e scese
Gabriele che non ci guardò nemmeno in faccia, ma schizzò via di corsa verso il
fondo del traghetto.
Subito Diego lo
rincorse e lo acchiappò per un braccio facendolo fermare, ma ce ne volle. Gabri
si dimenava che sembrava posseduto, e Diego gli parlava, gli urlava di stare
calmo, ma sì, figurati non lo ascoltava nemmeno.
Diego
Mentre vedevo
Gabri che saltava giù dal furgone e scappava a gambe levate, le pensai tutte,
ma non stetti lì tanto a riflettere e lo inseguii. Avevo capito che era
sconvolto, avevo paura di una sciocchezza da parte sua. Lo acciuffai a stento,
eravamo bravissimi tutti e due nella staffetta a scuola, ma lui era talmente
schizzato che non mi vedeva nemmeno, mi diede anche un paio di calci e mi fece
parecchio male. Diavolo Gabri, sembravi davvero posseduto, ha ragione Davide.
Finalmente ti abbracciai e ti tenni talmente stretto che non riuscisti più a
sfuggirmi. Piangevi che le lacrime non si contavano, la tua faccia era
stravolta, e io mi spaventai davvero. Continuavo a chiederti che cosa era
successo: conoscevo Fabio, lo conoscevo bene, se gli avessi chiesto di far
fuori una zanzara si sarebbe rifiutato, figurati. Mi farfugliasti che lui ti
aveva deluso, che era il compagno di Davide e non te lo aveva detto, che aveva
solo voluto divertirsi, che eri uno stupido e volevi tornare a casa. In un
nanosecondo naturalmente, tu hai questa prerogativa: affastelli le parole
quando sei agitato. Io continuavo a tenerti stretto, avevo paura che saresti
scappato via davvero e che ti saresti gettato in mare per tornare a nuoto in
Calabria. Cercai di convincerti che non era così, che Fabio e Davide ormai non
stavano più insieme. Sapevo della crisi del loro rapporto, me lo aveva detto
Davide, anche se non sapevo che si erano proprio lasciati, quel mattino
praticamente. Gli spiegai che Fabio era
un ragazzo a posto, più a posto di tutti, e che se era stato con te, non era
certo per un capriccio. Poco alla volta smettesti di agitarti, anche se vedevo
dai tuoi occhi che non credevi a nulla di quel che ti avevo detto. Ti presi la
mano e ti riportai al pulmino, dove gli altri quattro ci stavano aspettando,
indecisi se parlare o tacere. Rimaneste tutti zitti e salimmo a bordo. Ci fu un
altro cambiamento di posti: Fabio alla guida con Davide e Nicola abbracciati al
suo fianco, dietro tu Gabri che ti appiccicasti al finestrino, continuando a
lacrimare, io e Michele che ti guardavamo tesi. Che sensibile il mio uomo! Mi
teneva la mano, e io glielo lasciai fare.
Michele
Certo che ero
angosciato, era il secondo che vedevo piangere quel giorno, non ne potevo più.
Non ero abituato a tutta questa sensibilità maschile! Figuratevi che a Molfetta
anche una ragazza difficilmente si fa vedere piangere. Tutte fiere e
orgogliose. Scusate la digressione: Gabriele era devastato; guardai Diego in
cerca di chiarimenti, e lui mi fece cenno che mi avrebbe spiegato poi. Allora
presi ad osservare Fabio: lo vidi pallido, tirato, e certo non lo aiutava il
fatto che Davide e Nicola avevano ricominciato a baciarsi, seduti lì al suo
fianco. Questo viaggio era partito in un’atmosfera strana, e continuava in un
atmosfera che avrei detto tragica.
Mi prese la
tristezza e mi appoggiai pesantemente al finestrino: saremmo dovuti rimanere a
Torino Nicola ed io, così non sarebbe successo niente. I quattro ragazzi
sarebbero partiti tranquilli, Davide e Fabio non si sarebbero lasciati e i due
elfi al mio fianco magari si sarebbero messi insieme tra loro. Figuratevi che
idee confuse avevo! In ogni caso non avrebbero sofferto, non per causa nostra
soprattutto. Non mi ero reso conto di averlo detto ad alta voce finché non
sentii la voce di Diego che mi imponeva di non dire cazzate. Gabriele nel
frattempo si era addormentato sulla sua spalla, sfinito dal viaggio, dal primo
amore e dal gran piangere.
Fabio
Avevamo
finalmente lasciato quel traghetto magico o maledetto. Il nostro pulmino
sfrecciava lungo la statale siciliana che costeggiava un mare bellissimo ma
senza potermelo godere, come un automa. Un dolore fortissimo che mi chiudeva il
cuore, e nessuno che si occupasse di me, che mi chiedesse: Come ti senti Fabio? Non voglio fare la vittima, ma anch’io in
quella giornata avevo subito dei bei contraccolpi. La fine del mio rapporto con
Davide, che ora stava seduto da parte a me, stretto a Nicola che non si capiva
dove iniziava uno e dove finiva l’altro; si baciavano ininterrottamente, non
capivo nemmeno dove tenessero la riserva di ossigeno. Non avevo mai visto il
mio ex ragazzo comportarsi in quel modo: né prima di metterci insieme, né tanto
meno durante, con me intendo... smettetela di ridere! Davide, no lui no: sempre
troppo trattenuto quando si trattava di esternare la passione in presenza di
altri. Nell’intimità tutta un’altra storia ma in presenza d’altri no, non si
fa, non sta bene. La privacy... ecc. Alla faccia della privacy! Se me la voleva
far pagare per essermi lasciato andare con Gabriele, ce la stava davvero
mettendo tutta. E Nicola? Beh, di questo tutto sommato non ero sorpreso. Già
all’ora ne avevo visti alcuni dichiarare una passione incredibile per la figa e
poi calare i pantaloni davanti a me appena se ne presentava l’occasione. No
Gabri, sono tutte cose che sai... Amore mio, ti sentivo dietro che piangevi e
tiravi su col naso, mentre Diego ti sussurrava mille cose che non capivo.
Incrociai un paio di volte gli occhi di Michele nello specchietto, e mi parve
che almeno lui fosse solidale con me. Io non riuscivo a capire perché Gabri se
la fosse presa così, gli avevo detto che era tutto finito tra me e Davide,
forse non aveva capito bene. Decisi che appena avessi trovato uno spiazzo mi
sarei fermato e l’avrei costretto ad ascoltarmi, a perdonarmi se c’era qualcosa
da perdonare. Doveva ascoltarmi, perché io mi sentivo non dico già innamorato
del mio piccoletto, ma sicuramente gli volevo molto bene, stavo bene con lui, e
poi naturalmente c’era tutta quella cosa del maestro e l’allievo no? Mi piaceva
l’idea di essere stato il suo primo ragazzo, e che avrei potuto insegnargli
ancora tante cose. Sì, cominciavo ad innamorarmi, ed era una bella sensazione.
Gabri avrebbe capito, ora ne ero sicuro.
Davide
Dai Fabio, detta
così mi fai sembrare un insensibile, un vero cafone. Ma forse hai ragione,
ripensandoci, lo ero: sicuramente in quel momento ero egoista, pensavo soltanto
a me stesso e a Nicola. Il bisogno di scoparmelo era diventata una questione di
vita o di morte. Ad un certo punto ebbi la faccia tosta di chiederti di
fermarti alla prima occasione, e mi rispondesti piccato che lo sapevi già da
te, che anche tu eri stanco e che tutti avevamo bisogno di riposarci.
Allora capii
quanto stavi male, perché non era da te rispondere in quel modo seccato: se io
sono l’aristocratico, tu sei il comprensivo, quello sempre pronto a dare una
mano, il pratico della situazione. Capii di averti ferito, e mi sentii male:
insomma eravamo stati insieme per tanto
tempo, non potevo continuare a comportarmi così; certo anche tu ti eri appena
fatto una bella scopata con un altro, ma era finita in modo tragico, e io
nemmeno avevo tentato di sollevarti un po’. Ti misi una mano sulla gamba e ti
chiesi scusa. Dopo un attimo mi regalasti il tuo sorriso comprensivo, quello
del mio Fabio, del mio amico, compagno, amante. Mi dicesti no, scusa tu: ci
scambiammo un bacino veloce e finalmente tornammo ad essere quelli di sempre.
Dopo poco inquadrammo uno spiazzo ghiaioso alla nostra destra, con qualche
albero che delimitava una riva ripida che portava alla spiaggia, un paio di
metri più sotto. Decidemmo subito di fermarci lì. La luce della luna
rischiarava egregiamente lo spiazzo e la spiaggia, ma lì sotto gli alberi c’era
più atmosfera, e comunque eravamo abbastanza lontani dalla strada; in ogni caso
non c’era certo traffico. Scesero tutti, ma come Nicola accennò ad aprire la
portiera lo fermai e prendendolo per le spalle lo guardai bene negli occhi: ora
toccava a noi. Lui ebbe un tremito, ma non se ne andò.
Nicola
E dove andavo?
Davide mi aveva ipnotizzato e io ero completamente senza volontà. Mentre voi
altri dopo una pisciata collettiva contro un albero ve ne andavate alla
chetichella giù per la riva, verso il mare, Davide e io ci spostammo sui sedili
dietro, e lui riprese a baciarmi togliendomi la maglietta, e, accarezzandomi,
mi fece sdraiare. Pensai che nessuno mi aveva mai accarezzato così. Si può?
Avevo avuto non dico centinaia di ragazze ma quasi! Va bene, una sessantina
sicuro! Ragazzi ero giovane! Però davvero me n’ero fatte tante, tra Molfetta e
Murazzi. Lo giuro. Eppure era la prima volta che provavo queste sensazioni.
Tutto il mio essere voleva far l’amore con lui, e dico far l’amore, non
scopare. Davide mi slacciò i calzoni e me li fece scendere. Allora anch’io gli
tolsi la maglia e i pantaloni, non volevo essere da meno. Fu tutto istinto.
Quando si coricò su di me e i nostri uccelli si toccarono, sentii una scossa
attraversarmi la colonna vertebrale. Mai provata una roba così, mai nella vita:
considerai che sarei venuto in meno di dieci secondi e cominciai a pensare alle
cose più tristi del mondo per non farlo succedere. Davide mi baciava ovunque
ormai e io ero completamente in suo possesso, ma quando si chinò fulmineo e si
prese il mio cazzo in bocca, ora muoio pensai. Pensai proprio di morire, perché
mi sentii cadere da un’altezza infinita. Quando si bloccò a momenti mi mettevo
a piangere. Mi dicesti se volevo contraccambiare. Io non sapevo come ma ti
dissi di sì. Vai Davide, io sto sudando.
Davide
Andava tutto a
meraviglia: Nicola aveva un corpo bellissimo, e sentirlo così fragile nelle mie
mani mi dava una sensazione di onnipotenza. Ti accucciasti tra le mie gambe e
mi facesti un gran bel bocchino Nico, nonostante l’inesperienza. Ma io volevo arrivare
fino in fondo. Ti feci tornare accanto a me, ti chiesi di stenderti a pancia in
sotto e ricominciai ad accarezzarti, a baciarti la nuca, le spalle, cercando
con le dita il tuo punto più segreto. Ti irrigidisti mentre ti violavo, ma ti
sussurrai di lasciarti andare, di stare tranquillo, che andava tutto bene. E tu
ubbidisti, eri rilassato ora mentre io mi coricavo su di te e ti leccavo e ti
baciavo ovunque continuando a parlarti piano. Quando entrai cacciasti un urlo
strozzato, ma fui lesto ad impugnarti il membro e a masturbarti, per far sì che
le spinte in quel punto speciale che non sapevi di avere, coincidessero con
quel piacere che conoscevi bene. O sì che mi lasciasti entrare Nicola... fu una
scopata bellissima, la prima di tante, tante altre e mentre venivamo quasi
insieme, le nostre urla non furono da meno a quello di Gabri, durante la
traversata.
Michele
Mente nel VW si
viveva un’altra storia d’amore, o quello che era, noi quattro scendemmo sulla
spiaggia. Diego propose di cercare qualche legno e di accendere un falò, è il
mio romantico lui… bacio… ma dicevo, voleva accendere un fuoco, ma io vidi che
Fabio fremeva per restare da solo con Gabriele, chiaro che voleva parlare con
lui. E allora dissi a Diego se aveva voglia di venire con me a fare quattro
passi sul bagnasciuga. Guardò gli altri due, capì e rispose di sì. Ci togliemmo
le scarpe e ce ne andammo sulla riva, con i piedi nell’acqua tiepida. Era tutto
così romantico, anche per un orso come me: la luna, il mare, la spiaggia, dai
cosa ci mancava? Gli altri quattro erano già un bel pezzo avanti: Gabri e Fabio
avevano persino fatto in tempo a rompere. Mio cugino si faceva fottere dal
principino piemontese. Eravamo rimasti gli unici a non fare l’amore quella
notte, e pensai che era bello e giusto così. Io non volevo una storia di solo
sesso con Diego: ormai avevo capito che sentivo qualcosa di più per lui e mi
ero rassegnato all’idea che mi stavo innamorando di un uomo. No, non rassegnato,
anzi, ero felice. Più guardavo il cucciolo che camminava sulla sabbia accanto a
me e più sentivo il cuore allargarsi: come avrei voluto baciarlo. Ma avevo
sempre ‘sta stramaledetta paura di farlo scappare. Aspetta mi dissi, non
forzarlo, non stanotte. Portai pazienza. Camminando parlavamo, ed era bello
parlare con lui, scoprimmo altre passioni in comune oltre alla musica.
Camminammo per un’ora buona, senza nemmeno accorgerci della distanza che
avevamo messo tra noi e i nostri amici. Quindi tornammo indietro, io gli tenevo
un braccio sulle spalle e lui si appoggiava a me. Era così bello. Era un amore
che nasceva, e lo faceva senza fretta, perché voleva farlo bene. Quasi quasi mi
commuovevo. Raccolsi una conchiglia, una di quelle che chiamano anche pettine.
Gli dissi che io la chiamavo principessa da bambino, cioè mia mamma le chiamava
così, e che dicevano che portasse fortuna a chi la trovava. Te la regalai, e tu
all’inizio non volevi, dicevi che l’avevo trovata io, dovevo tenerla. Ti dissi
che sarebbe stata la nostra fortuna e che dovevi custodirla tu. Te ne uscisti
col tuo sorriso dolce, che avrei voluto mangiarti di baci, e la prendesti.
Diego
Guardate qua?
Eccola la nostra conchiglia portafortuna, incastonata in questa resina color
acquamarina per proteggerla. Ce l’ho sempre con me, e di fortuna ce ne ha regalata
davvero tanta, vero Michi? Perché vent’anni di amore come il nostro sono una
fortuna davvero.
Ma tornando a
Messina, ormai era certo: mi ero innamorato di te Michi, ma quel giorno non
volevo ancora cedere alla tentazione che avevo di baciarti, farmi stringere da
te, non volevo far l’amore anch’io come gli altri, non so perché. Beh, insomma,
tra Gabri e Fabio era andata com’era andata, e tra Nicola e Davide sembrava
solo una roba di sesso. Immaginavo che Davide lo facesse per ripicca e Nicola
per curiosità. Io volevo di più, di più di loro: di più di tutti gli innamorati
del mondo. Capivo che eri il mio uomo, quello vero, quello per la vita forse.
Decisi che se ci fossimo messi insieme, avremmo fatto l’amore la prima notte di
luna piena. Intanto passeggiare e chiacchierare sulla spiaggia era bellissimo,
più ti conoscevo e più ti amavo. Io non avevo ancora avuto un rapporto serio
con un altro ragazzo, come Davide e Fabio per intenderci. Solo un paio di
relazioni che non avevano superato i sei mesi, e poi qualche avventura, così,
in allegria, ma con Michele non doveva andare così. Non sarebbe stato solo
sesso. Quando mi diede la conchiglia ci credete che a momenti mi mettevo a
piangere? Ma sì che mi credete! Nemmeno se mi avesse regalato che ne so, non mi
viene nemmeno, niente avrebbe avuto lo stesso valore. Me la strinsi nella mano
come se fosse oro o platino. Quando tornammo Gabri e Fabio erano sdraiati su
dei teli e si stavano baciando di nuovo. Ne fui felice, volevo bene a entrambi,
e volevo che anche loro stessero bene. Il pulmino era ancora occupato,
nonostante fossero passate quasi due ore. Io e Michele ci coricammo sulla
sabbia, con la testa appoggiata ad un tronco e contammo un po’ di stelle, ma il
sonno stava prendendo il sopravvento. Non c’era freddo per niente nonostante
fosse la fine di settembre, ma quando Michele mi prese tra le braccia e mi fece
appoggiare la testa al suo petto, sicuramente mi sentii meglio. Sentire il suo
calore mi trasmetteva benessere. Alzai la testa a guardarlo, e ci muovemmo
nello stesso momento: solo un bacino sulla bocca, casto, e mi riappoggiai a
lui. Ero in estasi. Mi disse poi che anche per lui fu così. Vero Michi? …
bacio…
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Questa storia diventa sempre più intrigante. Nicola ama sperimentare, mentre il povero Gabriele raccoglie i cocci del suo cuore. I nostri personaggi sono fragili, ma anche coraggiosi. Vivono questi nuovi sentimenti con passione e impulsività per poi restarne scottati. Per fortuna il momento critico sembra passato. Il resto del viaggio sarà solo amore, sesso e rock and roll?
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