giovedì 21 febbraio 2013

Baci al miele in paradiso, settimo capitolo





Titolo: Baci al miele in paradiso
Autori: Annina
Pairing: Diego Perrone/Michele Salvemini
Genere: AU/Commedia/Romantico/Introspettivo  
Rating: NC 17
Disclaimer: come sempre è tutto frutto di fantasia. I personaggi sono originali, ho preso in prestito i nomi solo per ispirazione artistica.


VII capitolo


La mattina dopo fanno colazione sotto un sole sfolgorante e sbrigati i soliti lavori si recano al Centro Commerciale a prendere le latte di colore; Roberta ha accettato di arrivare un po’ prima al bar quella mattina anche se non era il suo turno, e possono fare le loro spese con calma.
Nonostante le proteste di Michele, Diego paga di tasca sua, ritenendolo il minimo che possa fare per sdebitarsi. Caricato tutto quanto tornano velocemente all’agriturismo.
“Ora mi metto all’opera, vedrai che quando torni stasera una stanza l’avrò finita. Quale inizio per prima?” . Scaricando e portando la pittura nelle stanze dove verrà usata, Michele si stringe nelle spalle: “quella che preferisci, a me spiace solo non poterti aiutare, e a dire la verità mi preoccupa anche che tu possa farti male qui da solo, forse dovremmo aspettare di poterlo fare insieme”.
“Ma non ti preoccupare, l’ho sempre fatto anche a casa dei miei oltre che nella mia casa attuale. Anzi mi piace anche variare i colori, ogni tanto cambio. Poi tu al bar ne hai ancora per chissà quanto tempo, e io fra quattro giorni devo tornare a Torino. Inizio quella color cioccolato dai. Tanto le stanze sono vuote, si fa presto. Comincio subito a mettere il nastro adesivo alle finestre e sullo zoccolo. Tu vai pure da Roberta adesso. A stasera!”.
Diego abbraccia e bacia Michele ed è talmente contento di poter fare qualcosa per lui che non si accorge che è impallidito, grigio sotto l’abbronzatura. Le sue parole l’hanno colpito come una stilettata e Michele è ormai sicuro che Diego non tornerà.
“Allora ciao Diego; mi spiace che ti perdi il mare che ti piace così tanto…” non aggiunge altro e se ne va.
Diego finisce di sistemare il nastro e stende il foglio di nylon a terra, quindi si arrampica agilmente sul piccolo ponte e inizia a tinteggiare canticchiando. La pittura si stende facilmente e il lavoro va avanti veloce.
Mentre dipinge pensa a quello che lo aspetta: la sua vita lì in Toscana? Oh sì, se Michele glielo chiederà ancora, e lo farà ne sono sicuro, accetterà. Non vede l’ora di tornare a Torino, ritirarsi dalla cooperativa che ha formato con gli altri operatori, chiudere casa e scappare di corsa tra le braccia del suo compagno.
Ha un po’ di soldi da parte, non tanto ma quel che basta per aiutare Michele a finire i lavori: magari a Natale potrebbero fare l’inaugurazione, e una festa per il 31 dicembre; potrà dare anche una mano in cucina, non è un cuoco, ma qualcosa sa fare, imparerà, come imparerà a tagliare l’erba, raccoglierà la frutta e curerà gli animali. Diego sorride immaginando la sua vita futura.
Potrebbe invitare gli amici così vedrebbero e capirebbero i motivi per cui li pianterà in asso! Certo non è solo per l’agriturismo, conosceranno Michele, lo presenterà come suo compagno ha deciso, anzi lo dirà subito appena torna su che ha trovato un nuovo amore, e che l’ha trovato con un uomo. Capiranno, i suoi amici capiranno. E se non capiranno pazienza. Lo amo pensa Diego continuando a dipingere tranquillo, come quando si è sicuri di fare la cosa giusta.
Al bar Michele saluta distrattamente Roberta e senza dire una parola comincia subito a preparare le ciotole di stuzzichini per gli aperitivi. Arrivano clienti anche dalla spiaggia vicina e non riescono a riposarsi che verso le quattro, quando finiscono di riordinare. E’ stata una buona giornata diverse persone hanno mangiato e non solo panini.
Sempre in silenzio siede a un tavolino e Roberta prende qualcosa da mangiare e si siede accanto a lui. “Ti si è seccata la lingua? Non hai detto una parola da quando sei arrivato stamattina. Fai il bagno o mangi qualcosa con me?”.
“Se ne andrà sai? Ancora quattro giorni e se ne andrà, anzi tre ormai se non conto oggi. Tornerà a Torino l’ha detto oggi”.
“Bene, ma tornerà qui poi no? Ne avrete parlato immagino. No vero?  Michele ma ragiona! Parlagliene no? Magari vuole che sia tu a proporgli di rimanere, o magari non si pone il problema e tornerà appena avrà sistemato le sue cose, certo che tu abbia capito la situazione. Ha un lavoro, una casa, famiglia e amici in Piemonte, dovrà pur organizzarsi".  Roberta accarezza i riccioli di Michele che la guarda ma non muta la sua espressione preoccupata.
“No, non mi avrebbe detto fra tre giorni me ne vado. Mi avrebbe detto che andava a sistemare le sue cose e poi tornava e dipingevamo insieme dopo, tanto ormai per questa stagione non si faceva comunque nulla”.
Roberta cerca di seguire il filo del suo discorso: “cosa dipingevate dopo? E cosa non si fa in questa stagione?Michele sei strano oggi, non riesco a seguirti”.
Lui si spazientisce e risponde in malo modo “sta dipingendo le camere no? Ha deciso di dipingerle anche senza il mio aiuto, perché mi ha detto che vuole darmi una mano prima di tornare a Torino, che non c’è tempo di aspettare quando chiuderemo il bar. Lui se ne va capito Rò?”.
“Non gridare così; io non ci credo che se ne va. Glielo devi semplicemente chiedere”.
“Io gliel’ho già chiesto, e lui non mi ha mai dato una risposta e domenica se ne andrà e non lo rivedrò più. Forse non vuole affrontare il problema. Perché la nostra sarebbe comunque una storia  problematica; o forse gli è andata bene così, una vacanza e un’esperienza nuove, poi si torna a casa, nessuno ne saprà mai niente e la vita continua”.
Roberta scrolla la testa: “Non so Michele, non mi sembra il tipo. Lo vedi com’è precisino e serio, non dà proprio l’impressione di essere… uno stronzo ecco! Perché tu l’hai dipinto un po’ così adesso. Rimango dell’idea che glielo devi chiedere ancora, ora che la vostra relazione si è fatta più importante. Dai Michi insisti, ti ho visto così felice in questi giorni vederti oggi così depresso mi fa star male” si alza e mettendosi a sedere sulle sue ginocchia lo abbraccia “ti voglio bene, e ti voglio felice Riccio! Fammi un sorriso e una promessa, dimmi che ci proverai”.
Michele sorride nel sentirsi chiamare col nomignolo affettuoso che lei ha sempre usato nei suoi confronti “Grazie per il sostegno Rò. Va bene te lo prometto ci provo ancora. Ora mi faccio un bagno”.
Nuota oltre la boa con veloci bracciate per sfogare tutto il nervosismo che lo sta tormentando, nuota e sembra non volersi fermare, poi finalmente stanco si lascia galleggiare sulle onde. La rabbia lascia il posto all’amarezza, alla tristezza. Perché se ne vuole andare? Eppure è sicuro, anche lui prova i suoi stessi sentimenti. Perché allora? Paura per una situazione scomoda forse. Anche se non gli sembra il tipo, pensava che insieme avrebbero sfidato tutte le convenzioni. Farò come dice la Rò, proverò a parlargli. Ricomincia a nuotare e lentamente torna a riva.
Verso sera Michele dopo essere passato a prendere un paio di pizze torna a casa e chiamando Diego a gran voce sale le scale ed entrando nella stanza che stava dipingendo, quella color cioccolato, rimane stupito a guardare: la stanza è bellissima e già perfettamente pulita, ma lui non c’è.
“Dove diavolo sei? Chi ti ha aiutato qui? Impossibile che tu abbia già finito”.
“Vieni qui, sono in quella verde” la voce di Diego gli arriva dalla stanza accanto.
“Dai scendi che ho preso le pizze poi fanno schifo se si freddano” entra nella stanza e rimane a guardare affascinato.
“Bella vero? E mi manca una sola parete, sono stato proprio bravo, ammettilo” Diego  scende dal ponte e raggiunge l’amico al centro della stanza.
“Bella sì, ma c’è anche di meglio da guardare” Michele non riesce a staccare gli occhi dall’amico: scalzo, in boxer e canottiera grigia, lucido di sudore e col ciuffo spettinato ha qualcosa di selvaggio: “sei bellissimo Diego”; si avvicina e gli ravvia i capelli, glieli bacia, gli bacia le orecchie, il collo. “Sai di buono”. Si abbracciano, si stringono, diventano un’unica essenza  “No Michele, tu sai di buono, sai di mare”. Stanno lì nel crepuscolo a baciarsi  consapevoli solo l’uno dell’altro, il mondo non esiste più; Michele pensa che stasera non gli basterà il solito amore, stasera lui vorrebbe di più, vuole Diego, lo vuole possedere fino in fondo, ma non sa come dirglielo, come chiederglielo, come fare. Si stacca da lui a fatica “dai Diè, andiamo che la pizza ormai sarà di gomma”. Diego rimane a guardarlo stupito, poi si riattacca al suo collo “ma chi se ne importa della pizza Michi, dai che stavamo andando così bene” ridacchia e ricomincia a baciarlo.
“No senti io invece vorrei proprio andare a mangiare, ho fame e poi sono stanco…” Michele cerca ancora di allontanarsi dal compagno e prova a staccarsi le braccia di Diego dal collo, ma non c’è niente da fare, lui gli sfugge e torna a strusciarglisi addosso, gli toglie la maglietta e non lascia un solo centimetro della sua pelle senza baci, senza carezze “Michele per me va bene anche qui, ma di là abbiamo dei letti solitari che aspettano solo noi, e io non voglio più aspettare” gli prende una mano e se la porta tra le gambe “ti sembra che possa aspettare ancora a lungo Michi” gli sussurra sulla bocca alternando le parole ai baci.
Michele, la testa ingombra dei pensieri cupi che l’hanno tormentato tutto il giorno, cede; spingendolo contro la parete gli stringe il pene quasi con rabbia chiudendogli la bocca con la sua, prevenendo le sue proteste che peraltro non arrivano: anche se Diego si lamenta debolmente non si sottrae alle sue carezze. Staccando la bocca dalla sua, Michele gli stringe il viso con la mano osservandolo con gli occhi neri resi foschi dall’eccitazione, e sovrastandolo gli sussurra: “Diego tu stai giocando col fuoco stasera: appena ti ho visto entrando, così bello e così selvatico, per una volta senza troppo autocontrollo, io ho sentito il bisogno di averti, a costo di violentarti, e non sto scherzando. Non mi basteranno i soliti giochi amore mio, ma non voglio costringerti a farlo. Ti sto dicendo che se andremo di là noi faremo l’amore davvero stasera”. Gli lascia il viso ma non smette di accarezzarlo tra le gambe con prepotenza. Diego lo guarda soggiogato, incatenato ai suoi occhi, un filo di paura nello stomaco ma l’eccitazione e l’amore sono più forti: “andiamo di là” sussurra con la poca voce che gli rimane. Restano a guardarsi solo un attimo poi si prendono per mano e vanno a gettarsi sul letto, si tolgono l’ultimo indumento che li separa e tornano ad avvinghiarsi finchè Michele inchiodandolo al letto gli chiede per l’ultima volta “sei d’accordo anche tu? Sei sicuro Diè?” ricevendo solo un cenno di assenso. Senza dire una parola Diego gli gira le spalle, il respiro mozzo, nel cervello solo sprazzi di luce; Michele lo prepara, lo spalma di crema e piano entra in lui, completamente uniti finalmente. Michele è attento, consapevole che il compagno non proverà solo piacere ma anche sofferenza; si muovono piano insieme mentre Michele accarezza Diego. Raggiungono insieme il massimo piacere chiamandosi, dichiarandosi il loro amore. Restano per un po’ uniti, per prolungare questo loro incontro, poi Michele si rigira Diego tra le braccia e se lo tiene stretto accarezzandolo, coccolandolo: nonostante il buio invada ormai la stanza, vede la scia di una lacrima sulla guancia del compagno: “Perdonami Diè, io non volevo farti soffrire; ti ho fatto molto male vero?”. Diego scrolla la testa negando, poi sorride “solo un po’ Michi, solo un po’. Ma dopo è stato bello, e chi se lo ricorda più il male”. Questo è il mio posto, questa sarà la mia vita. Restano così a lungo, tanto che quasi Diego si addormenta, ma presto cominciano a sentire i morsi della fame.
“Non so te Michi, ma io ho una fame mostruosa” si stiracchiano all’unisono e ridono schioccandosi un bacio sulla bocca “potrei anche assaggiare la famosa pizza che avevi annunciato”.
“Ah, non credo che ci sia più niente di commestibile. Se vuoi andiamo in paese a mangiare qualcosa”.
“No io non mi muoverei da questo letto stasera. Anzi guarda, faccio una doccia, e poi mi va bene anche un panino” Diego continua a stiracchiarsi strusciandosi al fianco di Michele, come farebbe un gatto.
“Allora facciamo la doccia e poi andiamo a prepararci qualcosa di veloce” Michele si alza dal letto e tende la mano a Diego per aiutarlo ad alzarsi: lo guarda sorridendo e lo riacchiappa “vieni qua tu”. Dandogli un bacio leggero sulle labbra gli passa le mani tra i capelli portandoglieli indietro ancora una volta “come stai?”. “Sto benissimo Michi e sono così felice…”.
Dopo un ultimo bacio si infilano nella doccia, quindi Michele scende in cucina, decide che saranno capre e galline a beneficiare della pizza il giorno dopo e prepara velocemente qualche panino, li mette sul vassoio con le birre e porta il tutto di sopra dove Diego lo sta aspettando comodamente appoggiato ai cuscini ammucchiati contro alla testata “Grande Michele! Ho una fame, oggi non ho pranzato perché volevo fare più lavoro possibile. Però sono contento domani finisco sicuramente”.
“Ma non dovevi andare così di corsa, e poi almeno mangiare qualcosa… e io ti ho fatto due panini? Senti vado a prepararti qualcosa di decente dai” Michele fa per alzarsi dal letto, ma Diego lo ferma “no ma sei matto? Preferisco mangiare due panini così a letto, sono così comodo” appoggia la testa alla sua spalla e beve un sorso dalla sua birra.
“Com’è andata oggi al bar? C’era gente? Mi è mancata una bella nuotata, però domani mattina finisco la stanza e al pomeriggio vengo in spiaggia”.
“C’era un gran casino per fortuna. Sono venuti in tanti a mangiare da noi, cominciamo a farci un po’ di clienti e qualcuno che ha assaggiato le nostre verdure mi ha chiesto di comperarle, così domani ne porterò qualche vaso”.
“Sai cosa Michi? Dovresti cominciare a pubblicizzare anche l’apertura dell’agriturismo. Appendi un po’ di locandine in giro, prepara dei volantini da distribuire al bar. Bisogna fare delle foto e poi creare qualcosa di bello. Potrei farti qualcosa io quando torno a Torino, ho un programmino giusto per queste cose. Poi te le invio così se ti piacciono le fai stampare” Diego afferra l’ultimo panino al salame di cinghiale e lo addenta con gusto.
Michele torna a rabbuiarsi. Ormai sicuro, visto com’era andata la serata, che Diego avesse deciso di rimanere, i dubbi tornano a tormentarlo. Perché inviargli i lavori, perché non dire te li porto appena torno.
Dalla stanza vicino arriva  il suono del cellulare di Diego, che si alza di corsa per andare a rispondere.
Michele lo sente parlare e ridere e si sforza di capire le sue parole. Più tardi si dirà che forse era meglio se non avesse ascoltato.
“Certo che torno a Torino, cosa credevi? Non posso certo abbandonarti. No, parto sabato mattina, Lucia mi ha chiesto se possiamo anticipare. Ci vediamo la sera certo. Ciao”.
Lo guarda tornare in camera sorridente, togliere le briciole dal lenzuolo “sennò non riesco a dormire, me le sento sotto e mi infastidisco” e tornare a coricarsi accanto a lui, appoggiato a lui, accarezzandolo  dolcemente. Non gli sembra vero, ha appena detto che tornerà a Torino sabato, non ha accennato al fatto che tornerà in Toscana, che tornerà da lui. Non tornerà da lui. Eppure si comporta come se fosse tutto normale, come se dovessero stare insieme per sempre. Non ha senso, niente ha senso.
“Non ti ho detto che mi ha chiamato Lucia oggi. Mi ha chiesto di anticipare il rientro, perché vuole ripartire con le sue amiche, non so per dove. Così partiremo sabato mattina” Diego lo guarda, si vede che è teso adesso e Michele non lo aiuta di certo guardandolo con cattiveria, con astio.
“Così te ne vai Diego, è arrivato il momento della partenza. Spero che tu ti sia divertito con me” la voce di Michele non sembra la solita, è bassa e inquietante. “Dobbiamo salutarci per bene allora” si avvicina alle sue labbra e comincia a baciarlo ma con rabbia. Le sue mani su di lui non hanno niente della dolcezza solita, le dita penetrano nella carne di Diego, vuole fargli male, gli fa male
Diego cerca di liberarsi ma Michele lo tiene, lo sovrasta gli è sopra. Appena Michele gli lascia libera la bocca chiede quasi implorante “perché Michele, perché così…” ma lui non gli risponde, torna a baciarlo, a morderlo, senza dargli ascolto. Quando lo prende lo fa con crudeltà ora, non c’è tenerezza in lui, non c’è sentimento.
Alla fine si alza e malfermo sulle gambe, senza dire una parola se ne va e si rinchiude nella sua stanza, lasciando Diego disteso nel letto sofferente a chiedersi perché. Perché? Perché Michele? Allora è questo che sei? Hai finto per tutti questi giorni? 
Non riesce a credere a quanto è successo. Non era il suo amico, il suo amante quello, era uno sconosciuto. Ma com’è possibile essere così dolce, attento soltanto un paio d’ore prima, e poi trasformarsi in quella persona crudele e cattiva?
Il suo bel sogno di fermarsi nell’agriturismo, di lavorare nei campi e poi in cucina e poi di sera riposarsi col suo amico, il suo compagno, il suo amore , si è dissolto come nebbia nel vento.
Non è possibile.  Eppure è successo. Diego si guarda le braccia dove stanno già scurendo i lividi che Michele gli ha lasciato, stringendolo con durezza: vorrebbe piangere ma non ci riesce, non ha nemmeno quella consolazione. Nonostante il forte dolore alla testa e la tachicardia che non lo ha ancora abbandonato da quando Michele è uscito, Diego si alza dal letto e fa qualche passo verso la sua stanza: vorrebbe entrare e gridargli che è un bastardo, che lui si fidava, che gli ha bruciato tutti i sogni ma ci ripensa e torna indietro chiudendo la porta a chiave.
Come un automa prende la sua sacca e inizia a riempirla con la sua roba. Partirà domani, non può più restare in quella casa, non più. Quindi prende il cellulare e chiama Lucia. Le annuncia che lui partirà domani, non può aspettare sabato, prenderà il treno e lei può tenersi la macchina e tornare tranquillamente quando vuole, ma Lucia decide immediatamente di tornare con lui il giorno dopo in macchina.
Si ributta sul letto stringendosi la testa tra le braccia, poi si rannicchia su se stesso coprendosi col lenzuolo, stringendoselo addosso, ma non riuscirà a dormire.
Nella stanza di fronte Michele vorrebbe semplicemente scomparire, disperdersi nell’aria e non tornare mai più. Ha rovinato tutto. Ma come ho potuto farlo? Sono un essere abbietto. Ma lui è uno stronzo. Perché non dirmelo? Perché ho dovuto sentirlo mentre lo diceva al suo amico? O amica, chissà. “Cosa credevi che rimanessi qui”? Eppure era convinto che lo amasse. Lo sentiva così tanto il suo amore. Invece gli ha mentito. E’ colpa sua, quello che è successo è stato solo per colpa di Diego. Diego. No, lo stronzo sono io.   Ora vado e gli chiedo scusa, e magari tento il tutto per tutto e gli chiedo di rimanere.
Si spinge in corridoio e si ferma davanti alla porta della stanza di Diego. Nessun rumore da dentro.
Abbassa la maniglia, ma la porta è chiusa a chiave. Scrolla la testa, cosa si aspettava? Lo tratta come un bruto, e poi crede che lui stia lì ad aspettarlo a braccia aperte?
A testa china Michele torna nella sua stanza e si butta supino sul letto, le braccia sugli occhi, un dolore martellante in testa e un gran desiderio di dormire. Ma non dormirà. Arriveranno le cinque del mattino e lui sarà ancora lì con gli occhi spalancati sul cielo ancora buio al di là della finestra

3 commenti:

  1. Peccato davvero questa incomunicabilità quando c'è così tanto amore, ma spesso l'amore da solo non basta, contano più l'orgoglio, gli amici e le amiche, le ex, la quaotidianità che vuol per forza entrare. E le insicurezze cedono il posto alla purezza dei sentimenti, anche quando sono così selvaggi e concreti. Peccato perché "stavano andando così bene"... ma era prevedibile che i fantasmi di Michele si sarebbero fatti reali; troppa sfiducia, troppa insicurezza, forse anche troppa fretta nel loro amarsi. Troppo tutto. La realtà si è messa in mezzo e ora fa crollare tutto ciò che è (era) bello. Ciao Paradiso, ci vediamo all'Inferno. Così è.

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  2. Non mi aspettavo un a reazione così imprevedibile e violenta di Michele alla notizia della partenza di Diego, ma probabilmente il pensiero di essere stato usato e di essere stato solo un diversivo hanno avuto la meglio sulla ragione portando a galla il suo lato più aggressivo. I sogni di entrambi si infrangono per incomprensioni e come ha detto anche giusi per insicurezza e soprattutto da parte di Michele timore di soffrire, di essere preso in giro. Mi chiedo solo se troveranno prima o poi un punto d'incontro perchè Diego è più che mai deciso a lasciare la Toscana al più presto. Speriamo che Michi gli chieda scusa prima che sia tardi

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  3. Ma perchè le cose belle devono sempre finire? Andava tutto così bene tra loro. Spero riescano a risolvere questa situazione così spinosa. Annina, ti prego, posta presto.

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