venerdì 1 febbraio 2013

2 Pianeti, settima parte, (2)





Titolo: 2 Pianeti
Sottotitoli: 2 Respiri (2)
Autori: Annina e Giusipoo
Pairing: Diego Perrone/Michele Salvemini
Genere: AU/Commedia/Romantico/Introspettivo  
Rating: NC 17
Disclaimer: come sempre è tutto frutto di fantasia. I personaggi sono originali, abbiamo preso in prestito i nomi per ispirazione artistica e non per insinuare qualcosa!




Quella mattina si svegliano tardi. Vengono raggiunti dal latrare di Ulisse, stanco di aspettare qualcuno con cui giocare. I Salvemini al completo sono all’hotel e Michele e Diego gli unici in tutto il caseggiato. Michele si stiracchia e subito si volta a guardare Diego, rannicchiato nella solita posizione fetale che assume quando dorme. Gli sembra lo stesso di sempre, anche se è magro da far spavento, la pelle non è in buone condizioni e i capelli ricresciuti presentano chiazze qui e là facendolo assomigliare ad un malato di cancro reduce dalla chemioterapia. Bisognerà che se li sistemi per bene. Ma avrà fatto tutto da solo? Pensa mentre con le dita passa sulla cute della testa, là dove compaiono crosticine, bozzi, avvallature. Eppure ti amo anche così, anche ridotto uno straccetto piccolo. Ma ti voglio di nuovo in forma... si piega per baciargli una spalla. Lui si muove appena, ma poi parla: “Mi hai svegliato maledizione! Stavo facendo un sogno bellissimo... ” Michele continua a sbaciucchiarlo mentre domanda: “Cosa amore?”
“Eravamo a Venezia, in una di quei ponticelli e camminavamo uno a fianco all’altro decidendo dove andare a cena. E tu mi tenevi per mano fregandonete della gente. Era tutto così perfetto... ”
“Più perfetto di ora?” Michele gli bacia la nuca, poi si impossessa del lobo per succhiarlo.
“No certo, ora è molto meglio. Con te accanto amore, la realtà è molto meglio del sogno”
“Pure per me Diego, per me è lo stesso” lo fa girare Michele e si scambiano un bacio vero, con la lingua. Non li frena nemmeno il pudore di essersi appena svegliati. Ma la passione viene interrotta da Michele. “Non dobbiamo farlo Diego, non sei ancora a posto”
“Dici che fare sesso mi farà male? Mi può essere fatale?” ironizza. Diego ne ha voglia ma Michele vuole essere sicuro che il suo ragazzo non sia malato di qualche cosa e che affaticandosi la sua situazione peggiori. “Prima appuriamo che sei davvero sano. Le analisi saranno pronte giusto poco prima che prenotiamo la vacanza, amore. Ora non ce la faccio a fare niente se penso che non stai bene, scusa”
“Lo so, lo so” Diego sogghigna: “Non ti sei svegliato mai accanto a me senza l’alza bandiera. Se il lumachino è tutto nel suo guscio vuole dire che non hai proprio voglia... ”
“Lumachino a chi?” Michele ora vuole giocare, ma anche mentre ruzzano sul letto, sta attento a non colpire le ferite, a non fargli nemmeno un pochino di male. Non fanno l’amore ma si baciano con tanta dolcezza e tanta passione, che, chiusi gli occhi, Michele dimentica che tra le sue braccia non c’è più il punk casinista che ha raccolto in autogrill, ma un affarino malaticcio, bisognoso di tornare  in salute. “Ti amo Diego, smettila di baciarmi così sennò... ”
“Sennò? Mi uccidi con il cazzo?” Diego resta a bocca aperta in attesa della lingua di Michele.
“Sennò facciamo davvero troppo tardi! Sono già passate le dieci, andiamo!” e risoluto si alza.
Fuori, oltre alle gioiose feste di Ulisse, li attende una calura quasi opprimente. Diego si infila il capello che mamma Santina ha lasciato per lui sopra il tavolino con un bigliettino che dice: “Per Diego, mi raccomando Michele mettiglielo!” c’è la pubblicità di un supermercato che ha aperto da poco i battenti. “Con questo sembro proprio un malato terminale di Aids, infatti mi vado a fare le analisi” Diego ci scherza su ma intanto trema e sono già in macchina e l’altro mette in moto. Ripensa a quando era bambino e le costringevano a farle e lui si ribellava con sceneggiate clamorose negli ambulatori. “Possibile che uno che non ha paura di dormire per strada, se la faccia sotto per un buchino sul braccio? Dai, è una vera cazzata!”
“Ma no, dai, non capisci! Ho la fobia! Non lo faccio mica apposta!”
Michele gli accarezza la gamba cercando di calmarlo. Sono già arrivati davanti allo studio medico. “Facciamo così, mentre ti buca io ti tengo la mano e tu guardi me, solo me, non guardi l’ago, ok?”
Il visetto di Diego si illumina tutto: “Oh, lo farai davvero? Sei così dolce” mia madre non lo avrebbe fatto mai, mai si è sognata di propormelo... pensa felice. E, infatti, non gli fa affatto male. Diego si fa fare le analisi senza emettere suono. “Se avessi la caramella te la darei” lo prende in giro Francesco creando l’ilarità di tutti i presenti. Dopo il dottore, prima di recarsi in agenzia, passano al Verde luna per la colazione, ma qui li attende una sgradevole sorpresa. Qualcuno ha visto Diego, sennò non si spiegherebbe che ci sono giornalisti e la troupe del La vita in diretta, davanti all’albergo dei Salvemini. “Cazzo!” Michele mette la retromarcia e se ne va.
“Dove vai Michele ora? Dove andiamo?” intanto la Focus ha imboccato la Bari-Foggia.
“Tu hai fame e anch’io, ci fermiamo in autogrill. Pensiamo a come risolvere la faccenda a stomaco pieno. È già tanto che abbiamo preso i documenti. Cazzo dovevamo prendere pure la valigia”
“Niente agenzia” fa Diego in un sussurro. Michele guida nervoso e non accetta di dare strada al solito Suv che gli alza i fari. “Che vuol dire niente agenzia?”
“Che ora mangiamo, ci rilassiamo e poi andiamo all’aeroporto. Mi dispiace non salutare Barbara e Santina, però partiamo. Prendiamo il primo volo disponibile per il Sudamerica”
“Diego non fare l’incosciente. Prima di tutto non abbiamo i risultati delle anali...”
“Che ci arriveranno tra pochissimo. Il tuo amico ha detto che ci chiamerà entro le due!”
“Ok ma ai vaccini non ci hai pensato? Quelli sono posti che magari ci vogliono i vaccini e che ne so, tu sei debilitato, no Diego, niente Sudamerica mi dispiace. Andiamo in un posto vicino. Tu non puoi farti tutte le ore di volo che ci vogliono e ho paura delle malattie. Restiamo in Europa”
Diego incrocia le braccia al petto e una volta arrivati, minaccia di non scendere. “Diego... cazzo... stai di nuovo facendo il bambino di cinque anni!”
“No Michele, sei tu che stai rovinando il tuo ultimo record di paranoie! Andiamo in Argentina, Buenos Aires non è la l’Africa Nera, non servono vaccini particolari. E sono appena otto ore di volo, e non capisco perché la depressurizzazione dovrebbe farmi stare male!”
“Va bene. Ma questo significa che dovremmo prima procurarci delle valige e dei vestiti se non vogliamo tornare a casa. Poi c’è il problema del costo del biglietto. Se con la carta di credito compro la roba da vestire, staremo al verde per tutto il resto del viaggio. Mille euro basteranno? Non credo sai?”
A quel punto Diego diventa più saggio, si umanizza. “Hai ragione Michi, ma poi che importa dove siamo se stiamo insieme?” sorride. “A Bari poi c’è un porto grandissimo, no? Andiamo in qualche isoletta greca. E visto che io non posso prendere il sole ci barrichiamo in stanza”
“I soldi li useremo per fare la spesa e tu cucinerai, così ti eserciti per quando dovrai indossare la tua bella uniforme, ok?”
“Ti amo Michele” gli schiocca un bacio sulla barba e poi scende pimpante.
E così fanno. Impossibilitati a tornare a casa per via dei giornalisti, dopo colazione schizzano al porto. Piazzano l’auto nel garage a lunga sosta e senza bagagli, ma carichi dello spirito avventuroso che li contraddistingue, prendono il traghetto delle diciannove e trenta. Dopo cena, dormono abbracciati in una cuccetta che non è la cuccetta dell’ortica ma ha un che di davvero romantico e infatti, con tutte le attenzione del caso, Michele cede quasi subito alle provocazioni di Diego. Fanno l’amore dopo oltre due mesi, dondolati dalle onde e accompagnati dal suono dei motori.

Quindici ore di traghetto per Patrasso non preoccupano i due amanti. Nella cuccetta abbracciati dopo il sesso, si baciano, si guardano, si scambiano anche i respiri, ansiosi di recuperare il tempo perso in quei mesi passati lontani.
“Abbiamo fatto bene a partire così Michi; cosa importa dove andiamo, quel che conta è che ora siamo io e te insieme e che niente potrà più dividerci ormai. Vedrai che anch’io ce la metterò tutta non solo per rimettermi, ma anche per crescere. Mi rendo conto di essere infantile a volte, sai? Soprattutto rispetto a te che sei così in gamba… ma vedrai ce la farò, con te ce la farò per forza”.
Michele sorridendo si tira su a guardarlo, seguendo con il dito il profilo del suo viso: “Sì piccolo, quel che conta è che stiamo insieme, e che nessuno potrà mai più dividerci è sicuro, dovrebbero provarci!” Si china a dargli tanti bacetti sul collo, sa che Diego soffre il solletico, e gli piace sentirlo ridere in quel modo un po’ gutturale: “E sicuro che crescerai, ma non troppo però, mi piace questo tuo lato un po’ bambino, giocoso che hai; certo non sei simpatico quando fai le bizze! Ma è stato bello tenerti la mano stamattina dal dottore…” a quel punto Michele sì dà una grossa botta in fronte “Cazzo Die’, gli esami! Ci siamo dimenticati di chiamare Francesco! Ma perché non mi ha chiamato lui? Cazzo c’è che non va?”.
Diego lo guarda con gli occhi dilatati dall’ansia: “Che non va? Perché che non va? Pensi che non ci abbia chiamato perché ho qualcosa Michele e le vorrà rifare?” in ginocchio nella cuccetta Diego è davvero spaventato ora. “Ma non può essere no? Ho solo dimenticato di mangiare, non ho fatto niente di strano, di pericoloso, e il sole non uccide mica, alme… Michele? Eh, Michi?”.
Michele sta frugando nelle tasche dei bermuda alla ricerca del cellulare, e quando finalmente lo trova, appura che non prende. Torna vicino a Diego che lo aspetta pallido e tirato. Gli fa una pena infinita a Michele e per tirarlo un po’ su, gli mette il braccio attorno alle spalle: “Tranquillo è solo per questo, qui non prende e Francesco non è riuscito a chiamare. Noi abbiamo anche il cervello  che non prende! Come si fa a dimenticarsi questa cosa? E non abbiamo nemmeno le tue medicine, due imbecilli perfetti siamo!”.
“Non possiamo chiamare a quest’ora, sono le due ormai. Domani chiamiamo stai tranquillo e ci sono le farmacie anche a Patrasso. Prenderemo tutto lì, ci facciamo mandare i nomi e sistemiamo tutto” malgrado le parole di Diego, ora è Michele che si è accigliato e, nervoso, piega il biglietto del traghetto con l’intento di farne una barchetta.
“Su Michi, non farmi quella faccia, è tutto a posto” gli trema la voce ma desidera rassicurarlo. Non accetta che stia in pena per lui, dopo quanto ha già sofferto, e cerca di mostrarsi forte.
Michele, teso, vorrebbe replicare ma si rende conto dello sforzo che il compagno sta facendo per mostrarsi grande, per non preoccuparlo ancora di più e tenta un sorriso: “Hai ragione Diegone, la prima cosa che faremo domattina sarà telefonare a Francesco, poi tappa farmacia, tappa ‘qualcosa per cambiarci’ e poi di corsa indietro al porto che ci aspettano altre cinque ore di traghetto per Paros”.
Diego si accoccola sul suo petto e si stringe a lui: “Che ci facciamo dei vestiti? Staremo sempre in costume o nudi” gli bacia una spalla.
“Non tu ragazzo! Sai che per una settimana almeno dovrai stare vestito e…” Diego lo interrompe con un altro bacio: “Sì, lo so e poi protezione cinquanta, lo so, ma in casa non avrò bisogno di protezione”. Intanto la bocca risale lungo la spalla, supera il collo in scioltezza e raggiunge le labbra schiuse. Ora Diego lo bacia sempre più appassionatamente, accarezzandolo, stringendolo più forte che può con le braccia magre.
“Dovrai proteggerti da me Diego, anche così magrino ho sempre voglia di scoparti! Ma adesso dormiamo un po’ che soprattutto tu ne hai bisogno. Non pensare a niente amore, va tutto bene adesso. Dormi, vieni qui da me e dormi” Sorridendo commosso, Diego ubbidisce. Si va ad accoccolare tra le braccia del suo amore, appoggiando la testa su cuscino di peli che è il suo torace. Caldo e ospitale.
Abbracciati nella cuccetta accarezzandosi, respirandosi, tentano invano di dormire. “Non ci riesco proprio a dormire Michele, pazienza. Dormi tu che io veglierò sul tuo sonno!”.
“Sei proprio stupido” Michele ride “non ci riesco nemmeno io” si volta un attimo per guardare la uno spicchio di luna dall’oblò. “Non importa, avremo tempo anche per dormire quando saremo sull’isola, possiamo chiacchierare un po’” gli accarezza la testa: “Mi dici che hai combinato ai tuoi poveri capelli? Dovremo farli sistemare, li raseremo completamente così ricresceranno meglio. Con cosa li hai tagliati, con un machete?”.
“Spiritosone... ho comprato quella macchinetta apposta, il primo taglio non era male sai? Ma quel giorno che mi sono scottato, stavo così male! Cazzo bruciavo! Non sopportavo i vestiti e nemmeno i capelli potevo più sentirmi addosso. Ho preso il rasoio e me li sono rasati così senza nemmeno la schiuma che non la trovavo… per quello adesso sono anche pieno di crosticine, mi ero tagliato dappertutto. Che stronzo…” Diego scrolla la testa “se mi avessi visto Miche’, ero rosso come un gambero, la testa che sanguinava, le labbra spaccate, sembravo un pazzo… No per fortuna che non mi hai visto, saresti scappato come una lepre”.
Michele si sente stringere il cuore a sentirlo raccontare quei momenti, lo immagina disperato, sofferente e senza niente e nessuno che potesse dargli sollievo. “No che non sarei scappato, ti avrei preso e curato e amato invece; ma ora sistemiamo tutto, anche questa testolina, li faremo ricrescere morbidi e le mie mani potranno ancora accarezzarli; era il mio desiderio più grande, quando ti cercavo dappertutto, quando mi sedevo tra i trifogli a Figline, desideravo solo passare le mani fra i tuoi bei capelli morbidi, solo quello…”.
“Ti sedevi tra i trifogli a Figline?” Diego lo guarda con aria interrogativa e così Michele gli racconta di quando, saputo della sua presenza all’autogrill, la sera a volte partiva con la sua macchinetta e si faceva tutta una tirata per andare all’autogrill e piazzarsi dove lo aveva trovato. “Mi sedevo lì e piangevo, e accarezzavo i trifogli pensando di accarezzare te Diego. Che grosso stupido romantico vero? Che stupido”.
Diego è tremendamente commosso: “Grosso e romantico sì, stupido mai Michele, amore mio” la stanchezza comincia a farsi sentire e Diego si sistema meglio tra le sue braccia sbadigliando. “Scusa ma sono un po’ stanco” e dopo qualche minuto Michele sente il respiro farsi regolare, tranquillo finalmente Diego si è addormentato.
Michele non ci riesce a dormire. È seriamente preoccupato per la mancata comunicazione con il medico, e resta lì a vegliare, lui sì, sul sonno del suo compagno. Ma in piena notte, quando una luna brillante ancora veglia su di loro, anche l’ex camionista cede al sonno.
“Dove diavolo…” svegliandosi Michele non si rende subito conto di dove si trova e resta un attimo stranito. Dopo essersi stropicciato gli occhi, dà un’occhiata a Diego al suo fianco, incastrato sotto la copertina come se ci fossero dieci gradi sotto zero e sorride, ma subito si ricorda il motivo per cui hanno passato svegli metà della notte. Deve chiamare subito Francesco. Tenta di sfilare delicatamente il braccio su cui Diego è così comodamente sistemato per non svegliarlo, non vuole rivedere nei suoi occhi la paura di essere ammalato. Michele vuole sentire il medico e dargli subito buone notizie, almeno così spera ma non fa in tempo a muoversi che gli occhi del compagno si aprono fissandolo in silenzio.
“Buongiorno Diego, alla fine abbiamo dormito, hai visto? Mi aspetti qui mentre vado sul ponte a vedere se si può telefonare? Sono le nove ormai. Chiamo mamma perché il numero di Francesco non lo ricordo, ma sicuramente lei avrà già tutto stampato in testa”.
“No, vengo con te aspettami, mi vesto” si infila velocemente maglia e bermuda e in un attimo è al suo fianco, gli occhi seri e preoccupati  “tanto ormai mancherà poco all’arrivo” ma prima di uscire ci ripensa: “Faccio la pipì” e s’imbuca in quella specie di bagnetto, dove Michele ha combattuto per darsi una lavata la sera prima dopo il sesso, ma che sembra accogliente per il lillipuziano Diego.
Dopo le abluzioni del caso, siccome non hanno bagaglio con loro, lasciano velocemente la cabina e si dirigono verso il ponte; prima di uscire Michele ha messo il berretto a Diego che lo lascia fare senza lagnarsi. Ma anche in quella saggezza, legge tutta l’inquietudine che lo tormenta.
“Dai Diego lamentati, dammi il tormento, dimmi che ci abbiamo messo troppo, se non siamo ancora arrivati, dimmi che hai fame, sete, sonno, che c’è troppo sole, troppa ombra, troppa pioggia… ma togliti quell’espressione preoccupata per favore. Ecco sembra che sia ripartito Die’!” Velocemente fa il numero della madre “suona Die’, suona. Pronto ma’ sono io…si lo so è che… no… dimmi…va bene mamma, ora… dimmi…” Michele rinuncia a spiegare alla madre le sue ragioni, tanto sa che sarebbe inutile, come sempre. Diego, vicino a lui, lo guarda fisso negli occhi, fa per prendergli una mano ma si trattiene. Michele sa che lo fa per lui, sa che lui non è ancora del tutto pronto a mostrare al mondo il suo amore per un altro uomo, e non si lamenta per questo. Ci fa caso a quel gesto Michele mentre sua madre gli rimprovera di essere sparito senza dare notizie, di non aver chiamato il medico, di non aver rispetto per Diego e per quello che ha passato, poi finalmente ascolta quello che gli serviva sentire: “Senti ma’, fammi il favore, mandatemi un messaggio con il nome delle medicine e delle creme di Diego, è tutto in camera mia sul tavolino. Sì, compriamo tutto qui, vedrai che troviamo… sì mamma te lo saluto Diego, sì un bacio va bene” finalmente chiude la comunicazione.
“Tutto a posto Diego, sei un po’ anemico e basso di zuccheri e minerali, ma questo lo sistemiamo con la dieta, per il resto tutto bene. Sei un fiorellino smunto pronto per rifiorire! Ora ci arrivano le indicazioni per le medicine e appena sbarchiamo sistemiamo la faccenda. Adesso mi fai un sorriso per favore?”.
Immediatamente il viso di Diego si illumina, Michele vede che si trattiene appena dal saltargli con le braccia al collo e si chiede ancora perché debba essere così frenato, perché non possono semplicemente lasciarsi andare, abbracciarsi, farsi abbracciare dal suo compagno davanti a tutti. Sono proprio un imbecille, tanti bei discorsi sulla libertà di vivere, amare, morire come si vuole e poi? Poi mi vergogno di far vedere che sto con un uomo! Ipocriti, ecco come si chiamano quelli come me!
“Sei sicuro di avermi detto tutto? Mi sembri più preoccupato di prima” Diego glielo chiede guardando la costa che si sta velocemente avvicinando.
“No, tranquillo è solo un po’ di stanchezza; adesso prepariamoci a scendere di corsa per andare a cercare farmacia e vestiti. Cazzo io non so una parola di greco, capiranno l’italiano?”.
“Non preoccuparti, ci penso io, sai che con le lingue sono un mito, non ti ricordi a Dresda?” e Diego scoppia in una bella risata. Michele pensa che è bello sentirlo ridere, è bello vederlo ridere, è bello stare con Diego.

3 commenti:

  1. Di solito non commento 2Pianeti perchè... non ci riesco. Ma stavolta sono troppo commossa e devo farlo! Devo dirlo che questi due, anzi 2, ragazzi ne han passate tante, che non vedevo l'ora che si riunissero, che sono rimasta io col fiato sospeso in attesa che le due rotte tornassero a coincidere. Adesso posso riprendere a respirare in attesa dei momenti di dolcezza che sicuramente si regaleranno. Un bacio a Giusi perchè se lo merita!

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    1. AH, ce lo meritiamo tutti... soprattutto noi 2, bacio a te!

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  2. Come mi piace questo capitolo. Michele è tanto premuroso con il suo amore, trattandolo come un cucciolo maltrattato e malatino. Diego da una parte adora questo lato di Michele ma dall'altra detesta essere un peso. Vorrebbe solo partire e non pensare a niente. Da quando sono di nuovo insieme, Michele e Diego sono persi l'uno per l'altro, come se si trovassero in una bolla dentro la quale nessuno può entrare. <3 Brave ragazze, questa storia diventa sempre più drogante

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