sabato 14 settembre 2013
Ora come allora, capitolo dieci
Titolo: Ora come allora (Una vacanza indimenticabile)
Autori: Giusipoo/Annina
Pairing: lo scoprirete leggendo
Genere: AU/Commedia/Romantico/Erotico/Introspettivo/Flashback/A più voci
Rating: PG, slash, NC 17 (tassativamente!!!!)
Disclaimer: come sempre è tutto frutti di fantasia. Abbiamo attinto a quella e alle immagini di sei personaggi interessantissimi.
due ragazzi cercavano un passaggio per il sud
Capitolo 9
Nicola
Diego si sentiva
impacciato con me? Io mi sentivo impacciato con tutti. Solo con Davide stavo
bene, gli altri sembravano tutti un po’ guardarmi di traverso. Certo, non mi
ero comportato bene, anzi mi ero comportato da vero schizzato. Presentatomi
come un playboy. Omofobico nei confronti di Diego, poi mi ero lasciato andare
con Davide! Ma, con la schiettezza della gioventù, tutto mi sembrava ok. Non
dovevo dare spiegazioni a voialtri. Tutto andava bene. Davide mi stava aprendo
le porte di un mondo a me sconosciuto e quel mondo mi piaceva. Sopratutto mi
piaceva Davide. Mi stavo innamorando di lui. (Un velo di tristezza cade sul volto di Nicola)
Michele
Siccome eravamo
liberi fino al giorno dopo, decidemmo di fare ognuno ciò che gli pareva.
Restare in spiaggia? Girare il paese? Rimanere in camera a poltrire? Magari
approfittarne per fare ancora qualche numero con Diego, visto che la notte
l’avremmo ceduta a Gabri e Fabio. Sì, era passata l’ora di pranzo e decidemmo
che avremmo mangiato tutti insieme in un ristorante di pesce, ma poi ci saremmo
divisi. Prima però di lasciare Nicola a Davide e di tornare in albergo, presi
mio cugino da una parte. Fu un bel confronto.
Nicola
E sì che lo fu!
Quando tu mi attaccasti per il mio comportamento, io contrattaccai ricordandoti
di Raffaella. “Se io voglio dare via il culo, lo posso fare! Non devo dare
spiegazioni a te o ad altri. Ma tu vieni ad accusare me quando stai tradendo la
tua fidanzata con un uomo?” Così ti dissi: lo ammetto, fu un colpo basso. Scusa
Michele ma anche tu! Io ero in brodo di giuggiole con Davide. Però certo, un
po’ mi sentivo strano a fare il frocio di fronte a uno di casa. Quello con cui
avevo sbirciato Le ore in soffitta,
quelli dello zio scapolo, ti ricordi? Quello che mi aveva salvato tante volte
dai guai, quando qualche bulletto mi voleva picchiare. Insomma ero a disagio
con te, con Diego. Di Fabio e Gabri mi fregava un po’ di meno e con Davide
stavo da dio e basta.
Diego
Il pranzo fu
piacevole. Eravamo tornati a sembrare sei amici normalissimi tra un’impepata di
cozze e una grigliata mista di pesce di paranza. Che sapori, che odori! Che
sensazioni! Alle cinque meno venti finimmo di abbuffarci. Il mio ragazzo ci
tenne a pagare il conto, seguito dall’applauso ironico di Davide. E finalmente
ci dividemmo. Michi ed io all’hotel, Gabri e Fabio a passeggio per la città e
Davide e Nicola, manco a dirlo, a scopare nel pulmino in pieno giorno. Con la
gente che si faceva il bagno e prendeva il sole a pochi metri da loro.
Davide
Forse mi
sembrava di vivere una vita non mia, come se fossi stato catapultato nel corpo
di un altro, non so, e avessi la possibilità di fare quel che cazzo mi pare,
tanto non avrei dovuto rispondere a nessuno no? Ma, dopotutto, ero tornato
single, giusto? Perché passare quelle ore a bighellonare quando l’unica cosa
che mi andava di fare era un’altra? Michele e Diego saranno d’accordo.
Diego
Scopammo di
brutto, sì Davide, te lo concedo, Michi ed io la pensavamo proprio come te e
Nico. Ormai consci dei nostri reciproci desideri, ci demmo davvero da fare quel
pomeriggio. Michele, il quale si era tolto anche quegli ultimi barlumi di
insicurezza, si mostrò deciso, sicuro di sé. L’amante impareggiabile che è
sempre stato. Fu un modo fantastico di smaltire il lauto pranzo. Vi risparmio i
dettagli perché fummo davvero molto pesi.
Gabriele
No, noi avremmo
avuto la nostra notte d’amore, nello stesso bungalow dove avevate consumato la
vostra, Michi e Diego. Così fu ancora più dolce girare per i vicoli di Porto,
in quell’atmosfera fantastica, quasi irreale.
Fabio
Girammo finché fu buio, poi ci mangiammo un pezzo di
pizza, in attesa che arrivassero le undici, o meglio le ventitré se ci fosse
qualche precisino: era quella l’ora fatidica in cui Diego e Michi ci avrebbero
dato le chiavi del bungalow. Avevano voluto goderselo il più possibile, e non
ci trovavo certo niente da ridire, era già un bel regalo per noi poterci
passare la notte: Diego fu il solito vero amico, quello che se può farti un
piacere te lo fa, e se non può si intristisce. Per lui era giusto che anche tu,
Gabri, avessi la stessa notte iperspaziale (così dicesti Diè) che aveva avuto
lui, ma anche tu Michele fosti veramente un amico: con tutto quello che avevi
brigato per riuscire ad avere quel bungalow, ce lo cedesti volentieri.
Alle ventitré in punto eravamo davanti alla porta,
proprio nel momento in cui voi stavate uscendo. Gabriele saltò al collo di
Diego e lo baciò con tanto trasporto che ne fui quasi un po’ geloso. Scherzo,
naturalmente. Baciò anche Michele e poi saltellò dentro.
Anch’io ti baciai Diego, e finii di scompigliarti un
ciuffo che già di suo se ne stava sconvolto sulla tua fronte, indice che il
pomeriggio era riuscito bene. Noi ci stringemmo la mano, Michele: anche se non
avevamo più parlato tanto, con tutto quello che ci stava succedendo, sentivo
che saremmo diventati grandi amici, ti sapevo simile a me. E infatti è quello
che è successo.
Michele
Sì anch’io sentivo che tra noi stava sbocciando una
bella amicizia, anche perché quando eravamo riusciti a parlare, mica avevamo
parlato del tempo, avevamo subito cominciato a spaziare dalla politica al
sociale, ma anche ai sogni che avevamo, a come avremmo voluto che fosse la
nostra vita, e i sogni in comune erano tanti, e adesso questi sogni
comprendevano anche i nostri cuccioli. Infatti fu qualche giorno dopo, sulla
strada del ritorno che mi dicesti che stavi così bene che speravi di poter
passare tutta la tua vita con Gabri, che ti stava rendendo completamente
felice, e così era per me con Diego: ero davvero finito in paradiso con lui. Ma
c’è tempo per raccontarne.
Gabriele
Adesso che avevamo tutto quello spazio a
disposizione, mi sentivo intimidito davanti a te. Possibile? Girellavo qui e là
per vedere, tu entrasti e io mi bloccai appoggiandomi al muro, le mani dietro
la schiena. Sorridendo mi dicesti che sembravo in castigo. Nascosi il viso sul
tuo petto e te lo dissi che ora chissà perché mi sentivo un po’ a disagio. Mi
alzasti la testa e con un bacino sulla bocca mi proponesti una doccia per
rilassarci un po’. Mentre l’acqua tiepida ci scorreva addosso in effetti sentii
scorrere via anche un po’ di agitazione. Io penso che fosse perché sapevo che
quella notte sarebbe successo finalmente, perché col primo tentativo era andata
male, io non ci riuscivo, sentivo male, la seconda notte non ci provammo
nemmeno, fosti tu Fabio a non volere, perché dicevi che ero troppo frenetico, e
quindi troppo nervoso, così non si poteva fare. Mi avvolgesti in un telo e mi
portasti a letto… in braccio! Come se fossi una sposa! Sul comodino accanto al
letto trovammo un barattolo di crema: accanto, su un biglietto, c’erano
disegnati due sorrisi. Uno con il piercing, l’altro con il pizzetto: gli amici
ci avevano lasciato un regalo. Tu dicesti “che
due stronzi quelli” ma lo dicesti con affetto. In effetti fu un regalo
molto utile! Prendesti un po’ di crema (profumata al cocco: ancora oggi quando
sento questo profumo, ripenso alla nostra vera prima notte) e cominciasti a
spalmarmela su tutto il corpo, facendomi un massaggio meraviglioso.
Fabio
Ti vedevo così preoccupato, ragnetto. In ginocchio
sul letto, cominciai a massaggiarti per farti rilassare, e quel massaggio servì
davvero: mano a mano scendevo dalle spalle, alle braccia e poi il petto e la
pancia, ti rigirai e ti massaggiai, ricoprendoti di crema, ma non toccai mai
nessuna parte intima, volevo che prendessi tu l’iniziativa, una volta pronto.
Forzarti sarebbe stato un errore, in quella situazione avresti pensato che io
non volevo altro che il tuo culo.
Dopo qualche minuto mi abbracciasti e cominciasti a
baciarmi: eri dolcissimo, sentivo proprio che stavi prendendo sempre più spazio
nella mia vita, e te lo dissi. Ti illuminasti in un sorriso e ti mettesti in
ginocchio davanti a me, e mi ricopristi di baci, tanti baci fino a che non
raggiungesti il mio sesso. Che bello quando lo prendesti in bocca: malgrado la
scarsa esperienza eri proprio bravino! Ti lasciai fare per un po’, e poi
cominciai io a farlo a te. Ormai eri pronto anche tu: io lo ero da un po’!
Ti dissi di girarti di schiena, ma tu non volevi,
volevi vedermi dicevi. Ti convinsi che per la prima volta era meglio così,
saresti stato più comodo, sarebbe andata meglio. Mi obbedisti: eri molto
giudizioso! Eri una bella visione Gabri, dovetti trattenermi e tanto, dalla
voglia di saltarti subito addosso e penetrarti. Fu un supplizio, ma ripresi la
crema e iniziai a spalmarti e massaggiarti anche lì, in quella fessura che
ormai era diventata il mio pensiero fisso. Devo dire che fui bravo a resistere:
spalmai e massaggiai, accarezzai e penetrai con le dita. Ora eri rilassato
davvero. Con la promessa di togliermi subito al minimo accenno di dolore, mi
appoggiai ed entrai in te. Feci piano, ma stavolta non incontrai troppa
resistenza. Mi muovevo adagio, avanti e indietro e i tuoi gridolini mi
eccitavano sempre di più, e di più. Non sapevo quanto ancora avrei saputo
trattenermi. A un certo punto infatti non ce la feci più, e cominciai davvero a
scoparti come dio comanda. Cercasti di ritrarti all’inizio, ma io insistetti e
nonostante le tue grida si facessero sempre più alte, non mi fermai. E feci
bene, perché a quel punto ormai avevi perso ogni remora, e mi accompagnavi nei
movimenti: sentii che stavo arrivando e ti presi l’uccello, massaggiandolo con
forza. Venisti insieme a me urlando come non avevo mai sentito urlare. Piano
piano ripresi possesso delle mie facoltà mentali, e uscendo da te ti rigirai
per guardare se stavi bene, se soffrivi. Beh, sì un po’ avevi sofferto, vero
ragnetto? Il viso era tirato e qualche lacrima che se ne andava c’era. Ma le
tue parole furono…
Gabriele
“Lo facciamo
ancora vero? Poi lo facciamo ancora!”. Col poco fiato che mi rimaneva mi
misi a ridere. Mi chiedesti ancora se avevo sofferto. Ti risposi: “Sì, cazzo, un casino, ma dopo mi è piaciuto
così tanto”. Non finivo più di dirti grazie, e che ti amavo, e quanto ero
felice. Schizzato proprio.
Fabio
Poi man mano che l’eccitazione scemava, cominciasti a
calmarti. Ti tenevo tra le braccia e ti baciavo sul viso e sul collo. Sapevo
che ti faceva male, e che il giorno dopo sarebbe anche stato peggio
probabilmente, ma tu alzasti le spalle, dicesti che si poteva anche soffrire un
pochettino, per amore. E che tu mi amavi tanto. Anch’io ti amavo, te lo dissi
tante volte, ti piaceva sentirmelo dire. Poi ti rannicchiasti contro di me,
assonnato. Sembravi ancora più piccolo. Ti coprii col lenzuolo e dormimmo
qualche ora. Ma prima dell’alba lo rifacemmo. Eh già, non sapevamo quando
avremmo ancora avuto quell’opportunità prima di tornare a casa, bisognava
sfruttarle le occasioni.
Michele
Noi invece eravamo sazi. Oddio, è vero che si è
sempre golosi, ma quel pomeriggio avevamo veramente dato fondo a tutta la
nostra fantasia!
Ce ne andammo in paese a prenderci un gelato, di
cenare non se ne parlava, avevamo finito tardi il pranzo, e poi ci andava
proprio qualcosa di fresco. Coi nostri coni ci dirigemmo verso la spiaggia,
passeggiando abbracciati e rilassati. Parlavamo di un po’ di tutto, è sempre
stato bello discutere con te Diego, sei proprio la persona di cui si può dire
quanto dev’essere bello stare con lui davanti a un camino a chiacchierare. Però
mai senza prima o dopo farci l’amore no, quello non esiste. Far l’amore con te
erano i fuochi dopo una festa in piazza, era allegria, magia. Ed è rimasto così
negli anni. Sei sempre magia. Parlammo tanto anche del concerto, di quanto era
riuscito bene, e di come mi sarei dovuto per forza aggregare alla vostra band.
L’idea non mi dispiaceva, te lo dissi, e ti dissi che comunque la parte
migliore dell’esibizione era l’attesa, dietro al palco, dove tu mi coccolavi
per rilassarmi. Tu ridevi. Che bella la tua risata. Che bello il tuo sorriso.
Arrivammo alla spiaggia e ci sedemmo sulla riva ad
ascoltare lo sciabordio delle onde. Il mare era calmo, e l’acqua che lambiva
appena i nostri piedi, tiepida.
Finito il gelato, io non riuscivo più a tenermi,
dovevo per forza fare un bagno. Tu ti rifiutasti, dicevi che non eri un
marittimo come me, eri di Torino tu, mica c’è il mare là. Non avevi mai fatto
un bagno di notte. Ti dissi che era una terribile mancanza, e che dovevi subito
rimediare, ma tu eri irremovibile. Così mi spogliai ed entrai in acqua da solo,
tuffandomi subito sotto e ricomparendo più avanti. Sentii chiamare, eri tu
dalla riva: ti eri spaventato che non comparivo più. Che cucciolo. Ti feci
segno di venire con me, che non c’erano squali, o creature diverse da quelle
che c’erano di giorno, con la luce. Piano ti alzasti e cominciasti a
spogliarti, e io tornai sui miei passi per venirti a prendere. Ti allungai la mano
e tu la prendesti con un’espressione fiduciosa. Mi è rimasta impressa
quell’espressione, perché sembrava proprio dire: “Se mi dai la mano tu, vengo
ovunque”. Eppure pochi giorni dopo, avesti dei problemi a fidarti di me. Ma lo
capisco, forse anch’io avrei avuto le tue stesse paure. Ma ne riparleremo, ora
rimaniamo qui dove siamo, in questo bel momento.
Diego
Ti vedevo tranquillo, e io ormai mi fidavo ciecamente
di te. Mi spogliai e nudi ci inoltrammo nell’acqua. Era calda, rilassante.
Nuotammo un po’, vicini, poi ci fermammo a contemplare un cielo elettrico, stellato, con la luna che ci
illuminava. Se non era magia quella, cos’era? Ti abbracciai e ti baciai, avevo
voglia di tenerezza, niente sesso ora, solo tenerezza. Me ne passasti tanta in
quei minuti trascorsi in acqua, e anche dopo. Cominciammo a sentire freschino,
e nuotammo verso la riva. Ci buttammo sotto le docce che erano poco lontano per
toglierci il sale, e ci avvolgemmo nello stesso telo, tornando verso
l’accampamento. Eravamo stanchi: tra tutto il resto, quel pomeriggio ci eravamo
davvero sfiancati; poi si era alzato un venticello tiepido, ma che sulla nostra
pelle bagnata diventava anche troppo fresco. Recuperammo i vestiti ed entrammo
nella nostra tenda. Boxer, maglietta e in meno di dieci secondi eravamo avvolti
nel sacco a pelo. Il sonno tardava a venire, la fame di tenerezza ancora tanta.
Così per almeno un’ora ci baciammo, sussurrandoci tante frasi sdolcinate. Ve le
risparmio, tranquilli, ma eravamo davvero come due adolescenti innamorati. Il
nostro tempo delle mele. Avevamo appena appena un po’ più su d’età della
Marceau, va bene lo stesso, no? Poi, ben calducci nel nostro abbraccio, ci
addormentammo.
Davide e
Nicola
Grazie per averci risparmiato le sdolcinatezze!
Diego parla
solo con Michele
-Michi...
-Sì, perché sussurri?
-Non voglio che mi sentano Davide e Nicola
-Spettegoliamo?
-Beh sì dai: non noti anche tu un riavvicinamento? Se
pensi a quanto ci è voluto per convincerli a partire con noi! Soprattutto
Davide, con i suoi impegni allo studio, con le sue serate. Invece Nicola era
già da noi. Ha espresso i suoi dubbi.
-Invece ora sembrano di nuovo due fidanzatini, come
vent’anni fa.
-Sono entrati nell’autogrill abbracciati. Hanno
mangiato nello stesso piatto non disdegnando di imboccarsi, non è da Davide! E
poi, prima di risalire sul pulmino si sono dati un bacio in bocca!
-Già Diego, non lo avrei notato se non fosse stato
per la faccia scandalizzata di quella suora che guardava dalla nostra parte. Di
solito siamo noi a dare scandalo. Pensavo a Fabio e Gabri, invece erano loro.
La bella e la bestia, venti anni dopo!
-Ma tu dici che finiranno per rimettersi insieme?
Sarebbe così bello Michi! Io sono un romantico, lo so, ma tu sai che penso, no?
Che non avrebbero mai dovuto lasciarsi. Nico era perso di Davide e viceversa. È
stato l’orgoglio a rovinarli, vero?
-Certo, ma l’amore dovrebbe demolire l’orgoglio. Se
lascia vincere l’orgoglio che vero amore è?
-Lo so Michi, ma guardali, guarda ora! Si stanno
baciando!!
Gabriele
Mi spiegate cosa avete da confabulare? Diego non stai
più filmando! Passami, ci penso io. E quei due mi hanno spedito dietro da voi,
Fabio di nuovo al volante! E questo perché Davide e Nicola si sono fatti
prendere bene dai ricordi e ora si baciano di nuovo come se avessero vent’anni.
Ma sono sempre carini, vero? Si rimetteranno insieme secondo voi?
Michele
Che coppia di romanticoni! Gabri sopravvivrai a stare
lontano dal tuo Fabio qualche ora, tranquillo. Cazzo, sono sul serio vent’anni
che state appiccicati, per qualche ora non cascherà il mondo! Che diamine. Non
so che aspettarmi da mio cugino. Ma tutto può essere. Sono già tre anni che è
separato da quella povera donna. Beatrice non ha colpa, è una brava ragazza,
gli ha dato un figlio, ma la verità è che Nico non è mai cambiato,
scavezzacollo era, scavezzacollo è. Dopo la vacanza si mise in testa di
diventare musicista e iniziò a suonare con voi, ovviamente davo una mano
anch’io. Lui e Davide si amavano ed era giusto che stessero insieme, però non
si lascia il lavoro così. Poi te ne cerchi un altro. Si dice che nessuno riesce
a sopravvivere con la musica e all’inizio, anche per noi valse questa regola
non scritta.
Gabriele
Nessuno di noi, già ci riusciva: Diego faceva il
barista, anche per pagarsi gli studi. Io vendevo i miei lavori, e qualche volta
andavo ad aiutare in bottega il mio professore d’arte, che aveva una clientela.
L’arte mi ha aiutato tanto nella vita, lavorare ad intagliare e poi pitturare i
mobili con Fabio mi dà le stesse soddisfazioni che mi dava suonare a diciotto
anni! Credetemi. È bello fare una testiera del letto, dipingerla e pensare che
sarà testimone di due persone che si amano.
Fabio
Che avete da blaterale là dietro? Nessuno racconta
più? Nicola e Davide, ora tocca a voi! (Ma
questi non smettono di baciarsi e tutti si azzittiscono per qualche chilometro,
poi si ricomincia...)
Michele
A sentirci sembra che abbiamo raccontato mesi
insieme, invece erano passati solo due giorni e mezzo da quando eravamo partiti
da Torino. Ricapitoliamo: Gabriele e Fabio stavano insieme, come me e Diego.
Anche Nicola e Davide facevano coppia fissa. E mancavano tre concerti alla fine
della vacanza. La seconda manifestazione era ad Agrigento che poi distava solo
dieci minuti da Porto, una festa dell’Unità. Così, una volta saldata anche la
seconda notte con l’hotel del bungalow, tornammo al nostro pulmino.
Diego
Appena vidi Gabriele lo abbracciai e gli chiesi come
era andata. Aveva fasci luminosi negli occhi! Come tante piccole isole viste
dal satellite nel cielo! Mai visto uno sguardo così felice, e anche Fabio, in
maniera più virile e misurata, aveva le stelle negli occhi. Insomma Gabri mi
raccontò del fatto che erano andati fino in fondo. Due volte addirittura! E che
anche se ancora sentiva un pochino male, era felice e non vedeva l’ora di
rifarlo. Io lo rincuorai dicendogli che quei fastidiosi bruciori sarebbero
passati con la pratica, ci vuole tanta pratica, vero Michi? (Ride). E poi dopo resta solo il piacere.
Gabri, farselo mettere è una cosa meravigliosa, e chi dice il contrario non ha
mai provato.
Michele
Io non dico il contrario, però ho provato e anche se
è piacevole, psicologicamente mi sento meglio a dare. Sarà una mia generosità
innata forse, o perché alla fine ero etero. Ti ricordi il nostro problemino con
la mia eterosessualità?
Diego
Oh si che lo ricordo! Ad Agrigento capitò una cosa
che mi fece impazzire! Tu annunciasti di voler chiamare casa e poi...
Michele
E poi mia madre mi costrinse a parlare a Raffaella,
la mia ragazza dell’epoca! Non sapevo che Diego era a due passi che origliava.
Con mia madre potevo parlare in dialetto stretto ma con la Raf no, e così le
dissi quelle solite cose che si dicono ad una fidanzata che non vedi da un po’:
sì, ti voglio bene, mi manchi anche tu, poi quando ci vediamo parliamo. Insomma
io volevo lasciarla, per me era ovvio. Non avrei passato mica quelle ore
d’amore con una persona se non ero più che convinto, no? Ma Diego pensò che lo
stessi prendendo in giro. Che per me lui fosse solo una bella esperienza per
divertimi. Invece io lo amavo eccome e per me Raffaella era già un capitolo
chiuso.
Gabriele
Arrivò da me in lacrime. Non capivo e lo presi tra le
braccia. Anche Fabio si spaventò. Era una così bella giornata, il sole alto nel
cielo ma non faceva per niente caldo. Dopotutto era il ventotto settembre.
Cominciava a sentirsi aria di autunno anche in Sicilia. Tu ci raccontasti tutto
Diego, ma noi non ci volevamo credere. In particolare per Fabio era impossibile
che Michele fosse lo stronzo che ci descrivesti tu. Le aveva detto ti voglio
bene? Ma era la sua ex ragazza, andava solo un po’ rassicurata. Poi l’avrebbe
lasciata.
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Ahhhhhh come sono dolci Diego e Michi quando raccontano del loro amore. Sembra di essere lì con loro, mi sento quasi una guardona. Hihihihi a parte gli scherzi, davvero bellissima la loro storia d'amore. Peccato per questa parentesi, ma è un equivoco e lo risolveranno senza problemi visto che stanno ancora insieme dopo tanti anni. Sono curiosa di sapere perchè quei due testoni si sono lasciati invece. La loro storia è come un mare impetuoso che con irruenza sbatte sugli scogli per poi ritirarsi, ma subito dopo ritorna di nuovo. Che questo viaggio sia lo scoglio?
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