domenica 13 ottobre 2013
Ora come allora, capitolo undici
Titolo: Ora come allora (Una vacanza indimenticabile)
Autori: Giusipoo/Annina
Pairing: lo scoprirete leggendo
Genere: AU/Commedia/Romantico/Erotico/Introspettivo/Flashback/A più voci
Rating: PG, slash, NC 17
Disclaimer: come sempre è tutto frutto di fantasia. Abbiamo attinto a quella e alle immagini di sei personaggi interessantissimi.
due ragazzi cercavano un passaggio per il sud
Capitolo 11
Nicola
Esatto! In piena notte mi ritrovai con ‘sta chitarra in mano e tu che
mi dicevi al buio dove mettere le mani. Ormai fuori iniziava ad albeggiare e
dopo un ennesimo bacio in bocca, abbandonammo la chitarra e ci sdraiammo sul
sedile posteriore. Abbracciati, fronte contro fronte, ci dicemmo un’ultima
volta ailovui e ci addormentammo. Ci svegliarono i rumori del giorno,
alle undici passate. Gli altri erano già andati e tornati dalla colazione. Tu
ti stiracchiasti e la seconda cosa che dicesti, dopo che dovevi pisciare fu
qualcosa sul fatto che ero il più terribile alunno che ti poteva capitare.
Questo innescò una piccola lotta che finì con un lungo bacio. Diego fece
capoccella dal finestrino: “Ragazzi, troviamo un campeggio per docciarci? Qui si
puzza da schifo tutti!” E noi fummo d’accordo, così ripartimmo alla ricerca di
un campeggio dove poterci lavare via le scorie della vita barbona.
Michele
Lo trovammo poco fuori Agrigento. A quel punto, visto che non c’era
un’anima e il campeggio avrebbe chiuso i battenti di lì a poco e a noi restava
solo una data a Licata, a una quarantina di chilometri, decidemmo di affittare
un bungalow. Il proprietario ci disse che avremmo dovuto adattarci essendoci
di posti puliti solo appartamenti con quattro posti letto.
Diego
Ma noi ci adattiamo! Dissi e lui ci guardò tutti un po’ male. Secondo
me era omofobo e sospettava qualcosa, anche perché noi si continuava a stare
appiccicati al proprio partner. Michi mi teneva allacciato a sé con un braccio
sulla spalla e io un braccio attorno alla sua vita. Fabio e Gabri sembravano
gemelli siamesi, con le braccia sempre attaccate. Nico e Davide, anche se non
si baciavano e non si toccavano, continuavano a scherzare guardandosi fitto
negli occhi. Insomma, era tutto abbastanza palese dai! Felici come ragazzini,
trovammo l’impianto docce e ci liberammo dei nostri vestiti sgualciti senza
preoccuparsi di prendere dei teli. Per fortuna ci pensò Fabio a scappare alle
valige e portare asciugamani sufficienti per sei. Intanto noi si rideva sotto
le docce, prendendoci in giro come militari per via delle dimensioni. Ammetto
che da buon gay quella specie di cameratismo in generale mi stranisce. In ogni
modo era così eccitante: trovarmi in quella situazione con altri ragazzi etero
era stato il mio incubo per tutta l’adolescenza. Ma di eterosessualità attorno
a me ne era rimasta ben poca, così cazzeggiai anch’io e fu bellissimo! C’era
una complicità assoluta, e Davide così scatenato non lo avevo mai visto. Arrivò
persino a proporre a Nicola e Michele di fare una gara a chi lo aveva più
grosso.
Davide
Perché ricordare anche questi dettagli? Beh se volevi farmi arrossire
ci sei riuscito. In un attimo quell’esibizionista del mio Nicola era già in
tiro. Un bel sigillo virile fiero gli svettava tra i peli. Una visione
arrapante come poche. Ma Michele no, Michi ci fece il dito medio affermando che
punto primo non era per niente interessato a mettere in mostra le dimensioni
del suo cazzo, punto secondo non voleva far sfigurare suo cugino, che ci teneva
tanto perché la questione l’avevano risolta già da ragazzini.
Michele
Appunto. Almeno tre centimetri
Nico’, non ce n’è. Mi dispiace.
Diego
Alla fine dovemmo accontentarci di un solo bungalow con quattro letti,
ma eravamo stati anche in situazioni più scomode, e non ci turbammo
particolarmente.
Dovevamo andare alla festa a provare e io non vedevo l’ora: avevo
saltato il concerto la sera prima, e mi dispiaceva un casino, oggi volevo fare
scintille.
Saltammo sul nostro VW e ci avviamo verso Licata dove si teneva
l’annuale fiera de mare e lì ci aspettava un’altra buona notizia, insomma,
buona per noi! Una delle altre band che doveva esibirsi aveva avuto un grosso
problema. Un’intossicazione alimentare li aveva annientati! Oddio che felicità!
So che non era carino, ma a noi era andata bene, perché fu a noi che chiesero
di sostituirli, ci sarebbero toccate quasi due ore di concerto! E in più ci
avrebbero retribuito. In questo modo avremmo avuto la possibilità di pagarci
benzina e pedaggio fino a... ormai il pensiero era divenuto fisso, accompagnare
Nicola e Michi a Molfetta. Non lo espressi a parole ma quando quelli
dell’organizzazione ci garantirono duecentocinquantamila lire (mi sembra che in
sei ce ne fossero rimaste tipo ottanta!) subito pensai che si poteva fare una
deviazione. Così io e Davide avremmo avuto più tempo per stare con i nostri
amanti. Ma andiamo per ordine. Provammo e fummo proprio bravi, anche Michele si
era adattato così bene alla nostra musica. Sì amore, eri veramente bravo, e io
ti amavo sempre di più. Dopo le prove ci offrirono la cena, premurandosi di
rassicurarci: la band intossicata non aveva mangiato lì alla fiera.
Facemmo un giretto tra le bancarelle, non potevamo darci allo shopping
compulsivo, ma permetterci un piccolo ricordo. Io e Michele comprammo un paio
di magliette con su Rat-man, uno dei nostri fumetti preferiti. Anche questo
avevamo in comune. Io te ne regalai una rossa, e tu ne regalasti a me una
azzurra.
Passeggiammo ancora un po’, ma io sentivo che c’era ancora qualcosa da
risolvere, e non riuscivo a capire cosa. Sai quelle sensazioni che ti prendono
allo stomaco? Che assomigliano un po’ all’ansia… Naturalmente tu Michi ti
accorgesti di questo, mi chiedesti se c’era qualcosa che non andava, ma ti risposi
di no, perché in effetti non sapevo nemmeno cos’era.
Michele
Col tempo imparai a conoscerti meglio e a convivere con queste tue
fisse improvvise. Non fisse, mi sono espresso male, è che tu sei troppo
sensibile, e quello che per gli altri sarebbe soltanto un pensiero che passa e
va, per te diventa un malessere. Ma io ti preferisco così, con un pensiero per
tutti, per me, per gli amici, per i migranti, i carcerati, per chiunque abbia
bisogno. Sei una creatura meravigliosa Diè. Comunque, tornando ad allora, non
capivi nemmeno tu qual’era questa volta il problema che ti affliggeva.
Diego
C’era qualcosa che non andava, qualcosa che mancava e qualcosa che
dovevo risolvere. Oh, che volete farci, sarò schizzato. Continuai a pensarci su
mentre ormai mancava poco meno di un’ora all’inizio; diedi un’occhiata al palco
e vidi Nicola che stava ancora sistemando, girava di qua, di là, attaccava
cavi, appoggiava strumenti. Ora avevo capito. Con noi non c’era Nicola, ecco
cosa mancava. Ed ecco cosa dovevo risolvere: quella notte avremmo dormito tutti
assieme nel bungalow. Era una delle cose che mi divertiva di più, far casino
tutti insieme e dormire un po’ dove capitava, come si fa da bambini. E non
vedevo l’ora di farlo anche stasera. Ma se persisteva questa tensione che
sentivo tra me e Nicola, non sarebbe andata bene la serata, no.
Decisi all’improvviso, diedi un bacio a Michele e attraversai il campo
diretto verso il palco. Salii e chiamai Nicola. Fu sorpreso di vedermi lì. Mi
chiese dove si trovassero gli altri, risposi che erano ancora a girare tra le
bancarelle. Ci guardammo, poi lui mi disse che se ero venuto per discutere, se
mi ero offeso perché a più riprese mi aveva chiamato baldracca e frocetto, sì
proprio come ora, anche allora mi regalavi queste belle parole Nico, va bene
mi avrebbe ancora chiesto scusa, ma ci tenesti a precisare che non pensavi
fossi così rompicoglioni. Mi avevi smontato e per un attimo fui tentato di
girare i tacchi e andarmene, e che ti fottesti tu e la tua boria. Ma poi? No, dovevo
parlargli mi dissi, lo dovevo anche a Davide. Perché avevo visto che a lui un
po’ dispiaceva questa situazione tra me, il suo migliore amico, e il suo nuovo
compagno.
Ti dissi che no, non mi ero offeso nemmeno un po’: frocio ero frocio ed
ero molto felice di fare la baldracca con Michele, visto che lo amavo. Tu non
eri felice di farla con il mio amico Davide? Mi fissasti con sospetto, poi
scoppiasti a ridere, e io ti imitai. Parlammo per un po’, tirando fuori tutto
quello che c’era da tirare fuori; mi dicesti che all’inizio, quando scherzavi
con me, credevi davvero che anch’io fingessi come te, che era stato un gran bel
colpo capire che invece eravamo tutti gay. Insomma, avevi una dignità da
preservare, ancora. Ma poi sempre ridendo, mi dicesti che ora che eri felice
ora di aver tirato fuori la tua parte frocia. Ti risposi che io di etero non
avevo proprio niente da tirar fuori, ma che ero felice lo stesso. Insomma, fu
lì che diventammo amici noi due. Ti chiesi di fare felice Davide, perché io lo
conoscevo bene, e sapevo che sotto a quell’aria di indifferenza che a volte
sembrava avvolgerlo, c’era soltanto una grande sensibilità e la paura di essere
ferito.
Nicola
Ti risposi che lo amavo, e che glielo avevo detto, di stare tranquillo.
In quella mezz’ora diventammo amici, sì. Avevo capito che eri un tipo fin
troppo fragile, ma che quando si trattava di proteggere un amico diventavi
fortissimo. Era fortunato Michele ad averti come compagno, era fortunato
Davide, ma anche Fabio e Gabri ad averti come amico. Decisi che anch’io volevo
essere tuo amico, all’improvviso mi piacevi e molto. Eh che mi facevi sesso era
chiaro, ma questo è anticipare i tempi. Come uomo preferisco sempre il mio bel
Davide. Non che tu non sia bello Diè, anzi, ma diciamo che mi piacciono un po’
più alti e con un po’ più … fisico! A differenza di Fabio e mio cugino, non ho
questa passione per il cucciolo, o come li chiamate voi i vostri amori:
ranocchi? Sgorbi?
Michele
Elfi, bestia! Elfi!
Nicola
Ok, non ti scaldare. Comunque io e Diego suggellammo tutto con un lungo
abbraccio. Ci abbracciammo e quando ci lasciammo in fondo al palco vedemmo
tutti voi. Eravate lì con delle espressioni buffissime. Fabio e Gabri stupite,
ma Michele e Davide, direi stranite! Vi dissi di stare molto calmi, che non era
successo nulla! Diego con una corsetta ti raggiunse Michele, e ti si avvinghiò
letteralmente addosso. Anche io mi avvicinai e vi dissi che io e il frocetto
avevamo fatto pace! Mi guardaste male, tutti tranne Diego che rideva, tra
froci ci si intende, vero Nico?, disse. Allora tiraste un sospiro di
sollievo, tutti quanti.
Davide
È vero, mi spiaceva che tra il mio amico e il mio amante ci fosse così
tanta tensione, perché io mi sentivo in mezzo. Se stavo con Diego, Nicola mi
guardava con quel sorrisino antipatico, se baciavo Nicola, Diego faceva lo
sguardo ferito. Io non ne potevo più, e da un po’ pensavo a come potevo
risolvere la situazione. Ma come sempre ci pensò Diegone. Quando lo vidi
baciare Michele e partire a passo di carica verso il palco da Nico pensai: bon!
È finita, litigheranno e non potremo nemmeno più viaggiare insieme sul pulmino.
Se pensavo alla tensione che già c’era fra loro due, se pensavo che potesse
anche aumentare, oh no, per carità, avrei proseguito a piedi piuttosto.
Quando anche gli altri si resero conto che qualcosa stava succedendo
sul palco, ci avviammo, volevamo essere pronti a dividervi, nel caso, ma poi vi
vedemmo abbracciati e... beh, questa sì che era una novità! Michele era
tesissimo, lui è un mix formidabile: dolce e tenero quando aveva a che fare con
Diego, maniacale se solo pensava che qualcuno torcesse un solo capello al suo
ragazzo, un vero sangue caliente! Non parliamo poi se dubitava che qualcuno
potesse farlo soffrire, poteva diventare pericoloso. Ed è ancora così vero
Michele? Fantastico questo vostro amore.
Comunque, Diego aveva risolto la situazione, adesso c’era ancora più
feeling tra noi. Già che eravamo lì, provammo gli strumenti e i microfoni,
mancava un quarto d’ora, e non potevamo far aspettare la gente, non eravamo i
Pink Floyd, anche se una ragazza alla fine del concerto mi disse che eravamo i
migliori musicisti che avessero mai sentito. Credo che mi stesse puntando.
Diego
Ti puntavano tutte, tu sei così bello, era inevitabile. Ma anch’io nel
mio piccolo avevo sempre un certo numero di ragazze al seguito. Poi insomma,
eravamo i musicisti noi! Le star! È il palco che ti trasforma, che ti fa vedere
bello, unico, un idolo.
Alle nove accesero le luci sul palco, e cominciammo a suonare. Che
meraviglia! I ragazzi giù nel prato erano veramente esaltati ed esaltanti! Lo
so, mi muovevo come un ossesso, ma anche tu Davide non scherzavi! Temevo sempre
di vedere la tua testa staccarsi e rotolare verso di me! Che senso di
esaltazione che ci dava la musica, che continua a darci. Fabio e Gabri
suonavano vicini, spesso si mettevano schiena contro schiena, ma quanto eravate
belli! Gabri con quei suoi capelli lunghi, quel suo viso particolare, buffo,
sempre sorridente, tanto quanto tu Fabio eri così serio e virile. Eravate
belli, e sprigionavate energia.
Fabio
Mi sentivo benissimo, quella sera poi c’eravamo tutti, eravamo tutti
felici e non esistevano più tensioni. Fu davvero un concerto fantastico. E
anche molto eccitante. Già la musica da sola tendeva ad eccitarmi, se poi ci
aggiungete Gabri sempre addosso, potete ben capire! No era bello, bellissimo.
Diego era scatenato, saltellava, si piegava, faceva andare quella chitarra come
mai prima, per non parlare del suo synth: ne toglieva dei suoni veramente
unici. Ero cosciente che quello era il nostro primo vero concerto, nonostante
ne avessimo già fatti tanti su in Piemonte. Ma qui avevamo una carica in più,
poi c’era Michele, alle tastiere era meglio di Manzarek, altro che. Quando
Diego gli andò davanti suonando la chitarra, ruotando i fianchi come nemmeno la
più scalmanata delle spogliarelliste, io scoppiai a ridere: ma eri sexy Diego,
sexy da morire. Michele si allungò a baciarti, un bacio che non finiva più come
il tuo riff. Che ricordi. Nicola si era seduto su una cassa vicino a Davide, e
ad ogni pausa si allungava a baciarlo. Io non so cosa avevamo addosso tutti
quanti in quella vacanza di fine estate, ma sarebbe bello se tutti nella vita
provassero quello che stavamo provando noi. Probamente ci sarebbero meno
depressi, meno asociali, e più persone allegre e sicure di sé. Perché è quello
l’effetto che fa l’amore. L’amore è una droga. Vieni qui ragnetto, riempimi di
bacetti, fammi drogare un po’... ti amo.
Gabriele
Ti amo anch’io Fabio. Tanti bacetti sì.... devo continuare io? Quando
scendemmo dal palco, fummo travolti dal pubblico, ragazzi che ci chiedevano
autografi, ragazze che volevano la foto con noi: ma ci pensate? E quando ci era
mai capitato? Si, ci hanno sempre applaudito, ma questa era una cosa
inaspettata! Fu molto piacevole, e ce la godemmo fino in fondo. Poi prendemmo
delle birre, e caricati i nostri strumenti sul pulmino, ci avviammo al nostro
bungalow. Ci aspettavano un pochino di chilometri per il nostro campeggio ma di
chilometri ne avevamo macinati già tanti, e tanti ne avevamo da macinare!
Ora si trattava di decidere come dormire. Fabio e Michele dissero quasi
nello stesso momento che per loro non c’era problema, avevano due elfi per
compagni, sarebbero stati benissimo in
due su un lettino, Davide e Nicola potevano crearsi un matrimoniale. Per me
andava benissimo, io gli stavo sempre addosso a Fabio, non ci sarebbe stato
niente di diverso. Diego invece sogghignò, e propose di unire insieme i quattro
lettini, tanto avevano i ganci per fissarli, ci saremmo stati tutti benissimo,
insieme. Nicola disse che per lui andava anche bene, ma che se il disegno di
Diego era di farsi scopare da lui nella confusione, che non si aspettasse
niente, “non sei proprio il mio tipo ragazzo”, disse. Ma si vedeva
lontano un chilometro che pensavi il contrario! In quel momento, ebbi paura che
litigaste di nuovo, e invece tu Diego gli andasti davanti accentuando le tue
movenze sexy, sussurrandogli “non sai che ti perdi, baby”. Poi
cominciaste a spingervi, a scherzare, e vi buttaste sui letti per prendervi a
cuscinate. In un attimo eravamo tutti coinvolti, una vera banda di ventenni
deficienti che scernevano i loro ardori tardo adolescenziali. Alla fine unimmo
davvero i letti, ne uscì una specie di trenino: ci gettammo tutti sopra e
finimmo di bere le nostre birre. Poi, coperti dai sacchi a pelo, ci mettemmo a
dormire. Non si stava male, un po’ ammucchiati ma non si stava male, anzi,
c’era una bella complicità, una grandissima atmosfera. Nicola ci tenne a lanciare
un ultimo avviso: che a nessuno saltasse in mente di scopare lì in mezzo a
tutti, che dovevamo pur darci un limite. Ridemmo, ma nessuno rispose.
Diego
Io mi appiccicai a Michele, ci stringemmo tanto che diventammo un’unica
persona. Per me era il massimo, stavo troppo bene. Bene, non si poteva scopare,
questo era il monito di Nicola, ma baciarsi sì, e noi ci baciammo, ci baciammo
tanto. Come mi piaceva questa cosa, tutti insieme nello stesso letto, e noi che
ci baciavamo! Chissà se anche gli altri si stavano baciando. Non avevo nessun
tipo di idea diversa, solo mi piaceva pensare che eravamo un gruppo così ben
affiatato, che eravamo così tanto amici, non so, era un’emozione in più per me.
Pian piano, scivolai nel sonno. Più tardi mi svegliai con una sensazione
bellissima: aprii gli occhi ma non si vedeva niente, buio pesto. Non riuscivo a
vedere i tuoi occhi Michele, ma riuscivo benissimo a sentire la tua mano tra le
mie gambe. Cazzo Michi, a me sembrava che stessi dormendo, avevi il respiro
pesante, ma la tua mano si muoveva sul mio uccello. E come si muoveva. Ti
chiamai, poco più di un sussurro ma tu non mi rispondesti, ma mi parve di
vedere un sorrisino dei tuoi. Eri sveglio, altroché se eri sveglio, bastardo!
Io nel frattempo ero sempre più eccitato, avevo paura che gli altri sentissero,
ma se tu volevi la guerra… Mi chinai rapidamente, e dato che tu portavi i boxer
larghi, non mi fu difficile scostarli e prendertelo in bocca, che non era
addormentato nemmeno lui, anzi, era ben sveglio il ragazzaccio! Tu non te lo
aspettavi e trattenesti a stento un urlo.
Scendesti dal letto,
eravamo i primi della fila, e mi tirasti giù con te. Filammo fuori cercando di
fare meno rumore possibile, e ci nascondemmo dietro a una palizzata, che tanto
il campeggio era vuoto, c’eravamo solo noi. Lì diedi libero sfogo al mio
passatempo preferito: farti i migliori bocchini del mondo. Quanto mi piace
sentire che ti sciogli appena la mia bocca comincia a scorrere sul
tuo sesso. Perché ti sciogli davvero: sentire i tuoi gemiti mentre mi accarezzi
la testa e mi dici “continua Diego
mio, continua, fammi morire...”, per me è metà del godimento.
Me ne stavo lì in ginocchio davanti a te,
quando sentii dei rumori provenire dal bungalow. Non ci pensai troppo su
comunque, mi stavo divertendo tanto, anche se avevo un po’ freschino, visto che
eravamo praticamente nudi. Mi tirasti su e mi facesti appoggiare alla
palizzata: io ero felice, non pensavo che si sarebbe scopato quella notte. Fu
in quel momento che sentii dei sospiri alla nostra destra, ma non si vedeva
nessuno, e nemmeno mi importava di sapere cosa fosse a quel punto, ero troppo
eccitato. Ah, fu bellissimo quando entrasti, dio Michele, se era bello, perché
c’era anche tutta questa atmosfera di segretezza, che dovevamo fare piano, ma
sì! Man mano che aumentavi il ritmo, altro che piano, per fortuna pensai ancora
che eravamo solo noi sei in tutto il campeggio.
Michele
Già. Finché durò così, erano solo poco più di
sospiri, ma quando mi sentii prossimo a venire e ti afferrai l’uccello, che a
me piace quando veniamo insieme, allora le tue solite urla si fecero sentire,
ma io non fui da meno questa volta. Piegasti la testa all’indietro, sembravi
assatanato, ma ci baciammo e urlammo, e urlammo e ci baciammo. Alla fine, tra
tutto il rumore che avevamo fatto, sentimmo la voce di Nicola che gridava “oh,
poco casino lì”… erano fuori anche loro. Allora cominciammo a ridere, ma a
ridere che mi venne il mal di pancia. Ci sedemmo, io appoggiai la schiena alla
palizzata e tu appoggiasti la tua al mio petto; tra coccole e risate, non ci
accorgevamo più del freddo, ci rotolammo a terra, baciandoci. Quando alla fine
decidemmo di rientrare, eravamo ricoperti di erba e terriccio, ma non eravamo
soli: sei individui praticamente nudi che rientravano in un bungalow, che
nemmeno a Woodstock penso si fosse visto niente di simile. Ridemmo tutti
tantissimo. Gli altri raccontarono di averci sentiti fare “gli scemi”, così
disse Gabriele, e di averci sentito correre via subito dopo. Allora anche lui e
Fabio avevano deciso di uscire, perché si erano eccitati a sentire noi. Non
parliamo di te Nicola, che trascinasti Davide, se mai ci fu bisogno di
trascinarlo, proprio vicino a noi, dietro la siepe. Ma era tutto bello, tutto
lecito, tutto sano. Una bella storia. Fu il principio di tutto quello? Dove
arrivammo poi? Penso proprio di sì. E il bello doveva ancora arrivare. Finimmo
ancora tutti insieme sotto la doccia, avevamo portato più erba in casa di
quanta ne era rimasta nel prato.
Nicola
Sì, va bene. Ammetto che le mie ritrosie erano un
cumulo di falsità, come la mia inossidabile eterosessualità no? E che non solo
non ci sarebbe stato problema a farlo tutti nello stesso letto ma che anzi,
sarebbe stato molto eccitante, dal mio punto di vista. Furono questioni che non
discutemmo mai ma che, quando la confidenza fu davvero tantissima, finì per
essere una qualcosa di naturale. Fabio fu quello che cedé per ultimo, lui,
l’uomo tutto d’un pezzo. Michele, più sul sessantottino, fu facile tirarlo
dentro. Diego, Davide e Gabriele, non ne parliamo proprio! A loro, se gli
prende bene l’ormone, e gli prende bene sempre, sarebbero capaci di farti un
pompino allo stadio, in un autobus affollato o in spiaggia, tra la folla. È il
vostro lato che preferisco ragazzi. Ma questa è la storia di come ci siamo
innamorati no? Non di come conquistammo la nostra libertà sessuale. Non ho
capito e ve lo chiedo: non è che nessuno di voi romanticoni vuole parlare di
come si scopò così bene tutti insieme? A cominciare dalla futura falegnameria del
nostro gigante buono, poi nella sala di registrazione, sempre in costruzione,
di Davide. Perché secondo me come diritto di cronaca ci starebbe, no? Ci
starebbe eccome...
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Sono felice che Diego abbia avuto il coraggio di affrontare Nicola e di risolvere la situazione riuscendo anche a scherzarci su nonostante all'9nizio l'atteggiamento di Nicola lo avesse fatto soffrire. Questo ha permesso ai ragazzi di rafforzare il loro legame e di portare il loro rapporto ad un altro livello. Ormai sono diventati una grande famiglia che condivide tutto, anche il letto e non solo. Devo ammettere che questa avventura ha portato tante sorprese, compreso un successo inatteso per la band. Sono curiosa di vedere come sapranno affrontare tutti questi cambiamenti
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