sabato 3 agosto 2013
Ora come allora, capitolo sette
Titolo: Ora come allora (Una vacanza indimenticabile)
Autori: Giusipoo/Annina
Pairing: lo scoprirete leggendo
Genere: AU/Commedia/Romantico/Erotico/Introspettivo/Flashback/A più voci
Rating: PG, slash, NC 17
Disclaimer: come sempre è tutto frutti di fantasia. Abbiamo attinto a quella e alle immagini di sei personaggi interessantissimi.
due ragazzi cercavano un passaggio per il sud
Capitolo 7
Gabriele
All’inizio non
volevo nemmeno stare ad ascoltare quello che aveva da dirmi, ma Fabio fu
talmente insistente che accettai: ci sedemmo vicino alla riva del mare, e lui
mi prese le mani e cominciò a spiegarmi. Mi disse della sua storia con Davide
che durava da tanto, ma che ormai da un po’ aveva perso di significato. Che
proprio quella mattina si erano lasciati definitivamente, troncando un rapporto
che ormai si trascinava stancamente. Mi spiegò che comunque non avrebbe mai
avuto fine la loro amicizia, che anzi si era rinsaldata in quell’ultima ora.
Che avevano capito che si poteva rimanere più che amici anche dopo essere stati
amanti, compagni per anni.
Gli risposi che
quello lo comprendevo, ma non capivo cosa volesse da me, gli dissi che mi
rendevo conto che non c’era storia tra me e Davide, che io ne uscivo perdente
su tutta la linea. Fabio mi guardò sorpreso, e mi rispose che ora era lui a non
capire. Inghiottii e nonostante la voce facesse fatica ad uscire, gli dissi che
mi sentivo un rospo in confronto alla bellezza di Davide, e anche alla sua
intelligenza e cultura, io non ero nessuno, così ti dissi vero? Tu ti mettesti
a ridere e mi prendesti fra le braccia, poi mi dicesti che ero proprio un
ragazzino sciocco. Che tu non guardavi mai la bellezza esteriore di una persona
ma quella interiore, e che io ero un ragazzo stupendo dentro e fuori. Dentro te
lo concessi, ma fuori… E invece tu accarezzandomi mi spiegavi dove era la mia
bellezza: che avevo dei bei capelli, se solo non me li fossi fatti tagliare con
il machete, che avevo degli occhi stupendi e che adoravi la mia bocca quando
ridevo e non solo. Io mi bevevo tutte le tue parole, felice.
E poi
aggiungesti che eri contento che fossi così piccoletto, che era bello avere una
persona da proteggere, un cucciolo, un ragnetto. Volevo fidarmi di te? Non mi
promettesti eterno amore, non sapevi nemmeno se esisteva l’amore eterno, ma
sapevi che adesso mi amavi. Poteva bastarmi? Io non chiedevo altro. Mi
rannicchiai tra le tue braccia e ti dissi che anch’io ti amavo, tanto. E che
speravo che se non per l’eternità, il nostro amore potesse durare per tanto,
tanto tempo. E beh, siamo ancora qua, no?
Fabio
Sì ragnetto,
siamo ancora qua, e ci amiamo ancora come quel giorno di tanti anni fa, quando ci
facemmo la solenne promessa di amarci e rispettarci, seduti sulla spiaggia ad
aspettare che qualcuno lasciasse libero il pulmino per riuscire ad andare a
fare un sonnellino. Ma poi ci limitammo a prendere la borsa con gli asciugamani
nel portabagagli, attenti a non disturbare Davide e Nicola, e ci collocammo su
quel posticino per cercare di dormire un po’. Tra un bacio e l’altro, vedemmo
Diego e Michele tornare dalla loro passeggiata, mano nella mano. Non stavano
ancora insieme ma si capiva però che mancava poco.
Si coricarono
poco distante da noi e si addormentarono uno tra le braccia dell’altro. Allora
anch’io ti presi fra le braccia, il mio ragnetto piccolino, ti ci potevo
avvolgere tra le mie braccia, minuto come eri, e come sei ancora amore, mica
sei cresciuto per fortuna mia! E anche noi come voi due ci scambiammo un bacio
casto, prima di addormentarci.
Nicola
Avevo accettato
dove stavo andando. E non fu tanto difficile il percorso quanto l’arrivo.
Quanto tu ti togliesti da me, ancora ansimante, con il sudore che si mischiava
e quell’odore di sperma che aveva invaso l’abitacolo, provai dolore. “Che
stronzo!” Ti dissi, ma sorridendo. Ma a parte il bruciore che ancora ricordo
nitido come fosse accaduto stamattina, ero felice. Mi girai e ti vidi coricato
supino, le gambe appena divaricate in una muta richiesta. “Se mi hai attaccato
qualche malattia... ma non importa, ormai è fatta” ti sentii dire. Mi stizzii.
Cazzo, ti avevo appena dato il culo, Gabri e Diego direbbero: la mia verginità,
ma io no. Io ti avevo concesso il mio culo etero, e tu dubitavi della mia
sanità? “Se c’è qualcuno che dovrebbe preoccuparsi è il sottoscritto” ma tu
sorridendo mi rassicurasti, dicendomi che tu e Fabio avevate fatto il test
dell’Hiv tre volte da quando stavate insieme e non vi eravate mai traditi.
Ecco, questo mi rassicurò davvero. E mi spronò a ricambiarti la cortesia. Allora è così che funziona tra uomini? Si fa
un po’ per uno? Molto democratico. Pensai. Ero di nuovo eccitato e fu
facile e bellissimo. Mi ritrovai sopra di te, tra le tue cosce, e tu mi
accogliesti con eleganza. Fu un’inculata elegante. La sensazione era un po’
diversa rispetto alle ragazze. Più asciutto, più stretto. E godevo, ormai senza
vergogna e senza dubbi di sorta. Era bellissimo e basta. E durai tanto questa
volta, ti portai a picchi di piacere che probabilmente non avevi preventivato
di raggiungere in quella vacanza. Era proprio partita bene la nostra storia.
Diego
Nicola e Davide
passarono praticamente la notte scopando. Io invece mi svegliai tra le braccia
di Michele. Era l’alba. Fu una sensazione di piacere assoluto. Un risveglio
stupendo, che non assomigliava a nessun risveglio di tutta la mia vita. C’era
il mare, il rumore del mare, l’odore del mare, i gabbiani, il sole che nasceva.
C’erano i tuoi peli sulla mia guancia, il tuo odore piccante, il tuo respiro,
le tue labbra schiuse e anche quel rigagnolo di bava che ti usciva mi
entusiasmò. Sexy da morire. Mossi la mano lungo la tua coscia e ben presto
trovai il tuo sesso, ovviamente tosto. La ritirai come scottato. Mi svegliavo e
avevo di nuovo voglia di fare l’amore, un desiderio impressionante. Ma ero più
che deciso ad aspettare i tuoi tempi. Avevo capito che anche tu, come tuo
cugino, eri pronto a buttarti nell’esperienza, ma sapevo che se avessimo
scopato troppo presto avremmo rovinato tutto. Sapevo che era una pia illusione
pensare di conquistarti, di farti perdere la testa per me. E i motivi erano
semplicissimi: tu eri etero, avevi anche una ragazza da qualche parte in
Puglia. Tu eri un magnifico oratore, di bella presenza, una presenza anche
ingombrante. E poi eri così figo. Se da me volevi un diversivo data la
situazione, ok, lo avrei accettato. Avrei accettato tutto pur di avere un
pezzetto di te nella mia vita. Ma dentro di me volevo tutto, volevo il grande
slam. L’amore assoluto, quello che né io né Gabri avevamo ancora trovato. Fabio
e Davide sì, l’un l’altro. Perché i grandi amori possono anche finire, ma
finché durano sono meravigliosi, no? Invece, dalle mie due precedenti relazioni,
avevo ricevuto solo una certa gratificazione fisica. Nulla di quanto volevo
veramente. Ma con quel pizzico di cinismo tardo adolescenziale, dicevo a tutti
che andava bene anche una scopata ogni tanto, l’importante era divertirsi a
vent’anni, non pensare, non ragionare. Invece l’amore lo volevo eccome. Volevo
il sesso, l’amore, e anche un amico per la vita. È troppo bello sapere che quel
desiderio che in quel momento non osavo nemmeno desiderare, si sarebbe
avverato. Tutto. Il grande slam.
Michele
E lo abbiamo
fatto eccome il grande slam. Quella mattina ti sentii addosso a me. Non mi ero
accorto della tastatina sul mio uccello e fu un bene. Credo che se ti avessi
sentito subito così audace, avrei lasciato spazio all’istinto e non solo ti
avrei baciato. Probabilmente ti avrei strappato via i pantaloncini e posseduto
lì, in mezzo alla spiaggia e con gli altri a un tiro di schioppo. Invece ci
limitammo a guardarci, sorriderci e darci un buongiorno. Poi ci demmo anche un
bacino sulle labbra, come ce l’eravamo dati la sera prima no? Ma a te non
bastava e nemmeno a me. Così, non curanti di eventuali alitosi, continuammo a
darci dei piccoli bacetti. In bocca, attorno alle labbra, sul mento, sugli
occhi e così via. Era fantastico e te lo dissi. Mi piaceva. Mi piaci tu Diego,
te lo dissi già e tu replicasti che ti piacevo da morire e poi aggiungesti che
ti sentivi ancora in colpa per quanto era accaduto il giorno prima con Nicola.
Che non era Nicola il tuo ideale, e che ero stato io il primo a colpirti ma che
non avresti mai pensato... io ti interruppi: Diego aspettiamo, facciamo le cose
con criterio. Questa cosa mi piace. Tu certo ma proprio questa cosa. Sono
ancora giovane, lo so, ma non mi manca la vita e se penso al mio passato, so
che l’amore ha già bussato per me. Ma non ho mai avuto i paletti. Poteva
accadere di innamorarmi di qualcuno che non era esattamente quello che gli
altri si aspettavano. Di un ragazzo forse. Non ci avevo mai seriamente pensato,
non era un problema però, e questo lo avevo sempre affermato. L’amore è amore a
prescindere da chi si ama. E io sentivo per te il sentimento crescere ogni
attimo che ti guardavo, che ti baciavo, che pensavo a come poteva essere bello
entrare in te, essere una cosa sola. Ti chiesi: “Se più tardi troviamo un posto,
io vorrei...” tu mi interrompesti con un bacio e poi mi ricordasti che ti avevo
appena chiesto di andarci piano, una cosa del genere. Con gli occhi allegri
scoppiammo a ridere. Ma chi volevamo prendere in giro?
Diego
Hai ragione
amore, come sempre! Ma quale luna piena. Anche in un cielo senza luna, anche se
la luna si fosse dissolta nell’universo, io volevo fare l’amore con te Michi. E
te lo dissi. E tu: emozionato e anche un pochino nervoso, ammettesti che ne
avevi una gran voglia pure te. E poi ora toccava a noi. Per essere nel ruolino
di marcia che Davide aveva buttato giù prima di partire, dovevamo arrivare a
Porto Empedocle per le diciassette. Erano ancora le otto quando ci scoprimmo
tutti in piedi. Nicola uscì dal pulmino con i capelli sconvolti! Michi lo prese
in giro e ridacchiarono anche Fabio e Gabriele. Mentre Davide, ovviamente,
nonostante la notte insonne, sempre impeccabile, con i capelli lunghi e lisci
che incorniciavano il viso perfetto. La vostra inculata elegante si era
protratta a lungo. Come eravate belli insieme. Anche voi sì, Fabio e Gabri
anche erano bellissimi insieme! E costringeste uno di noi due, a guidare. Alla
fine Michele, pur titubante accettò. Almeno ci avrebbe portato a mangiare da
qualche parte. Tutti vogliosi di provare la famosa granita alla mandorla con
maritozzi annessi.
Dopo sette
chilometri circa, trovammo un bar che le faceva e ci demmo da fare alla grande.
I magrissimi della situazione, Gabriele ed io, facemmo incetta di maritozzi,
lasciando senza parole le due bariste. Tutti estasiati dalle delizie, dalla
visuale del mare, una cartolina, e dall’odore di aranceti e limoneti. A
proposito di limoni: appena partiti le due coppie già collaudate ricominciarono
a darci dentro. Così io fui costretto a stare dietro, con Fabio e Gabri che
davano fondo alla saliva quanto Nicola e Davide. Io cercai di rilassarmi ma
credetemi quando vi dico che stavo male all’idea di non aver ancora avuto
quell’esperienza con Michele. Ma sapevo che il momento era vicino, vicinissimo.
Michele voleva fare l’amore con me, me lo aveva detto. E io ero pronto a
buttarmi. Certo, rispetto al giorno prima, con la delusione e tutto, la
situazione era davvero migliorata.
Fabio
Diego esagera.
Gabri e io non passammo tutto il tempo a pomiciare, ogni tanto scambiavamo
qualche parola con l’autista, e coinvolgevamo anche Diego che rispondeva
prontamente, grato di non sentirsi un terzo incomodo. E da quelle chiacchiere
leggere si capiva che tu e Michele non riuscivate proprio a smettere di
flirtare, anche se divisi. Ero felice perché Diego lo conoscevo già da molto,
il caro amico cucciolo di Davide. E Michele mi sembrava davvero un bravo
ragazzo. Certo, mi dispiaceva ed ero anche un tantino geloso che Davide, dopo
dieci secondi dalla fine della nostra lunga storia, avesse fatto entrare nella
sua vita (e non solo nella sua vita) un ragazzotto così, per di più appena
conosciuto. Ma poi li vedevo baciarsi, scherzarsi e ridere complici e mi
sembrava giusto. Davide forse per la prima volta aveva voglia di leggerezza. Un
diversivo. Ecco, e io non gliene avevo dato la possibilità. Sì Davide, non mi
avevi mai preso sul serio quando ti chiedevo di andare a vivere insieme, con la
falegnameria annessa. Tu volevi una sala registrazione tutta per te, perché no?
Ti dissi. Tu la volevi la sala registrazione, ma alla fine l’hai fatta con un
altro. Ora ho spoilerato, sicuro.
Nicola
Già, e a questo
punto spoilero pure io, tanto tra poco scendiamo a pranzare, perché qui con le
vicende siamo andati molto avanti mentre ora siamo appena arrivati in Toscana,
ho fame! Ok, stavo dicendo: Davide avverò il sogno della sala registrazione
quando io me ne tornai in Puglia. Ma eravamo stati insieme cinque anni però.
Cinque anni! Una storia nata per divertirsi, per provare una nuova esperienza,
era invece diventata una relazione con tutti i crismi. Non rimpiango niente,
anzi. Forse, se c’è stato qualcuno che mi ha fatto sentire amato davvero in
vita mia non è certo la mia ex, sta stronza. Ma Davide.
Diego
Oddio però così
mi fate commuovere e nemmeno poco! Io non so voi ma mi viene da piangere. Ma
perché vi siete lasciati? Lo so, è una domanda retorica, ma già che filmiamo
diciamolo...
Nicola
Beh, fu colpa un
po’ mia e un po’ di Davide. Ma stiamo parlando della vacanza. E io e Davide
avevamo davanti a noi tanti giorni d’amore ancora. Dunque, se siete d’accordo,
io non parlerei di quello.
Gabriele, Diego, Michele
Ok
Davide
Sì, ricordo bene
che guidava Michele. Non era molto esperto di furgoni così, però era assennato
e senza strattoni o frenate impreviste, proseguimmo la strada. Ci fermammo a
Enna, praticamente un po’ oltre metà strada. Trovammo un ristorante semplice
dove mangiare specialità gastronomiche locali. Preciso che ormai gli stradini
pugliesi erano completamente a scrocco. La loro sopravvivenza dipendeva da
quanti soldi avevamo tra portafogli e bancomat. E io non avevo di certo
dimenticato che per guadagnarsi la nostra ospitalità, dovevano ricambiare
lavorando. Nicola si dichiarò felicissimo di fare il backliner, anche se non aveva
idea di cosa significasse, e anche Michele era pronto a darci sodo. Anzi,
quando arrivò il conto, annunciò che si sarebbe fatto mandare qualcosa da casa
perché si vergognava ad andare proprio totalmente a scrocco. Non come te
Nicola! Beh il fatto è che lui voleva fare l’amore con Diego no? E pensavano ad
una stanza. Ma noi quattro eravamo attrezzati per dormire dove capitava,
campeggiare. Non avevamo abbastanza soldi per l’albergo e quel tour mica ce lo
pagavano. Era tutto a nostro carico. Così, dopo pranzo, riprendemmo la strada e
alle sedici e venticinque entrammo a Porto Empedocle, mentre ora entriamo
all’autogrill. Tanto siamo quasi arrivati ad Orvieto. È proprio ora di
mangiare.
Michele
Prima di
ripartire, dopo pranzo, mi infilai in una cabina telefonica e chiamai casa mia,
in Puglia. Fortuna che mi erano rimaste milleseicento lire nella scheda
telefonica. Mica c’erano i telefonini allora, cioè non noi ecco... A mia
sorella che rispose chiesi di farmi avere un bonifico sul conto corrente che
avevo aperto da poco. Lo stipendio che prendevo su alle autostrade fino al mese
prima lo accreditavano sul conto dei miei, quindi non avevo modo di ritirare
niente, e io detesto vivere sulle spalle degli altri. Poi volevo fare una
sorpresa a Diego. La loro idea era di mettere un paio di tende in spiaggia
libera no? Si poteva ancora fare allora, per un paio di giorni, e a me stava
anche bene, ma non volevo passare la nostra prima volta insieme in una tenda, o
sul furgone, l’ho detto. Io volevo che fosse una cosa meravigliosa per Diego e
per me, volevo fare l’amore con lui in un letto, e dormire dopo tenendomelo
stretto, e poi magari farci una doccia, e tornare a letto: io immaginavo già di
coccolarmi quel cucciolo che era, che è ancora il mio Diego. Lo vedo che mi
guardate un po’ straniti quando parlo così, so che vi sembro sdolcinato, e che
magari queste parole stridono dette da uno come me. Ma fu l’effetto che mi fece
Diego da subito, divenni un incredibile romantico, parafrasando Vasco.
Comunque, mia sorella mi garantì che sarebbe andata subito in banca a fare il
bonifico, a sera avrei potuto ritirare. Non lo dissi a Diego, ma forse già
quella sera avremmo dormito insieme. Anche se fino a quel momento non ci
eravamo scambiati nemmeno un bacio vero.
Finii la chiamata
e corsi al VW: vi eravate già insediati, mantenendo i posti di prima. Vidi
Diego che mi guardava dal finestrino, sul sedile dietro al posto di guida:
aveva gli occhi tormentati, notai. Chiaramente non conoscevo ancora bene Diego,
ma mi sembrò così triste. Col tempo venne fuori anche questo aspetto del tuo
carattere, questo tuo modo di arrovellarti in pensieri tristi, fino a
incupirti, chiudendo fuori tutti gli altri. Sentii un urto allo stomaco, e mi
venne voglia di picchiare tutti voi che lo stavate facendo soffrire tenendolo
lontano da me.
Diego
Però a te non ti
chiudo fuori Michi, anche perché sei l’unico che sa vedermi così tanto dentro,
l’unico che sa farmi passare i miei momenti bui in un attimo. Il mio lato
oscuro lo chiami, perché tu sei il mio maestro Obi-Wan e io il tuo padawan Luke
Skywalker! Ma quanto ci piace Star Wars?
Nemmeno un bacio
vero dicevi, proprio così, e voi crudelmente ci divideste ancora. Mi sentivo
così… solo! Voi quattro sembravate delle piovre, sempre avvoltolati l’uno sull’altro,
e io e quello che sentivo ormai come il mio amore, seduti in fila senza nemmeno
poterci abbracciare.
Mi sporsi in
avanti e cominciai a farti un piccolo massaggio sulle spalle. Ti vidi sorridere
dallo specchietto, ma non lasciasti il volante, eri un po’ teso, non amavi
guidare, e non lo ami nemmeno ora, proprio come me. Noi siamo sempre in
bicicletta, e prendiamo la macchina solo per fare qualche viaggio, se proprio
non possiamo arrivarci in treno o in aereo.
Quando
finalmente arrivammo a destinazione dovemmo precipitarci a parlare con gli
organizzatori dei concerti che ci aspettavano per definire tutti i dettagli,
quindi ci preparammo il palco da soli.
Facemmo una
bella sgobbata tutti quanti, sotto un sole che scaldava ancora tanto: portammo
altoparlanti, microfoni, strumenti. Alla fine eravamo sudati e impolverati. Mi
guardai in giro, da un po’ non osservavo Michele, e lo vidi che lavorava
alacremente, le bermuda un po’ calate sui fianchi. Le tue calzette a righe con
le All star rosse mi fecero venire da
ridere, ma il riso mi morì in gola quando con uno scatto ti levasti la t-shirt
e rimanesti a torso nudo. Oddio Michele, che visione, rimasi imbambolato a
guardarti, ma tu non mi notavi. Ti vidi scomparire giù dal palco, e ti seguii
di corsa, ma naturalmente, agitato com’ero, inciampai nei cavi delle casse che
non erano ancora stati fissati bene a terra. Mi acchiappasti letteralmente al
volo mentre planavo giù. Rimanemmo a guardarci senza parole. Intimidito
cominciai ad accarezzarti il collo, le braccia, il petto sudato. Il mio respiro
si fece cortissimo, temetti di andare in iperventilazione. Mi togliesti la
maglietta e ricambiasti ogni mia carezza: io pensavo che mi sarei sciolto in
una pozzanghera ai tuoi piedi. Finalmente mi prendesti il viso tra le mani e mi
baciasti sulla bocca. Un bacio, un altro, un altro… infilai le mani nei tuoi
ricci, così morbidi e mi incollai a te, e finalmente ecco il nostro primo
bacio.
“E’ questo il mio primo bacio” pensai
perché non avevo veramente mai provato niente del genere. Non mi resi nemmeno
conto che stavo piangendo, e tu stavi già togliendomi le lacrime dal viso, e mi
sussurravi di non piangere, che mi volevi bene, non volevi vedermi così. Ti
dissi che era solo felicità, e mi accoccolai sul tuo petto, pensando che il
mondo poteva anche finire ora, che non me ne sarei nemmeno accorto.
Nicola
Ma come siete
sdolcinati voi due! Chili e chili di miele, ma basta un po’. Mi mandarono a
chiamarvi, perché era tutto pronto e dovevate iniziare a fare le prove, ma non
riuscivo a dividervi, mi mandaste letteralmente a quel paese e continuaste a
baciarvi come se non ci fosse un domani. A vedervi però sentii un fremito, e mi
misi a pensare a Davide: mi era venuta una voglia improvvisa di baciarlo, e non
solo. Avrei voluto che fosse già notte, per tornare con lui sul furgone a
scopare come la notte precedente. E, mi spiace ragazzi io non sono come mio
cugino che è impregnato di romanticismo, io riuscivo solo a pensare al culo di
Davide e a come avevo voglia di giocarci! Lo cercai con gli occhi ma non lo
trovai, così cominciai a girare e finii per scovarlo dietro al palco dove stava
fissando dei ganci, non so, non ci feci troppo caso. Lo presi per un braccio,
un po’ brutalmente devo dire, e lo baciai lì, in mezzo al campo. Lui rispose
subito, non si fece certo pregare, ma ora non mi bastava un bacio, stavo
letteralmente esplodendo. Lo abbrancai fra le gambe e lui lì rimase un po’
infastidito. Beh, lui è un principe, si sa, non ammette certe confidenze in
mezzo a un prato, ma io invece che nobile non ero, ammettevo eccome. Mi guardai
rapidamente in giro e alzando il telone che ricopriva la struttura del palco,
lo trascinai con me di sotto. Lui sorrise finalmente, un sorriso un po’
sghembo, molto sexy. Non potevamo certo scopare lì sotto, o meglio si sarebbe
potuto, ma ci avrebbero beccato facilmente. Mentre pensavo sentii la tua mano
slacciarmi i jeans e prendermi l’uccello: lo stringevi forte, mi facevi male,
ma mi piaceva anche. Ero in piena confusione, ma mi sottrassi al tuo trattamento
e mi inginocchiai davanti a te abbassandoti i calzoni: te lo presi subito in
bocca, e te lo succhiai. Ma quanto mi piaceva! E chi l’avrebbe detto solo
qualche ora prima che io avrei fatto sesso orale ad un uomo sotto a un palco in
Sicilia? In nessun posto a dire il vero…
Davide
E tu pensavi che
non si potesse scopare lì sotto? Che ingenuo! Sarò anche un principe, ma quando
si tratta di sesso, non ce n’è! Ti presi la testa e ti attirai verso di me, ti
baciai a lungo, poi ti feci voltare e ti dissi di attaccarti alla struttura e
di stare tranquillo che non ci avrebbero beccati. Calarti i calzoni e
infilartelo fu quasi un unico movimento. Non ebbi molti riguardi lo ammetto,
forse ti feci anche un po’ male, vero Nico? Ma quando sulle ultime spinte ti ripresi
in mano l’uccello, pensai davvero che tu stessi soffrendo, rantolavi, e mi
fermai chiedendoti se c’erano dei problemi, qualcosa che non andava. La tua
risposta fu: “cazzo fai, spingi perdio!”. Mi venne anche da ridere: ma con chi
avevo a che fare in realtà? Mi balenò anche il dubbio che lo fossi stato da
sempre gay. Che probabilmente nemmeno il tuo caro cugino lo sapeva, ma tu ai
Murazzi ci andavi per rimorchiare maschietti non signorine. Passata quella
confusione, ricominciai a fotterti. Con nessun altro mi era piaciuto fare
l’attivo come con te Nicola. E quasi certamente c’entrava il fatto che tu ti
fossi presentato come un tale stronzo. Il classico galletto tutto d’un pezzo.
Senza riflettere più ricominciai a muovermi veementemente in te: pesante Nico.
Fui molto pesante, me ne rendo conto. E spinsi, oh se spinsi allora, e tu
urlasti eccome: tanto dal palco era partita la musica, e chi poteva sentirci?
Sudati e sporchi
lo eravamo già, ora eravamo anche appiccicosi. Ma era bello. Mi sfilai da te e
tu ti girasti subito per prendermi tra le braccia e baciarmi. Restammo ancora
un po’ lì prima di renderci conto di che razza di caldo soffocante ci fosse,
prima non ce ne eravamo nemmeno accorti. Ci rivestimmo e felici e puzzolenti,
uscimmo da là sotto tenendoci per mano. Tornando davanti al palco, vi vedemmo
tutti seduti a braccia incrociate: ci stavate aspettando, mancava giusto una
chitarra per fare le prove. La mia.
Fabio
Incredibile, il
mio Davide quello che era stato il mio compagno per più di tre anni, il mio
aristocraticissimo amico, che se ne arrivava mano nella mano con Nicola.
Sporchi, sudati e avvolti in un alone di sesso. Non volli nemmeno pensare a
dove potevano averlo fatto. Che diavolo ci fosse nell’aria che ci spingeva a
comportarci così, non si sa. Non era da noi e sicuramente non era da lui, ma
ero felice che avesse superato anche quella specie di tabù che gli impediva di
rilassarsi completamente se solo temeva di essere scorretto, di abbandonare un
pochino la retta via. E direi che scopare in un prato, chissà dietro a cosa,
era certamente qualcosa di sconveniente!
Sentii Gabriele
che mi prendeva la mano: mi eri sempre vicino, tranquillo e felice. Lessi nei
tuoi occhi che anche tu avresti voluto farti un giro, proprio poco prima mi
avevi sussurrato all’orecchio che non vedevi l’ora che fosse il momento per
ritirarci nella tenda, che in tenda non l’avevi mai fatto. Ridemmo molto a
questa tua uscita: l’avevi fatto una sola volta finora, di traverso sui sedili
di un pulmino nemmeno tanto comodo. Ti chiesi di portar pazienza ancora un po’,
c’erano le prove da fare, c’era il concerto, e poi ci saremmo chiusi nel nostro
tepee e ti giurai che ci saremmo divertiti e tanto. Il sorriso che mi regalasti
ti trasfigurò. Non sarai bellissimo secondo i canoni, e chi di noi lo è? Ma con
quel sorriso eri meraviglioso, ragnetto.
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Ormai hanno messo il turbo le nostre coppiette e non credo riusciranno a fermarsi facilmente. Terribilmente romantico il primo bacio tra Diego,e Michi, gioco di sguardi e linguaggio del corpo, mi ha fatto venire le palpitazioni <3.
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