domenica 13 ottobre 2013

Ora come allora, capitolo undici




Titolo: Ora come allora (Una vacanza indimenticabile)
Autori: Giusipoo/Annina
Pairing: lo scoprirete leggendo
Genere: AU/Commedia/Romantico/Erotico/Introspettivo/Flashback/A più voci
Rating: PG, slash, NC 17
Disclaimer: come sempre è tutto frutto di fantasia. Abbiamo attinto a quella e alle immagini di sei personaggi interessantissimi.


due ragazzi cercavano un passaggio per il sud


Capitolo 11



Nicola


Esatto! In piena notte mi ritrovai con ‘sta chitarra in mano e tu che mi dicevi al buio dove mettere le mani. Ormai fuori iniziava ad albeggiare e dopo un ennesimo bacio in bocca, abbandonammo la chitarra e ci sdraiammo sul sedile posteriore. Abbracciati, fronte contro fronte, ci dicemmo un’ultima volta ailovui e ci addormentammo. Ci svegliarono i rumori del giorno, alle undici passate. Gli altri erano già andati e tornati dalla colazione. Tu ti stiracchiasti e la seconda cosa che dicesti, dopo che dovevi pisciare fu qualcosa sul fatto che ero il più terribile alunno che ti poteva capitare. Questo innescò una piccola lotta che finì con un lungo bacio. Diego fece capoccella dal finestrino: “Ragazzi, troviamo un campeggio per docciarci? Qui si puzza da schifo tutti!” E noi fummo d’accordo, così ripartimmo alla ricerca di un campeggio dove poterci lavare via le scorie della vita barbona.

Michele


Lo trovammo poco fuori Agrigento. A quel punto, visto che non c’era un’anima e il campeggio avrebbe chiuso i battenti di lì a poco e a noi restava solo una data a Licata, a una quarantina di chilometri, decidemmo di affittare un bungalow. Il proprietario ci disse che avremmo dovuto adattarci essendoci di posti puliti solo appartamenti con quattro posti letto.


Diego


Ma noi ci adattiamo! Dissi e lui ci guardò tutti un po’ male. Secondo me era omofobo e sospettava qualcosa, anche perché noi si continuava a stare appiccicati al proprio partner. Michi mi teneva allacciato a sé con un braccio sulla spalla e io un braccio attorno alla sua vita. Fabio e Gabri sembravano gemelli siamesi, con le braccia sempre attaccate. Nico e Davide, anche se non si baciavano e non si toccavano, continuavano a scherzare guardandosi fitto negli occhi. Insomma, era tutto abbastanza palese dai! Felici come ragazzini, trovammo l’impianto docce e ci liberammo dei nostri vestiti sgualciti senza preoccuparsi di prendere dei teli. Per fortuna ci pensò Fabio a scappare alle valige e portare asciugamani sufficienti per sei. Intanto noi si rideva sotto le docce, prendendoci in giro come militari per via delle dimensioni. Ammetto che da buon gay quella specie di cameratismo in generale mi stranisce. In ogni modo era così eccitante: trovarmi in quella situazione con altri ragazzi etero era stato il mio incubo per tutta l’adolescenza. Ma di eterosessualità attorno a me ne era rimasta ben poca, così cazzeggiai anch’io e fu bellissimo! C’era una complicità assoluta, e Davide così scatenato non lo avevo mai visto. Arrivò persino a proporre a Nicola e Michele di fare una gara a chi lo aveva più grosso.


Davide


Perché ricordare anche questi dettagli? Beh se volevi farmi arrossire ci sei riuscito. In un attimo quell’esibizionista del mio Nicola era già in tiro. Un bel sigillo virile fiero gli svettava tra i peli. Una visione arrapante come poche. Ma Michele no, Michi ci fece il dito medio affermando che punto primo non era per niente interessato a mettere in mostra le dimensioni del suo cazzo, punto secondo non voleva far sfigurare suo cugino, che ci teneva tanto perché la questione l’avevano risolta già da ragazzini.


Michele


Appunto. Almeno tre centimetri  Nico’, non ce n’è. Mi dispiace.


Diego


Alla fine dovemmo accontentarci di un solo bungalow con quattro letti, ma eravamo stati anche in situazioni più scomode, e non ci turbammo particolarmente.
Dovevamo andare alla festa a provare e io non vedevo l’ora: avevo saltato il concerto la sera prima, e mi dispiaceva un casino, oggi volevo fare scintille.
Saltammo sul nostro VW e ci avviamo verso Licata dove si teneva l’annuale fiera de mare e lì ci aspettava un’altra buona notizia, insomma, buona per noi! Una delle altre band che doveva esibirsi aveva avuto un grosso problema. Un’intossicazione alimentare li aveva annientati! Oddio che felicità! So che non era carino, ma a noi era andata bene, perché fu a noi che chiesero di sostituirli, ci sarebbero toccate quasi due ore di concerto! E in più ci avrebbero retribuito. In questo modo avremmo avuto la possibilità di pagarci benzina e pedaggio fino a... ormai il pensiero era divenuto fisso, accompagnare Nicola e Michi a Molfetta. Non lo espressi a parole ma quando quelli dell’organizzazione ci garantirono duecentocinquantamila lire (mi sembra che in sei ce ne fossero rimaste tipo ottanta!) subito pensai che si poteva fare una deviazione. Così io e Davide avremmo avuto più tempo per stare con i nostri amanti. Ma andiamo per ordine. Provammo e fummo proprio bravi, anche Michele si era adattato così bene alla nostra musica. Sì amore, eri veramente bravo, e io ti amavo sempre di più. Dopo le prove ci offrirono la cena, premurandosi di rassicurarci: la band intossicata non aveva mangiato lì alla fiera.
Facemmo un giretto tra le bancarelle, non potevamo darci allo shopping compulsivo, ma permetterci un piccolo ricordo. Io e Michele comprammo un paio di magliette con su Rat-man, uno dei nostri fumetti preferiti. Anche questo avevamo in comune. Io te ne regalai una rossa, e tu ne regalasti a me una azzurra.
Passeggiammo ancora un po’, ma io sentivo che c’era ancora qualcosa da risolvere, e non riuscivo a capire cosa. Sai quelle sensazioni che ti prendono allo stomaco? Che assomigliano un po’ all’ansia… Naturalmente tu Michi ti accorgesti di questo, mi chiedesti se c’era qualcosa che non andava, ma ti risposi di no, perché in effetti non sapevo nemmeno cos’era.

Michele


Col tempo imparai a conoscerti meglio e a convivere con queste tue fisse improvvise. Non fisse, mi sono espresso male, è che tu sei troppo sensibile, e quello che per gli altri sarebbe soltanto un pensiero che passa e va, per te diventa un malessere. Ma io ti preferisco così, con un pensiero per tutti, per me, per gli amici, per i migranti, i carcerati, per chiunque abbia bisogno. Sei una creatura meravigliosa Diè. Comunque, tornando ad allora, non capivi nemmeno tu qual’era questa volta il problema che ti affliggeva.


Diego


C’era qualcosa che non andava, qualcosa che mancava e qualcosa che dovevo risolvere. Oh, che volete farci, sarò schizzato. Continuai a pensarci su mentre ormai mancava poco meno di un’ora all’inizio; diedi un’occhiata al palco e vidi Nicola che stava ancora sistemando, girava di qua, di là, attaccava cavi, appoggiava strumenti. Ora avevo capito. Con noi non c’era Nicola, ecco cosa mancava. Ed ecco cosa dovevo risolvere: quella notte avremmo dormito tutti assieme nel bungalow. Era una delle cose che mi divertiva di più, far casino tutti insieme e dormire un po’ dove capitava, come si fa da bambini. E non vedevo l’ora di farlo anche stasera. Ma se persisteva questa tensione che sentivo tra me e Nicola, non sarebbe andata bene la serata, no.
Decisi all’improvviso, diedi un bacio a Michele e attraversai il campo diretto verso il palco. Salii e chiamai Nicola. Fu sorpreso di vedermi lì. Mi chiese dove si trovassero gli altri, risposi che erano ancora a girare tra le bancarelle. Ci guardammo, poi lui mi disse che se ero venuto per discutere, se mi ero offeso perché a più riprese mi aveva chiamato baldracca e frocetto, sì proprio come ora, anche allora mi regalavi queste belle parole Nico, va bene mi avrebbe ancora chiesto scusa, ma ci tenesti a precisare che non pensavi fossi così rompicoglioni. Mi avevi smontato e per un attimo fui tentato di girare i tacchi e andarmene, e che ti fottesti tu e la tua boria. Ma poi? No, dovevo parlargli mi dissi, lo dovevo anche a Davide. Perché avevo visto che a lui un po’ dispiaceva questa situazione tra me, il suo migliore amico, e il suo nuovo compagno.
Ti dissi che no, non mi ero offeso nemmeno un po’: frocio ero frocio ed ero molto felice di fare la baldracca con Michele, visto che lo amavo. Tu non eri felice di farla con il mio amico Davide? Mi fissasti con sospetto, poi scoppiasti a ridere, e io ti imitai. Parlammo per un po’, tirando fuori tutto quello che c’era da tirare fuori; mi dicesti che all’inizio, quando scherzavi con me, credevi davvero che anch’io fingessi come te, che era stato un gran bel colpo capire che invece eravamo tutti gay. Insomma, avevi una dignità da preservare, ancora. Ma poi sempre ridendo, mi dicesti che ora che eri felice ora di aver tirato fuori la tua parte frocia. Ti risposi che io di etero non avevo proprio niente da tirar fuori, ma che ero felice lo stesso. Insomma, fu lì che diventammo amici noi due. Ti chiesi di fare felice Davide, perché io lo conoscevo bene, e sapevo che sotto a quell’aria di indifferenza che a volte sembrava avvolgerlo, c’era soltanto una grande sensibilità e la paura di essere ferito.


Nicola

Ti risposi che lo amavo, e che glielo avevo detto, di stare tranquillo. In quella mezz’ora diventammo amici, sì. Avevo capito che eri un tipo fin troppo fragile, ma che quando si trattava di proteggere un amico diventavi fortissimo. Era fortunato Michele ad averti come compagno, era fortunato Davide, ma anche Fabio e Gabri ad averti come amico. Decisi che anch’io volevo essere tuo amico, all’improvviso mi piacevi e molto. Eh che mi facevi sesso era chiaro, ma questo è anticipare i tempi. Come uomo preferisco sempre il mio bel Davide. Non che tu non sia bello Diè, anzi, ma diciamo che mi piacciono un po’ più alti e con un po’ più … fisico! A differenza di Fabio e mio cugino, non ho questa passione per il cucciolo, o come li chiamate voi i vostri amori: ranocchi? Sgorbi?


Michele


Elfi, bestia! Elfi!


Nicola


Ok, non ti scaldare. Comunque io e Diego suggellammo tutto con un lungo abbraccio. Ci abbracciammo e quando ci lasciammo in fondo al palco vedemmo tutti voi. Eravate lì con delle espressioni buffissime. Fabio e Gabri stupite, ma Michele e Davide, direi stranite! Vi dissi di stare molto calmi, che non era successo nulla! Diego con una corsetta ti raggiunse Michele, e ti si avvinghiò letteralmente addosso. Anche io mi avvicinai e vi dissi che io e il frocetto avevamo fatto pace! Mi guardaste male, tutti tranne Diego che rideva, tra froci ci si intende, vero Nico?, disse. Allora tiraste un sospiro di sollievo, tutti quanti.


Davide


È vero, mi spiaceva che tra il mio amico e il mio amante ci fosse così tanta tensione, perché io mi sentivo in mezzo. Se stavo con Diego, Nicola mi guardava con quel sorrisino antipatico, se baciavo Nicola, Diego faceva lo sguardo ferito. Io non ne potevo più, e da un po’ pensavo a come potevo risolvere la situazione. Ma come sempre ci pensò Diegone. Quando lo vidi baciare Michele e partire a passo di carica verso il palco da Nico pensai: bon! È finita, litigheranno e non potremo nemmeno più viaggiare insieme sul pulmino. Se pensavo alla tensione che già c’era fra loro due, se pensavo che potesse anche aumentare, oh no, per carità, avrei proseguito a piedi piuttosto.
Quando anche gli altri si resero conto che qualcosa stava succedendo sul palco, ci avviammo, volevamo essere pronti a dividervi, nel caso, ma poi vi vedemmo abbracciati e... beh, questa sì che era una novità! Michele era tesissimo, lui è un mix formidabile: dolce e tenero quando aveva a che fare con Diego, maniacale se solo pensava che qualcuno torcesse un solo capello al suo ragazzo, un vero sangue caliente! Non parliamo poi se dubitava che qualcuno potesse farlo soffrire, poteva diventare pericoloso. Ed è ancora così vero Michele? Fantastico questo vostro amore.
Comunque, Diego aveva risolto la situazione, adesso c’era ancora più feeling tra noi. Già che eravamo lì, provammo gli strumenti e i microfoni, mancava un quarto d’ora, e non potevamo far aspettare la gente, non eravamo i Pink Floyd, anche se una ragazza alla fine del concerto mi disse che eravamo i migliori musicisti che avessero mai sentito. Credo che mi stesse puntando.


Diego


Ti puntavano tutte, tu sei così bello, era inevitabile. Ma anch’io nel mio piccolo avevo sempre un certo numero di ragazze al seguito. Poi insomma, eravamo i musicisti noi! Le star! È il palco che ti trasforma, che ti fa vedere bello, unico, un idolo.
Alle nove accesero le luci sul palco, e cominciammo a suonare. Che meraviglia! I ragazzi giù nel prato erano veramente esaltati ed esaltanti! Lo so, mi muovevo come un ossesso, ma anche tu Davide non scherzavi! Temevo sempre di vedere la tua testa staccarsi e rotolare verso di me! Che senso di esaltazione che ci dava la musica, che continua a darci. Fabio e Gabri suonavano vicini, spesso si mettevano schiena contro schiena, ma quanto eravate belli! Gabri con quei suoi capelli lunghi, quel suo viso particolare, buffo, sempre sorridente, tanto quanto tu Fabio eri così serio e virile. Eravate belli, e sprigionavate energia.


Fabio


Mi sentivo benissimo, quella sera poi c’eravamo tutti, eravamo tutti felici e non esistevano più tensioni. Fu davvero un concerto fantastico. E anche molto eccitante. Già la musica da sola tendeva ad eccitarmi, se poi ci aggiungete Gabri sempre addosso, potete ben capire! No era bello, bellissimo. Diego era scatenato, saltellava, si piegava, faceva andare quella chitarra come mai prima, per non parlare del suo synth: ne toglieva dei suoni veramente unici. Ero cosciente che quello era il nostro primo vero concerto, nonostante ne avessimo già fatti tanti su in Piemonte. Ma qui avevamo una carica in più, poi c’era Michele, alle tastiere era meglio di Manzarek, altro che. Quando Diego gli andò davanti suonando la chitarra, ruotando i fianchi come nemmeno la più scalmanata delle spogliarelliste, io scoppiai a ridere: ma eri sexy Diego, sexy da morire. Michele si allungò a baciarti, un bacio che non finiva più come il tuo riff. Che ricordi. Nicola si era seduto su una cassa vicino a Davide, e ad ogni pausa si allungava a baciarlo. Io non so cosa avevamo addosso tutti quanti in quella vacanza di fine estate, ma sarebbe bello se tutti nella vita provassero quello che stavamo provando noi. Probamente ci sarebbero meno depressi, meno asociali, e più persone allegre e sicure di sé. Perché è quello l’effetto che fa l’amore. L’amore è una droga. Vieni qui ragnetto, riempimi di bacetti, fammi drogare un po’... ti amo.


Gabriele


Ti amo anch’io Fabio. Tanti bacetti sì.... devo continuare io? Quando scendemmo dal palco, fummo travolti dal pubblico, ragazzi che ci chiedevano autografi, ragazze che volevano la foto con noi: ma ci pensate? E quando ci era mai capitato? Si, ci hanno sempre applaudito, ma questa era una cosa inaspettata! Fu molto piacevole, e ce la godemmo fino in fondo. Poi prendemmo delle birre, e caricati i nostri strumenti sul pulmino, ci avviammo al nostro bungalow. Ci aspettavano un pochino di chilometri per il nostro campeggio ma di chilometri ne avevamo macinati già tanti, e tanti ne avevamo da macinare!
Ora si trattava di decidere come dormire. Fabio e Michele dissero quasi nello stesso momento che per loro non c’era problema, avevano due elfi per compagni, sarebbero stati benissimo  in due su un lettino, Davide e Nicola potevano crearsi un matrimoniale. Per me andava benissimo, io gli stavo sempre addosso a Fabio, non ci sarebbe stato niente di diverso. Diego invece sogghignò, e propose di unire insieme i quattro lettini, tanto avevano i ganci per fissarli, ci saremmo stati tutti benissimo, insieme. Nicola disse che per lui andava anche bene, ma che se il disegno di Diego era di farsi scopare da lui nella confusione, che non si aspettasse niente, “non sei proprio il mio tipo ragazzo”, disse. Ma si vedeva lontano un chilometro che pensavi il contrario! In quel momento, ebbi paura che litigaste di nuovo, e invece tu Diego gli andasti davanti accentuando le tue movenze sexy, sussurrandogli “non sai che ti perdi, baby”. Poi cominciaste a spingervi, a scherzare, e vi buttaste sui letti per prendervi a cuscinate. In un attimo eravamo tutti coinvolti, una vera banda di ventenni deficienti che scernevano i loro ardori tardo adolescenziali. Alla fine unimmo davvero i letti, ne uscì una specie di trenino: ci gettammo tutti sopra e finimmo di bere le nostre birre. Poi, coperti dai sacchi a pelo, ci mettemmo a dormire. Non si stava male, un po’ ammucchiati ma non si stava male, anzi, c’era una bella complicità, una grandissima atmosfera. Nicola ci tenne a lanciare un ultimo avviso: che a nessuno saltasse in mente di scopare lì in mezzo a tutti, che dovevamo pur darci un limite. Ridemmo, ma nessuno rispose.


Diego


Io mi appiccicai a Michele, ci stringemmo tanto che diventammo un’unica persona. Per me era il massimo, stavo troppo bene. Bene, non si poteva scopare, questo era il monito di Nicola, ma baciarsi sì, e noi ci baciammo, ci baciammo tanto. Come mi piaceva questa cosa, tutti insieme nello stesso letto, e noi che ci baciavamo! Chissà se anche gli altri si stavano baciando. Non avevo nessun tipo di idea diversa, solo mi piaceva pensare che eravamo un gruppo così ben affiatato, che eravamo così tanto amici, non so, era un’emozione in più per me. Pian piano, scivolai nel sonno. Più tardi mi svegliai con una sensazione bellissima: aprii gli occhi ma non si vedeva niente, buio pesto. Non riuscivo a vedere i tuoi occhi Michele, ma riuscivo benissimo a sentire la tua mano tra le mie gambe. Cazzo Michi, a me sembrava che stessi dormendo, avevi il respiro pesante, ma la tua mano si muoveva sul mio uccello. E come si muoveva. Ti chiamai, poco più di un sussurro ma tu non mi rispondesti, ma mi parve di vedere un sorrisino dei tuoi. Eri sveglio, altroché se eri sveglio, bastardo! Io nel frattempo ero sempre più eccitato, avevo paura che gli altri sentissero, ma se tu volevi la guerra… Mi chinai rapidamente, e dato che tu portavi i boxer larghi, non mi fu difficile scostarli e prendertelo in bocca, che non era addormentato nemmeno lui, anzi, era ben sveglio il ragazzaccio! Tu non te lo aspettavi e trattenesti a stento un urlo.
Scendesti dal letto, eravamo i primi della fila, e mi tirasti giù con te. Filammo fuori cercando di fare meno rumore possibile, e ci nascondemmo dietro a una palizzata, che tanto il campeggio era vuoto, c’eravamo solo noi. Lì diedi libero sfogo al mio passatempo preferito: farti i migliori bocchini del mondo. Quanto mi piace sentire che ti sciogli appena la mia bocca comincia a scorrere sul tuo sesso. Perché ti sciogli davvero: sentire i tuoi gemiti mentre mi accarezzi la testa e mi dici  “continua Diego mio, continua, fammi morire...”, per me è metà del godimento.
Me ne stavo lì in ginocchio davanti a te, quando sentii dei rumori provenire dal bungalow. Non ci pensai troppo su comunque, mi stavo divertendo tanto, anche se avevo un po’ freschino, visto che eravamo praticamente nudi. Mi tirasti su e mi facesti appoggiare alla palizzata: io ero felice, non pensavo che si sarebbe scopato quella notte. Fu in quel momento che sentii dei sospiri alla nostra destra, ma non si vedeva nessuno, e nemmeno mi importava di sapere cosa fosse a quel punto, ero troppo eccitato. Ah, fu bellissimo quando entrasti, dio Michele, se era bello, perché c’era anche tutta questa atmosfera di segretezza, che dovevamo fare piano, ma sì! Man mano che aumentavi il ritmo, altro che piano, per fortuna pensai ancora che eravamo solo noi sei in tutto il campeggio.


Michele


Già. Finché durò così, erano solo poco più di sospiri, ma quando mi sentii prossimo a venire e ti afferrai l’uccello, che a me piace quando veniamo insieme, allora le tue solite urla si fecero sentire, ma io non fui da meno questa volta. Piegasti la testa all’indietro, sembravi assatanato, ma ci baciammo e urlammo, e urlammo e ci baciammo. Alla fine, tra tutto il rumore che avevamo fatto, sentimmo la voce di Nicola che gridava “oh, poco casino lì”… erano fuori anche loro. Allora cominciammo a ridere, ma a ridere che mi venne il mal di pancia. Ci sedemmo, io appoggiai la schiena alla palizzata e tu appoggiasti la tua al mio petto; tra coccole e risate, non ci accorgevamo più del freddo, ci rotolammo a terra, baciandoci. Quando alla fine decidemmo di rientrare, eravamo ricoperti di erba e terriccio, ma non eravamo soli: sei individui praticamente nudi che rientravano in un bungalow, che nemmeno a Woodstock penso si fosse visto niente di simile. Ridemmo tutti tantissimo. Gli altri raccontarono di averci sentiti fare “gli scemi”, così disse Gabriele, e di averci sentito correre via subito dopo. Allora anche lui e Fabio avevano deciso di uscire, perché si erano eccitati a sentire noi. Non parliamo di te Nicola, che trascinasti Davide, se mai ci fu bisogno di trascinarlo, proprio vicino a noi, dietro la siepe. Ma era tutto bello, tutto lecito, tutto sano. Una bella storia. Fu il principio di tutto quello? Dove arrivammo poi? Penso proprio di sì. E il bello doveva ancora arrivare. Finimmo ancora tutti insieme sotto la doccia, avevamo portato più erba in casa di quanta ne era rimasta nel prato.


Nicola



Sì, va bene. Ammetto che le mie ritrosie erano un cumulo di falsità, come la mia inossidabile eterosessualità no? E che non solo non ci sarebbe stato problema a farlo tutti nello stesso letto ma che anzi, sarebbe stato molto eccitante, dal mio punto di vista. Furono questioni che non discutemmo mai ma che, quando la confidenza fu davvero tantissima, finì per essere una qualcosa di naturale. Fabio fu quello che cedé per ultimo, lui, l’uomo tutto d’un pezzo. Michele, più sul sessantottino, fu facile tirarlo dentro. Diego, Davide e Gabriele, non ne parliamo proprio! A loro, se gli prende bene l’ormone, e gli prende bene sempre, sarebbero capaci di farti un pompino allo stadio, in un autobus affollato o in spiaggia, tra la folla. È il vostro lato che preferisco ragazzi. Ma questa è la storia di come ci siamo innamorati no? Non di come conquistammo la nostra libertà sessuale. Non ho capito e ve lo chiedo: non è che nessuno di voi romanticoni vuole parlare di come si scopò così bene tutti insieme? A cominciare dalla futura falegnameria del nostro gigante buono, poi nella sala di registrazione, sempre in costruzione, di Davide. Perché secondo me come diritto di cronaca ci starebbe, no? Ci starebbe eccome...

1 commento:

  1. Sono felice che Diego abbia avuto il coraggio di affrontare Nicola e di risolvere la situazione riuscendo anche a scherzarci su nonostante all'9nizio l'atteggiamento di Nicola lo avesse fatto soffrire. Questo ha permesso ai ragazzi di rafforzare il loro legame e di portare il loro rapporto ad un altro livello. Ormai sono diventati una grande famiglia che condivide tutto, anche il letto e non solo. Devo ammettere che questa avventura ha portato tante sorprese, compreso un successo inatteso per la band. Sono curiosa di vedere come sapranno affrontare tutti questi cambiamenti

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