sabato 26 aprile 2014

Stella cadente, capitolo tre



Titolo: Stella cadente
Autori: Annina, giusipoo     
Pairing: 
Diego /Michele
Davide/Gabriele
Genere: AU Commedia/Romantico/Introspettivo/Eros
Rating: PG, slash, NC 13
Disclaimer: Non stiamo insinuando niente. Come sempre è tutto frutto di fantasia. I personaggi sono originali, abbiamo preso in prestito i nomi solo per ispirazione artistica.



Davide, Diego e Gabriele si ritrovano durante la colazione. Diego deve ammettere che con la luce del giorno, Gabriele acquista. I capelli legati con la coda. Ha smesso la camicia verde a favore una maglietta grigia senza maniche e un paio di bermuda al ginocchio a righe mostrano le gambe ben tornite, da sportivo. Gabriele svela il perché: “No, io non guido. A Piacenza avere la macchina è inutile, se hai la bicicletta vai un po’ ovunque, poi devi essere anche pieno di amici che ti scarrozzano quando è freddo perché nei mesi invernali freddo lo fa, anche troppo. Ma voi mi capite, siete torinesi”. Diego annuisce e Davide continua a guardarlo come un ebete e Diego si domanda se si può essere più innamorati di così! Sta quasi per fare una battuta quando Davide annuncia che è arrivato il loro pullman. Una navetta li riporta all’aeroporto, seicento metri più in là. Il volo delle nove e quaranta e loro, finalmente, saranno al Laguna blu. Nemmeno dentro il piccolo aereo Davide e Gabriele si dividono, tanto che Diego soffre ulteriormente la situazione. Prende dallo zaino il suo libro e decide di pensare solo a quello. Ogni tanto però lo sguardo viaggia verso l’amico e il suo nuovo amore. Se non si stanno baciando come se fosse l’ultimo giorno del mondo, si guardano parlando e sospirandosi in bocca. “No ti amo più io, non è vero ti amo più io, tu sei più bello di me, non è vero, tu sei più bello di me” Diego si ritrova a fare la pantomima dei due innamorati da solo, attirando la simpatia di una ragazza che lo guarda intrigata dalla sua interpretazione. Diego pensa di attaccare bottone con la sconosciuta, ma considera che sicuramente non parlano la stessa lingua e dunque è inutile. A proposito di lingue: ecco che quella di Gabriele è di nuovo dentro la bocca del mio amico, ma possibile? Un pizzico di privacy, non la volete? Ma che gli frega, sono in un altro pianeta quei due. E, sempre un po’ più deluso e rassegnato, Diego torna al suo libro.
Un caldo piacevole, accompagnato da una brezza altrettanto piacevole, li accoglie a Andavadoaka. Tutti felici e sorridenti, persino Diego che ora è proprio agitato. Lo vedrà, lo potrebbe incontrare anche ora. Non è detto che debba aspettare l’esibizione serale. Michele si può aggirare nel villaggio come qualsiasi animatore, impiegato, cameriere e facchino. Tutto il Resort, pensa, è intriso di Michele. E finalmente i pensieri fissi su Davide e Gabriele, se ne vanno, lasciando il posto al vero motivo per cui si trovano là.
“Ragazzi, ne ho visti di villaggi turistici, ma questo è una figata” fa Gabriele masticando un chewing-gum ed elargendo sorrisi a tutti.
“Vero linguaggio da addetto ai lavori Gabri”
“Ahaha, ha ragione Diego, Gabri, questa volta ha ragione a punzecchiarti. Una figata!”
“Ahaha” ride anche Gabriele, impermeabile alle critiche, anzi: sembra quasi divertito quando lo si provoca. Sempre pacifico, sorridente, felice con il mondo e con se stesso. Diego però non se la beve, mentre pensa: avrà almeno un trentacinque anni, forse di più. Come mai è single? E chi ci dice che lo sia? Quando l’oggetto dei suoi pensieri se ne va a trasferire i bagagli, un trolley striminzito, nel suo bungalow, Diego ne approfitta per esporre le sue perplessità all’amico: “Giuro che d’ora in poi penserò solo ai cazzi miei, ma spiegami perché una persona così speciale sarebbe single alla sua età. C’è qualcosa che non va”
Davide scoppia in una risata: “Alla sua età? Ma pensi sia vecchio? Diego, Gabri ha la nostra età, esattamente! Dell’ottantacinque, come noi”
“No dai, ne dimostra di più!”
“Si, forse, ma ha lo spirito da ragazzino. E poi bacia così bene Diè, io non smetterei mai di baciarlo, non so cosa mi sta succedendo ma ti giuro che lo bacerei davanti al mondo intero se ci stesse guardando. Ora lo raggiungo”
“Intendi trasferiti nel suo bungalow?” Diego è triste all’idea ma è chiaro che sarà così.
“Diè, non prendiamoci in giro. Certo che vogliamo stare insieme, ma questo non significa che ti abbandono. E poi tu avrai da fare con Michele no? Non volevi avermi tra i piedi qui, sbaglio?”
“Mah, chissà! Si vedrà!” Remissivo, Diego si sposta verso la grande piscina. Non sta pensando a niente, davvero, non sta pensando proprio a nulla quando, all’improvviso, lo vede. In tutta la sua bellezza e nudità: Michele è in piedi, tra il chiosco del bar e la piscina, in costume rosso con righe blu, le infradito, i capelli raccolti dentro una pashmina stile arabico, il viso serio, quasi contrito. A Diego si spalancano contemporaneamente le porte dell’inferno e del paradiso, perché ora Michele lo sta guardando, come se stesse cercando di capire chi è, di riconoscerlo. Poi, si rende conto che non sta esattamente guardando lui, ma la maglietta con le renne. Già, renne nel Madagascar. Diego fa per avvicinarsi ma poi si blocca. E che gli dico? Cosa faccio? Perché Davide non sei qui, no meglio che non sei qui! Lui mi direbbe: vai e salutalo, hai fatto un milione di chilometri, hai speso due stipendi per essere qui e ora fai la suppellettile?
“Ciao” ora Diego è davanti a lui. Michele gli fa un sorriso affabile ma sicuramente anonimo. Non lo ha riconosciuto. “Ciao, carina la tua maglietta. Renne?”
“Già, Renne... le disegno io, ehm.... dovresti conoscerle, hai messo mi piace alla pagina...” s’impappina.
“A sì, ah... sei Diego! Vero! Con gli occhiali da sole non ti avevo riconosciuto! Diego...” ripete un po’ incredulo, ma cordiale. Nel frattempo Diego si sta sciogliendo, e non è certo colpa del caldo equatoriale. “E sei venuto in vacanza fino a quaggiù? Beh, potevi dirmelo”
“Ho preferito farti una sorpresa” Diego è deluso. Si sarebbe aspettato un abbraccio. Invece Michele, nonostante sia gentile e tutto, sembra sulle sue. E se ha già capito tutto? Ma certo che ha capito! Ha capito che sono venuto qui per lui e... e ci faccio la figura del patetico! Il colpo di genio: “Una serie di casualità mi ha portato qui. Il ragazzo del mio migliore amico lavora in un’agenzia di Piacenza e ha tipo vinto questa vacanza, una sorta di viaggio premio, no? E mi hanno chiesto se volevo passare le mie ferie qui con loro. E io conoscevo già questo posto perché ho visto le foto che hai messo tu online, ed ecco perché sono qui” a Diego sembra una spiegazione esauriente, ma per Michele non sembra molto importante. Diego lo capisce. Se anche gli avesse confidato per filo e per segno il vero motivo per cui si trova là, perché sono follemente innamorato di te e ora che ti sono vicino finalmente e respiro la tua stessa aria, ne capisco il motivo, non cambierebbe molto. Michele sembra decisamente catturato dai suoi demoni. Ma poi, delicatamente, torna ad essere il classico pugliese educato e cordiale. Come se niente fosse gli appoggia la mano sulla spalla: “Scusa Diego, ma oggi non mi sono svegliato abbastanza. Devo prendere ancora il caffè e poi ho un po’ di pensieri. Ti va di fare colazione insieme? Non in questo bar che hanno solo alcolici. Ce n’è un altro carino, vicino alla spiaggia. Pensa che lo gestisce un siciliano e si fa portare tutte le settimane le brioche da Messina. E ora c’ho bisogno di calorie. Vieni” e lo prende per le spalle trascinandolo lungo un selciato di ciottoli.
A Diego sembra di morire e rinascere, morire e rinascere, morire e rinascere, almeno diciotto volte al secondo. Non sono farfalle sullo stomaco, sono draghi, che si muovono dentro di lui! E la piscina che si lasciano alle spalle, si è riempita di brodo di giuggiole. Michele è gentile, e vuole stare con me, fare colazione con me! E mi abbraccia! Stiamo camminando abbracciati! La vocina gli ripete che è tutto vero questa volta, non sta sognando.
In pochi minuti arrivano al bar. Una bella spiaggetta, abbastanza piena, il mare che più celeste non si può, tavolini all’aperto e il simpatico barista siciliano che porta loro le brioche con il cappuccino. “Hai fatto un buon viaggio?” chiede Michele inzuppando con piacere.
“Beh, sì. Noi veniamo da Torino ma abbiamo dovuto raggiungere Milano, non c’è il diretto da Torino. Tu sei qui già da un po’, è fantastico no? Doversi mantenere così, in questo posto. Ma magari ti mancheranno i locali di Milano, o in giro per l’Italia” Diego si rende conto di aver parlato troppo e si scusa. Michele gli sorride teneramente: “Più che altro mi mancano i miei amici, quelli pugliesi che stanno a Milano con me. Ognuno ha il proprio lavoro e non ho proprio potuto mancare a questa occasione. Purtroppo non si vive di sola musica. Magari fosse così e qui mi danno la possibilità di far conoscere la mia musica. E invece dimmi delle tue magliette”
“Ah sì” Diego si ricorda che ne ha giusto una per lui, una XL, rossa, con le renne ballerine, un disegno molto sofisticato sul quale è stato per parecchi giorni. “Io... io avevo pensato di portartene una, per te” ammette arrossendo. Michele trasale un po’. È troppo intelligente per non rendersi conto che Diego ha una cotta per lui. Gli scappa un sorriso: è troppo buono per ferire i suoi sentimenti. Ma ci pensa una mora bassetta dal fare felino che piomba alle spalle di Michele a mandare in frantumi tutto il paradiso di Diego. “Amore, ma dove sei finito? Brioche anche per me” la ragazza si piega per baciare la bocca schiusa di Michele, il quale risponde con poco trasporto. “Matilde, lui è Diego. Italiano come noi anzi, torinese. Un bravissimo stilista. Lei è Matilde, la mia ragazza nonché barista nella discoteca del villaggio”.
L’eclissi, c’è un eclissi. Non lo sapevo che oggi sarebbe scomparso il sole. Per quello non si sente più nessun rumore intorno, niente uccelli, niente onde, lo dicono che quando c’è l’eclissi è così. Diego fissa la tazza, il cappuccino sembra allargarsi e tutto prende lo stesso colore grigio attorno a lui. Doveva arrivare fino in Madagascar per scoprire che l’uomo della sua vita ha anche una donna al suo fianco. E adesso cosa faccio? Pensa Diego ma non gli viene in mente niente, solo nella testa gli vortica quella musica insistente, Requiem for a Dream: il suo sogno appena nato, è già morto. Non è destino…
“Diego non ti senti bene?” una mano gli scuote la spalla con insistenza e finalmente Diego torna suo malgrado alla realtà. Si guarda attorno solo un attimo, Michele che lo guarda preoccupato e Matilde con curiosità. Non sembra nemmeno male ‘sta Matilde, anzi è carina, ma è di troppo. Ah no, sono io di troppo. Anzi non sono nemmeno di troppo, sono proprio nessuno per loro.
“Scusate, discronia credo. Si dice così no? Vado a prendere possesso del mio bungalow, poi magari scendo in spiaggia. Stasera canti Michele?”. Diego nel frattempo si alza, imitato da Michele, solo la ragazza rimane tranquilla a fare colazione, godendosi la brioche con evidente soddisfazione.
“Ah, certo, tutte le sere, a volte le mie canzoni, a volte cover, dipende. Ci vediamo in giro comunque, durante il giorno ho parecchio tempo libero” Michele gli sorride con dolcezza, e Diego si rinchiude nella retina e nel cuore quel sorriso, mentre con un ultimo cenno a tutti e due si allontana verso quella che sarà la sua casa solitaria per le prossime due settimane.
“È strano quel ragazzo, ma lo conoscevi già? Ha lasciato cappuccio e brioche intatti, la brioche me la prendo io” Matilde si allunga per afferrare il dolce, riprendendo a masticare.
“Ingrasserai se continui con questo ritmo” scherza Michele guardandola.
“Ma no, non c’è problema, con tutta la ginnastica che faccio ogni giorno potrei mangiare anche il doppio. Il tuo amico invece, lui sì che dovrebbe mangiare un po’ di più, è secco secco” Matilde guarda la tazza di Diego pensierosa, poi alza le spalle e si beve anche il suo cappuccino.
“No, infatti le tue curve sono perfette Matti, e hai ragione quel ragazzo è veramente troppo magro” anche se, pensa Michele, in fondo è carino così, fa tenerezza, e sempre in fondo, il culo ce l’ha bello tondo. Sorridendo dei suoi pensieri, scocca un bacio sulla guancia alla ragazza: “Non è che lo conosco, scusa, prima non ti ho risposto; è venuto a un mio concerto, poi sai, amicizia su face, e robe così. Ma le magliette che fa sono davvero belle, le disegna lui, te ne farò fare una. Andiamo a prenderci un po’ di sole? C’è ancora tempo prima di sera”.
Per mano si dirigono verso la spiaggia, ed è così che li rivede Diego mentre si affaccia un attimo alla finestra del bungalow per valutare se restare dentro, o uscire a fare una nuotata ritemprante. Eccoci qui, deciso, resto dentro. Poi tanto sono stanco e comunque ho un disegno che mi gira in testa, devo fermarlo sul foglio.
Tristemente Diego torna sui suoi passi verso il letto matrimoniale al centro della stanza, con la grande zanzariera tonda appesa al soffitto. L’aveva vista nelle foto sul sito, ci aveva tanto fantasticato su quella zanzariera, anzi sotto, sotto alla zanzariera, sul letto abbracciato a Michele. Che tonto che sono, chissà che mi aspettavo. Certo la situazione non è proprio come la voleva lui; non solo si ritrova con una Matilde vicino a Michele, ma anche con un Gabriele attaccato a Davide. Si ritrova solo in un villaggio a diecimila chilometri da casa sua, più o meno insomma, e di tutto quello che sperava, sembra proprio che non accadrà nulla. Adesso vorrebbe proprio tornarci a casa sua, nel suo letto, con la testa sotto le coperte come da bambino, e anche da ragazzino, come faceva ogni volta che qualcosa non andava. E poi magari andare al Felix a farsi consolare da Paolo e da Elisa, e la Vale: come vorrebbe la Vale adesso qui, ancora più di Davide.
Si attacca all’Ipad, c’è il wi-fi qui, si paga, ma costa un cazzo, tipo nemmeno un euro al giorno, al cambio. Dai Vale, siici per favore, ci sei sempre per me, devi esserci, solo un minuto che ti vedo e mi consoli, e non mi passa ma…
“Diego! che fai? Com’è il Madagascar? Se sapessi come ti invidio” la bella voce di Vale esce da Skype e Diego vede il suo sorriso, quello che gli riserva sempre, perché la Vale è anche più ombrosa di lui, ma tra loro è quasi come con Davide. In un modo un po’ diverso, ma ama così tanto anche lei.
“Non mi invidiare Vale, consolami ti prego, dammi solo due minuti del tuo sorriso. Anzi due minuti di sorriso sono tanti, ma… Vale non lo posso dire a Davide, l’ho trascinato fin qui, lo sai per cosa, te l’ho detto, c’è Michele, ma con Michele c’è una maledetta Matilde, che non posso nemmeno odiare perché è carina e poi non è mica colpa sua se io sono così stupido”.
“Diego, oddio che storia. Mi dispiace così tanto. Ma perché non puoi dirlo a Davide, tu e lui siete una cosa sola e…”.
Diego lascia scendere una lacrima, tanto su skype non la vede mica la Vale: “Macchè, non siamo più una cosa sola, ora c’è Gabriele con Davide. È un tipo di Piacenza, te ne parlerà. Ce lo siam ritrovato tra le scatole ieri, e quei due si sono innamorati e Davide è da lui ora. E io ci soffro come due cani, non uno, ma poi mi dico anche che sono un maledetto egoista, che Davide è così contento e io mica gli posso rovinare questo amore. Niente Vale, lascia stare, dammi un sorriso, e ti saluto. Ho pensato che una nuotata in fondo non può farmi che bene. Ti richiamo va bene?”.
Vale si toglie le lacrime e tira su col naso, ma come, ma che cazzo è la vita a volte? No, d’accordo nemmeno lei ci credeva tanto in questa idea di Diego: quando poco prima di partire le ha raccontato tutta la storia, lei ha subito pensato che ci fosse tanto di irrazionale e pericoloso nel sogno segreto del cucciolo. Ma anche quanto successo a Davide, che non poteva trovare l’amore tra due settimane? Si dice. Cosa sono sempre tutte queste congiunzioni astrali sbagliate per tutti loro? E Diego è così sensibile: “Diego, resisti ti prego, vedrai che qualcosa succede, ne sono convinta, vedrai. Vai a nuotare, ma più tardi ci sentiamo ancora va bene? Stanotte cucciolo, va bene?”.
Annuiscono in sincronia, e si salutano con la mano, due sorrisi che vogliono sembrare forti e che sembrano solo tristi.
Diego lancia l’Ipad sul letto, guarda il grande blocco da disegno e l’astuccio dai quali non si separa mai, poi guarda il costume da bagno. Nuoto e disegno per lui sono la stessa cosa, un momento in cui scaricarsi o ricaricarsi. Ora ha bisogno sia di darsi una carica, che di cacciare via la tristezza. Con un sospiro mette da parte il blocco e infila il costume da bagno. Gli sta un po’ largo, allora è vero che son dimagrito, ha ragione Davie. Beh, stringiamo il cordino più che si può, poi qui non è che c’è il mondo intero, ho il mare a cinque metri dal patio. E comunque chi vuoi che mi guardi. Andiamo và.
Esce, poi ci ripensa, prende il kit da disegno, un libro e appoggia tutto sulla sdraio, già munita di telo da bagno. Il mare è splendido, almeno quello, i colori mai visti in nessun altro posto. Suo malgrado gli sfugge un sorriso mentre si avvicina alla riva e saggia l’acqua con i piedi: è fresca. È tutto così perfetto, pensa; entra e finalmente si immerge. Nuota per più di un’ora senza sentirsi minimamente stanco, e quando torna è felice di aver fatto la scelta giusta. Non si scompone nemmeno quando vede che vicino alla sua sdraio c’è un gruppetto di persone che chiacchierano piacevolmente: Gabri e Davide, Michele e Matilde. Solo nel momento in cui si siede gli tornano in mente le sue parole: “…il ragazzo del mio migliore amico… mi han chiesto di passare le ferie con loro…”.
Sticazzi, vi prego, dei della sfiga, non ditemi che ho appena fatto un’altra volta la figura del cretino… con il cuore che improvvisamente torna in tachicardia fa un sorriso a tutti: “Voi niente bagno?”.
“No piccolo, pensavamo di aspettare domani, si sta bene anche qui; tu invece figurati se potevi resistere, vero?” Davide si siede accanto a lui, braccio sulle spalle e sorriso, il loro sorriso, quello tenero che si riservano nei momenti bui. Diego contraccambia strizzandogli un occhio e appoggiandosi alla sua spalla: Davide deve stare tranquillo, ha il suo amore adesso, deve godersela. Si è già tanto pentito di quello che gli ha detto la sera prima e anche al mattino. Solo un rigurgito di gelosia per l’amico che all’improvviso non era più suo, ma Davide l’ha sicuramente capito, è così intelligente lui.
Da quella posizione improvvisamente si ricorda di Gabriele e lo guarda col timore che lui possa risentirsi di quella confidenza, ma anche lui gli sorride allegro. Ha ragione Davide, ha un bel sorriso: simpatico, aperto. Deve per forza essere una bella persona con un sorriso così...
Ora però ripensa al motivo per cui si preoccupava: avranno parlato? Sarà uscita la sua bugia? Cazzo, ma tutto sempre così difficile?
“Allora Diego?” Gabriele gli rivolge la parola, oltre a un sorriso ancora più grande: “Ho fatto bene a convincerti a venire con noi? Non è bellissimo qui?”.
La tensione di Diego si stempera in una risata: “Ah, certo Gabri,  d’ora in poi seguirò sempre i tuoi consigli. Grazie” lo guarda con intenzione, che capisca il motivo per cui lo sta ringraziando. Gabri si alza e si siede vicino a lui, sulla parte ancora libera di sdraio: “Mi fai vedere i tuoi schizzi? Ma sono quelli delle magliette o anche altri?”.
Diego gli passa il grande blocco, la prima metà è già piena di disegni: “No, c’è un po’ di tutto, è un po’ il mio diario questo. Invece di scrivere io disegno. Infatti prima ero indeciso tra questo e una nuotata. Ho scelto la nuotata e ho fatto bene, mi sento decisamente meglio”.
“Scusa posso vederli anch’io? Ho sempre invidiato gli artisti, quelli che vedi che passano la matita sul foglio e c’è già rappresentata tutta un’immagine” Michele si avvicina e si siede ai piedi di Gabriele. In silenzio sfogliano l’album, indicandosi a vicenda i particolari che più li colpiscono. Alla fine glielo riconsegnano con mille complimenti che Diego riceve con una faccia buffa: “Beh, ma sono solo disegni”.
Michele nega: “No, non sono solo disegni Diego, c’è dentro la vita qui, la tua vita. Sono molto belli, ma non fai mostre, esposizioni? Il tuo lavoro con le marmotte e le renne è molto bello e interessante, ma è niente in confronto al resto. Io mi impegnerei se fossi in te, cercherei di farmi conoscere”.
Diego non potrebbe arrossire più di così, tutti quelle lodi da parte di Michele gli fanno girare la testa: “Mah, non ci ho mai pensato, ti ho detto, è quasi un diario per me. Lo so Davie, me l’hai sempre detto anche tu che sono bravo, ma… beh, vedremo dai, quando torneremo a casa. Ora abbiamo altro da fare, per quanto…”.
“Quando gli prende l’estro parte, è così” Davide lo guarda mentre Diego ha iniziato uno schizzo che nel giro di poco si trasforma nel bel viso di Matilde, anche se con particolari aggiunti che lo fanno sembrare più misteriosa, più esotica. Alla fine Diego strappa il foglio e lo consegna alla ragazza che lo guarda estasiata: “Beh, ti ringrazio, so di non essere così bella; qui sono addirittura splendida. Sei molto bravo davvero Diego”.
Anche gli altri guardano il disegno che è uscito nel giro di dieci minuti dal carboncino di Diego: “Fantastico. Potresti anche trasformarlo in un lavoro qui, tutti i nostri ospiti vorrebbero un ritratto da portarsi a casa. Pensaci. Ora dobbiamo andare Matti, tu devi preparare il bar, io la chitarra” sorride agli altri. “Ci vediamo dopo cena? Bene, è stato un piacere conoscervi tutti quanti. A più tardi, godetevi il tramonto voi, merita e se Diego ha anche i colori con sé una sera dovrà ben immortalarlo”.
Se ne vanno lungo la spiaggia, e Diego guardando Michele che cammina dinoccolato, pensando che ha ben altro da immortalare lui. Ha già mille disegni con tutte le espressioni di Michele in testa, e ora che lo vede camminare, gli vengono anche altre mille idee.
“Ragazzi grazie, soprattutto a te Gabriele, per avermi coperto. Non sapevo come spiegargli la mia presenza qui, ho detto la prima cosa che mi è venuta in mente, poi vi ho visti qua assieme, cazzo, mi è venuto un colpo, pensavo già di sotterrarmi nella sabbia”.
Gabriele ride contento: “Sì è stato anche divertente dai; quando Michele ci ha detto che era stato bello da parte nostra invitarti, io devo aver fatto una faccia stupita, perché lui mi fa: mi pareva di aver capito che l’avete invitato voi! Allora mi sono ripreso, gli ho detto certo che lo abbiamo invitato noi, perché ti stupisce? Hahaha! A quel punto si è sentito in imbarazzo lui”.
Davide dà un colpetto sulla nuca a Diego: “Però magari la prossima volta che dici balle in giro, prima avverti, va bene piccolo? Bene, chiacchierando il tramonto ce lo siamo praticamente perso, ma domani saremo ancora qui. Andiamo a prepararci per la cena. Ci raggiungi Diè? Ah, bene allora tra mezz’ora al bar del ristorante, festeggiamo l’arrivo con un aperitivo”.
Rientrando nel bungalow Diego è soddisfatto di sé: Davide si è tranquillizzato vedendolo così sereno, anche se sereno non lo è per niente, ma è capace anche di fingere se vuole. E comunque Matilde è carina, ma lui deve far finta che lei non esista, deve passare più tempo che può con Michele, far vedere che lui sì che esiste insomma. E que serà, serà.
Con questi pensieri esce dalla doccia e si infila jeans e maglietta renna azzurra. Completamente inconsapevole di quanto l’azzurro gli doni, si avvia al bar e si siede su uno sgabello in attesa. Diverse ragazze, e non solo ragazze, gli sorridono e lui contraccambia, abbastanza indifferente. Insieme ad altri ragazzi dell’hotel passa anche Michele che si sbraccia a salutarlo indicando ridendo la maglietta; Diego risponde con un sorriso smagliante alzando le spalle. Ha deciso, anche se Michele non sarà suo, quei quindici giorni deve viverli come se lo fosse.
L’arrivo degli amici ridenti e abbracciati lo distoglie dai suoi pensieri. L’aperitivo e la cena scorrono via tranquilli, Gabriele perfettamente integrato nella piccola famiglia che formano Diego e Davide. “Ormai sei mio cognato” gli ha detto a un certo punto Diego facendolo ridere. Ma quando Davide è andato un attimo al bagno, gli ha anche chiesto se lo ama davvero il suo Davie: “Perché tu non lo sai, ma io per Davide ucciderei, capito? Se fai soffrire lui, fai soffrire me, e io non voglio soffrire, e ancora meno voglio che soffra lui”.
Gabriele lo ha rassicurato: “Davide mi ha spiegato il vostro rapporto, che trovo bellissimo tra l’altro. Spero che vorrai un po’ di bene anche a me Diego prima o poi, io non ti sto portando via niente, la parte di Davide che era tua, rimane tua. Ma lo amo, dormi sonni tranquilli, ok?”.
“È quello che volevo sentirti dire. Amalo, il mio amico ne ha bisogno. Lo so, tutti hanno bisogno di amare e di essere amati, ma lui di più. Fallo felice Gabri. Se lo farai, avrai tutto il mio bene. Un po’ te ne voglio già però” lo ha abbracciato e baciato su una guancia ridendo Diego, e così li aveva trovati Davide, fingendosi arrabbiato per tutta quella confidenza, ma sicuramente contento di vedere che il suo migliore amico accettava finalmente il suo amante.
È mezzanotte quando il concerto di Michele finisce; per tutto il tempo in cui ha cantato a Diego è sembrato di essere sull’otto volante: emozioni su emozioni. Erano le sue canzoni stasera, non le cover, e per lui sono tutte bellissime, tutte senza esclusioni. E poi vederlo sul palco con la sua chitarra, i capelli ribelli, gli occhi, “Sì certo Davide che li vedo anche da qui che sono bellissimi, profondi come non ne ho mai visti! Tu non puoi capire”. Si è innamorato ancora, e ancora, ad ogni canzone ancora di più, ad ogni battuta sempre di più. Il suo regno per un altro abbraccio, ha pensato alla fine del concerto. Ha pensato anche che darebbe tutto, il suo talento nel disegno, il suo giocattolo delle magliette, la vita stessa per un bacio, no, non solo un bacio, la vita perché lui si innamorasse di lui, quello sì. Venderei l’anima al diavolo, se esistesse il diavolo!
Ma il diavolo non esiste e probabilmente neanche la remota possibilità che Michele si interessi a lui, niente più di una platonica simpatia, però va sotto al palco lo stesso Diego, una forza sconosciuta che lo guida, lui di solito è timido e un po’ represso, e invece questa notte va a reclamare almeno una stretta di mano. Si fa largo fra tutti quelli, anzi tutte quelle, maledizione, tutte ‘ste donne che lo vogliono salutare, toccare, ma toglietevi di mezzo… poi si arrende, niente, troppa gente, non ce la fa, gli è venuta perfino un filo d’ansia lì in mezzo. Domani, ci penserà domani, glieli farà domani i complimenti. Ma si sente chiamare ed è Michele a raggiungerlo per un saluto: “Hey, ti ho visto arrivare, poi scomparire tra la folla. Che c’è? Ancora la discronia? Ah, la ressa, ti capisco, infastidisce un po’ anche me, ma che vuoi farci? Io qui sono la star!” Sorride che sembra una star del cinema: “Vai a riposarti và, domattina magari ci facciamo una nuotata assieme se ti va. Vado a letto anch’io ora, stanotte ho proprio dormito pochissimo, sono stanco”.
“Certo che mi va, ti aspetto al bungalow. È stato un concerto bellissimo, ecco, volevo dirti questo, le tue canzoni mi piacciono così tanto, mi emozionano. Grazie Michi”. Nel momento stesso in cui lo chiama Michi si morde la lingua: così lo chiama sempre nei suoi sogni, ma magari a lui dà fastidio, che ne sa?
Michele gli sorride: “Sono contento Diè, è bello avere persone come te tra i fan. Grazie a te piccolo, ciao, a domani” lo abbraccia scompigliandogli i capelli, quindi lo saluta con la mano mentre si allontana verso il bar e Matilde gli allunga un bicchiere, sorridendogli.
Mentre beve Michele pensa che forse ha fatto male a trattarlo così, il ragazzo è già abbastanza preso da lui, eppure gli è venuto così spontaneo abbracciarlo. È tanto carino, in tutti i sensi, non solo fisicamente certo, ma proprio una bella persona, una bella anima ecco. Spera di non farlo soffrire, e realizza che forse non è una bella idea frequentarlo troppo, magari domani non andrà alla spiaggia da lui. Ci penserà domani comunque, ora ha solo bisogno davvero di una bella dormita.
Diego nel frattempo torna verso i bungalow con Davie e Gabriele. È felice, l’ha detto che si farà bastare ogni piccola cosa gli arriva da Michele; l’ha anche chiamato piccolo, e improvvisamente gli è piaciuto esserlo, piccolo. È al momento dei saluti che si rattrista un po’, senza tuttavia farlo capire agli amici: è giusto che vadano a dormire tranquilli e si salutano con baci e abbracci. Ma ora lui è solo, e non vorrebbe esserlo. Entra in camera, ma sente di non poterci stare. Prende un pannetto, una birra dal frigo e torna fuori, a coricarsi sulla sdraio: starò un po’ qui, mi rilasso col rumore del mare, poi andrò a dormire. Si copre per bene, l’arietta si fa sentire la notte, e ripensa alla giornata. Su e giù, felicità e tristezza. Michele che lo abbraccia e gli scompiglia i capelli. Oh, certo, tutti glieli scompigliano sempre, un po’ come si fa con i cagnolini simpatici no? No però Michele l’ha abbracciato, magari un po’ di bene glielo vuole. Ha detto che domani viene a nuotare con me. Però adesso è a letto con Matilde, o comunque Matilde lo raggiungerà presto. Vorrebbe Davide ora per parlare, e Davide è con Gabri ed è giusto che ci stia, che almeno uno di loro due sia felice, ecco.
“Ditemi cosa ci faccio qui, ditemi cosa ci faccio al mondo” parla da solo prima di appoggiare la bottiglia finita sulla sabbia accanto a lui. Oh, bene sarò patetico, ma ogni tanto capita, e a me capita da una vita però. Guarda le stelle, ce ne sono tante, troppe, e nessuna che cada per poter esprimere un desiderio. Ma sì Diego, ne sono cadute tante nella tua vita di stelle, e di desideri realizzati nemmeno uno. Qui però sono di più, magari se cadesse quella giusta.

Mentre la sua mente vaga tra mille pensieri, mille tristezze e una sola sicurezza, quella del suo amore per Michele, suo malgrado si rilassa e si addormenta col firmamento negli occhi e un paio di lacrime che proprio non ci sono volute stare al loro posto, e scendono lentamente sul bel viso tormentato.

1 commento:

  1. Cucciolo il nostro Diego. In un attimo ha visto cadere tutto il castello di carte che aveva costruito sulla sua vacanza con Michele. Per fortuna che può sempre contare su Davide che comprende subito la situazione non chiedendogli nulla. Conosce fin troppo bene l'amico per non sapere che sta soffrendo.Cosa inaspettata, Diego trova in Gabriele anche un complice e scommetto che presto il rapporto tra i due diventerà sempre più stretto. Trovo che Michele sia fin troppo attratto da Diego e che se ne renda anche conto tanto da decidere di non frequentarlo troppo, Chissà se riuscirà a stargli lontano, Io ne dubito

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