venerdì 27 dicembre 2013

Sui gradini di San Francesco, diciottesima puntata




Titolo: Sui gradini di San Francesco
Autori: Annina         
Pairing: Diego Perrone/Michele Salvemini
Genere: AU/Commedia/Romantico/Introspettivo
Rating: PG, slash, NC 17

Disclaimer: come sempre è tutto frutto di fantasia. I personaggi sono originali, ho preso in prestito i nomi solo per ispirazione artistica.


Capitolo XVIII

No Michele, non scapperemo, e dove andiamo? Dovrò affrontare questa cosa, e dovrò affrontarla da solo, questa volta nemmeno tu mi puoi aiutare. Se dovrà finire così, va bene. Andrò, finirò gli studi in carcere, farò in modo di non buttare via un solo minuto. Se tu vorrai, mi aspetterai qui, ti vedrò seduto qui quando ti penserò, nel nostro rifugio. E quando uscirò vedrò di ricominciare. Devo farcela Michi”.
Michele lo tiene stretto al petto, lo culla, gli accarezza i capelli mentre trattiene le lacrime: il suo ragazzo sta tentando di essere forte, e lui deve sostenerlo.
“Il mio Diego coraggioso. Va bene piccolo, se proprio dovrà essere così, ti aspetterò qui. Per tutto il tempo in cui saremo lontani io resterò qui, in questo angolo; perché a noi niente ci può dividere Diè. Niente e nessuno”.
Restano lì abbracciati mentre il buio di fuori entra dalle finestre. Le candele però continuano a illuminare la stanza con la loro luce tenue, colorata. “Vedi Diè? Noi saremo come queste candele: sconfiggeremo il buio con la nostra forza, con la forza della nostra amicizia e del nostro amore”.
Diego appoggia la fronte alla sua: “Il mio veterinario romantico” sorride ora “ce la farò Michi, vedrai. Ce la faremo”. 
“Dai Diè, scendiamo che è ora di cena. Io dovrei andare a telefonare ai miei, non ho nemmeno avvertito che mi sarei fermato qui. Cazzo, veramente non sanno nemmeno che sei uscito! Mi sono scordato di tutto! E chi ci pensava più al resto del mondo?” Michele gli sorride mentre lo aiuta ad alzarsi e vanno verso le scale.
“Te la senti di stare qui da solo? Faccio presto, in dieci minuti vado e torno, intanto magari prepari la tavola”.
Diego annuisce: “Vai, vai tranquillo. Salutami tanto i tuoi, ho una voglia di vederli”.
“Corro. A dopo Diè” gli dà un bacio sul naso ed esce. Diego non è per niente tranquillo, ma si è imposto di non pesare troppo sul suo compagno. Apre il forno e dà un’occhiata all’arrosto. Poi scoperchia la pentola sul fornello: patate lessate. Purè! Sorride Diego, pensando a quanto è carino Michele, che ha voluto preparargli i suoi piatti preferiti. Comincia a preparare la tavola, ciondola un po’ lì intorno, si affaccia alla finestra. Si sente solo, e Michele è uscito solo da cinque minuti. Devo darmi una calmata, o non mi sopporterà più. Sono troppo peso cazzo. Però lì in casa da solo, non riesce più a stare. Esce e si diede sui gradini; molto meglio così, anche se fa un freddo… Ma non importa, ci sono un milione di stelle già in cielo, è bello fuori. Diego respira l’aria fredda con piacere, la sente pulita. Si sfrega le braccia, ha solo una maglietta addosso, ma si ripete che non importa. 
“Che bello, mamma mia che bello che è stare qui. Speriamo, speriamo…” chiude gli occhi e all’improvviso gli torna in mente la nonna. Le sarebbe piaciuta la loro casa. Però è contento che non abbia dovuto sopportare il dolore di saperlo in prigione. Almeno quello se lo è evitato. Chissà dove vanno le nonne quando muoiono? Torna a guardare il cielo e fa ciao con la mano. Sorride tra sé, son proprio un imbecille.
Il rumore di un motore in arrivo lo fa balzare in piedi. Vede i fari gialli della Renault che si avvicinano e corre ad aprire il cancello per far entrare Michele, richiudendolo subito dopo.
Sempre di corsa va ad aprirgli la portiera: “Che servizio! Che fai qua fuori, non hai freddo? Nemmeno la felpa ti sei messo?”. Diego gli prende la mano: “Ma guarda Michele! Guarda che meraviglia!”. Anche Michele si guarda intorno: la loro casetta, il prato, il cielo stellato. “Certo il mio animo da poeta è deliziato Diego, ma la mia parte veterinaria dice che il mio animaletto si ammalerà se starà ancora fuori in mezze maniche con ‘sto clima!”.
Diego ride di gusto, poi si rifugia sul suo petto: “Non hai voglia di riscaldarlo il tuo animaletto?”.
“Non chiedo di meglio” gli sussurra all’orecchio Michele; un bacio, un altro bacio, ancora uno. Non basta mai. “Vieni bestiola, andiamo dentro o ti becchi un accidente davvero”. 
In cucina Michele accende subito il camino, poi si mette al fornello per preparare il purè. Diego accende la radio e poi si incolla alla schiena di Michele muovendosi a tempo di musica; gli piazza le mani all’inguine, provocandogli una rapida erezione. “Michi! Qui ce n’è un altro di animaletto!!!” Diego ride mentre Michele cerca di scrollarselo via: “Piantala! Guarda qui, mi hai fatto rovesciare tutto il latte!”. Michele smette di rimestare e si gira di scatto, dandogli una sculacciata. Diego ride felice, dimentico per un po’ dei suoi pensieri, scappa via rincorso da Michele che lo acchiappa e lo getta sul divano facendogli il solletico; giocano fino a quando hanno il fiatone, e si appoggiano esausti allo schienale. “Senti Michi, io stasera vorrei stare in soffitta; dopo cena si fa l’amore hai detto! E vorrei dormire lì… che ne dici?”. “Ci sarà freddo, dovremo comprare una stufa; ma per oggi si può fare, penso che ci riscalderemo benissimo tra noi”. “Vero!” con uno scatto Diego gli si siede in braccio e gli scocca un bacio sonoro sulla bocca. “E adesso dai, voglio il mio purè! Dai pigrone!”. 
Michele lo guarda sdegnato: “Ma sentilo! Ti meriteresti di saltare la cena, altrochè! Fila! Finisci di preparare la tavola, tu sì che sei un pigrone!” lo rimette in piedi, e si alza, mentre Diego gli si riallaccia al collo: “Se credi di liberarti di me così facilmente…” mentre gli riempie il collo di baci “Ma hai telefonato poi? Mi hai salutato i tuoi? Come stanno? E Gioia? Che carina che mi ha mandato il pupazzetto”. 
Michele tenta di mettere una parolina ma Diego si dà una manata sulla fronte: “Michè, ho le melanzane e la torta nello zaino!!! Che mi han mandato via stamattina, ho infilato tutto dentro… le mettiamo in forno anche loro! Ho una voglia di mangiarle! Non si saranno rovinate, e no, sono già cotte… aspetta, le vado a prendere”.
Fila via mentre Michele rimane lì, frastornato: quando Diego parte non lo fermi più. 
Torna e infila subito la teglia nel forno, appoggiando la torta sulla credenza, mentre Michele torna a dedicarsi al purè, e finalmente si mettono a tavola.
“Birra?” Michele gli tende una lattina di Lion e Diego da’ un’occhiata e subito allarga gli occhi: “La tigre! Hai trovato la tigre! Michele ti adoro, la tigre! Ora me ne mancano solo tre, poi le ho tutte!” Diego abbraccia Michele come se gli avesse regalato un tesoro. Lui ride felice: ci vuol poco a far contento Diego, ed è così bello vederlo ridere.
“Ma come hai fatto? Dove l’hai trovata?” Diego si tiene stretta la lattina, se la coccola.
“Diciamo che abbiamo tribolato parecchio, col Carlo, per riuscirci. Speravo di farcela per il tuo compleanno, ma niente da fare. Poi quando è arrivata pensavo di mettertela sotto l’albero, ormai”.
“E invece non hai resistito, perché sei come me, quando hai un regalo non vedi l’ora di vedere la faccia di chi lo riceve vero? Grazie Michi. Io non ho niente per te però”.
“A me basta riaverti a casa. Senti ma dammi che la apriamo, no?” Michele allunga la mano per prendere la lattina, ma Diego lo guarda inorridito: “Ma sei impazzito? Non si apre, non si può aprire! Dev’essere integra… mi prendi per il culo!”.
Michele ride allegro: “Che faccia Diè, dovevi vederti! Beh, comunque se vuoi sai come ringraziarmi...” lo guarda con intenzione e Diego lo sfida: “Oh, vuoi sedurmi con una lattina di birra, ma non ci riuscirai”. Michele scrolla la testa e lo prende per mano, attirandolo in braccio e baciandolo con una passione tale che Diego si sente sciogliere tra le sue braccia. “Va bene hai vinto tu. Andiamo in camera o si fa qui?” Diego lo guarda con gli occhi languidi.
“Non ce la fai a resistermi, è inutile” Michele gongola e scoppiano a ridere. “Poi vedremo dove, ora la mia bestiola deve mangiare, perché è diventata troppo magra. Apri la bocca, forza” Michele infilza un pezzo di arrosto e lo infila tra le labbra di Diego che mastica, l’espressione sempre più languida. “Purè ora” Diego mangia con aria estatica: “Questo è purè, cazzo. Dammi qua, ora mangio da solo dai” ma Michele scrolla i ricci: “No piccolo, mi sto divertendo troppo, la tua bocca aperta in attesa è uno spettacolo”. Michele continua a imboccare Diego per tutta la cena, e Diego è felice di lasciarlo fare: “E’ eccitante sì questa cosa. Ma quanto abbiamo mangiato”.
“C’è il gelato in frigo, l’ho messo lì per ammorbidirlo” sorride Michele. Diego si alza di scatto “Prendo io!”. Corre al frigorifero e acchiappa la vaschetta: “Crema e nocciola? Buono” prende due cucchiaini e torna svelto da Michele, mettendosi seduto di fronte a lui.
“Aspetta che contraccambio il piacere. Chiudi gli occhi” prende una cucchiaiata di gelato e gliela infila in bocca. “Buono, nocciola. Tocca a me” si imboccano ancora per un po’. Michele toglie uno sbaffo di gelato sul mento di Diego con un dito , leccandoselo poi con piacere. Si allunga per dargli un bacio, e intanto gli sfila la felpa e la maglia. Lui torna a sedersi in braccio, lo spoglia, si stringono e si baciano smaniosi. “Ah, fa male, stringe” Michele ha un lamento, e Diego capisce e gli slaccia subito i jeans: “Liberiamo la bestia!”. Ridono ancora, allegri. Michele infila un dito nella vaschetta del gelato, e ne fa gocciolare un po’ sul petto di Diego, che si inarca e sospira, mentre si lascia leccare dal compagno. “Tremi Diè?” la voce di Michele è roca, calda. “Michi non resisto più sai?”. 
“Aspetta, togliti questi” Michele con frenesia lo fa alzare e gli abbassa calzoni e boxer, abbassa anche i propri e se lo fa risedere sopra. “Cosa dici? Proviamo così?”.
Diego sorride, gli occhi luminosi: “Sì Michè, come vuoi tu, proviamo, ma fammi dare solo un bacetto” si china repentino sul sesso di Michele e lo prende fra le labbra, succhiandolo per un po’, finchè Michele non lo fa rialzare. Diego si mette a cavalcioni e non senza fatica, fa in modo di farsi penetrare. La posizione diversa da principio è un tormento, fa un po’ male, è difficile, ma poi trovano un ritmo, e Diego si dondola su Michele, la schiena inarcata, la lingua tra le labbra. Michele gli tiene i fianchi, lo aiuta a muoversi, gli bacia il collo, la nuca. “Diego io ci sono, Diè quanto ti amo”. “Aspettami Michi, aspettami, arrivo”. La mano di Michele trova il sesso di Diego, lo prende e lo massaggia veloce: “Dai Diego, dai dai” Michele ha un grido strozzato, morde le spalle del compagno mentre anche lui sospira sempre più velocemente, e viene chiamandolo, gridando che lo ama. Si lascia andare all’indietro contro il petto di Michele che lo stringe forte, lo riscalda, gli sussurra parole d’amore. 
“Aspetta voglio guardarti” Diego si gira verso di lui. “Beh, non molto comodo all’inizio, ma poi da dio Michi!”. 
“Da dio, giusto Diè.”.
Diego si strofina, naso contro naso: “Ma noi dovevamo farlo nel nostro angolo stasera”.
“Ma anche questo è il nostro angolo, tutta la casa è il nostro angolo! Lo faremo più tardi, o domani, abbiamo una vita per provare tutti gli angoli della casa”.
“Vero. Oh, sono appiccicoso dovrò darmi una lavata”. Michele lo guarda, il petto striato di gelato, i capelli sudati, un’ombra di sudore anche sul labbro. “Sei divino Diè. Se poi continui a guardarmi con quegli occhioni spalancati e la bocca socchiusa, ti giuro che dovrai aspettare ancora un po’ a lavarti”. Diego lo fiuta come al solito, lo bacia sul collo, sulle orecchie, sul naso: “La cosa potrebbe farmi piacere sai?”.
“Via, in doccia!” Michele lo fa alzare e gli dà una pacca sul sedere, e fa per tirarsi su, scordandosi di avere i calzoni arrotolati alle caviglie e rischiando di rovinare per terra. E’ Diego a tenerlo in piedi non senza fatica, e a ridere poi a crepapelle: “Sei vecchio Michele per queste cose, sei già debole”.
Michele saltella tirandosi fuori a fatica dai calzoni, e insegue Diego che scatta verso il bagno.
Lo raggiunge che sta per chiudere la porta della doccia, lo blocca e si infila dentro con lui. 
“No! Non aprire, non come l’altra volta, l’acqua fredda no!” Diego lo implora, freddoloso mentre Michele impugna il telefono della doccia e lo sfida: “Allora? Chi è il vecchietto qui? Chi ha paura di un po’ di acqua fredda?”. 
Diego lo guarda contrito, gli si struscia contro e gli dà un bacino sulla bocca: “Scusami, non lo faccio più”. Michele scrolla la testa e sorride, lo prende tra le braccia e gli accarezza la nuca: “Quanto ti adoro rospo”. Quando l’acqua è calda si bagnano e si insaponano. “Oddio Michi, ce l’hai già duro! Sei terribile!”.
“Se tu la smettessi di strusciarti addosso a me, forse starebbe più cheto” poi lo accarezza: “Non che il tuo sia molto più tranquillo!”. Ridendo continuano a massaggiarsi e insaponarsi, ma Michele non ce la fa: “Diego, io forse sarò malato, ma ho voglia di infilartelo ancora, una voglia matta”.
“Anch’io, voglio anch’io Michi, dai subito” Diego gli gira la schiena e ricominciano a fare l’amore sotto lo scroscio caldo della doccia. Alla fine Diego si lascia scivolare a terra, appoggiandosi alla parete. Michele si china su di lui preoccupato: “Diè? Stai male? Sono un deficiente, lo sapevo, sei debole e io ti assalgo in questo modo”. Diego gli accarezza la barba, e con un sorriso dolcissimo lo rassicura: “No Michi, che c’entri tu? Solo un po' di stanchezza, ci sta, ma sono felice come mai nella vita, credimi, e sto bene, anzi sto benissimo” con l’aiuto di Michele si rialza, finiscono la doccia ed escono, dirigendosi in accappatoio verso la camera da letto. 
“Ti asciugo un po’ i capelli? No? Allora subito sotto al piumino ragazzo” si tolgono gli accappatoi umidi e si infilano sotto le coperte; Michele si lascia cadere di schianto sul cuscino.
“Sono stanco anch’io cazzo. Però Diè, con te ci si diverte sempre. Non per niente sei il mio migliore amico” lo prende tra le braccia e lo coccola teneramente. 
“Sì, anche tu sei il mio migliore amico Michele, da sempre; non farei con nessun’altro quello che faccio con te”.
Michele gli spalanca gli occhi in faccia: “E ci mancherebbe altro! Oh, cocco, amici siamo amici, ma quello che facciamo noi non è solo una roba in amicizia. Tu sei mio Diego, e la doccia la fai solo con me, chiaro?”.
Diego ride contento: “Solo con te, giuro!”. 
Un ultimo bacio e si addormentano abbracciati, con la luce della luna che penetra dalla finestra: Michele stavolta ha lasciato le persiane aperte. 







2 commenti:

  1. wow, possiamo dire che sfruttano ogni istante del loro tempo insieme. In fondo, non sanno quanto durerà la loro convivenza prima che Diego torni in carcere e vogliono stare insieme il più possibile. Quanto si amano i nostri cuccioli e che sexy la scena del gelato. Mamma mia, davvero hot. Spero che l'idillio non venga turbato da niente e soprattutto da nessuno. E con nessuno intendo Fabri o qualche giudice che revochi la libertà vigilata. Grrr

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  2. La foto allusiva lascia prevedere il resto: questa volta, dopo tante lotte, ti sei tolta tutti gli sfizi diegorezza del mondo! Ma proprio tutti, compresi i reciprochi imbocchi e scene amorose ai limiti della chiarezza (almeno per me) ma proprio perché non sono così chiari, è divertente rileggerla da capo e poi dire mentalmente "Ahhhhh, capito!" . Serve dire che sono fantastici? Dolcissimo Michi veterinario che protegge il suo "animaletto" dalle intemperie... no ma davvero, più pucciosa di così non si poteva.... *__*

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